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Piano Concerto - Forum pianoforte

CromaDiBrera

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Tutto postato da CromaDiBrera

  1. Scusate, io non ho mai pensato a farne e avrei due domande: quanto costa, mediamente, parteciparvi? E in quale modo si può essere tempestivamente aggiornati sui vari bandi?
  2. Grazie, Simon! Mi sembra di aver capito, ma... Non ho capito (che testone...!). Forse, dovrei poter osservare bene il comportamento di un martelletto (magari su un coda, immagino). Cioè: se immagino la stessa cosa su uno strumento a corde diverso, come la chitarra, la cosa mi sembra evidente; ma non capisco come il meccanismo di leve del piano possa ottenere un effetto analogo. Che il tasto si astenga dalla corda prima o dopo lo scappamento, dopo essere stato percosso con lo stesso percorso, come può essere diverso?
  3. Capisco, anche se io quasi mai riesco ad evitare di discutere per questo (e, infatti, litigo spesso). Certo, magari bisogna anche che ne valga la pena e non fare di tutto una questione di principio. Peccato però, ero curioso...
  4. Fino ad oggi credevo che il pedale di risonanza "cancellasse" l'effetto dello staccato sul pianoforte; ma, oggi, il mio insegnante mi ha fatto notare che non è affatto così: non solo sotto il profilo "psicologico" dell'esecuzione, ma anche sotto quello timbrico. Eppure, non riesco a spiegarmi come ciò sia possibile dal punto di vista meccanico: la mia confidenza con gli strumenti virtuali mi aveva sempre indotto a tradurre la velocità del martelletto in termini di solo volume, senza possibilità di altre modulazioni dinamiche... E che quindi lo staccato coincidesse solo con lo "stacco", appunto, della nota. Mi piacerebbe che qualche pianista sapesse chiarirmi l'arcano. Grazie.
  5. Accidenti... Sabato lavoro dalle 16.30 in zona Appio. E' improbabile che ci sia, ma cercherò di venire. In bocca al lupo per te e per tuo figlio, comunque!
  6. Un ottimo accordatore per chitarra c'è anche nel pacchetto ordinario dei Mac (in Garageband). Ma, a parte indicare con precisione le frequenze o le note, quali caratteristiche specifiche dovrebbe avere un software dedicato al piano?
  7. Quoto Thallo e direi anche: più apertura all'arte in genere, che non è solo retorica del bello da oltre un secolo (e cioè, esattamente, dalla scoperta dell'inconscio). Da moltissimo tempo, l'arte nasce dal bisogno di narrare l'inenarrabile della dimensione umana, non di perfezionarla producendo munili per gli dei dell'Olimpo. Purtroppo, però, alla cultura di massa si fa credere che l'arte "vera" sia ancora quella dell'Ottocento; nei nostri forum, continuiamo tranquillamente a discutere solo di Bach, Mozart e Beethoven, come se in America ci fossero ancora i pellerossa... Poi qualcuno, ogni tanto, apre la finestra ed esclama "toh, siamo nel 2012...!", e la richiude inorridito. Penso che a un artista dovrebbe interessare il mondo in cui vive, però, e non solo il tinello di casa.
  8. Mi sembra un discorso troppo lungo e complesso, da poter ridurre in certe premesse. Partendo dal mio gusto personale (come hai richiesto), ho imparato a godere della musica contemporanea grazie ad almeno tre chiavi di "comprensione": la prima è quella di avere qualche ragguaglio sul periodo storico e sul contesto da cui nasce (noi diciamo "contemporanea", ma mica è tutta uguale, anzi, c'è una varietà infinita, come per l'arte contemporanea in genere); la seconda è quella di abbandonarmi alla funzione primitiva del suo effetto timbrico. La terza (se si parla di musica contemporanea e non moderna, invece) è quella di pensarla anche in modo multimediale, come lo è gran parte dell'arte contemporanea, dove una modalità di espressione può essere contigua o complementare ad un'altra. Poi ho anche idee personali, sull'argomento: noi ascoltiamo musica contemporanea anche quando ascoltiamo i classici (o, meglio, crediamo di ascoltarli), perché può essere solo contemporanea la percezione che ne abbiamo... Ma questa, diciamo, è un'altra discussione.
  9. P.S. Comunque, per chi ha curiosità, tempo, voglia, ecc., questa è una piccola "cosa" di Salieri (quello vero, non l'ebete del film...). A prescindere dalla qualità di scrittura, basti l'allusione dei due amanti affidata a flauto e oboe, per capire che non fosse un solo un arcigno "parruccone"... http://www.youtube.com/watch?v=jH-B7hKNGaQ
  10. Giusto... Però, da quello che ho letto tra lettere e documenti vari, mi sembra che l'atteggiamento di Mozart sia stato più spesso quello di una competizione sulle opportunità di guadagnare spazi vitali (cioè di lavoro) detenuti da altri, quando per lui era difficilissimo averne (perché erano pochi, ma forse anche perché era troppo provinciale per essere un abile cortigiano), che di superiorità verso i suoi colleghi in quanto musicisti. In particolare, mi ha sempre colpito il fatto che Mozart non abbia mai goduto di protettori di corte (nonostante ne avesse frequentate molte) come quasi tutti i suoi colleghi (Salieri, per esempio, era "protetto" da Gassmann); e immagino che questo possa spiegare diverse cose anche di certi suoi atteggiamenti verso alcuni colleghi (soprattutto una sorta di "complesso di esclusione"). Forse perché, nel suo vorticoso girovagare da bambino prodigio a seguito del padre, sapeva bene anche quanto l'aristocrazia sapesse essere sprezzante nei confronti dei musicisti, sia pure fatto salvo il bon ton; e non riusciva ad avere simpatia, con la spontaneità irriverente acquisita soprattutto dalla madre, per quei colleghi che, in quegli stessi ambienti, avevano saputo fare tanti inchini da insediarsi stabilmente. Mia teoria, ovviamente. Salieri. Dai doc che ho letto, sembra che i rapporti con il maestro di Legnago (e con la sua amica Cavalieri) fossero di rispettosa cordialità; né risulta che Mozart abbia mai disprezzato il lavoro di Salieri, anche se la musicalità dei due era diversissima: Salieri, tra l'altro, era soprattutto dedicato al teatro più o meno "serio", nello stile di Gluck; quindi, forse, non c'erano molte occasioni di confronti diretti... Per esempio: Salieri scrisse solo due concerti, e pure bruttini assai, per piano e orchestra; Mozart, invece, non ebbe praticamente rivali, nel genere; ma ciò che Salieri espresse nell'opera seria fu ben maggiore di quanto riuscì a Mozart; in generale, l'attenzione di Salieri per la musica strumentale si concentra in pochi esempi significativi, mentre in Mozart è monumentale; a Salieri riuscì di essere il migliore insegnante di tutti i tempi (Beethoven, Schubert, Meyerbeer, Lizst furono suoi allievi), mentre Mozart trasse dall'insegnamento ben poche soddisfazioni... La musica sacra di Salieri è abbondante ma veramente poco d'effetto (almeno per il nostro gusto odierno), per quanto sinceramente sentite; mentre Mozart ha piazzato diversi lavori da brivido (dall'Ave Verum ad un paio di messe, oltre al Requiem). Salieri era un uomo particolarmente colto e raffinato ("di mondo", come direbbe Totò), Mozart era senza dubbio ad un altro livello... Insomma, immagino che la loro distanza in tutto (e la posizione di Salieri a corte, irragiungibile per Mozart) non li abbia mai messi in reale competizione.
  11. Ho letto le lettere di Mozart (e non solo quelle al padre), ma che ritenesse di avere una marcia in più rispetto agli altri mi sembra una semplificazione. Tra l'altro, ammesso che ritenesse di essere "il migliore", le lettere testimoniano solo la sua percezione soggettiva in relazione ai propri interessi e al proprio modo di fare o intendere il proprio lavoro; infine, per varie ragioni, noi conosciamo troppo poco la musica di molti dei "rivali" di Mozart (Cambini compreso, per esempio) e la storia dice che egli stesso non riassume, esaurendola, la musica del suo tempo; ma ne fu solo un interprete tra altri (allo stesso modo in cui lo fu Bach a suo tempo), per quanto di straordinario valore, talento, ecc.
  12. A prescindere dal fatto che anche tu potresti chiarire la tua (scusa, eh...?), la mia consiste proprio in quello che ho scritto; e preciso: non credo che Mozart sparlasse di certi colleghi (e che lo facesse è fuor di dubbio) perché fosse "consapevole di essere Mozart" (cioè in qualche modo "migliore" o "superiore", lasciando stare il Genio o meno), ma per altri motivi contingenti, legati alla sua cultura, a vari pregiudizi impartiti dall'educazione paterna e alle vicende della sua vita: nella quale è passato dall'essere considerato un enfant prodige da baraccone, all'ottenere successi clamorosi ma di breve durata (finché fu in vita), fino al dover praticamente mendicare presso varie corti i posti saldamente tenuti da altri. Mozart è stato amato, e in misura crescente, solo molti anni dopo la sua morte, quando il romanticismo tedesco vi vide una sorta di precursore dell'orgoglio nazionale (a discapito soprattutto dell'egemonia italiana nella cultura musicale europea). Del resto, nelle biografie più dettagliate ed autorevoli emerge un quadro umano e storico molto preciso di Mozart e del contesto in cui visse, quindi non credo ci sia molto spazio per le opinioni personali.
  13. Uhm... Penso che non si tratti di questo: la consapevolezza della propria misura artistica nel senso in cui sembri alludere non apparteneva ancopra alla sensibilità di un musicista del Settecento. Mozart non è Beethoven.
  14. Se intendi dire che il fagotto sia più agile anche dell'oboe, ciò mi sorprende; avevo letto infatti che, dato lo spostamento d'aria maggiore all'interno dello strumento, il fagotto perderebbe di agilità nei registri più bassi (soprattutto in frasi legate e discendenti, mentre conserverebbe una certa agilità sullo staccato e quando si sale); invece, credevo che l'oboe restasse egualmente agile su tutto il registro, e con un'emissione comunque piena, forse ad eccezione delle prime due note sugli staccati rapidi. Purtroppo, non frequentando orchestre, non ho avuto modo di sperimentare realmente queste informazioni, che davo per acquisite.
  15. Anche la chitarra può essere velocissima, negli arpeggi (può farne alcuni che divengono meno agevoli, se non impossibili alle stessa velocità, sul pianoforte); e, nel jazz, possono essere agilissimi strumenti che non sono ritenuti tali nella musica classica, come la tromba... Insomma, come hanno già detto altri, dipende tutto da cosa si deve fare e dalla frase da eseguire. Per gli strumenti a fiato, penso si possa dire comunque che la famiglia media o acuta delle ance semplici sia la più agile nella maggioranza delle situazioni.
  16. Secondo me, è proprio chi sente di dover migliorare a poter avere interesse a partecipare; ciò a prescindere da chi, invece, è già molto preparato, se non addirittura un docente a pieno titolo, e si presta cortesemente a fare da "modello". Insomma, non è un concorso e la competitività può servire, al massimo, da sprone didattico; ma a niente di più. Anzi, mi permetto di aggiungere che questi lab possono essere l'occasione migliore per osare oltre la correttezza scolastica, quando in un consueto corso di studi non si hanno molte opportunità di sperimentare l'effetto di soluzioni "sui generis" e bisogna, invece, preoccuparsi innanzitutto di svolgere correttamente "il compito" dato..
  17. Devo correggermi: ho letto alcuni portali sul violino e, per smanicamento, non si intende alcun effetto sonoro ma solo il cambio di posizione che consente di passare dalla prima (la più lontana dal ponticello) a quelle per le note più acute. In ogni caso, tra le linee di Sibelius c'è quello che ho scritto nell'altro post: sia una linea retta, sia una "ad onda"; ma è riferita al glissando; quindi, a questo punto, non so se sia quella che cerchi.
  18. Sarei curioso di conoscere l'opinione di Carlos sullo sviluppo della direzione come riassunto da Wiki, anche se so che non la ama: http://it.wikipedia.org/wiki/Direttore_d'orchestra Per quel poco che ne so, però, sarebbe interessante ricordare almeno la figura tradizionale di direzione alla tastiera (perché d'uno stile non più tradizionale però, e anzi già pienamente romantico), svolta da Haydn per i concerti Salomon. E, non da meno, il ruolo di direttore dei primi concerti per piano e orchestra di Beethoven sostenuti da Antonio Salieri (tra i suoi primi maestri, come è noto), che mi risulta essere tra i precursori del ruolo.
  19. Aaah...! Questa cosa la so!!! )), ma per una circostanza del tutto fortuita (non per "bagaglio culturale"). Da adolescente avevo un gruppo di rockabilly, e un contrabassista che suonava pure classica ci lasciò una linea di basso per un demo, mentre lui era assente... Io (che dovevo suonarla al suo posto) non capivo cosa intendesse e finii col farla "normale" (su un basso fretless elettroacustico) e lui, al ritorno dai suoi impegni, ascoltando il demo si stranì parecchio... Poi si rese conto che io non potevo sapere cosa diavolo intendesse con quell'accidente di "tiro a segno" (ci dicevamo pure "ma che è, un simbolo maschilista"...? E "mica sarà misogino, 'sto tizio...?") scritto bello grosso all'inizio del tutto. Strano era strano: secco allampanato, camicia rossa alla garibaldina, occhiali alla Paoli prima maniera e capelli cotonati... A.D. 1981. Andavano di moda gli "Stray Cats". ))
  20. Scusa se aggiungo un'altra considerazione: secondo me, il cembalo è uno degli strumenti meno "discografici" in assoluto. Nelle registrazioni da solista, per esprimerne la dinamica, viene spesso registrato molto "close", cioè con la microfonazione addosso alle corde; poi si lavora di reverbero per dargli l'effetto d'ambiente, dopo aver cercato di smussare i rumori meccanici. Invece, dal vivo, il suo effetto è molto delicato e per nulla penetrante, ad eccezione di certi grossi esemplari moderni (usati, tra gli altri, da maestri amatissimi come Bob van Asperen, che cercano di imporre una concezione nuova dello strumento che sappia prescindere dalla filologia). Insomma, per cogliere il fascino del cembalo in riproduzione, secondo me bisgona evitare di farsi prendere dalla tentazione di alzare il volume, perché in tal modo si snatura l'effetto dello strumento; che, normalmente, è molto discreto e non ha alcuna intenzione di esprimere la potenza avvolgente, l'impeto o la ridondanza sonora propria di altri strumenti a tastiera. In questo, è un po' come l'arpa, la celesta o il glockenspiel che, se fossero riprodotti ad alto volume, perderebbero tutto il loro fascino.
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