Jump to content
Piano Concerto - Forum pianoforte

...a proposito del tocco


Stellina
 Share

Recommended Posts

"Ciò che ascolti è circa l'ottanta per cento di ciò che suoni. Il mio ascolto si evolve in continuazione. [...] E poi cambio anche come essere umano, e insieme a me si trasforma il mio modo di ascoltare."

 

"Il tocco è un fatto personale, viene spontaneo, non è una cosa che si può studiare. Nasce dall'udito e consiste nel trasmettere ciò che senti al resto del corpo. Ma non so come funziona. Personalmente adoro ascoltare i vecchi violinisti o i vecchi pianisti, forse perché hanno vissuto in un'epoca in cui la musica era particolarmente viva, in cui non c'era tanta differenza fra musica classica e musica popolare. Thibaud e Casals, ad esempio, alternavano la musica seria a serate nei night-club: una cosa non escludeva l'altra."

 

(Murray Perahia)

 

Non trovate che abbia tutte le ragioni?

Link to comment
Condividi su altri siti

Certamente, anzi, direi che cita solo alcuni aspetti del tema in questione. Quello che si chiama "bel tocco" o "bel suono" fa i conti con il talento , con il livello culturale del musicista e con i "buon gusto". Esistono comunque alcuni elementi e suggerimenti di studio che migliorano il "tocco". Non mi stancherò mai di dire che nel cantabile, la mani destra deve suonare più forte della sinistra , anche nel piano. Rubinstein era Maestro in questo. Basta ascoltare i suoi notturni di Chopin per notare che si fa fatica a percepire la sinistra che fa da sfondo. Sfondo. Il pianista dotato sa come trattare i piano sonori come il pittore usa i diversi piani di colore per creare la "prospettiva di profondità". Anche in pittura, però, a volte, volutamente, il pittore mette n rilievo un piano infinito che dovrebbe essere "tenue". E' il caso di ciò che si chiama "un elemento sentito". Ancha nella Musica ciò esiste. Quindi credo che che per questa e altre mille ragioni il problema del "tocco" emerga complesso e penso che, comunque, debba essere trattato con "leggerezza" di pensiero. Cortot parlava di "dizione", come nella parola. Un altro breve concetto che mi sta a cuore ( senza che diventi troppo "cervellotico") è l'intensità di ciascuna nota della successione cantabile rispetto all'intensità. Quando si suggerisce, sin dall'inizio, all'allievo di "cantare" sul pianoforte, lo si stimola a sviluppare uno dei concetti più difficili del pianismo, ma secondo me fondamentale.

  • Like 1
Link to comment
Condividi su altri siti

Join the conversation

You can post now and register later. If you have an account, sign in now to post with your account.

Guest
Rispondi a questa discussione...

×   Incollato come rich text.   Incolla come testo normale invece

  È permesso solo un massimo di 75 emoticon.

×   Il tuo link è stato incorporato automaticamente.   Visualizza come collegamento

×   Il tuo contenuto precedente è stato ripristinato.   Cancella editor

×   Non è possibile incollare direttamente le immagini. Carica o inserisci immagini dall'URL.

Loading...
 Share

×
×
  • Crea nuovo...