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Piano Concerto - Forum pianoforte

A proposito di... molla di ripetizione


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Premetto che non è una domanda, ma una mia riflessione per un confronto.

Si dice che la carica della molla debba garantire al martello un movimento deciso dal punto di parata a quello di caduta senza che esso traballi. In un forum americano qualcuno affermava, invece, che la carica giusta sia quella che non permetta il bobbling nel tocco pianissimo.

Credo che tale regolazione sia la più personalizzabile, che non influisca sulle regolazioni, anzi, è proprio la carica stessa a dipendere dalla preregolazione, dalla regolazione e da eventuali attriti.

La carica che piace a me è quella che permette di suonare, dopo aver abbassato il tasto fino al punto di scappamento, con un piccolo colpetto, quasi fosse un pizzicato di dito, ed ascoltare un suono molto flebile. Non di più! Altrimenti si sente il colpetto al ritorno del tasto e, paradossalmente, il ribattuto mi viene più difficile (non generalizzo, parlo per me). La vivacità del ritorno del martello sulla vite di caduta però non è vivacissima (un tecnico mi disse che deve essere uguale alla lancetta di un orologio). In tal modo però sento una tastiera più dura e un suono sì più deciso, ma meno elastico. Con la carica descritta da me, mi viene facile suonare sullo scappamento, senza che si comprometta la sensazione di fondo del tasto e di "suonare troppo in superficie". Magari è dovuto alla mia tecnica o al mio approccio allo strumento. Altri parlano di miglior ripetizione con una carica più alta. Il tutto fa i conti anche con l'altezza della leva di ripetizione rispetto al montante. Con una minor carica (quella descritta da me) mi viene di suonare con dita molto arcuate (prima ho parlato di pizzicato) e tecnica ferma e "digitale", mentre con una carica più alta mi viene spontaneo appoggiare un po' di più i polpastrelli ed aiutarmi con polso e movimento laterale dei gomiti, quasi a voler ondeggiare e suonare in superficie.

Che ne pensate? Ho illustrato aspetti tecnico-meccanici ma anche tecnico-musicali.

Domanda tecnica ora: ci sono differenze regolando la carica dalle due parti della molla, quella che va alla leva di ripetizione e l'altra che va al montante? Sul mio strumento c'è l'apposita vite per la sua regolazione, quindi senza necessità di regolare direttamente la molla dislocandola e agire con l'apposito strumento.

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Risposta: la parte superiore della molla si usa per caricare, quella inferiore per scaricare. E' evidente che quando esiste la vite di regolazione, si agisce solo su quella.

La regolazione delle molle è cosa delicata e personale. alcuni pianisti vorrebbero le molle molto cariche perché pensano di avere una tastiera più pronta. Non è così. Molti vorrebbero molle appena sufficienti a sollevare il martello perché cercano il pianissimo sullo scappamento. Non è così.

Per avere tutte le possibilità, innanzitutto, bisogna assicurarsi che gli attriti della meccanica siano giusti e che le molle non debbano "vincere" l'impedimento del movimento. poi si può valutare, nei limiti del progetto della meccanica, di dare alle molle la giusta carica...che va bene per tutto.

Tutto quello che dici può essere giusto, ma personale. Musicalmente parlando, non dobbiamo farci "ammaliare" dalle sensazioni e curarle come se fossero la strada del giusto, sempre. A meno che non vi sia un impedimento che non faccia eseguire "oggettivamente" una formula della tecnica pianistica( note ribattute, rotazione, ottave ecc.), non bisogna molto "raccontarsi" ( Movimento laterale dei gomiti...ondeggiare e suonare in superficie...ecc...). A volte essere molto essenziali ci conduce sulla giusta strada. Essere esigenti sulla preparazione del nostro strumento: sì. Ma poi, musicalmente, dimenticare che si sta suonando su di una meccanica. Come dice nel libro " LE PIANO" Denis Lavaillant, dovremmo pensare alle nostre dita come se toccassero direttamente le corde. I martelli come nostro prolungamento e dimenticare tutto ciò che che si infrappone tra noi e il suono ( cioè tutta la meccanica di trasmissione). Ecco perché è importante che il pianista abbia di fronte uno strumento efficiente: non deve essere distratto da tutto ciò che gli impedisce di esprimersi liberamente e "deve affidarsi al pianoforte invece che sfidarlo"( Frase dell'allora Direttore e amico Stefan Vertes di Casa Steinway)

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