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Piano Concerto - Forum pianoforte

Abolire La Proprieta' Intellettuale


Ludovica
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Abolire la proprietà intellettuale - trad. di E. Corbetta e M. Molinari

 

Un libro interessante che spiega tante cosucce, anche sul diritto d'autore ;)

 

http://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788842098218

 

In breve

 

Copyright e brevetti costituiscono un male inutile perché non generano maggiore innovazione ma solo ostacoli alla diffusione di nuove idee.

Negli anni a venire la crescita economica dipenderà, sempre più, dalla nostra capacità di ridurre – e finalmente eliminare – il monopolio intellettuale, liberando la creatività diffusa che esso oggi opprime. Come nella battaglia per il libero commercio, il primo passo deve consistere nella distruzione delle fondamenta teoriche della posizione mercantilista la quale sostiene che, senza il monopolio intellettuale, l'innovazione sarebbe impossibile. È vero il contrario.

«Quando un innovatore ha l'idea di un nuovo prodotto, ne produce delle copie da mettere in vendita: quelle copie dell'idea sono di sua proprietà esattamente come i suoi calzini e decide lui quante venderne e a che prezzo. La vendita riguarda sempre e solamente le copie: le copie di un'idea si possono vendere, non l'idea stessa. In assenza di monopolio intellettuale, una volta che io abbia venduto volontariamente una copia della mia idea ad altri – per esempio una copia di questo libro – costoro diventano i proprietari di quella copia mentre io serbo la mia idea insieme a tutte le altre copie che ho stampato ma non ancora venduto. Effettuata questa vendita, gli acquirenti possono fare ciò che pare loro più appropriato con le copie della mia idea, nello stesso modo in cui possono fare ciò che pare loro con il tritaghiaccio che avevano comprato ieri da qualcun altro. Senza proprietà intellettuale, in particolare, gli acquirenti di questo libro potrebbero dedicare del tempo e delle risorse per farne delle nuove copie al fine di rivenderle: se ne cambiassero il titolo oppure il nome degli autori o se si lanciassero in qualche inganno fraudolento, si tratterebbe di plagio, non di violazione della proprietà intellettuale; ma se cambiassero la copertina, la qualità della carta, la fonte dei caratteri, la catena distributiva, o perfino se modificassero il testo, inserendo un chiaro riferimento agli autori originali – non verrebbe violato alcun diritto di proprietà.»

È la tesi controcorrente e provocatoria di Michele Boldrin e David K. Levine

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Tesi ripresa e sostenuta da Beppe Grillo, se non sbaglio. Resto molto perplesso su questo passo del ragionamento: «Quando un innovatore ha l'idea di un nuovo prodotto, ne produce delle copie da mettere in vendita: quelle copie dell'idea sono di sua proprietà esattamente come i suoi calzini e decide lui quante venderne e a che prezzo. La vendita riguarda sempre e solamente le copie: le copie di un'idea si possono vendere, non l'idea stessa".

Io non credo che l'ideatore di qualcosa di nuovo sia in grado di mettere in commercio il prodotto della sua idea e, forse, neanche di realizzarla (non sempre, almeno). Mi sembra uno schema molto astratto, da "massimi sistemi"... Tu Ludovica, invece, cosa ne pensi?

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Tesi ripresa e sostenuta da Beppe Grillo, se non sbaglio.

... da qualche parte deve prendere, l'importante è mettersi in mostra ;)

 

Resto molto perplesso su questo passo del ragionamento: «Quando un innovatore ha l'idea di un nuovo prodotto, ne produce delle copie da mettere in vendita: quelle copie dell'idea sono di sua proprietà esattamente come i suoi calzini e decide lui quante venderne e a che prezzo. La vendita riguarda sempre e solamente le copie: le copie di un'idea si possono vendere, non l'idea stessa".

Io non credo che l'ideatore di qualcosa di nuovo sia in grado di mettere in commercio il prodotto della sua idea e, forse, neanche di realizzarla (non sempre, almeno). Mi sembra uno schema molto astratto, da "massimi sistemi"... Tu Ludovica, invece, cosa ne pensi?

Va calato in un discorso più generale che fa il libro, e poi il mercato fa la sua parte ;)

 

Diciamo che ho trovato la lettura di questo testo interessante e anche curiosa...

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  • 1 month later...

Interessante è anche il fatto che molto spesso, se non sempre ( non mi riferisco all' autore del libro ma a molti presonaggi che negli anni hanno professato e continuano a professare la libera diffusione di ogni genere di creazione "intellettuale" )chi si fa "portavoce" di un' ideale mercato ( e anche scambio soprattuto )libero della creatività, non ha nulla a che fare con la creazione, la modifica di musiche, di sceneggiature, di soggetti, di libri, di software e tutto quello che volete, guarda caso, sarà una coincidenza il fatto che chi si "batte" per "abbattere" i limiti della legge sul diritto d' autore riguardanti la libera circolazione di qualsiasi "atto creativo", vendibile e non, sia per mancanza di interesse, sia per volontà di chi lo ha creato, è praticamente sempre chi ne usufruisce e non l' ideatore?

Io penso di no, fermo restando che la gente, la maggioranza delle persone continua a non comprendere ( perchè lo fa anche apposta per me ) il lavoro che c'è dietro ( e non parlo di chi sta attorno al compositore, la cerchia del marketing in pratica ) ad una composizione ( non tutte ovvio ), ad un software, ad un libro, ad un quadro, una scultura, un' allestimento, un' idea ( che molto spesso come appunto dice Marco la sola persona non può produrre e mettere in commercio, vedi i brevetti riguardanti le invenzioni di oggetti per uso quotidiano, è una battaglia trovare qualcuno disposto a produrre, e spesso si è costretti a vendere il brevetto all' estero ), c'è un lavoro appunto, certamente piacevole, ma non uan perdita di tempo o semplicemente un passatempo, questo per me è mancanza di rispetto, perchè se addirittura ( e qui a ragione penso proprio che abbiano torto ) chi "produce" generi alimentari, certamente seguendo e controllando la filiera, per esempio riguardo la produzione di latte, diciamo il prodotto più "semplice" per quanto riguarda sia la quantità prodotta ( povere mucche, letteralmente distrutte dalla produzione intensiva, ci pensa la gente a questo?No ), sia ( appunto ) la modalità della produzione e la tempistica, in questo caso è la mucca a produrre il latte, cosi come altri generi alimentari in altri contesti, però gli allevatori utilizzano il termine "produciamo" ( ovviamente sottintendendo che non sono loro a produrlo il latte, però a volte sembra con quella "presunzione", ad esempio in caso di calamità o problemi, per cui facendo ricorso agli aiuti del governo )come se fossero loro i "detentori" dello stesso.

Ovvio che il contesto è diverso, però perchè si fa tanto per "salvare" il made in Italy ( come piace tanto chiamarlo ) in questi casi, e li la gente è tutta d' accordo, mentre quando si tratta di stabilire la bontà del lavoro intellettuale e non in certi contesti si tende a dire"ma tanto è un passatempo", oppure"che lavoro fai?", gente con diversi diplomi continua a sentirsi dire queste cose, abbastanza pesanti, soprattutto se la persona è capace oltre ad avere il diploma ovvio.

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