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Piano Concerto - Forum pianoforte

Simon Steen-Andersen, Beside Besides (2004/2006)


RedScharlach
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Volevo spendere un paio di parole per un brano che mi è molto piaciuto: Beside Besides di Simon Steen-Andersen.

 

Steen-Andersen è un compositore danese abbastanza giovane (1976), ma con un curriculum già importante: basta vedere la sua agenda http://www.simonstee...eng_aktuelt.htm

 

In Beside Besides trovo alcuni dei punti forti del suo pensiero compositivo: il loop, l'ironia, la gestualità, l'astratto che diventa concreto.

 

Il titolo è giocato su un neologismo, l'inesistente plurale di beside (gli "accanti").

 

Sono seduti, l'uno accanto all'altro, un violoncellista e un percussionista. Il percussionista è al tamburo: nella mano sinistra stringe tre bacchette appoggiate alla membrana, sulla giuntura con il bordo; nella destra una bacchetta zigrinata, che raschia con il bordo del tamburo o con le tre bacchette appoggiate alla membrana.

 

I due musicisti suonano compiendo movimenti analoghi in perfetta sincronia. L'effetto, dal vivo, è stupefacente, una specie di trompe-l'oeil che è contemporaneamente un trompe-l'oreille: da una parte è disorientante per l'occhio vedere due musicisti che compiono il medesimo gesto sincronizzato su due strumenti diversi; d'altra parte, l'esito sonoro è una specie di strumento ibrido (un violoncello-tamburo) dato dalla somma di due strumenti classici, con una magica sospensione nella quale si è portati talora ad attribuire al tamburo un flautando che in realtà viene dal violoncello, e viceversa.

 

Buon ascolto-visione.

 

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Grazie per la segnalazione RedScharlach, la tua spiegazione è anche utile per capire come mai le telecamere non si staccano neanche un momento dagli interpreti … io attraverso l’altro topic l’avevo ascoltato senza guardare il filmato, e in effetti se l'ascolto avvenisso solo tramite un disco adesso mi chiedo come si possa compensare alla mancanza del contatto “visivo” o in che misura. Che ne pensi?

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Prego :) ... Ti dirò: questo mi sembra il tipico brano che dal vivo funziona splendidamente, su youtube rende così così, e su cd non ha nessun senso. In generale, questo avviene per gran parte della musica a forte componente gestuale. Non per niente, Steen-Andersen è anche un performer e un artista visivo.

Non tutti i suoi brani devono essere "visti", però! Mi sembra che On And Off And To And Fro funzioni bene anche come "solo audio"...

https://soundcloud.com/edition-s/on-and-off-and-to-and-fro

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Gli ho dato una bella ascoltata e guardata:

A parte la presentazione del materiale che avviene fra 09''-32'' e 33''-39'', ovviamente contrastanti per tanti aspetti a 46'' inizia lo sviluppo annunciato dal suono flautante a 46'' e dove gli elementi sonori fra 09''-32'' e 33''-39''vengono mischiati in modo sempre più breve e ravvicinato. Elaboraizone che dura circa un minuto.

Notare che le pause fra 1'33''-1'39'' e 2'17''-2'23''durano quanto l'esposizione del seocndo materiale

Carina la sonorità che da 2'06'' finisce, con una serie di gesti armoniosi al glissando a 2'12''

 

Però devo dire che praticamente parliamo di 3'30'' di brano; nonostante la durata molto breve io ad un certo punto soffro un po' perchè mi sembra che tirino alla lunga.

Il brano ricade in quei casi dove la musica da sola non basta (musica a programma, musica per immagini, etc) e in effetti osservare la perfetta sincronia gestuale dei 2 interpreti qui è fondamentale.

Non è una cosa in assoluto negativa ma "vincolante" nella misura in cui si voglia uscire dalla sala da concerto...già un video su youtube secondo me non gli da reale giustizia.

Ho gradito molto la presentazione di Red e anche aver conosciuto questo brano.

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Loop come ripetizione meccanica di una sequenza che gradualmente si svela (quando il loop si sblocca): vale per Beside Besides, vale anche per On And Off And To And Fro, e vale soprattutto per In Spite Of, And Maybe Even Therefore.

 

L'ironia secondo me sta soprattutto nella "situazione": la musica di Steen-Andersen vive benissimo ANCHE al di fuori dei luoghi consacrati della "musica classica" e della "musica contemporanea", ha una invidiabile arguzia e leggerezza che fanno da contraltare alla precisione implacabile dell'idea, e gioca molto spesso su un effetto di "distacco" (fra ciò che si vede e fra ciò che si sente, fra ciò che ci si aspetta e ciò che avviene) e sulla conseguente sorpresa.

 

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In aggiunta agli altri ricchi commenti già offerti dagli amici del forum, io vorrei far notare come una cosa che all'apparenza possa sembrare non tradizionale invece può avere riferimenti alla tradizione. La capacità del compositore si mostra anche nel decontestualizzare o “fare propri” (inglobare nella propria estetica) procedimenti già consolidati o conosciuti.

 

In passato mi occupai di capire come mai Bach nella fuga BWV855 avesse inserito delle battute che procedessero all'unisono (vedi 19 e 38), in effetti soluzioni per evitare questo procedimento poco contrappuntistico o comunque non proprio della fuga ce ne sono.

A mio avviso c'è una ragione molto plausibile che va ricondotta ad una certa “moda” che fu poi consolidata dalla scuola di Mannheim che portò avanti una delle "eredità" di Vivaldi (il procedere all'unisono spesso riguardava anche coro e orchestra, piaceva proprio quel tipo di "gestualità"...provate ad immaginare l'impatto visivo di un orchestra che si muove suonando le stesse note).

 

Infatti nelle opere di Vivaldi stesso, tipo Mgnificat e Lauda Jerusalem (doppio coro), sono evidenti questi procedimenti...Bach sicuramente a proposito della BWV855 ha subito l'influsso di Vivaldi e sappiamo bene quanto ha "trascritto" della sua musica.

Nella fuga il movimento per ottave arriva sotto forma di intensificazione, quello che avveniva anche col gesto orchestrale (chiaro, Bach usa anche altro per raggiungere questo obiettivo, ma anche il “gesto” viene usato a tale scopo).

 

Ecco che Simon Steen-Andersen al posto della “melodia” usa il suono, non utilizza il gesto solo per sottolineare un eventuale intensificazione ma diventa una costante del brano, anzi l’elemento portante…secondo me di fatto, un addetto ai lavori, seppur non abituato a questo genere di repertorio, non può non rintracciare questi elementi. Alla fine gli elementi evidenziati da Xenakis sono evidentissimi e perfettamente collocabili in una struttura formale di matrice “classica” . Certo, cambiano i Soggetti/Temi appunto i Materiali, la tecnica di sviluppo del materiale stesso… ma il brano presenta tutte le caratteristiche di “arte e la scienza dell'organizzazione dei suoni nel corso del tempo e nello spazio”. Definizione di musica molto generale, criticata ma anche molto concreta e forse discutibile perché in poche parole racchiude il mondo, fatto anche del brano in questione.

Poi come sempre, le capacità del musicista possono più o meno tenere viva l’attenzione e concordo con Xenakis soprattutto quando dice che tira un po’ lungo. Sicuramente quella di Simon Steen-Andersen sarà stata una scelta, però o ad un certo punto faceva accadere qualcosa o magari iniziava a giocare diversamente col materiale. Sicuramente in questo mio parere c’è una componente di gusto, io preferisco più il primo materiale al secondo, per cui mi spiace che abbia lavorato sul primo a favore del secondo assottigliandolo sino a farlo quasi sparire. Diciamo che io avrei fatto il contrario… :)

 

Vorrei anche far notare l’estrema precisione degli interpreti, la loro sensibilità nel raggiungere sfumature dinamiche molto granulari, far apparire semplici gesti strumentali spesso complessi…tipo il passaggio indicato da Xenakis intorno ai 2'10’’. Inoltre gli interpreti raggiungo una sincronia perfetta nel gesto strumentale pur essendo affiancati …appunto “accanto” (rimando al gioco di parole spiegato da Red). Insomma, senza vedersi direttamente.

 

Anche su questo aspetto io avrei però esteso la sincronia anche delle parti del corpo non interessate all’esecuzione…il movimento del visi (di rado le espressioni) non è sincronizzato. Da un lato può essere letto come il preservare uno degli aspetti umani, io invece mi sarei appellato alla robotica (o almeno alla “marzialità”) per rendere quello che Red definisce “loop, ironia, gestualità, astratto che diventa concreto”… anche “surreale”.

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Grazie! La partitura di In Spite Of, And Maybe Even Therefore si trova anche sul sito di Steen-Andersen... ho provato a postare il video del Nadar Ensemble, ma credo che non sia possibile visualizzarlo direttamente sul forum (dovrebbe essere sufficiente cliccare sul link "watch on vimeo"). Questo è un altro pezzo che bisogna "vedere", perché c'è una precisa drammaturgia gestuale, con una "coreografia" che contrappone i due ensemble, il primo con il solito meccanismo del loop, il secondo impegnato a montare e a smontare (contemporaneamente!) una Bagatella di Beethoven.

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