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Piano Concerto - Forum pianoforte

thallo

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  1. ennesima conferma che i valori non sono "assoluti", e che la nostra teoria musicale fa acqua... la scrittura musicale deriva sempre da stili esecutivi e andrebbe interpretata alla luce della prassi
  2. ovviamente il nibelungo non esiste la tetralogia wagneriana si chiama L'Anello del Nibelungo (Des Ring des Nibelungen), e per trovare i libretti basta cercarli... la risposta più facile è sempre quella, "ask google". Ecco un link con tutti i libretti http://www.rwagner.net/opere/i-t-ring.html italiano con tedesco a fronte
  3. Sembrava fosse per le scuole superiori. Alzo le mani, non ho idea di quali possano essere i programmi delle medie
  4. capita spesso, invece
  5. un venerdì santo per ricordare 12000 morti di 20 anni fa. quest'ultimo link è particolarmente toccante, sebbene breve. E' uno spot che vede la partecipazione di Vedran Smailovic, il violoncellista di Sarajevo, che ha suonato varie volte tra le macerie della città assediata
  6. son stato fortunato, mi hai sgamato dopo uno dei pochi messaggi in cui ho scritto "non posso sapere tutto". Se avessi concluso, come al solito, con "e chi dice il contrario è un apostata!" c'avrei fatto una figura di m*rda peggiore ahahaha un giorno sarò proprio costretto ad andarmi a studiare bene Xenakis... e un abbraccio a Scala Quaranta
  7. io non credo molto a questi "complotti", penso che il mercato della musica sia vario, nel bello e nel brutto. Cioè, ci sono così tanti tipi di brutto diversi che preferisco darne la "colpa" agli autori piuttosto che agli oscuri omini del "dio" (...) mercato. Ma vorrei proporti una "sfida". Non mi sembri uno sprovveduto, retoricamente parlando, scrivi bene, argomenti bene, a volte usi dei termini "filosofici" che mi fanno pensare che tu mastichi l'argomento. E allora ti chiedo di provare ad argomentare seriamente la tua ultima tesi, ovvero che scrivere un pezzo musicale per il mercato sia una cosa "riprovevole" (cit.). Ovviamente non esistono argomentazioni oggettive, quindi la tua argomentazione rifletterà le tue idee. E chiederti di essere "neutro" sarebbe ingeneroso ma io non riuscirei mai ad argomentare una tesi del genere. Cioè, accusare un musicista di scrivere cose che piacciono al pubblico sarebbe come accusare un cuoco di cucinare cose che piacciono ai clienti... non capisco perchè si debbano dare implicazioni morali alla composizione...
  8. ma allora perchè diamine glielo hai detto?!?!
  9. Ho sottolineato alcune cose che secondo me vanno approfondite. Prima di farlo, specifico l'ovvio, e cioè che NON sono un neo-marxista, che credo che le teorizzazioni sociologico-estetiche della Scuola di Francoforte (Adorno, Benjamin, Horkheimer e altri) siano errate in moltissimi punti. Veniamo alle sottolineature. Le case discografiche oggi non esistono. Sono pochissime, fanno selezione in entrata, ovvero scelgono artisti già fatti e, tendenzialmente, non si occupano di produzione artistica, se non in modo tecnico. Ovvero, non ti dicono cosa scrivere ma ti mettono a disposizione i fonici. Parlare di case discografiche OGGI è già anacronismo, in gran parte. Ovviamente ci sono eccezioni, che oggi non sono più la regola. Internet e la globalizzazione hanno portato ad una perdita di "valore" (...) delle operazioni discografiche fatte a tavolino. Le girl e le boy band non tirano più, da molto. Quando case discografiche prendono cantautori tendenzialmente non influenzano i loro pezzi, non in modo "capitalista", del tipo "fai così perchè io sono il padrone". Probabilmente a voi sembrerà pazzesco, ma un normale cantautore-cantante-musicista è contento di piacere al pubblico, e parte delle sue scelte artistiche sono volte a questo. E qui andiamo sul valore e sui soldi... questo discorso è quasi impossibile da affrontare tanto è complicato. Quindi dire che una casa discografica ha interesse a ricavare più soldi di quanti ne vale un CD è frutto di semplificazioni a volte eccessive, secondo me. Prima cosa, la casa discografica fa soldi. Se può vendere a prezzo maggiore, lo fa, e paga di più l'artista. Se il pubblico non gradisce, le vendite diminuiscono, aumenta il download pirata e i prezzi si abbassano, come sta succedendo da qualche anno. Ma quanto vale un CD? O meglio, quanto vale la musica dentro a un CD? Lo può dire solo il mercato è questo il paradosso della tua frase, pensare di poter dare un valore MONETARIO al di fuori di un mercato è impossibile. Un CD costa tanto se chi lo compra è disposto a pagarlo tanto. In tutta sincerità, credo tu volessi dire altro, credo che il tuo parlare di "valore" fosse riferito al valore artistico. In parole povere, un CD di Mozart costa meno di uno di Gigi D'Alessio e questo non è giusto. Messa così, la cosa è meno paradossale ma più complicata, secondo me: non esistono valori artistici oggettivi, i VERI musicologi e i VERI critici musicali non paragonano opere musicali diverse, non elaborano giudizi di questo tipo. In più, pensare all'artisticità in termini di CONCORRENZA è stupido. O meglio, è assolutamente e totalmente mercantile. Amo De Andrè e voglio che stracci la concorrenza. Ma chi se ne frega... se ti piace De Andrè l'importante è che sia tu a comprare il CD, non tutto il resto del mondo. Lamentarsi perchè, che ne so, Radio Deejay manda in onda la canzone di Madonna, quando invece noi preferiremmo Mina, dovrebbe portarci alla semplicissima azione di cambiare stazione radio, non teorizzare uno strutturalismo culturale costrittivo che attosca le menti... Per altro, tutto questo ha poche relazioni con le case discografiche, che non sono mostri mitologici ma aziende in crisi globale. Volerne la morte definitiva è stupido, il loro solo crimine è di produrre musica che a VOI non piace. E, ancora una volta, giudicare la musica altrui con criteri etici è sbagliato, non è una guerra di tutti contro tutti. E veniamo al problema del mercato libero... Riassumendo, noi pensiamo di comprare per soddisfare bisogni, in realtà soddisfiamo desideri che spesso ci vengono indotti. Non è "ho fame, compro cibo" ma "qualcuno mi ha detto che se ho voglia di cioccolato mangiare Lindt darà un significato particolare al soddisfacimento di questa voglia". E' il famoso sistema degli oggetti teorizzato da Beaudrillard, un concetto MOLTO più sottile del mercato neo-marxista. In un sistema di questo tipo, chi comunica meglio vince. Ma qui sta il problema... non è una gara ad eliminazione. Continuiamo a dire che la classica è in crisi, ma non è ancora morta. Perchè? Perchè le nicchie assicurano la sua sopravvivenza e perchè non siamo gli unici tipi intelligenti nel mondo. Se, che ne so, l'80% del mercato discografico mondiale è fatto di pop, e magari la classica muove solo il 6%, dovremmo comunque ricordarci che quel 6% saranno miliardi di miliardi. Il nostro compositore contemporaneo preferito magari avrà una quota dello 0,00003 % di quel giro, ma quella minuscola percentuale gli permette di avere pubblico (che in genere è molto fedele), critica, commissioni e altro. Ok, vediamo Beyoncè e ci viene la bava alla bocca dicendo "cazzarola, quei soldi potrebbe farli qualcun altro", ma fidatevi che Lang Lang non è messo male... e parliamo di un virtuoso del piano che un giorno ha deciso di farsi un'immagine. E quest'immagine lo ha ripagato. Cosa c'è di male?! Volete il musicista a cui puzzano le ascelle? Bene, comprate i suoi CD, sicuramente ci sono anche quelli, ma non pretendete che diventi stramiliardario. E non perchè il mercato è brutto e cattivo e non dà valore alla sua musica, ma perchè quel musicista è così STUPIDO da pensare che il deodorante possa influire sulla sua musica
  10. ... come la suona la settima di Shostakovic al pianoforte?!
  11. Dacci più informazioni possibile: che scuola è? Quali sono gli altri argomenti che tratterai nella tesina? Che passioni musicali hai?
  12. credo che esistano programmi di musica generativa che hanno anche dei supporti di immagini di questo tipo. Fa un po' windows media player o itunes dei tempi andati che io sappia, però, non ci sono compositori che hanno affiancato l'elaborazione musicale secondo criteri matematici ad una elaborazione grafica secondo gli stessi criteri. Però non posso conoscere tutto, son curioso di conoscere degli esempi
  13. per quello che ne so, le melodie pre-esistenti usate da Bach sono soprattutto nei corali. Io parlo di arie o di cori, composizioni complesse
  14. hai ragione Roberto, l'ultimo lo avevo già corretto quando misi questa scansione nell'altro forum, ma in realtà non ho cercato sul dizionario e mi erano rimasti dei dubbi. Quindi la scansione corretta è _ U U _ _ _ _ _ // _ _ U U _ U _ U U _ // _ _ U U _ // _ _ U U _ U _ U U _ // _ _ U U _ // _ _ U U _ U _ _ _ _ _ U U _ // _ _ U U _ U _ U U _ // _ _ U U _ // U U _ U U _ U _ _ _ U U _ // _ _ _ _ U U _ U
  15. Io mi trovo sempre a fare l'avvocato del diavolo condivido alcune considerazioni di principio, ma non tutto... prima cosa, non posso non essere d'accordo con Croma. Ed in modo perentorio: la musica si giudica secondo gusti, non secondo etica. I Beatles sono stati una delle più grandi formazioni musicali della storia, facevano soldi E arte. E i soldi non contraddicono l'arte. Non vi piace la loro musica? Benissimo, anche se l'avesse scritta San Francesco redivivo continuerebbe a non piacervi, quindi non è una questione di mercato ma di sostanza. I media... sarà che sono cresciuto coi cartoni animati giapponesi da una parte e Dostoevskij sul comodino, ma io non ho mai demonizzato la tv. I mezzi di comunicazione sono lo specchio di chi li utilizza, in entrata e in uscita. La televisione può essere fatta male ma può anche essere vista male. E piuttosto che scagliarmi contro una tecnologia, io preferisco scagliarmi contro l'ignoranza di chi non le sa dare il suo peso. La conoscenza è sempre la chiave di tutto, non la demonizzazione. E da qui, torniamo all'educazione musicale. Senza educazione all'ascolto la musica diventa insensata, quasi dannosa. ANCHE la buona musica. I teatri d'opera in Italia, per esempio, continuano a fare "buona" musica ma stanno distruggendo il sistema musicale attorno a loro. Perchè? Perchè chi li gestisce è ineducato al mercato, per esempio. E il mercato, ormai, è un linguaggio, senza di esso non produci significati! Non so se mi spiego... se vuoi vincere una partita a scacchi devi conoscere le regole degli scacchi, non puoi dire "rifiuto le regole perchè sono troppo intelligente". Cioè, puoi ma metti in rischio il risultato. Molti teatri d'opera italiani, oggi, rifiutano le regole del mercato, con il risultato che 1) nessuno va a teatro, perchè costa troppo 2) nessuno conosce l'opera, perchè non viene promossa 3) lo stesso MONDO DELLA CULTURA ignora l'opera, che è del tutto innocua verso la contemporaneità (ci sono ancora libri che fanno parlare il mondo, ma non ci sono più messe in scena così). L'educazione musicale in Italia dovrebbe educare ANCHE al mercato, perchè senza mercato la musica non può essere ascoltata. Ovviamente questa affermazione ha senso PER NOI, come dire, per una platea di persone che hanno già una conoscenza di base della musica. Ma questa stessa discussione dimostra come siamo ancora lontani da un buon risultato... cioè, io considero pazzesco che si parli ancora di musica fatta per soldi e musica fatta per ... non soldi sono discorsi di 100 anni fa, è un modello di sociologia musicale che non risponde più alla realtà. Stiamo usando significati e linguaggi anacronistici, e anche per questo non riusciamo ad educare. Ovviamente è facile notare il problema senza poi proporre soluzioni. Ma le soluzioni non sono quasi mai semplici. Vi posso però parlare di alcune mie esperienze. Io ho iniziato a conoscere la musica nella banda musicale del mio paese in Sicilia. Lì tutti suonano, pochi ascoltano. E pochissimi parlano in italiano. Tra i maestri sono passati moltissimi ottimi musicisti, anche qualche ex orchestrale di "spicco", e tutti hanno fatto semplice musica per banda. Da qualche anno gestisce la banda un ragioniere, dilettante, ottimo clarinettista che non ha mai studiato musica in conservatorio. Grazie a lui nel mio paese (1200 abitanti) si sono messi in scena musical, si sono aperti (e chiusi, ahimè) due cori, ci sono 4 ragazzini in conservatorio e la banda ha suonato trascrizioni di Mahler, Beethoven, Shostakovic e molto altro. Morale? Sono gli APPASSIONATI a fare la musica, non i professionisti. Da 5 anni abito a Crema in provincia di Cremona. Nelle compagnie che frequento ci sono due persone ad aver fatto il conservatorio, un pianista, che ora fa il fonico, e un flautista che ora suona la batteria. Poi c'è: un paninaro che compone musica elettronica e suona la chitarra, un barista che suona il basso, un architetto che suona la chitarra, una scultrice-fotografa-professoressa che canta, un programmatore che suona tutto il suonabile e, anche lui, compone. E il mio ragazzo, che suona tromba, trombone, tastiere, chitarre, ha mille aggeggini elettronici, sta iniziando a fare circuit bending ( http://it.wikipedia.org/wiki/Circuit_bending ) e, ovviamente, compone (in mille modi diversi). Oltre a loro, frequento molti altri ragazzi che comprano tonnellate di CD, si spostano per concerti in mezza Europa, ascoltano ANCHE musica classica, e soprattutto fanno anche altro, tipo leggere, andare a teatro, viaggiare, fare volontariato, guardare mostre, fare politica. Mi reputo fortunatissimo a conoscere queste persone. E grazie a loro ho "scoperto" che la musica seria non è necessariamente stata scritta nell'800... i miei colleghi di lavoro (musicologi, cantanti, musicisti classici) spesso sono ignoranti come capre, in percentuale lo sono certamente di più dei miei amici. Anche dal punto di vista musicale! Se decido di parlare di armonia (...) con uno dei miei amici, ci riesco benissimo, se provo a parlarne con la pluridiplomata pianista accompagnatrice del coro As.Li.Co. (accompagnatrice delle classi di canto dell'imp di Reggio Emilia) non ci riesco. E vi lascio immaginare se il discorso si sposta, che ne so, su qualcosa che non sia la musica... Persone come i miei amici fanno parte del mercato e affrontano la musica in modo "mercantile". Nessuno di loro si lamenta dell'oggi, nessuno dice che la musica sta morendo, che i mezzi di comunicazione portano morte e distruzione... Vi chiedo: come faccio io ad andare da questi qui a dirgli "fidati, Mozart è culturalmente più elevato di Bjork"? Parliamo di persone che hanno una cultura già di loro, non di poveri stupidi. Sono TRANQUILLAMENTE in grado di capire Mozart, di comprenderne il valore. Con persone come loro (e come moltissimi) il problema non è la sostanza ma il modo. Se non troviamo il mondo di renderci meno antipatici, meno supponenti, gli appassionati ci schiferanno. E faranno bene! In Italia la musica classica "muore" anche e soprattutto per colpa dei musicisti, io ne sono convinto.
  16. Non darmi del lei la mia conoscenza di Bach non è paragonabile a quella di un pianista, io sono un cantante e, ahimè, Bach si canta ancora poco, nella didattica solistica, corale e tanto più nella professionalità solistica e corale. Ma voglio provare un esperimento. Invece di provare con arie di Bach che conosco, ne scarico una nuova e provo subito a farti capire cosa intendo. La prima cantata sacra che ho trovato nell'elenco delle opere di Bach su imslp Ach Gott, von Himmel sieh darein http://conquest.imslp.info/files/imglnks/usimg/b/b3/IMSLP24170-PMLP03250-bwv002.pdf L'aria è a pagina 12, "Tilg, o Gott, die Lehren". Nella prima frase abbiamo praticamente subito un salto discendente di sesta minore (sib-re). Questo salto non ha senso contrappuntistico in sè, ha un senso più grande dovuto al fatto che la frase, armonicamente, fa I-IV-I. Melodicamente questo individua tre gradi importanti, il primo (sib), il quarto (mib) ed il quinto (fa). Il fa finale poteva essere parte di un accordo di dominante, chissà, melodicamente quello che dovrebbe importarci è che l'intervallo sib-re è parte di un percorso melodico che fa sib-re-mib-fa, ovvero un'ornamentazione di un intervallo discendente di quarta, sib-fa. Per chi canta interpretare questi profili melodici è fondamentale, a volte, soprattutto quando ci sono intervalli "strani". A fine pagina, per esempio, inizia una lunga e "faticosa" modulazione a Fa. Questa lunga modulazione passa attraverso profili melodici strani, tipo Re3-sol2-mi2-fa2-sol2-do2. Il mi bequadro DEVE essere pensato come sensibile di fa, e tutto quanto è un abbellimento del sol, a sua volta parte dell'accordo di do. "Dietro" a questa linea melodica è come se ci fossero due blocchi, uno che "sib-do-re-SIb" e uno che fa "mi-fa-sol-fa-mi-re-do". Letto così, la sua intonazione è immediata, facilissima, perchè rivela le tensioni armonico-melodiche. Andando avanti è anche peggio, c'è una bella settima minore discendente, seguita da una sesta ascendente (Do3-re2-sib2). Il punto finale di questa sequenza è il la2 (non per nulla fa parte dell'accordo della tonalità non ancora affermata ma già "tonicizzata", il fa, su cui si cadenza sul terzo tempo). Senza questo faro, tutti gli intervalli non hanno senso, sono difficili da intonare, e lo stesso testo aiuta in questo (il la è sulla fine di "lehren", sulla fine della cosiddetta unità testuale). L'aria continua, magari non ve la analizzo tutta, ma la lettura della sua linea melodica non può prescindere dall'individuazione di funzioni (tonica, dominante, sensibile...).
  17. Non l'ho mai letto ma viene considerato IL libro della grammatica musicale generativa. Almeno in italiano. La grammatica musicale generativa è un indirizzo di studi multidisciplinare, tra musicologia e neuroscienze, che cerca di trovare una serie di regole base per la percezione e l'attività musicale insite nel nostro cervello. Queste regole dovrebbero configurarsi, appunto, come una grammatica
  18. Mi era sfuggita la controreplica. Allora, cito Schoenberg, che divide il mondo degli intervalli in tre parti: le successioni FORTI, con intervalli di quarta ascendente (che indicano spesso cadenza) e di terza discendente (che indicano spesso passaggio dal modo maggiore al modo minore); le successioni DEBOLI, con intervalli di quarta discendente (cadenza plagale o sospesa) e intervalli di terza ascendente; successioni FORTISSIME, con intervalli congiunti ascendente e discendenti. In realtà, Schoenberg si riferisce soprattutto alle successioni di fondamentali degli accordi... questo perchè, che io sappia, lui non si è mai esplicitamente occupato di melodia. In realtà gli studi sui profili melodici sono relativamente recenti in musicologia ma visto che tutt'ora lo studio della composizione è in larga parte dedicato all'armonia, ha senso riflettere sulle relazioni ARMONICHE insite negli intervalli. Da Rameau soprattutto, infatti, il ruolo delle fondamentali è ... fondamentale la relazione tra un accordo e un altro è veicolata non tanto dalla struttura complessiva dell'accordo quanto dalla relazione tra una fondamentale e l'altra, ovvero dall'intervallo delle due fondamentali. Anche tra fondamentali "presunte", come negli accordi sul VII o nei rivolti. Alcune funzioni accordali, almeno alle "origini" delle teorie e pratiche armoniche, sono ricavate solo da movimenti melodici-contrappuntistici. Metti i famosi accordi di sesta eccedente, la loro funzione di dominante della dominante è "rivelata" dai movimenti delle due note che formano la sesta eccedente, che dovrebbero risolvere in un'ottava. Contrappuntisticamente, qualsiasi sesta eccedente dovrebbe risolvere su un'ottava, tipo do-la#, risolve sull'ottava si-si, perchè si dà per scontato che ci sia una tensione di sensibile, che è una tensione MELODICA. Moltissime melodie risultano "sensate" se seguono logiche contrappuntistiche, ovvero se assecondano le "spinte" dei movimenti melodici. Canticchiare aiuta per capire: Cosa segue a do-re ...? O un mi o un do. E se aggiungo un fa? Do-re-fa... arriva il mi. E se aggiungo un sol? Do-re-sol... e chiaramente do. E' un esempio stupidissimo, ma comprendere le relazioni tra intervalli spesso fa capire il senso profondo di una melodia, soprattutto nelle melodie scritte bene. Cantare Bach è IMPOSSIBILE se non si capisce il profilo contrappuntistico delle sue melodie, perchè alcune relazioni sono non immediate (e non sostenute da accordi!)
  19. Hai voglia se la Boulanger è stata importante. Io aggiungo almeno Francesca Caccini, figlia di Giulio, e Barbara Strozzi. Poi, Ethel Smyth a inizio '900 (autrice della famosa marcia delle suffraggette, quella che canta Mary Poppins...), e nel '900 moltissime altre: Sofia Gubaidulina, Kaija Saariaho, Chen Yi, Ada Gentile, Pauline Oliveros, Meredith Monk e moltissime altre. Io ci metterei anche le compositrici di "confine", tipo Bjork, Yoko Ono, Kate Bush, Laurie Anderson...
  20. E' quello che intendevo io. Il Leitmotiv è una cosa precisa (Wagner, come si sa, li chiamava "Grund Themen"), tutto il resto andrebbe definito in altro modo (anche perchè E' altro)
  21. @Tiger in teoria non sarebbe esclusa la musica elettronica... anzi, in questa fase sarei molto incuriosito dal conoscere meglio anche quel campo, e con quel campo intendo il teatro musicale che fa uso di elettronica anche nel processare la voce. @Annuccia però non è teatro... @Jack sarebbe interessante capire se alcuni compositori contemporanei hanno usato quel tipo di vocalità in un teatro musicale. Dovrei chiedere a Riccardo Nova in effetti... @Ludovica affascinante e problematico al tempo stesso, ahimè... questa domanda che vi ho fatto potrebbe diventare la base di una ricerca che vorrei usare per entrare al dottorato. Ad ogni passo diventerà sempre più stretta, quindi, e metodologizzata in modo radicale. Ahimè la musica da film ha problemi molto particolari, potrebbe essere uno spunto per alcune cose e una deviazione per altre. Penso spesso all'uso che Morricone fa del vocalizzo femminile, e penso sia spettacolare. Anche Tarantino lo riprende, più o meno, ma è una di quelle cose che andrebbe la pena di trattare a se stante. Nella mia idea preliminare, una ricerca sul vocale esteso non verbale nel teatro musicale avrebbe senso solo se si riescono a trovare i meccanismi in cui la voce incide sulla drammaturgia, pur senza testo. Sciarrino, Glass e la Monk sono perfetti, in tal senso, perchè c'è una ricerca proprio di questo tipo. La colonna sonora sarebbe troppo diversa, disomogenea. Il massimo a questo punto (per me) sarebbe trovare qualcosa di veramente strano, rivoluzionario. Confido di trovarlo prima o poi
  22. E' una cosa molto specifica e non mi stupirei se non trovassi spunti sostanziali. Comunque, sto cercando di "vagliare il campo" su un tema come quello della musica vocale non verbale, possibilmente connessa al teatro musicale e alle tecniche vocali estese (quindi non solo tecnica lirica classica). Conoscete autori che si sono dedicati alla scrittura di opere, oratori, cantate, forme miste di teatro vocale SENZA testo o con ampie parti di vocalizzi? Dalle mie minuscole ricerche preliminari, le cose più interessanti le han fatte Meredith Monk (Atlas è un'intera opera senza libretto, per quello che ne so), Glass (Einstein on the beach è un must), Peter Maxwell Davies (il suo "Eight songs for a mad king" dovrebbe essere un monodramma, quindi una messa in scena, e il testo è quasi una scusa per dare sfoggio di suoni vocali assurdi) e Sciarrino (in Lohengrin, che è una specie di monologo, le parole diventano suoni ambientali). Mi mancano altre parti di repertorio... non conosco bene Henze nè Bussotti, per esempio... spunti?
  23. E' una questione di definizioni temi ricorrenti, motivi conduttori di vario tipo sono sempre esistiti. La caratteristica "nuova" dei Leitmotive wagneriani è che costituiscono praticamente l'intero tessuto delle opere, veicolano concetti più che personaggi (ci sono temi delle valchirie, di wotan, di siegfried, ma anche temi come quello della vittoria, dell'anello, della redenzione etc) e appaiono anche quando il personaggio non c'è ma viene nominato o in qualche modo adombrato dall'azione drammatica in quel momento. Piuttosto, se qualcuno ti dice che prima di Wagner non c'erano temi ricollegati a personaggi o temi ricorrenti, beh, sbaglia. E' una cosa abbastanza comune in tutta la storia della musica per quello che ne so
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