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Piano Concerto - Forum pianoforte

Musica O Tecnica?


demetrio
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Inizio la partecipazione al forum proponendovi un quesito che mi assilla. Vado a lezione da un maestro da circa 6 mesi. Avendo 46 anni ( sono ad un livello di 4/5° anno) mi sembra di perdere tempo con gli esercizi di Czerny op.740! A mio parere sarebbe piu' proficuo fare tecnica sul repertorio anche perche' non e' che debba fare esami al conservatorio. Un secondo maestro da cui prendo lezioni mi fa fare musica e laddove sorge un problema tecnico lo affrontiamo con esercizi specifici. Anche questo secondo maestro lo frequento da sei mesi. Il risultato e' che con il primo faccio tecnica e sto imparando una sonata di Mozart ( la K330) che tra l'altro non mi piace ( il maestro dice che Mozart e' una palestra di tecnica). Con il secondo ho imparato il valzer dell'addio di Chopin e l'Arabesque di Debussy ( favoloso!). Ora sto iniziando il Preludio della Traviata e un altro valzer di Chopin. Del resto frequentando due maestri il lavoro da fare e' doppio quindi devo operare una scelta. Concentrandomi su un solo "metodo" avrei piu' tempo per studiare. Del resto ho letto vari libri di pianisti ( da Sandor a Chang, da Gardi a Spagnolo) e tutti, seppur con sfumature diverse, sono contrari alla perdita di tempo nel fare tecnica fine a se stessa.Infatti mettersi al piano, dopo una giornata di lavoro, e fare studi di Czerny non e' proprio il massimo, mi devo forzare notevolmente! Io so gia' che devo seguire il mio istinto ma desidererei il parere ed il conforto di illustri membri di questo forum. Il mio obiettivo e' crearmi un repertorio nel tempo e condividere con il maestro i brani che piu' mi si addicono per tecnica ed indole musicale. Sinceramente vedermi imporre cio' che devo suonare mi sa tanto di ragazzino. Questo l'ho gia' fatto al conservatorio fino a 17 anni ( nei pressi dell'8° anno).

Grazie per i consigli che vorrete darmi.

Buona musica a tutti

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Guest Gennarino

Demetrio, Benvenuto!

Stavo per rispondere alla Tua presentazione, quando ho visto il Tuo quesito.

E allora ?

Mi pare che tu stesso abbia già una risposta pronta, quindi il mio consiglio è, come è giusto che sia, solo un modo per consentirTi il confronto con le idee degli altri.

Noto che hai letto il magnifico libro di Gyorgy Sandor; allievo di Bartok, emigrato in USA e divenuto cittadino americano, nel suo libro egli fa due cose:

1. affronta i problemi della tecnica pianistica, correlandoli alla struttura fisiologica dell'uomo e alle attività naturalmente eseguibili da tale anatomia;

2. descrive una tecnica, fondata sulla coordinazione e sull'assenza della fatica, che distrugge i vecchi pregiudizi di uno studio fatto di fatica (e non di impegno, che è cosa diversa!).

Con tale libro egli distrugge le teorie dell'apprendimento basate su lunghe ed onerose ore di studio, introducendo un concetto sanissimo, quello del divertimento che, con la padronanza e la serenità, possono portare alla poesia musicale.

Non è quindi solo il fatto che lavori e che quando ritorni non puoi metterti a fare tecnica.

Il fatto è che la tecnica da sola non serve a niente e che la musica non è tecnica, esattamente come la matematica non sono i numeri.

Inoltre, ci sono un sacco ma proprio un sacco di opere che di tecnica ne hanno quanta ne vuoi e che, inoltre, hanno anche un bagaglio di piacere immenso quando ci sei dentro (es: Grieg Op. 40, Holberg Suite).

Qualche volta, lo confesso, ho dovuto passare anch'io per lo stretto androne della tecnica, avendo iniziato avanti negli anni e da poco: ad esempio, la prima volta che ho dovuto fare una scala cromatica (Sib-2 ottave-Dob-ritorno indietro). Ma, una volta capita la cosa, non c'è stato niente da fare: mi attendeva la grandissima parte del lavoro, che non era tecnica, ma era farla cantare come intendeva l'autore (e forse non ci sono ancora): una dolce nenia amorevole. Prima però erano solo sequenze di impulsi alle dita, ossia un'altra cosa.

Come dice spesso il mio grande amico Paolo (qui lo parafraso, perché qualcosa del detto non è riferibile!), qui ci sta gente che va in giro con la valigia delle spazzole e vuole venderti per forza quella che gli è rimasta, mentre tu vorresti delle scarpe comode!

Insomma, se non possiedi la musica, insegni la tecnica!

Comunque, se ti manca qualcuno dei 6 volumi della 740 o della 229 del Czerny, fammelo sapere!

Gioco, come sempre.

In realtà anche il nostro ha composto cose con cui dilettarsi, come la "Chanson sans Paroles" o le Fantasie Brillanti sulla Parisina di Donizetti.

 

Ciao, di nuovo benvenuto e a presto.

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Caro Demetrio,

tocchi un argomento scottante. Perdonami se non ti rispondo subito, ma la risposta esige una lunga articolazione e a quest'ora.....

 

Forse farò un tutorial su questo argomento, ma non ancora.

 

Comunque mi trovo molto d'accordo con te.

 

P.S. L'op. 740 è comunque bella. Non parlerei di esercizi, quanto di veri pezzi di Musica, da eseguire ed..interpretare.

 

Parleremo di Tecnica e Musica

 

Ciao Paolo

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Caro Demetrio,

 

vorrei risponderti in modo più articolato.

 

Innanzi tutto è una buona decisione aver ricominciato a studiare. Non condivido molto studiare con due maestri diversi. A volte ci possono essere delle diversità di vedute che creerebbero solo confusione.

 

Io, nei miei circa 55 anni di Musica, mi sono formato delle convinzioni circa la tecnica pianistica e non solo.

 

Dirò subito che un buon Maestro è alla base di una buona formazione. Un buon Musicista prende spunto anche da un passaggio per parlare di Musica. E parlare di Musica significa parlare della finalità che ci prefiggiamo:fare Musica. Qualcuno dirà: "Va bene, ma per fare Musica o qualsiasi altra cosa devo sapere come fare..." Certo e allora, al prima cosa è partire addirittura dall'ascolto guidato, soprattutto da esempi che il Maestro deve mettere a disposizione dell'allievo. Sin dai primi libri di studio, credo, sia utile individuare il senso musicale delle piccole composizioni, in modo da poter "motivare" il suono che iniziamo a produrre...che deve trasformarsi appunto in Musica. All'inizio la mano sarà carente, come la voce per il cantante, come l'archetto per il violinista, come il labbro per l'oboista. Il Pensiero musicale sarà sempre avanti rispetto al "mezzo" a disposizione, che ancora non sappiamo usare con padronanza. Allora, certo, all'inizio, ci deve essere un periodo di "impianto" durante il quale il Maestro suggerisce e trasmette all'allievo i principi fondamentali, dai quali non dovrà più separarsi.

 

La scelta dei libri e degli Autori dei libri didattici è importante. Importante è la loro gradualità, perchè attraverso la gradualità cresce l'abilità in modo tranquillo.

Molti metodi di insegnamento separano il periodo di formazione tecnica da quella musicale. Li separano nel tempo, come giornalmente o nell'ambito della stessa seduta di studio. A volte alcuni Maestri non vanno, per anni, oltre lo studio tecnico, esigendo dall'allievo un sublime superamento delle abilità, annunciando che solo dopo si potrà parlare di Musica. Ho ascoltato personalmente da alcuni Maestri dire che loro non insegnano Musica bensì tecnica.

Tecnica viene dal Greco "Theknè" ( credo si scriva così.... ) che vuol dire "Arte" "Arte del fare" del " come fare"

 

Ora, come si fa ad imparare a fare se non sappiamo che cosa dovemo fare? Sembra un gioco di parole, ma non lo è. Credo che solo la Musica, quella che dovremo fare, ci possa far capire e ci possa suggerire "come fare"

 

Allora quali sono i mezzi per poter fare? Tecnica e Musica si sposano perfettamente il testo stesso ci suggerisce quale "gesto" compiere in un certo passaggio per realizzarlo con efficacia musicale. "Gesto". Chiamo "gesti fondamentali di base" quelli che dobbiamo compiere per realizzare in frammento o una frase mucicale. Così mi trovo molto d'accordo con Sandor nel classificare alcuni "elementi" come lo staccato il legato, pronazione e supinazione della mano, articolazione di dita, pressione ecc.... Il movimento giusto che dobbiamo compiere per trovarci con un buon anticipo sui tasti da suonare e sapere dove creare appoggi e alleggerimenti che creano gli accenti ...dove le contrazioni e i rilasciamenti.....come mettere fuori tensione i nostri muscoli e generare energia dalla rilassatezza. Questi e forse tanti altri principi da assimilare...e per sempre.

 

Ben diversa è la disciplina che per ore ci costringe ad irrobustire le dita. Ore di esercizi e studi dei passaggi secondo varianti ritmiche che contrastano con l'originario ritmo che si dovrà eseguire. Inoltre il toccasana dello studio lento che dovrebbe preparare alla precisione e all'infallibilità durante la velocità.

 

Mi domando per esempio come si possa imparare a correre camminamdo per ore!?

 

C'è qualcosa, ad esempio, al di là del "muro della velocità" che si può conoscere soltanto....superando quel muro e andando "a trovare" la velocità!

 

Per ora mi fermo qui, perché vorrei parlare di questo in un video.

 

Caro Demetrio, personalmente condivido il tuo approccio. Si pùò studiare "tecnicamente" suonando. Quando cerchiamo il giusto tocco e il modo di realizzare il giusto suono....ecc....stiamo facendo "tecnica". Naturalmente è utile separare a volte un difficile passaggio studiarlo "da vicino" e subito, però, "rimontarlo" nel contesto dell'opera.

 

Buono studio

 

Paolo

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Caro Demetrio,

 

vorrei risponderti in modo più articolato.

 

Innanzi tutto è una buona decisione aver ricominciato a studiare. Non condivido molto studiare con due maestri diversi. A volte ci possono essere delle diversità di vedute che creerebbero solo confusione.

 

Io, nei miei circa 55 anni di Musica, mi sono formato delle convinzioni circa la tecnica pianistica e non solo.

 

Dirò subito che un buon Maestro è alla base di una buona formazione. Un buon Musicista prende spunto anche da un passaggio per parlare di Musica. E parlare di Musica significa parlare della finalità che ci prefiggiamo:fare Musica. Qualcuno dirà: "Va bene, ma per fare Musica o qualsiasi altra cosa devo sapere come fare..." Certo e allora, al prima cosa è partire addirittura dall'ascolto guidato, soprattutto da esempi che il Maestro deve mettere a disposizione dell'allievo. Sin dai primi libri di studio, credo, sia utile individuare il senso musicale delle piccole composizioni, in modo da poter "motivare" il suono che iniziamo a produrre...che deve trasformarsi appunto in Musica. All'inizio la mano sarà carente, come la voce per il cantante, come l'archetto per il violinista, come il labbro per l'oboista. Il Pensiero musicale sarà sempre avanti rispetto al "mezzo" a disposizione, che ancora non sappiamo usare con padronanza. Allora, certo, all'inizio, ci deve essere un periodo di "impianto" durante il quale il Maestro suggerisce e trasmette all'allievo i principi fondamentali, dai quali non dovrà più separarsi.

 

La scelta dei libri e degli Autori dei libri didattici è importante. Importante è la loro gradualità, perchè attraverso la gradualità cresce l'abilità in modo tranquillo.

Molti metodi di insegnamento separano il periodo di formazione tecnica da quella musicale. Li separano nel tempo, come giornalmente o nell'ambito della stessa seduta di studio. A volte alcuni Maestri non vanno, per anni, oltre lo studio tecnico, esigendo dall'allievo un sublime superamento delle abilità, annunciando che solo dopo si potrà parlare di Musica. Ho ascoltato personalmente da alcuni Maestri dire che loro non insegnano Musica bensì tecnica.

Tecnica viene dal Greco "Theknè" ( credo si scriva così.... ) che vuol dire "Arte" "Arte del fare" del " come fare"

 

Ora, come si fa ad imparare a fare se non sappiamo che cosa dovemo fare? Sembra un gioco di parole, ma non lo è. Credo che solo la Musica, quella che dovremo fare, ci possa far capire e ci possa suggerire "come fare"

 

Allora quali sono i mezzi per poter fare? Tecnica e Musica si sposano perfettamente il testo stesso ci suggerisce quale "gesto" compiere in un certo passaggio per realizzarlo con efficacia musicale. "Gesto". Chiamo "gesti fondamentali di base" quelli che dobbiamo compiere per realizzare in frammento o una frase mucicale. Così mi trovo molto d'accordo con Sandor nel classificare alcuni "elementi" come lo staccato il legato, pronazione e supinazione della mano, articolazione di dita, pressione ecc.... Il movimento giusto che dobbiamo compiere per trovarci con un buon anticipo sui tasti da suonare e sapere dove creare appoggi e alleggerimenti che creano gli accenti ...dove le contrazioni e i rilasciamenti.....come mettere fuori tensione i nostri muscoli e generare energia dalla rilassatezza. Questi e forse tanti altri principi da assimilare...e per sempre.

 

Ben diversa è la disciplina che per ore ci costringe ad irrobustire le dita. Ore di esercizi e studi dei passaggi secondo varianti ritmiche che contrastano con l'originario ritmo che si dovrà eseguire. Inoltre il toccasana dello studio lento che dovrebbe preparare alla precisione e all'infallibilità durante la velocità.

 

Mi domando per esempio come si possa imparare a correre camminamdo per ore!?

 

C'è qualcosa, ad esempio, al di là del "muro della velocità" che si può conoscere soltanto....superando quel muro e andando "a trovare" la velocità!

 

Per ora mi fermo qui, perché vorrei parlare di questo in un video.

 

Caro Demetrio, personalmente condivido il tuo approccio. Si pùò studiare "tecnicamente" suonando. Quando cerchiamo il giusto tocco e il modo di realizzare il giusto suono....ecc....stiamo facendo "tecnica". Naturalmente è utile separare a volte un difficile passaggio studiarlo "da vicino" e subito, però, "rimontarlo" nel contesto dell'opera.

 

Buono studio

 

Paolo

Quale migliore spiegazione? Scusate se mi intrometto, ma la discussione sembra interessante ... Paolo, penso che il video a riguardo verrà accolto con entusiasmo ...

Anch'io condivido il metodo di studio tecnico "suonando", provando cioè a migliorare la nostra tecnica suonando ... senza eccessivi esercizi tecnici come il Czerny, che pur essendo talvolta "melodico e musicale" credo sia comunque un "libro ti tecnica"... pur sempre necessario, anche se magari ne faremmo volentieri a meno... :lol:

In ogni caso, Demetrio... go visto che ti sei iscritto ... vedrai, non te ne pentirai. Per ora è tutto. Ciao!!

Francesco1797Paris

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Carissimo Maestro Ferrarelli, La ringrazio per il Suo autorevole intervento. Mi conforta il fatto che il punto di vista che mi sono creato da solo ( ma anche leggendo vari libri) La trovi daccordo. Sicuramente a Settembre faro' una scelta e seguiro' un solo insegnante e....ovviamente i tutorials del sito ( fantastico quello di Teoria Musicale). Quindi in definitiva:

analisi del testo musicale per capire quali formule tecniche utilizzare

nei passaggi difficili isolare il modulo tecnico richiesto e studiarlo separatamente in maniera appropriata.

Grazie di tutto ora....vado ad esercitarmi ops! a suonare.

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Procedura di studio:

1) prima di tutto, rendersi conto del "carattere del pezzo" , leggerlo, ascoltarlo, amarlo, capirne il senso musicale, ....

 

2) Ecco che, se siamo in grado di leggerlo, iniziare a conoscerlo. Anche uno studio a mani separate è buono, anzi ottimo. Anche qualche passaggio facile si puo suonare a mani unite. In quasta fase, secondo me, avviene la conoscenza, come tra due amici.Attraverso questa fase si deve capire se quel pezzo "è per noi" oppure no, perchè, magari, troppo avanzato o perché non ci è congeniale. Se non decidiamo di studiarlo....almeno lo abbiamo conosciuto. ( Certo ..che non dobbiamo fare continamente così..altrimenti conosceemo molto, ma studieremo e approfondiremo pochissimo) Anche il Maestro deve intervenire ed, eventualmente, consigliare l'Allievo.

 

3) fatto questo, si comincia a dividere il pezzo in sezioni ( cercherò di illustrarlo sul video). Per esempio, se trattasi di un primo tempo di sonata, individuare il primo e secondo tema dell'esposizione, poi dove inizia lo sviluppo, dove è la ripresa, e dove, nell'ambito della ripresa, si ripresenta il secondo tema (Che è quello che appunto nella RIPRESA si presenta nella TONALITA' Madre)...Questa parentesi è importante!!!!! Anche nelle prime sonate di Beethoven alcuni elementi inducono in inganno.....ma questa regola ci dice veramente dove sta il SECONDO TEMA. Poi segnare se il pezzo finisce con una Coda.

 

4) Contemporaneamente alla terza fase, individuare il tempo base e individuare le figure ritmiche che ci sembrano più difficili. Prima dell'esame di solfeggio o prima di una adeguata preparazione teorica, che consiglio di intraprendere parallelamente allo studio dello strumento, avremo un poco di difficoltà a realizzare alcune o molte figure ritmiche con la giusta accentuazione. E' compito costante del Maestro quello di "vigilare" e spiegare non solo il ritmo come "divisione (solfeggio) ma anche come "interpretazione" ( per es. una stessa figura puntata, pur nel rigore della divisione, può avere carattere "eroico" o melodico ...ecc e per es. più o meno accentuata e/o appoggiata......). Meglio esaminare tutti i "problemini separatamente ( mani separate)

 

5) Lo studio può iniziare a piccole sezioni compiute. Ripeto piccole. Rispettando sempre la MUSICA. un inciso+un inciso=mezzafrase. Mezzafrase+mezzafrase=Frase. Prima a mani separate e poi subito unite. Le piccole sezioni possono essere unite quando si conoscono veramente.

E' molto importante non passare continuamente oltre!!!!! Si pensi ad una pentola d'acqua sul fuoco: quale economia avremo se mentre sta arrivando all'ebollizione, spegnamo ripetutamente il fuoco?

 

6) nella fase 5 si comincia a presentare l'esigenza di risolvere i problemi tecnici o almeno tutti quegli ostacoli che si presentano nel nostro "naturale" cammino. Bisogna comunque "salvare preziosamente" ( Il Maestro deve farlo) ciò che naturalmente realizziamo. Questo a qualsiasi livello di capacità. Alcuni studenti o pianisti già formati usano naturalmente e con efficacia diteggiature che per altri sono difficili. Ogni movimento o serie di movimenti (gesti) sono diversi da pianista a pianista. Divertirsi a vedere come pianisti con mani di diversa conformazione sia differenti nel "gesto"....ne parleremo. Bisogna in questa fase individuare i gesti fondamentali di base....Beh, questo passaggio con rotazione, quest'altro con dita ferme e un po' di braccio, quest'altro con la massima pressione..partecipazione della spalla ecc....... ( Il Maestro abituerà l'allievo e servirsi di questo "repertorio tecnico", che già lo stesso ha conosciuto nei "formulari" tecnici e attraverso dagli insegnamenti di base del Maestro stesso e lo arricchirà per l'Allievo)

 

intermezzo: Per assimilare un pezzo possono essere adottate due strade.

 

- imparare piccole cellule già subito a memoria, addirittura nominandole con lettere o segni di riconoscimento. Diventa un gioco: Suoniamo ora la A3 fino alla B1 ecc...

 

- Lavorare sempre a piccole cellule, senza mai lasciare la lettura.

 

Sono contrario ad una scelta intermedia.

 

Personalmente credo che, anche adottando il secondo metodo, si debba esercitare la memoria, si debba imparare a suonare a memoria, si debba rischiare di suonare a memoria.

 

Osserviamo la frase in francese : "a memoria"= "par coeur"....forse quando conosciamo bene l'opera a memoria ...ci è veramente entrata "nel cuore..."

 

secondo intermezzo: se dobbiamo metterci alla prova con la memoria...proviamo ad eseguire il pezzo a memoria , a mani separate.....ne scopriremo delle belle!!!!!

 

7) ora il pezzo è musicalmente "su". Ancora alcuni errori, piccole cose o "cosette da risolvere" che abbiamo rimandato. La musica ci incoraggia e durante l'apprendimento non dobbiamo, a mio avviso, mai allontanarci da essa. Il Maestro farà alcuni esempi e farà sentire la differenza tra una buona e una cattiva realizzazione musicale, suggerirà le frasi, il modo di renderle secondo l'intenzione dell'Autore.

 

8) Il perfezionamento può e deve avvenire smontando ciò che non va per capire, dico "capire" perchè quel passaggio non viene o perché non riusciamo a suonarlo con abbastanza disinvoltura. A volte, non subito questo avviene. Dipende dalla nostra maturità e dalla maturità del pezzo. Già ...la Musica è come un frutto...che anche quando viene colto...continua a maturare. Riprendere, dopo tempo, le composizioni studiate in passato ci fa capire che dentro di noi, se ben studiate, è rimasta una radice che si è propagata e "maturata". Ogni tanto, anche dopo aver suonato in esecuzione pubblica un pezzo, conviene lasciarlo e dopo tempo studiarlo di nuovo. Anche i Grandi hanno fatto questo. Il grande esempio di Bachaus, che nella sua vita ha ristudiato e rieseguito,reincidendole, tutte le trentadue sonate di Beethoven e ripetutamente i 5 concerti, ci deve illuminare.

 

 

Spero di non essere stato prolisso e noioso.

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