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Piano Concerto - Forum pianoforte

danielescarpetti

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Tutto postato da danielescarpetti

  1. bhe se vuole essere una battuta... francamente Suppongo che questa voglia essere una battuta di spirito... Però, volendo ad una festa popolare possono servire anche gli idraulici - a volte possono capitare anche degli inconvenienti no? - e se qualcuno vuole prestare gratis il suo lavoro ben venga. ma poi perché sto a rispondere a queste ....!?!?
  2. Perché vergogna? Francamente a me sembra di una cosa assolutamente nobile Solo Una festa Popolare può offrire l'Opportunità della Libera Espressione di Tutte Quelle PERSONE Che, prescindendo dall'attività Professionale, o aspirando a Una Carriera musicale, desiderano esibirsi di Fronte annuncio ONU Vasto Pubblico. A me sembra, nello spirito e nel fine una delle cose più belle e democratiche- E lo dico nel più alto significato dei termini.
  3. A me è piaciuta molto perché mette in primo piano la meritocrazia. Certo è importante mettersi ben d'accordo seriamente cosa determina la meritocrazia ma penso che questo Paese, se vorrà veramente fare un salto di qualità, dovrà puntare principalmete su essa, senza guardare in faccia a nessuno. E questo in tutti i campi, ovviamente! Insomma sempre di più bisogna andare verso una società meritocratica.
  4. Simone, io sottoscrivo tutto quello che tu scrivi nel tuo penultimo intervento. Ma non solo! Ti dico: vorrei veramente che tutti fossero come te. L'unica cosa che mi distanzia da te è questa: non è odiando e maledicendo che si creano nuove e migliori umanità. Dunque Simone continua ad essere così ma non pensare che esistono popoli migliori o peggiori. Esistono uomini migliori o peggiori, questo sì! Ciao!
  5. Preciso: non intendo dire che la foresta Amazzonica non vada salvata. Assolutamente sì Intendo dire che se loro continuano a distruggerla ben sapendo di comettere un gravissimo errore, ci sono motivi ecc ecc....
  6. Sì, evitiamo sterili discussioni. E allora ti dico che da persone direttamente coinvolte posso comprendere umanamaente l'odio, da chi non lo è no! No perché non si è migliori odiando e condannando. No perché, quando dico che una cosa è "maledettamente umana", intendo dire che ognuno di noi potrebbe oggi, domani...farla! E' vero, oggi siamo consapevoli dell'inquinamento e di tutto il resto. Ma è pur vero che quell'inquinamento è il frutto del nostro arrichimento - l'arrichimento di pochi - rispetto all'impoverimento degli altri - tanti -. Ora che i tanti vogliono arrichirsi come noi, non va più bene. Non va bene perché la Terra non sopporterebbe tutto quell'inquinamento ma a loro interessa poco. Dal loro punto di vista noi li abbiamo sempre sfruttati lasciandoli nella povertà e ora loro rivendicano di essere almeno pari a noi. E allora hai una bella voglia di dire - altro esempio ma assai compatibile con il discorso visto che lo hai allargato - la foresta Amazzonica è il polmone del pianeta e non va distrutta, quando noi per arrichirci abbiamo distrutto tutto. E' questo il punto!
  7. Preferisco darti la risposta sincera non da italiano del 1945 perchè di italiani ce ne erano molti a fianco dei tedeschi e loro non pensavano certo male. La risposta sincera è che li avrei odiati! Ma poi, visto che sono perfettamente consapevole che non esistono popoli migliori e popoli peggiori ma solo popoli, avrei cercato, non dico di comprendere - il male non si comprende mai - ma di rendermi conto che purtroppo, tutto quello che mi accade intorno è maledettamente umano. Oggi i cinesi hanno dei comportamente molto discutibili e condannabili, almeno nella loro maggioranza? Vero! Ma questo accade, non perchè sono dei cinesi - come allora non perché quelli là erano dei tedeschi - ma perché, scusami se lo ripeto, certe condizioni storiche ecc, fanno sì che lo siano. Domani, forse saranno altri ad avere comportamenti sbagliati ma, noi speriamo di no, ovviamente! Quanto all'esempio che tu mi fai circa al fatto di uscire assieme ai dei delinquenti! Non so che dirti! Certo dovrei domandarti perché esci con dei delinquenti, questo sì!
  8. Ok Simone, io non voglio farti cambiare idea assolutamente - anche perché probabilmente potrei essere l'ultimo a poterlo fare - ma se ragionassimo con i tuoi pesi e le tue misure, che dovremmo dire del popolo tedesco che ha provocato la Seconda guerra mondiale e ha perpetrato il più grande genocidio che la storia umana conosca? Se noi prescindessimo - come purtroppo nei nostri giudizi facciamo spesso - dai contesti, storici, sociali, culturali, economici e via discorrendo, li condanneremmo senza alcuna attenuante. No? Non si può giudicare e condannare senza conoscere la storia di un popolo, senza comprendere appieno il perché e il percome certe cose accadono. Non ho mai creduto che per le colpe di qualcuno, tutti possiamo essere condannati ed equiparati. C'è del buono e del marcio ovunque. in certi contesti storici il marcio emerge di più in altri no. Quanto all'Italia ci sarebbero tante cose da dire, in male e in bene! Cerchiamo di fare in modo che il bene sopravvanzi. Questo è l'imprtante!
  9. Riprendo il discorso perché questa mattina, ripensando a quanto scritto, trovo sia giusto ampliare una parte del mio ragionamento. Dunque, dal mio punto di vista, Beethoven nel suo corpus sinfonico non ha potuto raggiungere la meta per motivi naturali - la morte prematura - ma bensì, ha toccato e ancorato la nave sinfonica in una serie di porti. In realtà l'Ottava potrebbe essere stata una meta e non un porto se il compositore non avesse deciso di ripartire con la Nona e questo, per i motivi sopraelencati: sguardo retrospettivo di un gigante che, dopo aver scorazzato per 12 anni per i mari nella Sinfonia l'ha completamente sconvolta rispetto ai suoi predecessori e che, come meta, ripropone la stessa forma sinfonica classica però, completamente rinnovata. Luca ,- e chi mi ha letto in passato - tu sai che considero la Nona una ripartenza che venne raccolta poi, da Mahler. Per questo la Nona non è un porto ma l'inizio di un nuovo viaggio che il compositore volle riaffrontare dopo 12 anni di meditazione, Noi sappiamo - Salomon ci ha ben illuminati su tutto ciò - di come i periodi creativi di Beethoven siano nati da forti traumi della vita e della psiche ma, ben sappiamo anche, che questi periodi iniziarono sempre con il pianoforte, il suo strumento principe. Dunque, dopo le sue sconvolgenti ultime Sonate, Beethoven ricominciò la sua navigazione sinfonica, interrotta dai superlativi Quartetti ma che sarebbe poi dovuta continuare. Ed è per questo - riprendendo un vecchio discorso - che penso che la Nona non sia completamente e compiutamente da considerarsi ascrivibile al "terzo periodo", il percorso non fu portato a termine, la nave rimase in alto mare e la sua eredità piena fu raccolta solo a fine 800. Ma nel frattempo c'erano state le meravigliose sinfonie di Brahms - anche quelle di Brukner che a me piaciono molto meno- e la musica era completamente cambiata.
  10. Quello che si può dire con certezza è che Schubert non fu, come del resto anche Beethoven, un cattolico sui generis. Fino a che punto gli appartenesse il "culto mariano" è dunque tutto da stabilire.
  11. E... allora riparliamone ancora una volta di queste nove sinfonie. Sì, e soprattutto, proviamo a domandarci ancora una volta perché a dispetto di ogni cosa: tempo che passa, corpus sinfonici molto più recenti – Mahler e Shostakovich su tutti – di grandissimo valore, queste sinfonie nell'immaginario e nell'ascolto continuano a provocare sentimenti così intensi. Beethoven arrivò alla sinfonia molto tardi mentre stava ultimando i suoi primi Quartetti per archi a 29 anni, nel 1800. Sia per i Quartetti che per le Sinfonie era forte in lui il timore di confrontarsi con i due grandi compositori che aveva alle spalle: Mozart e Haydn. Proprio a loro si dovevano gli ultimi capolavori in fatto di sinfonia: le ultime di Mozart risalenti al 1788 e quelle di Haydn, risalenti al 1795. Beethoven arrivò a Vienna nel 1792 e, fino al 1798, fu conosciuto per il fatto che fu il pianista più grande del momento più che un compositore a tutto tondo. D'altra parte, è pur vero che, a parte le due cantate per i due imperatori, alcune Arie, tutte le sue composizioni fino a quel punto contemplavano la presenza sola del pianoforte o, nella migliore delle ipotesi, la sua centralità. Già con i trii per soli archi, cominciò il lento distacco dallo strumento principe e poi, i quartetti e, infine la sua Prima Sinfonia, lo incoronarono come tale. A ben ripensarci ora, trovo che la definizione più consona alla Prima sinfonia sia quella di “Mare scintillante” proprio perché è la partenza di un compositore che decide, finalmente, di prendere il largo senza però aver ben chiara la meta e senza sapere dove lo potrà portare quell'avventura. Ha finalmente deciso di partire, ha preso il coraggio di confrontarsi con i “grandi” anche su questo genere e. seppur ancora molto timidamente, comincia a farlo in maniera diversa. Sì perché, seppur ancorata ancora agli stilemi haydniani, già nella Prima, possiamo dire che c'è qualcosa di diverso: che la musica non è più quella di Haydn e di Mozart. Il ritmo sicuramente ha una funzione non analoga ai predecessori: non un modo per affermare solennemente la tonalità ma per amplificare l'entrata del tema principale e dargli maggiore importanza. Al punto che si potrebbe dire che il tema diventi un personaggio che abbisogna di una presentazione vera e propria per poter entrare in scena. E Beethoven come fa questo? Concepisce l'introduzione con motivi armonici del tutto inconsueti, divagando in altre tonalità, per poter affermare poi il do+ del tema. La Prima Sinfonia non è un capolavoro e trova però, il suo momento geniale, nel suo terzo tempo, quando Beethoven sostituisce il classico Minuetto con uno Scherzo. Non più dunque grazia melodica, garbo, ritmo grazioso, ma ritmo trascinante e travolgente. Dunque Beethoven parte su questo “Mare scintillante” calmo ma che poi un po' si comincia a ingrossare e non sa ancora, non solo, dove arriverà – la meta – ma neanche, strada facendo, dove approderà – i porti -. Anche per la Seconda faccio ammenda e cambio la definizione - anche se poi non l'avevo scritta -: “Casa accogliente”. Perché? Perché considero questa più della Prima – e di ogni altra sinfonia beethoveniana – sia l'emblema dell'incontro fra il compositore venuto da Bonn e la tradizione viennese. Héctor Berlioz di questa Sinfonia disse: «Non vi si può scorgere che l'ardore giovanile di un cuore nobile in cui vi sono conservate intatte le più belle illusioni della vita». Sacrosante parole. Siamo nel 1802 e con questa Sinfonia Beethoven ripiegò non solo nei confronti della Prima ma anche verso opere come La Patetica, ritornando agli stilemi Settecenteschi: la Seconda è equiparabile alla Serenata – forma musicale tipica del fine 700 – e trova nel suo Larghetto la sua più ampia rappresentazione. Da lì a poco ci sarà il Testamento di Heiligenstandt e per Beethoven e la sua musica tutto cambierà veramente. La Terza è il primo dei porti in cui la nave beethoveniana sinfonica approdò. A ben pensarci, Luca, ora penso che tu abbia ragione a definirla una “fucina rovente”, uno scontro del compositore con l'ideale di libertà. Non so se Beethoven fosse consapevole pienamente della portata rivoluzionaria di quest'opera ma oggi, sicuramente, noi possiamo affermare che quei due accordi in mib+ non aprono solamente una Sinfonia ma, molto di più: «un nuovo modo di sentire la musica che si impone all'ascoltatore con un pathos profondo e una carica avvincente». (Alfredo Casella) Le Nove Sinfonie di Beethoven hanno un carattere in certo qual modo unitario e rappresentano la più cosciente presa di posizione di Beethoven nei confronti del pubblico viennese. Dunque se la Prima è la prima irruzione di spiriti rivoluzionari su schemi settecenteschi, la Seconda, l'accettazione di un modo di vita anacronisticamente legato ad un passato arcadico, la Terza l'imposizione di una volontà di affermazione soggettiva, la Quarta è il ritrovare nella classe nobile, un paradiso perduto di schietta e agreste semplicità patriarcale e per questo, cambiando ancora una volta la mia prima affermazione, direi che essa può essere accostata al giardino di luce. La Quarta non si pone problemi di rottura con il mondo esterno e risponde al desiderio di chi la commissionò a Beethoven: il conte Oppersdorf che, guarda caso, fu entusiasta della Seconda. Ad un ammiratore dell'Opus 36, non si poteva certo consegnare una Sinfonia come la Quinta – sinfonia a cui Beethoven stava lavorando in quel momento – e il compositore ne fu pienamente consapevole. Tanto è vero che interruppe la sua lavorazione e compose l'Opus 60. La lotta innescata da Beethoven con la forma musicale e la società si placò dunque in questa Sinfonia e il compositore seppe trovare un felice, seppur breve equilibrio, formale e interiore. «Il nuovo e l'originale si genera da sé, senza che uno ci pensi» così disse Beethoven e, in effetti la Quinta è l'evidenza di come uno spunto elementare, nelle mani del genio, possa quasi inconsciamente ingigantirsi, al punto di diventare l'elemento generatore di una delle più complesse e della – almeno nel suo primo movimento – più famosa Sinfonia della storia della musica occidentale. Roccia durissima, caro Luca, la definisci e mi sta benissimo. Penso al “povero Goethe” quando ascoltando questo primo movimento dalle mani del giovanissimo pianista Felix Mendelssohn, nel 1830 lo interruppe gridando: «è veramente grande ma sembra che crolli tutta la casa». E questa frase ha già detto tutto sulla portata assolutamente rivoluzionaria di questa Sinfonia che rappresenta il secondo porto, dove si ancora la nave partita nel 1800. Sulla Sesta o Pastorale, ho già detto in altri momenti e qui non cambierò idea: sentiero nel bosco ma solo perché costretto dal gioco. In realtà se dovessi definirla direi: espressione di spiritualità, di pace interiore. E questo è un altro porto dove la Sinfonia beethoveniana si ancora La Settima è, in effetti, come tu affermi, « Una meraviglia della natura, e la forza inesauribile che la agita... mare agitato.» Ma se è mare agitato, non può essere mare scintillante. Dunque potrebbe essere un vento freschissimo, dove però la definizione deve essere intesa come metafora di forza, ritmo travolgente che nella sua grande freschezza, ci carica e ci riempe di energia. Altro porto, dunque, dove la nave si ancora. L'Ottava, ingiustamente ritenuta, anche per le sue dimensioni, una sinfonia minore, oggi, come desiderò Beethoven, è una delle predilette. Materiale seducente, priva di squilibri e ingenuità, dietro ad un'apparente semplicità e linearità, nasconde una grande complessità e una grande diversità rispetto a tutte le altre Sinfonie beethoveniane: è stupefacente constatare la presenza di un mondo tutto nuovo in forme quasi identiche a quelle settecentesche, possiamo ben definirla, come la vera e propria prima opera neo-classica, nell'ambito della storia della musica. Dunque in questo nuovo porto, sposo la tua idea di città vivace, per «La grinta, il piglio vigoroso, l'ironia ... la fretta del finale» ma, non solo: per quella capacità di rinnovamento, nel vecchio, di cui essa è portatrice. La Nona, caro amico mio, io la considero un altro porto della sinfonia beethoveniana e, affermando questo, so di escludere la meta. La meta, quella che Beethoven avrebbe potuto raggiungere, forse sarebbe stata la Decima. Da lì, sicuramente avremmo potuto vedere veramente il panorama stupendo ma, nella Nona, questa scalata si interrompe nel Terzo movimento – quello è il picco massimo – con il quarto si ritorna coi piedi a terra e da lì, possiamo volgere il nostro volto, alla volta celeste – come il compositore ci esorta – ma non ammirare panorami. Ma, non disperiamo! Beethoven ci ha poi regalato, prima di morire, un altro picco veramente invalicabile, la Grande Fuga Opus 133 e da lì, come affermò Massimo Mila, egli in una «straordinaria avventura intellettuale ... giunto a tanta altezza» può permettersi di «poter contemplare, come un dio, passato e futuro». E quale panorama stupendo, più grande e assoluto ci può essere di questo?
  12. Mare scintillante: Seconda, perché non sai ancora cosà accadrà dopo, come quando sei al largo Giardino di luce: Prima, perché è la...Prima Roccia durissima: Terza...perché è veramente dura Casa accogliente Ottava perchè dopo tanto pellegrinare è un'ancora di pace prima della Nona Ovvero:... Panorama stupendo Quarta perché è fra due sinfonie colossali e da lì, le possiamo immaginare entrambe Città vivace Settima perché è la Sinfonia del ritmo più frenetico Sentiero nel bosco Pasorale. Il perché è ovvio Vento freschissimo: Quinta perché quando l'ascolti sei "nudo" Fucina rovente: Ovvero la Nona, perché è una bomba in tutti sensi. Cosa ho vinto? o...ho perso?
  13. Direi che il primo incontro è la forza scatemnte delle sfortune dei seguenti. Il terrore che il primo cane nero indusse nel bambino ha fatto sì che poi, ogni volta lui lo rincontrò, abbia agito in modo di cadere e farsi male. Il quarto poi è conseguente al fuoco che si stava sprigionando attorno a lui: nel sonno, non potendo prendere atto concretamente di quel pericolo ma, incosciamente, nel sonno l'ha associato al "cane nero".
  14. Se possono esserti utili alcune informazioni le trovi qui
  15. Ecco! Queste sono cose che mi addolorano veramente tanto!
  16. Penso sia opportuno, prima di tutto, ricordare che la "Follia" è una melodia popolare di origine portoghese, nata come danza vivace e connessa con i riti della fecondità. Ne troviamo menzione nel 1877 da Salines e poco dopo da Cervantes.. Da ballo di società, passò nella musica d'arte, divenendo lenta e maestosa, eseguita dal liuto, dalla chitarra, dalle tastiere e dagli archi. Nel periodo Barocco fu usata come basso di variazioni strumentali.Fu usata in Spagna, Francia, Italia e Germania. Oltre a quelle già da te menzionate abbiamo quella di J.B.J Cabanilles per organo, Stefani per voce, Milanuzzi per voce, Farinell per violino (anche se questa è una versione per liuto), Marais per viola da gamba, (favoloso come sempre Jordi Savall), Alessandro Scarlatti per cembalo, e anche J.S. Bach in un'aria della Cantate burlesque.
  17. Grazie a tutti. Giovanni Bietti è molto bravo e sa unire questa sua qualità ad un forte entusiasmo e amore, verso ogni compositore che tratta. A lui dobbiamo infatti buona parte delle Lezioni di musica su Beethoven che Radio tre propone e che si possono scaricare o riascoltare dal sito. Ha poi una forte capacità di spaziare dal repertorio cinquecentesco a quello Romantico: bellissime sono anche le sue lezioni sui madrigali di Monteverdi, i concerti più importanti per pianoforte e orchestra di Mozart e le sinfonie di Brahms. So che, sempre per Radio Tre, sta preparando nuove lezioni che riguardano la musica del Cinquecento e, comunque, resto in attesa che porti a termine quelle relative a tutte le Sonate per pianoforte di Beethoven.
  18. Non so in quanti di voi lo abbiano visto ma sicuramente lo merita. Corrado Augias individua 10 grandissimi che, nell'ambito delle lettere e delle arti, hanno saputo coniugare il loro genio creatore al loro genio pensatore e, certamente, la figura di Beethoven non poteva mancare. Beethoven non fu solamente uno dei più grandi giganti della musica ma fu anche nella sua “visionarietà” musicale e filosofica, un dei più grandi pensatori. Della trasmissione quello che mi ha colpito di più è il video di persone ora non più vedenti che, ascoltando l'Allegretto della Settima, l'associano ad immagini che ora possono essere solo nella loro mente – come del resto fu per Beethoven, non potendola più ascoltare, il suono della sua ultima musica - . Bellissima è l'immagine della signora che vede in quella musica la possibilità di elevare la bellezza dalla Terra verso il Cielo e non viceversa, come solitamente si immagina.
  19. Ho riascoltato tutto! Il primo Mp3 nella sua interezza, l'interpretazione di Massimo Anfossi e questo tuo ultimo regalo. Che dire? A me affascina tutto. Quell'ultima parte poi...!! Grazie e ancora grazie!
  20. Complimenti tre volte! Complimenti Armando! Complimenti Luigi! Complimenti Massimo! Riallaciandomi a quanto detto da Luigi in finale di presentazione, continuo a chiedermi come mai Beethoven non abbia terminato questo possibile gioiello? Forse perché già troppo innovativo per gli anni 90 del Settecento? Potrebbe essere! Però, sappiamo bene che il nostro compositore, riprese più avanti, altre sue musiche e ...dunque perché lasciare questa che, sicuramente valeva assai di più? Non c'è risposta probabilmente. Rimane sempre però la consolazione che dobbiamo essere grati a Voi tre per riaver dato vita a tutto ciò! Grazie! Daniele
  21. Sì, tu hai ragione Barbara non l'ho letto interamente ma, non tanto per la lungaggine e pedanteria, ma per motivi di stanchezza . Detto ciò, io ho usato il termine Internet per riassumere un tipo di lettura che, secondo le tesi qui esposte, potrebbe disabituarci da quella più classica su stampa. Io penso che l'una non annulli l'altra per chi è avezzo a leggere. Continuare a sostenere che l'abitudine alla lettura sul web, come dice Wolf, possi portare ad un affaticamento e disabitudine a leggere su stampa, non trovo sia giusto per i motivi che ho già detto. Ho spesso l'impressione che si cerchi di demonizzare a fini sostanzialmente incomprensibili certe novità che la tecnologia porta con sé. Ad esempio e per allargare il discorso: un testo letterario o saggistico è meglio leggerlo sul web o su materiale cartaceo? La risposta è secondo me: dipende da che punto di vista si vede la cosa. Se la vediamo come un passo importante verso il non annientamento di alberi - non immaginate in una casa editrice quanta carta viene buttata a macero - e in termini di spazio, sicuramente i libri elettronici sono meglio. Se lo vediamo come la sparizione di bellissime librerie piene di libri, alla non possibilità di accarezzare semplicemente un libro - e dargli la polvere - ecco, allora la cosa non è certamente migliore. Infine penso questo: l'unica cosa che veramente importa - o dovrebbe importare - è leggere. Leggere quello che uno predilige, ma ... leggere!
  22. Io non penso che sia così Frank! Il piacere, il desiderio o meno di leggere, lo si ha o non lo si ha. Dipende da tanti fattori, non ultimo un certo tipo di educazione famigliare, innanzi tutto - ma non solo famigliare -. Periodicamente escono articoli allarmistici sull'uso delle nuove tecnologie e sulle loro eventuali ricadute sulle nostre abitudini. Fra questi si inserisce il discorso lettura. Per chi è appassionato alla lettura, Internet è un'occasione ulteriore che da la possibilità di spaziare navigando e non è certo un'alternativa ai grandi testi letterari. Viceversa, per chi non è appassionato alla lettura, Internet può avere il pregio di offrire materiale che non richiede un impegno gravoso e costante e, di per sé, questo non è affatto negativo . Insomma, non sarà certamente Internet ad allontanare gli appassionati dai libri e dai testi: la crisi di lettori - soprattutto dalle nostre parti - ha motivazioni ben più lontane e radicate che riguardano, soprattutto, il livello culturale medio di base.
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