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Piano Concerto - Forum pianoforte

'Appartenere' ? . . . No


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http://www.pianoconcerto.it/forum/index.php?/topic/4344-e-morto-pino-daniele/&do=findComment&comment=33553

 

 

Che dirti Luca?

A parte il discorso di ciò che è impossibile, resta il fatto che penso che chi rimane abbia l'obbligo di accontentare chi se ne va, visto che questi non può difendersi più. E dunque, sorvolando sulle cose impossibili mi soffermo solo sull'esempio 3 e, su quello, penso proprio l'esatto contrario di te.

Quanto al fatto che uno come Pino Daniele è di tutti,  appartenga a tutti ... anche su questo non sono d'accordo naturalmente. Penso che in definitiva, noi apparteniamo solo a noi stessi: almeno quello!

 

Caro Daniele,

 

Ho riportato qui sopra il tuo post per lasciare quello spazio solo a commenti su Pino Daniele, e continuare quest'altra discussione correggendo una parola che ho usato a sproposito: 'appartenere'.

 

Di solito bado bene alle parole che uso. Questa volta ho scritto più in fretta di altre e non mi sono sforzato di cercare la parola giusta (ammesso che ci sia). E così ho scritto «Però una persona di chiara fama e meriti, come Pino Daniele, non appartiene (brutta parola) solo alla sua famiglia».

 

Davvero una brutta parola. Una persona non appartiene ad altri: a nessuno. In definitiva non appartiene nemmeno a sé stesso. Semplicemente 'appartenere', nel senso di 'essere proprietà di' non è qualcosa riferibile a una persona.

 

Io volevo parlare dell'affetto, dell'empatia, dell'amore.

Pino Daniele, nelle sue canzoni, ha espresso questa empatia per la sua città. E la cosa è reciproca. Dunque non 'appartenere' nel senso che 'io sono cosa tua' ma 'io sono parte di te'. La dimensione non è quella dell'avere ma quella dell'essere.

È nello spirito di questa empatia – di vivi e di morti – che io avrei visto come la cosa più naturale di questo mondo i funerali Napoli e ancor più la sepoltura. Se una persona della mia famiglia, genitori o figli, nella sua vita arrivasse a un rapporto di empatia così forte con una comunità più larga di quella del piccolo clan famigliare al punto che questa comunità arrivi a desiderarne al vicinanza anche da morto, in non potrei che essere orgoglioso per quanto quel mio famigliare abbia saputo allargare gli orizzonti della propria vita, anziché sentirlo come “cosa mia”.

 

Tutto questo lo dico a prescindere da quelle che fossero le intenzioni o non-intenzioni di Pino Daniele sulle sue spoglie mortali (che però non mi pare siano note, correggimi se sbaglio).

 

Detto questo, che era la cosa in cui più tenevo dire meglio ciò che avevo detto male, ti chiedo:

 

«a parte il discorso su ciò che è impossibile (...)»

Perchè 'impossibile'?...i primi due esempi che avevo fatto non sono cose impossibili. Forse strane, ma non impossibili. Quando si fa un ragionamento va provato e riprovato in tutti i risvolti possibili.

 

«penso che chi rimane abbia l'obbligo di accontentare chi se ne va»

Sempre?... Se ne vanno anche persone che hanno rancori e vendette incompiuti verso famiglie rivali. Se ne vanno anche persone che non hanno realizzato progetti che, pur nel bene, appartenevano solo a loro e, spesso, inconsciamente chiedono ai figli di portare a termine ciò di cui ai figli non importa nulla (pur col dovuto rispetto per il genitore).

 

«visto che questi non può difendersi più»

Difendersi?... Non mi pare che sia finito in cattive mani. E poi 'chi se ne va' non ha nulla da difendere: o ha guadagnato Tutto, o ha perso Tutto. I più deboli mi sembra che siano quelli che restano. Nell'incertezza.

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Non c'è dubbio che tutto si può dire di questa discussione, tranne il fatto che non è allegra. :D

 

Io non so quali fossero le volontà di Pino Daniele ma, voglio supporre e sperare che a decidere di essere inumato a Roma sia stato lui e non altri, compresa in primis la sua famiglia e, questo, perché è giusto che uno, abbia o non abbia il funerale che creda meglio e venga sepolto dove crede meglio, se questo è quello che desidera e la cosa, naturalmente, è possibile.

In effetti le due uniche variabili da tenere in considerazione sono queste: desiderio personale dell'interessato e possibilità di realizzarlo. Tutto il resto non conta. Se a queste due condizioni non ci sono obiettivi impedimenti, ritengo sia assolutamente ingiusto non dare corso al tutto. E, questo a prescindere da chi sei stato o non stato.

Con questa frase penso di avere già risposto a tutte le tue perplessità, però cercherò di essere più preciso.

Se io - parlo in prima persona così faccio prima - al mio funerale voglio i Berliner che mi suonino la Messa Solenne di Beethoven e, guarda caso, i soldi che ho guadagnato nella mia vita di onesto lavoratore, sono esattamente quelli che servono per questo, - compreso spese extra - sarebbe ingiusto da parte di chi rimane e si deve accollare l'onére di accontentarmi, il non farlo.

Diverso è se io quella cifra non ce l'ho e pretendo assurdità del genere, ovviamente.

Tu parli di progetti... ma questo non c'entra nulla con quello di cui stiamo parlando Luca. Io parlo esclusivamente del post-morte, del come essere, salutato - o non salutato -, seppellito o non seppellito. Tutto il resto fa parte del nostro personale in vita e non necessariamente sarà condiviso da chi viene dopo di noi. Però, chi viene dopo di noi, se è un galantuomo, deve accontentare le nostre ultime volontà in materia di dipartita da questa vita, naturalmente, ancora una volta, se sono ragionevoli.

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Io non so quali fossero le volontà di Pino Daniele ma, voglio supporre e sperare che a decidere di essere inumato a Roma sia stato lui e non altri, compresa in primis la sua famiglia e, questo, perché è giusto che uno, abbia o non abbia il funerale che creda meglio e venga sepolto dove crede meglio, se questo è quello che desidera e la cosa, naturalmente, è possibile.

 

( . . . )

 

Tu parli di progetti... ma questo non c'entra nulla con quello di cui stiamo parlando Luca. Io parlo esclusivamente del post-morte, del come essere, salutato - o non salutato -, seppellito o non seppellito. Tutto il resto fa parte del nostro personale in vita e non necessariamente sarà condiviso da chi viene dopo di noi. Però, chi viene dopo di noi, se è un galantuomo, deve accontentare le nostre ultime volontà in materia di dipartita da questa vita, naturalmente, ancora una volta, se sono ragionevoli.

Nemmeno io conosco le sue volontà, ma, se ad alcuni sono note, anch'io vorrei che siano state rispettate. Nei giorni scorsi avevo letto che la sepoltura era prevista a Talamone (in Toscana). Adesso - prima di rispondere a questo post - ho controllato tra le notizie sul web, e pare che Talamone fosse proprio un suo desiderio. E va bene. Con buona pace di quello che avevo scritto riguardo a Napoli (Nemmeno Dante è sepolto a Firenze).

 

è vero Daniele: parlando di progetti incompiuti ho allargato un po' il discorso rispetto a quello che è l'immediato post- mortem (saluti e sepoltura). Ma questo mi viene dal fatto di avere cari amici di cui sto vedendo che per realizzare quello che era il sogno del genitore si stanno rovinando l'esistenza. E se 'rovinando' è una parola forte, diciamo che se la stanno appesantendo molto, anche economicamente... è per questo che trovo pericoloso - per chi resta - idealizzare sacralizzare sempre e comunque le volontà del caro defunto.

Vorrei che persone che so io si sentano libere da doveri che non hanno.

 

@ Piccinesco . . . io non sono compositore ma... potrei scrivermi da solo l'elogio funebre. Pensavo di incentrarlo sulla mia proverbiale modestia :lol: :lol: :lol:

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è vero Daniele: parlando di progetti incompiuti ho allargato un po' il discorso rispetto a quello che è l'immediato post- mortem (saluti e sepoltura). Ma questo mi viene dal fatto di avere cari amici di cui sto vedendo che per realizzare quello che era il sogno del genitore si stanno rovinando l'esistenza. E se 'rovinando' è una parola forte, diciamo che se la stanno appesantendo molto, anche economicamente... è per questo che trovo pericoloso - per chi resta - idealizzare sacralizzare sempre e comunque le volontà del caro defunto.

Vorrei che persone che so io si sentano libere da doveri che non hanno.

 

Ovviamente io no so a cosa tu esattamente ti riferisca e dunque il mio è un discorso di carattere generale: uno dei più grandi errori dei genitori è quello di proiettare i loro sogni sui figli, di condizionarli per fini che sono loro ma che non necessariamente e, soprattutto per forza, sono e  saranno dei figli.

E su questo ritorno a quello che è uno dei punti fermi del mio pensiero: noi siamo e apparteniamo solo a noi stessi e nessuno - proprio nessuno - può condizionare il nostro essere.

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