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Piano Concerto - Forum pianoforte

danielescarpetti

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Tutto postato da danielescarpetti

  1. Intendete queste vero? dubbie 7/8 Due Sonatine per pianoforte: n. 1 in sol+ e n. 2 in fa+ WoO Anh. 5 Queste due Sonatine dapprima considerate di Beethoven, furono messe in dubbio sia nel catalogo Kinsky-Halm sia da quello di Biamonti. In seguito hanno trovato dei possibili sostenitori circa la loro paternità beethoveniana, ma oggi sembra proprio vengano escluse come opere del compositore di Bonn. Resta il fatto che non hanno trovato altra paternità e che sulla loro mano creatrice non è comunque stata detta la parola finale. Furono pubblicate probabilmente nel 1828 ad Amburgo presso l'editore Bhoëme e constano entrambe di due tempi proprio come la Sonatina in fa+, in questo catalogo al numero 26, risalendo probabilmente anche al suo stesso periodo 1790/92 Pur non avendo certamente degli spunti musicali di importanza, il loro ascolto risulta piacevole e, non trovo affatto impertinente il loro accostamento alla Sonatina in fa+. Giovanni Biamonti/Armando Orlandi e Mp3 Video El Musico de Bonn WoO Anh. 5
  2. Non posso darti torto, ma su questo non ne ha del tutto colpa lui. Un mio amico di quasi 60 anni, quando mi vede mi saluta sempre dicendomi: ciao ragazzo e io ne ho quasi 56. E' che viviamo in un mondo dove non esistono più le vie di mezzo, si passa da ragazzi(e) a vecchi(e). Non si è mai la via di mezza e cioè degli uomini e delle donne maturi(e).
  3. La scelta di Beethoven, in realtà non è di Beethoven. Nel senso che Beethoven fu costretto e, molto a malincuore, a cambiare quel finale. "Asini, stupidi" sembra abbia gridato contro i detrattori della Grande Fuga. Il problema fu che Artaria gli impose di cambiare quel finale se no non lo avrebbe pubblicato. Beethoven aveva troppo bisogno di denaro per non sottomettersi a questo diktat. E lo cambiò, salvo poi di riservarsi di pubblicarla da sola come opera a sé stante. La mia preferenza non può che andare al Quartetto Opus 130 con la sua Grande Fuga perché, come scrissi in un mio "romanzo" di tanto tempo fa in altre sedi, trovo che l'insieme del Quartetto trovi meglio la sua ragion d'essere. Non che disprezzi il nuovo finale: sempre Beethoven dell'ultimo stile dopo tutto. Ma ...è un'altra cosa! Quanto a proporla come bis, in realtà, qualcuno ultimamente si è permesso di fare ancora di più: proporre l'intero Quartetto Opus 130 con Grande Fuga e Finale, entrambi annessi. Niente male!
  4. Ieri mattina, come tutti sappiano, il nuovo ministro del consiglio Matteo Renzi, ha tenuto il suo discorso al Senato per ottenere la fiducia. Discorso sicuramente molto originale sotto ogni punto di vista, discorso fatto più alla gente che ai senatori, discorso che se, da parte delle opposizioni era scontato non sarebbe stato "apprezzato particolarmente", anche da parte di quei senatori che, con meno o più mal di pancia e altri crampi vari, si sono sentiti costretti a votarlo, ha visto ben poco entusiasmo. Premetto: non sono né un renziano della prima ora, né un renziano dell'ultima, non ho mai avuto smanie di salire su carri di vincitori né, tanto meno, di identificarmi - a parte errori spesso bestiali di gioventù - in persone altre. Ho le mie idee, sono di Sinistra, e posso ben comprendere certi punti di vista che da quell'area possono o potranno pervenire. Ma altrettanto non posso comprendere come ad una novità di fatto come è stata quella di questi giorni, persone accecate probabilmente dal loro orgoglio personale e dal loro desiderio di essere primedonne, non riescano a vedere che Renzi, comunque sia, è una grande possibilità per questo martoriato Paese. A Bologna c'è un detto: le chiacchiere son chiacchiere e le tagliatelle si mangiano. Bene! Prima di sparare pregiudizialmente vediamo dunque quali e, soprattutto se ci saranno, poi anche le tagliatelle. Nel frattempo però devo registrare che nel discorso del primo ministro, per la prima volta, - salvo difetti di memoria o disattenzioni mie - si è esplicitamente parlato di Musica e di Musica nelle scuole. Se è come penso è una novità veramente straordinaria ed è strana che questa parte del suo discorso sia sfuggita a chi, per un motivo o per l'altro, da decenni cerca di portare in primo piano questo argomento. Ecco la parte a cui mi riferisco: "Se si dice che è sbagliata la frase che con la cultura non si mangia, bisogna anche avere il coraggio di dire che la cultura deve aprirsi al coinvolgimento degli investimenti privati e creare posti di lavoro. Vorrei, però, mostrare a me stesso e a voi le facce e i volti di chi, in questi anni, ha avuto modo, ad esempio, di vedere un museo di notte, ha avuto modo di farsi interrogare da un’opera d’arte, ha avuto modo di provare ad ascoltare la bellezza della musica, non soltanto nelle scuole – dove va portata o riportata in modo diverso – ma anche nella quotidianità." So già, sento già i mugugni di qualcuno: tutto qui? Caspita signori, ma questo è inaudito. Quando mai avete sentito un presidente del consiglio dire solo anche questa piccola parte o qualcosa di simile: ha avuto modo di farsi interrogare da un’opera d’arte, ha avuto modo di provare ad ascoltare la bellezza della musica? Mai! Una frase del genere ha dietro alle spalle o un'anima molto sensibile o , per l'ennesima volta un furbo. Io gli do se non altro atto di averla detta...poi su questo e su tanto altro di bello che ha detto ieri, attendo le tagliatelle. Ma, comunque la si pensi, se le tagliatelle non ci saranno, non siatene felici perché è comunque, solo un disastro, più brutto e più doloroso di ogni altro.
  5. Ho pianto ascoltando la "Marcia funebre" dall'Eroica di Beethoven: ora TU non ci sei più! Ho pianto ascoltando il Primo movimento del Concerto per Violino di Beethoven, pensando a quell'uomo morto nei campi di sterminio nazisti, mentre con il violino suonava questa musica. Ho pianto ascoltando l'ultimo movimento della Quinta di Beethoven, mentre guardavo, o ragazza sconosciuta, il tuo giovane volto tanto espressivo e bello e ho pensato che vale la pena ancora sperare!
  6. Ho aggiornato la mia pagina al 1788, dove espongo il mio pensiero in materia. Per il resto, prima di dire veramente passo e chiudo, così vi tolgo l'ultimo grande peso e potrete scrivere a vostro completo piacimento qualsiasi cosa senza che nessuno vi rompa le scatole, debbo darvi un suggerimento, di cui ne farete quel che volete naturalmente: Caro Armando e caro Luigi, e cara Inedita, siete ottimi, ma piuttosto che sprecare il vostro tempo in opere molto improbabili di Beethoven. concentratevi sugli abbozzi e gli schizzi e fate vostro quanto dice Klaus Kropfinger: «(…) Oggi la ricerca beethoveniana si trova di fronte a una sfida doppia e affatto nuova. Da un lato appare necessaria una biografia beethoveniana integrale, che accanto alle fonti recentemente scoperte o pubblicate tenga conto del vasto pool di riflessioni e di conoscenze analitiche e soprattutto dei progressi compiuti negli ultimi trenta-quarant’anni nella ricerca degli schizzi: un compito titanico, che nessuno ha ancora osato intraprendere (…)». (“Beethoven” di Klaus Kropfinger, Ricordi Lim editore) Qf Questa è la vera sfida per la musicologia beethoveniana futura: non continuare a cercare reconditi significati nelle opere, non trovare opere nuove che spesso sono solo ciofeche. Ma questa! Buon lavoro e addio!
  7. Questo fa parte degli alibi! Ma, ripeto: gli alibi sono finiti!
  8. Fino a che le masse non potevano accedere alla cultura, la responsabilità - non la colpa - di tutto ciò era di chi deteneva il potere. ma era comprensibile. Oggi, che tutti, almeno qui in occidente, possono acculturarsi la responsabilità è di tutti! e..non è più comprensibile, e ognuno deve prendersi le proprie responsabilità! E' ora di smetterla con lo scaricabarili, gli alibi sono finiti da un pezzo!
  9. La colpa non è del mercato. La colpa è della mancanza di cultura! Chi detiene il potere cerca di tenere le masse ad uno stato tale che esse siano dominabili e condizionabili. E le masse bevono il brodo d'oca!
  10. Premetto: quello che scrivo ora, non è per avere una controreplica da parte di Armando – che ha ben detto che non la darà comunque sia - ma solo per chiarire il mio punto di vista, giusto perché chi eventualmente leggerà, abbia una sua idea sulla cosa obiettiva. Come ben si sa, non so leggere spartiti e dunque sarebbe inutile farmeli spedire, non conosco il tedesco - a mala pena so l'italiano e il bolognese – e dunque questo renderebbe il tutto ancora più inutile. Chi mi conosce sa che sono una persona che vive nel dubbio assoluto in tutto e che per prendere per buona una “novità” ho bisogno di prove certe, altrimenti preferisco rimanere in quel dubbio. Detto tutto ciò, come si sa, ci sono nei vari cataloghi beethoveniani principali – Biamonti, Kinsky e Hess - delle appendici dove sono state riportate le opere, dubbie e spurie. Essendo questi cataloghi ormai fortemente datati, nel corso degli anni, alcune di queste sono state definitivamente assegnate ad altri compositori, alcune sono ormai considerate certe di Beethoven e altre rimangono dubbie. Ce ne sono poi alcune che, considerate legittime fino a poco tempo fa, ora sono considerate dubbie. I quartetti in questione a tutt'oggi, non hanno ancora trovato una loro collocazione, nel senso che non si sa chi li abbia veramente composti. Archiviato Mozart, Beethoven rimane assolutamente dubbio, tanto è vero che i vari cataloghi dopo al Saint Fox – che non era un coglione ma nemmeno un padreterno – le hanno lasciate nel limbo del dubbio. In realtà l'unica certezza che noi abbiamo sono le parole del dottor Wegeler che, come si sa, fu amico fin dall'infanzia di Beethoven e, assieme a Ferdinand Ries, scrisse i primi appunti biografici post-mortem del compositore. Wegeler non fu un ciarlatano come lo fu il famulo Schindler e, a parte qualche svista dovuta a dimenticanze o inesattezze, ci si può sostanzialmente fidare di quello che lui scrisse. Wegeler raggiunse Beethoven nel 1795 a Vienna e fu a quell'epoca che risale questo ricordo: «(...) per una cifra pattuita, il conte Appony commissionò a Beethoven un quartetto, genere in cui, sino ad allora, non si era ancora cimentato. Il conte dichiarò che non desiderava riservare il quartetto per i sei mesi prima della pubblicazione, come era costume, neppure ne pretese la dedica, od altro ancora. Sollecitato dalla memoria che ripetutamente gli facevo di questa commissione, Beethoven si mise due volte al lavoro. Ma dal primo tentativo scaturì un grande trio d'archi (op. 3), e dal secondo un quintetto d'archi (op. 4).». Sempre a detta, indirettamente di Wegeler, da parte di Beethoven ci fu un forte timore di iniziare a cimentarsi col genere quartettistico – genere allora il più raffinato della musica – e, aggiungo io, probabilmente una paura a doversi confrontare inevitabilmente con i suoi due grandi successori in questo. Beethoven iniziò a cimentarsi ad essi solo dal 1798 per terminarli nel 1800: i 6 quartetti dell'Opus 18. Di almeno due di questi quartetti ci fu una prima e una seconda redazione, in quanto essi non lo soddisfacevano affatto. Uno di questi, nella sua prima redazione (Hess 32) – quello che nella seconda divenne l'Opus 18 n. 1 – fu regalato all'amico Carl Amenda in partenza da Vienna per Wirben, da dove non sarebbe più tornato. Nella lettera n. 67 all'amico, Beethoven così scrisse:«(...) Il tuo quartetto non farlo ancora circolare perché l'ho molto cambiato, ora soltanto so veramente comporre quartetti e lo vedrai quando li riceverai.» Un'ultima precisazione, ora solo per te, caro Armando! Penso di te e del tuo sito tutto il bene possibile. La dimostrazione la puoi trovare nel mio blog, dove nell'opera e nel catalogo beethoveniano che sto a fatica costruendoci sono continui i rimandi al tuo lavoro: se non ne pensassi bene non sarebbe così! Ho elogiato anche con El Musico de Bonn, questo tuo sito, definendolo il più bello in assoluto fra quelli beethoveniani. Persone come te e come me, lavorano nei limiti delle loro possibilità e conoscenze – ed io sono certamente molto più ignorante di te – per tramandare Beethoven: noi siamo i suoi umili servi – o per lo meno, tale io mi considero, ma dubito che lui ne sarebbe onorato -. Tu lo fai dando risalto agli schizzi e agli abbozzi e fai un lavoro veramente ciclopico e ottimo. Ma non devi mettere su il pitto e fare la gatta permalosa ogni qualvolta qualcuno non si trova con te in sintonia. Io sarò spocchioso – non posso dare giudizi sulla mia persona – ma tu sei estremamente permaloso ed esageratamente spocchioso almeno quanto me, anche se, date le tue conoscenze, sicuramente ne hai più diritto. Quanto a Inedita, trovo validissimo anche il suo lavoro, ma diffido di chiunque tenti di propagare prodotti artefatti. Pubblichino pure tutto quello che ritengono giusto e lodevole ma ad ogni cosa va assegnata la sua giusta etichettatura. Se no prendiamo per i fondelli i consumatori e, questo non è lecito! Non va bene! I quartetti Annagh 2, già affibbiati a Mozart e poi a Beethoven a tutt'oggi non hanno un loro compositore certo: questo é! Se qualcuno troverà la prova certa e inconfutabile che siano di Beethoven, bene! Dovremo rivedere molte cose allora della vita e dell'opera del compositore! Ma per ora non sono che di compositore anonimo! Così è se vi par e alla faccia della spocchia!
  11. Caro Armando, innanzitutto grazie! Ciò detto, penso che sarebbe opportuno chiarire bene, soprattutto per chi è profano, che questi quartetti non sono di Beethoven e che - non voglio irritarti ma, tu lo sai io sono sempre molto franco - operazioni del tipo che fa l'Inedita, facendoli credere in copertina come tali non sono molto oneste e fanno parte di quei trucchi commerciali che servono ad ingannare il fruitore. E...questo a prescindere dalla loro qualità, su cui non voglio entrare nel merito|
  12. Omaggio a Severino Gazzelloni Oggi, il grandissimo flautista, avrebbe compiuto 95 anni e la mia mente non può che correre al 1973/76, quando il ragazzo, per la prima volta incontrò il Maestro in un juke-box. Già! Assieme a canzoni inossidabili come “ ” di Lucio Battisti e alla bellissima “ ” di John Miles, figurava una rivisitazione dell' , dal titolo “Aria sulla quarta corda”.I ragazzi di allora ascoltavano indistintamente tutta questa musica e fu anche così che tanta classica diventò pop. D'altra parte fu l'epoca in cui la musica pop si avvicinò alla grande tradizione musicale colta occidentale. Ritrovai poi Gazzelloni in altre musiche a cominciare dal Concerto Brandemburghese n. 2 Bwv 1047 con i Musici – che purtroppo non ho trovato e allora largo ai giovani– e, sempre con i Musici nei .
  13. Auguri a tutti Voi, tanta MUSICA, ma soprattutto TUTTO IL BENE E IL BUONO DEL MONDO!
  14. Che cos'è un genio? Questo forum se lo è già chiesto tempo fa in un topic e, come sempre, quando ci si pone simili domande, non si arriva mai ad una risposta condivisa e, dunque, mi sembra inutile riaprire qui questa discussione che darebbe come risultato un nulla di fatto. Mi permetto solo di affermare che semmai fosse vero che di geni - o di immensità - ce ne fossero così tante, tali non sarebbero perché sarebbero solo dei grandissimi compositori, o pittori, o scultori o poeti. Il genio è un fenomeno che nell'ambito della storia di un'arte si presenta solo molto raramente! Se no, tale non sarebbe! Beethoven è stato un genio, Schumann no! Un grandissimo compositore ma non un genio. E a proposito della sua frase, tanti grandissimi compositori, dopo Beethoven, non capirono appieno o fino in fondo la sua Opera artistica e altri - tipo Schubert, Berlioz, Schumann - appunto!!! - la percepirono, ma non fino in fondo e non seppero trarne le dovute conseguenze. Beethoven è stato compreso pienamente solo nel XX° secolo e non da tutti. Questo non perché fossero più geni di quelli del XIX°, ma perché nel frattempo - parafrasando Schubert - di acqua sul Danubio ne era passata davvero tanta. Beethoven gridò al suo amico e protettore principe Lichnovsky che di Beethoven ce n'era uno solo. E aveva ragione! Di Beethoven, come di Alighieri, di Buonarroti, di Shakespeare ce ne è uno solo. Non sono gli unici "immensi" nelle loro arti. Ce ne sono anche pochi altri ma per altri motivi.
  15. Caspita Frank, che memoria! In un certo senso mi sento molto onorato di tutto ciò. Il fatto che tu ricorda e soprattutto che mi abbia letto, debbo confessarlo, mi inorgoglisce assai. Chiedo scusa per questa mia "punta" di vanità, ma... Sai una cosa Frank, la frase che tu riporti alla base dei tuoi post, è la stessa che usavo io quando ero nel forum della rivista Amadeus. Ora, che tu l'abbia scelta fra le tante, potrebbe dirmi tante cose di te! Ma forse, dopo un certo allontanamento ti stai forse riavvicinando a Beethoven? O forse - chissà!!!??? - non te ne sei mai allontanato, perché non è possibile il farlo!
  16. Mio caro vicino di casa, la cosa è in realtà più complessa di quel che si può credere. Potrei dire che dipende dai giorni o dai periodi che mi è dato vivere. Ci sono giornate che preferisco quel "pezzo" e altre quell'altro! Fino a pochissimo tempo fa a chi mi avesse chiesto quale era il Concerto per pianoforte e orchestra di Beethoven che preferivo, avrei detto il Quarto. Ora direi il Quinto! Ma è proprio vero? Mahh! Qual è la Sonata per pianoforte che preferisco? l'Opus 111, la 106. la 110, la 109 la..... Non lo so e per fortuna che è così! La Sonata per pianoforte di Beethoven che preferisco è forse quella che sto ascoltando in quel momento - sia ben chiaro mi riferisco solo alle massime -! Qual è la Sinfonia o il movimento che mi piace di più' L'Adagio della Nona....forse! Ma poi penso ad altri movimenti e ad altre sinfonie e... siamo da capo! Il Quartetto? l'Opus 130 (quello con finale Grande Fuga però)? Già| Ma che dire dell'Opus 131 e 132, come metterli secondi o terzi? Ecco forse sulle Sonate per violino e pianoforte non ho dubbi: l'Opus 47 - come te - è insuperabile! Ma se poi devo rimescolare il tutto e decidere se preferisco un pezzo da una Sonata o da una Sinfonia o da un Quartetto o da...! Stop il gioco finisce qui amico mio! Ennesima prova d'amore: cari amici miei la verità è che Beethoven è immenso e solo se si riesce a penetrarlo nella sua totalità si può comprendere fin dove può arrivare una mente umana. La sua mente umana! :wub: :wub:
  17. Ma benedetto ragazzo mio, come si può mai rispondere a questa domanda? Prova a fare una domanda di riserva!
  18. Mi spiace ma sono arrivati secondi! http://beethovenedintorni.blogspot.it/2013/01/doktor-faustus-camera-con-vista-e-lopus.html Ma anche: http://beethovenedintorni.blogspot.it/2013/02/beethoven-comparve-sulla-soglia-dando.html
  19. Nella vecchia discoteca di mio padre figuravano tre "Quinte". Una, la più amata, era quella di Paul Kletzki che dirigeva però l'Orchestra Sudwestfunk Baden-Baden. Fu la terza che ascoltai ed era, dal mio punto di vista di fanciulletto, veramente la più bella, quella che ascoltavo più volentieri. Nella copertina del vecchio vinile dice che questo direttore univa, insolitamente, "una forte sensibilità musicale ad una poetica forza espressiva", due elementi che sicuramente - il secondo poi in particolare - sono assai importanti nell'interpretazione beethoveniana. Figurava poi una sola "Pastorale" diretta sempre da Paul Kletzki, questa volta alla direzione dell'Orchestra Nazionale della Radio televisione Francese. Che dire? Ho un ricordo di quella Sesta indimenticabile a tal punto che, probabilmente ancora oggi e dopo tanti ascolti di questa sinfonia da parte di altri interpreti, essa rimane la mia preferita. In quel disco si percepiva veramente come non mai, la gioia interiore di chi ama la natura in maniera assoluta. Quella serenità e quella vivacità di chi, accostandosi ad essa ed immergendosene dentro, trova la riconciliazione fra lui, l'uomo, e il destino, spesso amaro.
  20. E' del 1966. Ma fa lo stesso è molto bella!
  21. Io penso che non abbia senso per una persona che dal mondo tonale vuole passare a quello atonale partire da 100 per andare a ritroso a 0. Fuor di metafora si inizia da dove il mondo tonale ha iniziato a scricchiolare (seconda avanguardia di Vienna) e si procede, senza fretta e ricordandosi che "livello di ascolto" non vuol dire, ascoltare una volta e basta. Vuol dire approfondire le varie fasi dell'evoluzione musicale e soffermarsi a lungo sui brani più significativi e importanti. Non ha importanza dove si arriva, è importante il come si arriva.
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