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Piano Concerto - Forum pianoforte

Analisi Musicale


GianBurrasca
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Capisco il tuo punto di vista anch'io, soprattutto ora che lo hai esplicitato del tutto. Io mi sono limitato a dare delle distinzioni disciplinari molto ampie, perché sia l'analisi che lo studio degli schizzi possono essere usati per fini diversi.

Non ho ancora avuto occasione di vedere il video, mi spiace, ma il discorso a cui hai accennato, l'idea che tramite l'analisi formalizzi il brano, immedesimandoti perfino nel compositore, e da quelle formalizzazioni trai spunto per il tuo percorso compositivo, in senso disciplinare ha meno a che fare con l'analisi e più col tuo metodo compositivo. Con le dovute differenze, è simile al processo compositivo di molte composizioni spettraliste: si prende lo spettrogramma di uno strumento e si ricavano elementi utili per una nuova composizione. Ad un compositore spettralista questo sembra ovvio, ma in realtà lo spettrogramma di una nota di tromba non nasce come "spunto" compositivo. Allo stesso modo in cui l'analisi di una composizione di Beethoven non si fa per avere spunti compositivi (o non si fa "solo" per quello). Tu hai il sacrosanto diritto di guardare schizzi e composizioni e di usare questa specie di metodo Stanislaskij della composizione :) ma è probabile che, in questo modo, prediligerai alcuni metodi analitici piuttosto che altri, darai peso a dei dati ignorandone altri, perché se dai UNO SCOPO all'analisi, la descrizione neutra ne perde! Se tu, per tue scelte estetiche, sei uno molto legato alle tecniche dello sviluppo tematico (un esempio come un altro) allora probabilmente considererei secondarie le analisi formali. Quelli "sgaggi" riconoscono con facilità le analisi fatte da compositori dalle analisi fatte dai musicologi. Ci sono ottimi e pessimi esempi di analisi fatte da chiunque, ma in genere i compositori si interrogano sul meccanismo tecnico-musicale (successioni armoniche, originalità formali etc), in genere i musicologi si sforzano di creare sistemi storici (questa cosa qui la facevano tutti ed è tipica di quel periodo). La musica contemporanea, poi, ha cambiato davvero tutto... e anche quella antica!

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Il tuo commento è fantastico, grazie per la risposta. :)

 

Si, adesso capisco meglio ciò che volevi dire nei precedenti interventi, ma penso comunque che la predilezione per lo sviluppo tematico (sempre come esempio) non mi porterebbe mai a tralasciare, ignorare o comunque ritenere secondaria l'analisi formale, perchè il punto di vista del compositore è quello della relazione, non della descrizione... quindi riterrei la forma rapportata all'armonia, e l'armonia rapportata al tematismo. In questo modo ogni aspetto della composizione è importante allo stesso modo.

 

Non so a quali metodologie di Analisi ti riferisci, per ora quella che conosco io è: descrivere ciò che vedo per capirne caratteristiche, poi dare una funzione ad ogni elemento (su ogni scala) e passare al "come", ovvero risalire alla precedente relazione che comporta la presenza di quell'elemento anzichè un'altro. Nello stile sonatistico viennese, ad esempio, se identifico un motivo generatore e al suo interno incisi ben connotati (rapporti intervallari, ritmici, etc.) poi non devo fare altro che andare avanti e capire se quei rapporti si usano ancora e dove si usano.... mi accorgo in questo modo che il compositore "x" ha fatto questo, quello e quell'altro, e soprattutto mi chiedo perchè lo ha fatto e in quali condizioni.

 

In questo modo posso capire il suo percorso, certo non reale al 100% (dovrei prendere la macchina del tempo e spiarlo dalla finestra mentre compone :))

ma sicuramente giusto, corrispondente alla realtà dei fatti.

 

Per quanto riguarda la musica contemporanea, non so a chi ti riferisci. Se parli delle avanguardie, allora il discorso cambia non poco, ma se parliamo del periodo anni '70/80 allora cambia ben poco! ;)

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Io la mia tesi di laurea l'ho fatta sulla musica minimalista degli anni '60, quella che molti considerano facilissima e quasi inanalizzabile (perché dà risultati banali). Per cavare un ragno dal buco sono stato "costretto" a cambiare metodi di analisi, fregandomene di armonia e melodia, per esempio, e cercando di collegare dati musicali a conseguenze significanti in un altro modo... Analizzando "Music in Fifths" di Philip Glass, una composizione fatta di due linee parallele a distanza di quinta che vanno su e giù per gradi congiunti su cinque note (do re mi fa sol fa mi re do, insomma), ho frammentato in moduli la composizione, l'ho ridotta come se ogni modulo fosse esprimibile con un monomio algebrico, ho ricostruito una struttura formale secondo semplici criteri di addizione, sottrazione e ibridazione, e da questa riduzione ho ricavato implicazioni temporali, un complesso discorso sui vettori temporali, sulla "direzione" del tempo musicale, sulla teleologia percepita e su come ripetizioni ritmiche e melodiche abbiano funzioni diverse ma complementari. Tutto quello che ho ricavato non è ortodosso, è stato frutto di creatività.

Qui e altrove abbiamo già parlato di tipi strani di analisi musicale, applicati soprattutto al repertorio d'avanguardia. La set theory è un modo non immediato di dare conto dei "dati oggettivi" :) ma se la set theory è stata spesso usata nello stesso modo in cui tu dici di usare l'analisi musicale classica (ovvero come modello per ricreare, poi, composizioni originali, vedi Milton Babbit), ci sono metodi analitici virtualmente inapplicabili alla composizione. L'analisi statistica, per esempio. E' utilizzata soprattutto nella musica antica, per i repertori di cantus planus, dove abbiamo così pochi appigli che sapere "quante volte" viene usata una nota in sequenza con un'altra, o un intervallo in sequenza con un altro, è già moltissimo. L'analisi statistica è un modo semplice e "anti-musicale" di ricavare dati, probabilmente a un compositore non verrebbe mai in mente di "contare" l'incidenza di un accordo nel corpus di un compositore, ma per chi vuole capire, non so, quanto effettivamente la nona fosse presente in un certo corpus polifonico, elaborare schemi statistici è il modo migliore.

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L'analisi statistica è un modo semplice e "anti-musicale" di ricavare dati, probabilmente a un compositore non verrebbe mai in mente di "contare" l'incidenza di un accordo nel corpus di un compositore, ma per chi vuole capire, non so, quanto effettivamente la nona fosse presente in un certo corpus polifonico, elaborare schemi statistici è il modo migliore.

 

Centra la scala ponderata? Vero?

 

http://www.pianoconcerto.it/forum/index.php?/topic/615-la-scala-ponderata/

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