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Piano Concerto - Forum pianoforte

danielescarpetti

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Tutto postato da danielescarpetti

  1. Allevi? Allevi chi? Ho già detto che per me la Filosofia è il pensiero umano, anzi la quintessenza del pensiero umano. Sostenere ed essere convinto di ciò, equivale a pensare che tutte le Arti e le Scienze, proprio perché massima emanazione del pensiero umano, non possono essere scollegate dalla Filosofia, ieri, oggi come domani. Dall'epoca post-beethoveniana in avanti, tanti fra i più grandi filosofi, si sono interessati della musica e lo hanno fatto non marginalmente ma facendone parte protagonista del loro pensiero. Tutt'oggi è così, e questi filosofi parlano di compositori pre-beethoveniani come di compositori post-beethoveniani. Solo per esempio: Eugenio Trias, considerato il più grande filosofo vivente spagnolo, nel suo libro "Il canto delle sirene" edito da Tropea, ha fatto una bellissima disanima di carattere filosofico e musicologico di alcuni fra i più grandi compositori partendo da Monteverdi a Cage, Boulez Stockhausen e Xenakis. Molto bello e appassionante.
  2. Mi dispiace tanto Gilda! veramente Non sono né un pianista né um medico e mi (ti) domando ...i medici che dicono?
  3. Non so, prova a dirci qualcosa tu! Così, tanto per cominciare!
  4. Il dualismo è una costante del pensiero filosofico a cominciare da Platone ed Aristotele. Nei tempi moderni fu poi Cartesio a portarlo all'ordine del giorno e da lui Kant trasse la sua filosofia. In termini musicali le prime forme di dualità si hanno già nel periodo barocco: penso ad alcune sonate di Domenico Scarlatti. In Germania la forma-sonata, nacque invece dall'esigenza Illuministica di paragonare e comparare la civiltà teutonica a quella dell'antica Grecia. Da qui la necessità di rendere più complessa la musica che in quel periodo, con lo stile galante, raggiunse una grande semplificazione rispetto al passato contrappuntistico. Dunque faccio assai fatica - per non dire che l'escludo in assoluto - a pensare che ci sia una qualche correlazione fra il pensiero di Kant e la forma sonata per come nacque e si sviluppò con Haydn e Mozart. Ripeto: diverso è invece il discorso su Beethoven che venne dopo la scrittura kantiana e che di questa scrittura - come di tanta altra antica, classica e a lui contemporanea - si riempì la testa, considerando, assolutamente imprescindibile e doveroso che un compositore non ne fosse a conoscenza. Ma d'altra parte fu lo stesso Beethoven che nei suoi quaderni di conversazione ci illuminò su tutto questo e ci descrisse questa sua intenzione.
  5. La filosofia è il pensiero umano e, dal mio punto di vista, ritenere la filosofia non seria, equivale a dire che il pensiero umano non è serio. La filosofia è quella di Socrate e di Marx, ma è anche quella del vecchio contadino, dell'indiano d'america. Tu mi dirai che sto confondendo la saggezza con la filosofia, ma io penso che la saggezza e la filosofia siano la stessa cosa. Ma lasciamo pure perdere questo discorso. Se penso a quello che ha scritto Giammarino, penso che egli affronta cose di cui già si è ampiamente parlato in passato: lo hanno fatto filosofi, musicologi e anche altri. Molto al di sotto di tutto ciò, li ho affrontati anch'io e li ho sviluppati nel mio blog ed è inutile qui riproporre cose che ho detto già. Mi preme dire - e vorrei dirlo a Giammarino - che come tu Claudio hai giustamente detto, la filosofia di Kant viene dopo la nascita della forma-sonata - in realtà per la forma-sonata io parlerei più di Socrate ma, non voglio attirarmi strali qui - e che la filosofia di Kant fu fatta propria, solo da Beethoven che la tradusse nella "sua" forma-sonata. Interessante invece mi è sembrata l'affermazione di Giammarino circa il rifiuto da parte dei posteri di riconoscere e dare liceità all'utopia beethoveniana. Indubbiamente c'è stato un filosofo marxista Ernst Bloch che, nel secolo scorso, ha avuto modo di fondare il proprio pensiero filosofico dell'utopia e della speranza proprio partendo da Beethoven, dallo squillo di trombe in Fidelio quando arriva il Governatore a salvare Florestano. Ma tuttavia, come per altro anche in questo caso ho già scritto, continuo a pensare che ci sia da fare una netta distinzione fra le critiche dei romantici a Beethoven e quelle dei post-romantici. Le prime si inserivano in un contesto di incomprensione nei confronti del compositore di Bonn, le seconde di ricerca spasmodica di liberazione da lui e dal suo peso immenso. Ma, infine, mi piacerebbe rispondere al quesito circa cos'è la musica perché secondo me non è affatto una domanda banale o assurda. E lo faccio perché ho ben in mente come rispose Luciano Berio a questo quesito: Nel 1965, proprio qui a Cambridge, incontrai per la prima volta Roman Jakobson (...) mi chiese a bruciapelo "Mi dica Berio che cos'è la musica?" Rimasi interdetto per un attimo e gli risposi che musica è tutto quello che ascoltiamo con l'intenzione di ascoltare musica, e che tutto può diventare musica. Sono rimasto fedele - almeno idealmente se non proprio nella pratica -a questa risposta improvvisata. Per essere più preciso aggiungerei che tutto può diventare musica a condizione che questa totalità possa essere musicalmente concettualizzata, analizzata e tradotta su livelli diversi. Tale concezione e tale traduzione sono possibili solo con la nozione di musica come Testo: un testo pluridimensionale in continua evoluzione.
  6. In effetti, rileggendo più attentamente il tutto, debbo rivedere il mio primo giudizio dato sommariamente. Ci sono parecchie cose che non condivido nella visione di Giammarino, mentre trovo più giuste, ora, altre che tu Claudio dici. Quello che però, continua a distanziarmi nel pensiero da te è questa tua controversia verso il binomio musica/filosofia. Questa questione, per altro, mi è sempre stata molto chiara fin dalle nostre prime discussioni e, dunque, non mi sorprende ma mi conferma il tuo pensiero. Peccato - per me naturalmente - che in questo periodo, riesco a rispondere solo a spot. Ma spero presto di riuscire ad imbastire un discorso più articolato.
  7. Ciao Claudio! Innanzi tutto ti ringrazio per aver segnalato questo materiale. Ho stampato tutto e su tutto dovrò ragionare. Ad una prima e sommaria lettura, posso dire di essere d'accordo con Giammarino e non con te, pur concedendoti che potrebbe sicuramente cercare di essere meno complicato. Sono sempre dell'opinione che ci siano musicologi e musicologi, come del resto ci siano operai e operai, l'importante è sempre non generalizzare. Comunque, appena potrò dirò la mia a tal proposito anche se, avrei preferito che questo argomento fosse nel forum beethoveniano, visto che è di lui che principalmente si parla, direttamente o indirettamente.
  8. La discussione, in sé per sé, è ormai usurata e, come sempre non porterà a nulla. Nel senso che Gino rimarrà giustamente sulle sue posizioni e Kappa e Red, giustamente sulle loro. Chi ha ragione e chi ha torto dunque? Per chi scrive, in linea di principio Kappa e Red ma sono ormai troppo consapevole che da questi discorsi non se ne esce mai. La verità è che, come spesso accade e, presumo, come sempre accadrà, sarà il tempo, e dunque le generazioni future, a sancire cosa sopravviverà del nostro tempo e cosa cadrà inellutabilmente nell'oblio. Importante però sarebbe il cercare di non cadere in estremismi di parte, sempre sbagliati e a Gino voglio dire che così, come la Grande Fuga di Beethoven e Le sacre di Stravinskij, anche opere di oggi potrebbero un domani essere considerate dei capisaldi della musica e, questo, a prescindere dall'intensità del pubblico che le segue oggi. Dunque, io andrei quanto meno cauto ad affermare che tutta la musica di oggi è solo rumore. Molta lo è ma tanta altra no e, sarebbe bene cercare di scindere le due cose.
  9. Consiglio da beethoveniano e non da pianista. L'opus 78! Perché? Perché è un "piccolo" gioiellino di Sonata e, come accade spesso per le opere beethoveniane, in quanto considerata "minori", come ampiezza e valore, è stata snobbata clamorosamente da tutta una certa critica ottocentesca e..non solo! Ma, in realtà, come per l'Ottava sinfonia è una grande Sonata. Come l'Ottava Sinfonia è una composizione che non ha il piglio eroico e muscolare, tipicamente beethoveniano, ma, sempre come l'Ottava Sinfonia, fu particolarmente amata dal suo compositore al punto di rispondere, a chi gli chiedeva, di preferire di gran lunga all'Opus 27 n. 2, proprio l'Opus 78. E questo, ad ulteriore dimostrazione che, nonostante tutto, Beethoven prediligeva molto questo tipo di musica. Chissà? Forse anche perché questa fu dedicata a Thérese, mentre l'atra a Giulietta e, il ricordo era più bello, ma penso che ancora una volta, il compositore potesse avere anche le sue ragioni squisitamente musicali per affermare ciò. Sempre da non pianista ma da beethoveniano, escluderei le altre 3, perché di fronte all'Opus 78 e 27 n. 2, rimangono su gradini, un po' più bassi.
  10. Sarei dovuto andare a Bonn quest'estate ad agosto ma, causa menisco, ancora una volta dovrò rimandare. Peccato! Speriamo per il prossimo anno.
  11. Noto al grande pubblico nel ruolo dell'imperatore austriaco Francesco Giuseppe, a metà degli anni Settanta ha lavorato con Rainer Werner Fassbinder in alcuni film: Martha, Effie Briest, Il diritto del più forte. Come sempre è tutto relativo a questo mondo purtoppo. Tu ti stupisci - e fai bene! - del fatto che il direttore Boehm sia considerato "un direttore d'orchestra" ma ci sarebbe anche da domandarsi, oggi, a distanza di quarant'anni, chi conosce - o ricorda - il cinema del grande Warner Fassbinder - troppo, ahimé, prematuramente scomparso - e se le sue pellicole siano scese in un disastroso oblio!?!?
  12. Che dire? Secondo me si dovrebbero vergognare quelli che urlano "vergogna". Ma sto chiedendo troppo!
  13. ... a patto che uno non soffra il mal di mare.... Però, tanta w la libertà e poi ancora il classico vestito. ingessato da concerti.
  14. E' molto probabile che la maggioranza degli ascoltatori non sappiano che cosa sia la più elementare delle tensioni tonali e che chi non applaude a quel punto della Sinfonia, non lo faccia solo perché già la conosce avendola ascoltata altre volte in altri contesti. Ma, a parte questo particolare mi domando: c'è ancora qualcuno che sostiene il fondamento "naturale", innato dell'armonia tonale?
  15. Sono 5 minuti in più quelli che Bernstein impiega nell'Adagio. Indubbiamente c'è una certa differenza ma, altrettanto indubbiamente, l'Adagio nelle mani di Bernstein ha un fascino enorme e, anche su questo, non ci piove. Che avrebbe detto Beethoven? Boh!! E chi se ne frega, mi verrebbe da dirti. W Chailly ma anche W Bernstein!
  16. Sarà! Ma sotto molti aspetti non trovo che sia poi cambiato molto!
  17. non so che farci, gli errori non sono miei e non capisco il perché venga così, mi scuso
  18. Caro Luca, Grazie per avere postato questa interpretazione della Nona. L'incisione integrale delle sinfonie beethoveniane Dirette da Chailly con i tempi metronomici esattamente dettati dal compositore, è stato uno degli eventi Più Importante - il più ​​Importante! - nell'ambito delle più recenti registrazioni della musica di Beethoven ed in Particolare, ovviamente, del corpus sinfonico. Non solo un'ondata di aria fresca in un repertorio assai frequentato, Ma La dimostrazione che i detrattori delle capacità del compositore di Bonn di stabilire i tempi, sbagliarono tutto. Beethoven ebbe ragione a dettare questi tempi e non fu il suo un'errore dovuto al fatto che di matematica capiva ben poco. La Nona di Beethoven Diretta da Chailly ci restituisce un capolavoro in tutta la sua freschezza, drammaticità, bellezza e immensità. Il caos primordiale del primo tempo, il ritmo orgiastico e faustiano del secondo, le altezze paradisiache del terzo tempo e infine, il ritorno sulla Terra , luogo da cui Partire per anelare al nostro bisogno di libertà, gioia, salvezza e utopia , vengono messi tutti in estremo risalto e ci viene dato veramente il senso di tanta complessità: Veramente con la Nona, Beethoven ci racconta un mondo interiore ed esteriore. Il mondo della nostra umanità.
  19. Ma il punto della questione, caro Luca e cari tutti, è proprio questo. Finché non ci sarà una presa di coscienza da parte della classe politica - ma ovviamente non solo di essa - che la scuola e l'istruzione in un contesto di riforma globale, deve farsi carico in modo imprescindibile dell'educazione musicale e artistica, non se ne esce. Si parla tanto di disoccupazione di mancanza di consumi e, tuttavia, chiunque non voglia in maniera miope continuare su strade ormai stantie e impraticabili, sa bene che non si può continuare a consumare con i ritmi precedenti se vogliamo salvare questo pianeta dalla disfatta. Allora i nostri consumi, finalizzati a creare lavoro e ricchezza, non devono più essere finalizzati ad oggetti che spesso sono inutili e riempono le nostre case di cianfrusaglie, ma a beni culturali, quali le arti, la musica, i concerti, i teatri, il cinema i, testi - non più su carta naturalmente Simone - e, naturalmente turistici. Io, altre ricette non le ho, ma come Kundera penso che l'Europa, se vorrà salvarsi, potrà farlo solo attraverso la sua cultura.
  20. Bene Luca, anzi benissimo direi! Io di immagini poetiche su queste sinfonie non ne ho e, anche per questo, ho sposato appieno quelle da te offerte in questo "gioco". Certamente, Eroica, Pastorale e Nona le considero anche molto sotto il loro aspetto extra -musicale ma le altre, compresa la Quinta, le vedo e le ascolto esclusivamente rapportandole al contesto - come sempre per me essenziale - e al valore musicale. La metafora marina l'ho dunque voluta usare, non tanto per indicare una Sinfonia - certamente la Prima non ha nulla che possa fare pensare ad un mare - ma come un vero e proprio viaggio nella forma sinfonica che il compositore di Bonn intraprese da ultimo, quando dopo i Quartetti, non restò che quel genere da affrontare. In realtà, come mai non mi stanco di dire, il viaggio beethoveniano nella musica, va inteso in quel percorso che, nell'arco di circa trent'anni lo portò dal tardo stile galante e classico a, visionariamente, preannunciare la musica di inizio 900 con circa un secolo d'anticipo: insomma un viaggio con porti e con una meta veramente sorprendenti ed eccezionali. Questo, fa di Beethoven, una figura unica nella lunga Storia della Musica occidentale. Le opere dei grandi compositori, più che a paesaggi marini, in effetti, mi fanno pensare a catene montuose e a picchi che, come nel caso di Beethoven o di Bach, raggiungono quote himalayane. Per questo vedo le ultime sonate e gli ultimi Quartetti inquadrabili in questo contesto montuoso mentre non riesco a vedere pienamente la Nona in questa catena. Oppure, la vedo solo in parte. Però, continuando su quanto scritto da Mila a proposito di questo capolavoro penso che sia indubbiamente vero che «(...) forse proprio per queste sue imperfezioni, la Nona sembra più vicina all'uomo moderno e alla condizione di crisi che lo travaglia. (...) Assai meno delle altre Sinfonie, la Nona rischia di diventare stucchevole. Senza essere fuso nel perfetto profilo di una medaglia ellenica, il suo contenuto riesce più vicino, più fraterno all'uomo contemporaneo che quello orgiastico della Settima o quello eroico della Quinta.(...).» Resta inteso che per chi scrive qui, nessuna delle sinfonie beethoveniane può e potrà mai risultare stucchevole.
  21. Io capisco molto questo tuo ultimo punto di vista e su questo non posso che essere solidale e d'accordo con te! Il punto della questione è purtroppo molto semplice e triste: le amministrazioni comunali non hanno soldi e, non avendone, non possono certo prevedere spese che vanno oltre lo stabilito. E questo è un dato di fatto su cui c'è ben poco da discutere. Il problema relativo alla musica e al doversi mantenere con essa è molto più ampio e qui affermandolo scopro la classica acqua calda. E' un problema che poi in Italia si fa macroscopico rispetto ad altri paesi europei dove essere musicisti non vuol dire essere troppo spesso disoccupati, come accade da noi. Speriamo in tempi migliori come sempre senza mai perdere la voglia di lottare per cambiare lo status quo. Banale, nauseante, forse il ripeterlo, ma non vedo altre alternative.
  22. Allora, sono sostanzialmente d'accorto con Pestatasti, Il comune di Parma - in questo caso, ma potrebbe essere anche qualsiasi altro comune - ha deciso di fare una festa della musica. A tal proposito chiede a chiunque ne abbia voglia e se la sente, di suonare di partecipare volontariamente, e questo a prescindere dal grado di preparazione e dal tipo di musica e questo è assolutamente democratico -. E' bello pensare che chi ha il dono - tale va sempre considerato - di saper suonare e di poter trasmettere tramite la musica forti emozioni a sua volta lo doni alla moltitudine che questo privilegio non ce l'ha. A casa mia tutto questo si chiama volontariato che, appunto perché sempre più raro è assai auspicabile. Dunque non c'è nulla di vergognoso in tutto ciò: questa parola vergogna che ad ogni piè sospinto viene usata sarebbe meglio adoperarla più appropiatamente laddove - ce ne sono innumerovoli purtroppo di casi - necessita.
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