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Piano Concerto - Forum pianoforte

Il "Dono"


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Vorrei dire anche la mia a distanza di qualche giorno dall'ultima risposta. Purtroppo ultimamente non ho il tempo per essere molto presente qui sul forum e cerco di rimettere a paro quando posso.

 

Che ci piaccia o no, altezza, colore degli occhi, lunghezza delle mani e qualsiasi dote fisica che possiamo vantare o di cui rammaricarci era già stata scritta e decisa nel nostro DNA. L'intelligenza, che si scinde poi in varie capacità e forme, è anch'essa frutto di una componente genetica (anche se non ne è stata dimostrata l'ereditarietà), ma mentre le qualità fisiche sono più figlie delle informazioni genetiche, l'intelligenza segue anche o forse per lo più una strada dettata dall'ambiente e dalle sollecitazioni che questo provoca nell'essere umano (Non sono cose che mi sto inventando, sono ricerche condotte da gruppi di neuroscenziati pertanto fin qui non ho detto nulla di nuovo e di mio).

Avere un maggior numero di terminazioni nervose non implica necessariamente che la qualità intellettuale di un individuo debba essere necessariamente migliore di un altro individuo fisicamente (a livello cerebrale) meno fornito. Tutto questo non può prescindere dall'ambiente in cui si nasce, si cresce e più in generale si vive.

Analizzare il perché e per come, nella mente delle persone nasca il talento è una cosa quasi impossibile da scoprire. Basti pensare che ancora oggi moltissimi gruppi di neuroscienziati si "passano" il cervello di Einstein per cercare di comprenderne le proprietà neurologiche e intrecciare informazioni della sua vita per capire come anche queste abbiano contribuito alla formazione del genio. Recenti scoperte di un gruppo di neuroscienziati di New York hanno dimostrato che il cervello di Einstein aveva un numero molto maggiore di terminazioni nervose nell'area logico-matematica-deduttiva, il ché lo rendeva un uomo dalle capacità straordinarie. Ora ammettiamo per assurdo che Einstein fosse cresciuto in una famiglia di contadini con scarso reddito che non avrebbero potuto permettergli di studiare; molto probabilmente non sarebbe mai arrivato alla scoperta della relatività ristretta e a tutte le scoperte come la dimostrazione della teoria dei quanti di Plank.

La vita di Einstein è stata invece favorita in questo senso: il padre aveva un'azienda produttrice di macchinari elettrici e meccanici, Einstein già da piccolo sviluppava modelli meccanici e si era appassionato alla scienza. Suo zio molto spesso gli poneva quesiti matematici difficilissimi che lui risolveva brillantemente in tempi record.

 

Per farla breve credo che sia già molto difficile scoprire per cosa si è più portati, e non sempre è possibile perseguire un certo obiettivo. Di base comunque se si hanno le possibilità intellettive ed economiche per iniziare un certo percorso i risultati prima o poi arrivano (i tempi variano da persona a persona logicamente); ma per essere i numeri uno è necessario avere quel qualcosa in più e badate bene, non mi riferisco solo a doti intellettive date da una diversa morfologia del cervello, ma mi riferisco, forse di più, al sovrapporsi di situazioni favorevoli all'indirizzamento per quell'essere umano verso la giusta strada; quella scritta e massimamente compatibile con i suoi geni.

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... e non si può pensare che ci sia un forte legame tra le caratteristiche individuali (i termini "doti" o "doni" non mi piacciono) e le aspirazioni di ciascuno?

Non ho mai conosciuto uno stonato inguaribile innamorato della musica. Durante gli studi, specie i primi, c'erano un sacco di stonati ma erano tutti forzati dai genitori. Così come non conosco persone spaventate dal sangue che aspirano a fare i chirurghi, o persone negate per la matematica che pretendono di diventare fisici...

Penso che chi è "naturalmente" portato per la musica sia meglio disposto ad impegnarsi con disciplina per sviluppare le proprie capacità.

Condivido appieno anche la considerazioni di negative di leoravera sulla eccessiva enfatizzazione del talento: 1) non fa giustizia agli artisti che si sono "fatti" lavorando sodo; 2) demoralizza chi si ritiene (x un motivo e x l'altro) poco "talentuoso"; 2) al contrario, spinge al fallimento chi si ritiene "talentuoso" e pensa per questo di non aver bisogno di lavorare ed imparare: a proposito di bambini prodigio (espressione che trovo orribile) quanti restano prodigi anche da adulti?

Aldilà di questo, poi, trovo che il voler collegare qualità artistiche con le caratteristiche genetiche se per certi aspetti, soprattutto di tecnica strumentale, è corretto (chi ha mani grandi è facilitato a suonare il pianoforte), esprima però una concezione antropologica deterministica e nichilista. Non so, mi richiama alla mente un certo modo di ragionare Lombrosiano fortunatamente consegnato alla storia (ma sarà poi vero?).

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Condivido in pieno quest'ultimo intervento

 

Senza nulla togliere a PestaTasti, mi sembra che abbia ribadito con altre parole una buona parte di considerazioni che erano già emerse...ben venga.

 

In fin dei conti rileggendo il tuo scritto:

 

Questa falsa visione della musica come un “dono” è dannosa tanto per chi vorrebbe suonare ed incontra le inevitabili difficoltà dei primi passi, quanto per gli stessi musicisti che vorrebbe celebrare, non si riconosce infatti che il talento musicale si coltiva nel tempo con impegno, dedizione e sacrificio.

 

non ho capito perchè poi hai dissentito da tanti pareri; leggo sul tuo blog contenuti che alla fine, con parole e sfumaturediverse, hanno scritto un po' tutti ...parli anche tu di talento e studio, o intendevi qualcosa di diverso?

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Ciao Xenakis, di opinioni diverse ne sono emerse tante, fare un po' di polemica è un piacevole gioco dialettico, evidentemente siamo tutti appassionati di musica. Le differenze stanno nelle sfumature, o forse a volte nel significato che attribuiamo a certe parole.

Essendo molto testardo, continuerò a sostenere che "talento" e "dono" non sono la stessa cosa, ma ti assicuro che non mi prendo tanto sul serio come sembra (qualcuno mi ha rimproverato a tal proposito...).

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