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Piano Concerto - Forum pianoforte

thallo

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  1. in effetti è breve e potrebbe essere più accessibile per molti. E' un'opera che non sopporto ma per disprezzare qualcosa bisogna conoscerla ahaha
  2. mi state tirando su di morale domanda veloce: preferite che continui a dire qualcosa sulla Lucia e propongo direttamente qualcos'altro?
  3. non c'è interesse tra i musicisti classici, forse. Per quello che ne so, per ora è uno dei musical di maggiore successo in Italia
  4. ... i miei dubbi sull'interesse che l'opera suscita nei musicisti classici si rafforzano sempre di più ...
  5. ma perchè non... askare google? E lo dico a PaoloConte... http://it.wikipedia.org/wiki/Armonici_naturali http://it.wikipedia.org/wiki/Armonici_artificiali http://it.wikipedia.org/wiki/Ipertoni_(musica) poi, da questa base, possiamo parlare di tutto e del contrario di tutto
  6. E' complesso fare una panoramica, anche per questo non lo sta facendo nessuno... la voce è una specie di tabù nella musica del secondo cinquantennio del '900, ed in una certa misura anche la musica elettronica. Unire elettronica e voce è un'operazione che pochi hanno fatto, soprattutto pochi hanno fatto con chiare e originali idee estetiche. Se vuoi andare oltre Stockhausen e Berio, la cosa diventa una ricerca vera e propria, altro che tesina. Un argomento del genere, poi, andrebbe allargato anche alla musica leggera. Perchè gran parte della tecnologia audio dedicata alla voce è nata lì, i filtri, i synth vocali, i microfoni... come al solito, nasce tutto dai Beatles e da Lennon che si filtrava la voce :-) Va bene un'impostazione che distingua i tre centri europei di musica elettronica, lo studio di Fonologia della Rai a Milano (con Berio, Maderna ed altri), lo studio di Colonia e il centro di ricerca musicale di Parigi. A Milano si faceva di tutto, a Colonia si faceva soprattutto musica elettronica "pura" e a Parigi si faceva musica concreta. Il Gesang der Junglinge di Stockhausen è un specie di unione tra musica elettronica pura e musica concreta, è un'eccezione quindi; le composizioni tra musica vocale ed elettronica di Berio si basano tutte su uno studio sul linguaggio preverbale, e sulla voce di Cathy Berberian; Pierre Schaeffer e Pierre Henry a Parigi hanno fatto di tutto, ma ancora poco si conosce (ai tempi il loro lavoro venne poco considerato, oggi invece è rivalutatissimo). Poi c'è tutto un mondo di musica elettronica extra-europea di cui si sa poco. Ci sono state sperimentazioni un po' ovunque, quelle più conosciute sono state fatte negli Stati Uniti. Ma anche di queste non è che si sappia molto, almeno non in Italia... è già tanto che si conosca Milton Babbitt, che è più famoso per il suo articolo "Who cares if you listen?" che per le sue composizioni. Ma il suo Philomel segue la linea di Berio http://www.youtube.com/watch?v=Ngw1AzxGF0Y ma complicandola... Babbitt è uno dei dodecafonisti più radicali... dall'altra parte, la musica concreta negli Stati Uniti ha il suo vero sviluppo. Vladimir Ussachevsky e Otto Luening fondano a Princeton un centro di ricerca musicale, che diventerà uno dei più grandi centri di computer music, ma applicano tecniche soprattutto ai nastri magnetici, iniziando un movimento di "Tape Music" tipico degli States. La Tape Music di Ussachevsky e Luening darà l'ispirazione a quello che tutt'oggi è uno dei compositori più di successo in campo vocale-elettronico, Steve Reich. Nel 1965 compone un pezzo che viene considerato capitale, tanto quanto Gesang der Junglinge, con la differenza che questo è ancora remixato da una marea di dj e band. ma io gli do molta enfasi perchè lo conosco bene... comunque il trattamento che Reich fa delle voci è rivoluzionario, in It's Gonna Rain, in "Come Out", in "Tehillim", in "The Cave". Ma anche queste cose devono essere relazionate alla musica non classica. Se parliamo di voce, loop ed elettronica, non possiamo non parlare di "Revolution 9" dei Beatles. Ecco, ascolta il "White Album".
  7. Ma tu hai ascoltato Samstag?! Anche questa è una cosa che non ho mai fatto e non so quando farò... Licht merita di essere visto oltre che ascoltato, almeno credo... e anche questo merita di essere studiato
  8. letto, non amo le interviste ai compositori
  9. Avevo adocchiato la discussione ma non avevo avuto il tempo di rispondere... Il dottorato di ricerca è il più alto percorso di studi offerto dal MIUR in Italia. Consiste di un percorso di ricerca di minimo 3 anni da svolgersi in istituzioni accreditate (università, scuole universitarie, centri di ricerca etc) alla fine del quale si discute una tesi di dottorato. Nonostante ci fosse una specie di progetto di cui si sussurrava sul web, finora nessun conservatorio italiano ha mai dato avvio a corsi di dottorato. Più o meno ogni anno le università mettono a concorso dei posti di dottorato. Il concorso è pubblico, ha specifici termini di accesso e valutazione. In genere l'accesso è limitato ad alcuni titoli accademici (se sei laureato in lettere è MOLTO difficile che tu possa anche solo avere accesso al concorso del dottorato di musicologia), ma questo compete già una prima parte della valutazione, la cosiddetta valutazione dei titoli, in cui, appunto, viene valutata la carriera accademica del candidato (titoli, voti, esami sostenuti...). In genere ci sono altri 3 o 4 step nel concorso di dottorato, la valutazione delle pubblicazioni (libri, articoli e le stesse tesi di laurea presentate come valutabili dalla commissione), l'esame scritto (in genere è un tema di argomento inerente alla ricerca), l'esame orale (spesso è la discussione del tema ma può essere un esame generale sulla materia di ricerca) e la valutazione del progetto di ricerca (a volte accorpata all'esame orale). Quest'ultimo è il più importante, perchè il dottorato non è un corso di studi, è un progetto di ricerca. Tu decidi di studiare tutte le marce per banda scritte da Mozart e allora costruisci un progetto di ricerca e lo esponi alla commissione del dottorato di una certa facoltà musicologica. Loro ti valutano anche e soprattutto alla luce di quel progetto. Poi, in teoria, fanno in modo che durante i tre anni tu non solo svolga il progetto ma partecipi ad attività formative inerenti al progetto (tipo, che ne so, invitano a tenere una conferenza un grande esperto di Mozart). Esistono delle borse di dottorato che, secondo la legge passata, coprivano almeno la metà dei posti di dottorato banditi (tipo, 4 posti di dottorato, 2 con borsa di studio). Quella legge ora non c'è più e si vedrà cosa succederà... Il dottorato in musicologia esiste in poche facoltà italiane, diciamo Cremona, Bologna, Venezia, Firenze e Roma (con sedi consorziate a Napoli e Palermo, se non sbaglio). In realtà progetti musicologici vengono accettati anche in altre facoltà, tipo Milano e Torino, ma all'interno di percorsi che dovrebbero essere più multidisciplinari (cioè, se vuoi fare la ricerca sui libretti di Arrigo Boito puoi farla anche in una facoltà che non ha esperti musicologici ma ha esperti di storia del teatro...). Se vuoi fare il dottorato in musicologia a Cremona, Bologna, Venezia, Firenze e Roma e non hai una laurea in musicologia, beh, votati a vari santi, perchè ci saranno un po' di persone che quel titolo ce l'hanno e che proveranno a farti le scarpe.
  10. come inizio non c'è male. Mettiamo la discussione in una cornice generale, così da spiegarla anche a chi davvero non sa nulla di opera (e tu non sembri affatto il caso). La drammaturgia operistica è un tema molto complesso. Per drammaturgia operistica si intende quel particolare modo di "veicolare senso" che ha l'opera lirica. Un minuetto è "solo" un minuetto, è musica, ma un'aria operistica è un'aria (con le sue caratteristiche musicali, formali, vocali), è un momento all'interno di un dramma (quindi può essere cantata mentre piove, in mezzo a una guerra, in prigione, in mille situazioni diverse), è cantata da un personaggio (e quindi con le parole e gli atteggiamenti di quel personaggio). Queste sovrapposizioni tra musica, libretto, teatro, rendono l'opera un segno dei tempi, una fonte storica molto precisa. Non so, le sinfonie di Mozart ci parlano poco della società austriaca di fine '700 ma le sue opere, invece, veicolano modelli molto più rapportabili alla società. Ma qui aggiungo una cosa... la maggior parte dei corsi universitari e di conservatorio che ho visto-sentito sulla drammaturgia operistica si limitano a parlare di poesia, del libretto o dei drammi da cui i libretti sono tratti. Ovvero... Lucia cede alle pressioni politiche di Enrico e sposa Arturo ma poi impazzisce, uccide Arturo e muore. Quindi, un personaggio vulnerabile che non riesce a vincere il fato e ne viene soffocato, un personaggio che nella prima aria parla di fantasmi, che arriva in scena col vestito di nozze sporco di sangue, che impazzisce in scena... ecco, tutto questo NON E' Donizetti, è WALTER SCOTT. Donizetti sceglie il tema, ovviamente, e questo ci parla della sua sensibilità letteraria (Donizetti è spesso circondato da un'aura di ignoranza ma in realtà è uno degli operisti più colti riguardo a temi librettistici), ma non sono questi i punti in cui interviene. La Lucia creata da Donizetti non sta nelle azioni di trama ma nel "modo" in cui agisce, ovvero canta. La grande aria finale di Lucia ha la cadenza più lunga presente in repertorio, cadenza concepita per essere accompagnata dalla Glassarmonica http://it.wikipedia.org/wiki/Armonica_a_bicchieri uno strumento dal suono etereo e "cimiteriale". Con questo strumento Lucia ingaggia un duello, il duello tra cantante e strumento è tipico della tradizione operistica settecentesca, spesso (ma non solo) era semplicemente un modo per mettere in luce le capacità vocali della cantante. Donizetti prende uno stilema antico e lo decontestualizza. I vocalizzi eterei di Lucia sono cantati in stato di pazzia, in mezzo ad una scena in cui ci sono altri quattro cantanti solisti ed un coro misto, zitti, e lei ha il vestito di nozze sporco di sangue (o, a volte, la giacca da camera, visto che si suppone che l'assassinio sia avvenuto durante la consumazione della prima notte...). Quello che nel '700 sembrava normale, ovvero una serie di vocalizzi spiegati, nell'800 è del tutto fuori dal normale, è pazzia. Ed è uno dei pochi momenti in cui un personaggio femminile può scatenarsi dando sfogo alla sua vocalità. La decontestualizzazione del virtuosismo è una cosa costante in Donizetti, anche se è una caratteristica che diminuisce progressivamente dal 700 al 900. E' il segno di un cambiamento nell'estetica, che diventa più espressiva e meno "ideale". Esempio http://www.youtube.com/watch?v=d8u4ynQW-rI l'aria finale di Edgardo, un'aria stupenda, inizia con un recitativo molto complesso. Questo recitativo è romanticissimo, Sturm und Drang potremmo dire. Non si capisce dove finisce il recitativo e inizia il "tempo di attacco", ovvero l'introduzione al cantabile dell'aria. "Per me la vita è orrendo peso, l'universo intero è un deserto per me senza Lucia" è già una stupenda melodia. Poi, però, "di faci tuttavia splende il castello" dà inizio ad un ponte modulante, perchè tutto l'inizio della scena e del recitativo è in SIb maggiore ma l'aria, il cantabile "Fra poco a me ricovero" è in Re maggiore. E allora le tensioni della modulazione vengono convogliate in queste battute finali e anche la tensione vocale, visto che in partitura c'è una stupenda e difficilissima cadenza che arriva al Sib su "io della morte". Gran parte di questi linguaggi drammaturgici e formali li ha inventati Donizetti
  11. Ma piuttosto dimmi tu cosa pensi dell'argomento Cioè, per chi non mastica di opera, la figura di Lucia nella Lucia di Lammermoor è stata presa spesso a modello per spiegare il trattamento drammaturgico-vocale delle figure femminili nell'opera romantica. Tu cosa ne sai a riguardo, Tiger?
  12. ... comunque, ho iniziato con la prima opera, eh ... fatevi vivi anche di là
  13. Direi che possiamo partire da un'opera molto conosciuta, un po' un'emblema del romanticismo italiano, la "Lucia di Lammermoor" di Gaetano Donizetti. Ho trovato il link di un'interpretazione completa su youtube, trasmessa a suo tempo sulla Rai, http://www.youtube.com/watch?v=dTgqPzKOH-I ecco il libretto online http://www.librettid...m/lucialam.html cercando sicuramente si possono trovare anche versioni scaricabili, ma vedete voi. e se siete molto motivati, ecco il link da cui scaricare partiture complete e partiture canto-pianoforte http://imslp.org/wik...zetti,_Gaetano) La divisione originale dell'opera è un po' complessa, ma diciamo che sono tre atti, ognuno diviso in due scene (il terzo ha una specie di scena introduttiva). La storia è in qualche modo simile a quella di Giulietta e Romeo: Lucia Ashton è innamorata di Edgardo Ravenswood. Il problema è che gli Ashton hanno distrutto la casata dei Ravenswood, Edgardo odia profondamente il fratello di Lucia, Enrico. Edgardo parte per lottare con la sua fazione nelle varie lotte scozzesi del periodo (siamo in un non meglio precisato XVI sec.), Enrico, che è di parte avversa, organizza un matrimonio di interesse per Lucia con Arturo Bucklaw (affettuosamente detto "il principino"). Lucia non vuole ma alla fine cede e appena firma il contratto di matrimonio, irrompe Edgardo, la scopre, e giura vendetta. Il duello tra Enrico ed Edgardo in realtà non avviene, ma Lucia alla prima notte di nozze impazzisce, uccide Arturo e si suicida. Edgardo, ignaro di tutto, parla con le tombe dei suoi avi meditando di suicidarsi... e appena viene a sapere che Lucia è impazzita, si uccide. La storia è tratta dal romanzo di Walter Scott, The Bride of Lammermoor. Sarebbe bello se voi provaste a vedere tutta l'opera. Comunque, come tutte le opere dell'800, questa è un'opera "a numeri". Vuol dire che ogni momento è identificabile come una forma, o una serie di forme, quindi è numerabile. La divisione tipica è 1) scena (ovvero inizio di una scena nuova, con nuovi personaggi, nuove azioni) 2) recitativo (uno o più personaggi introducono l'argomento in uno stile vocale tra il cantato e il parlato) 3) tempo d'attacco di "qualcosa", ovvero di un pezzo chiuso, che sia un'aria, un duetto, un terzetto 4) cantabile (la parte centrale del pezzo chiuso) 5) tempo di mezzo (qui può succedere di tutto, ma diciamo che è il momento di raccordo tra le due sezioni del pezzo chiuso) 6) caballetta (la parte finale e in genere veloce del pezzo chiuso) Tutto quello che si discosta da questa divisione viene considerato innovativo. Praticamente tutta l'opera, allora, è fatta di scene precise e, soprattutto, pezzi chiusi riconoscibili. I pezzi chiusi più famosi e "importanti" della Lucia di Lammermoor sono "Cruda funesta smania", Cavatina (ovvero aria di presentazione di un personaggio) di Enrico (primo atto, scena prima) "Regnava nel silenzio", cavatina di Lucia (primo atto, scena seconda) "Sulla tomba che rinserra", duetto Lucia-Edgardo "Il pallor funesto orrendo", duetto Enrico Lucia (secondo atto, scena prima) "Chi mi frena in tal momento", sestetto (secondo atto, scena seconda) "Il dolce suono mi colpì di sua voce", grande aria detta anche aria della pazzia di Lucia (terzo atto, scena seconda) "Tombe degli avi miei", aria di Edgardo (terzo atto, scena terza) Se li cercate così, con questi titoli, ne trovate tantissimi su youtube. Quindi, se non ve la sentite di approcciare subito l'ascolto dell'opera intera, potete anche "ingolosirvi" con questi pezzi distinti.
  14. Con questa discussione inauguro la nuova sezione "Opera". E' nata dopo alcune considerazioni in un altro thread, e dopo alcuni messaggi con TheSimon abbiamo deciso di provare a vedere come va... Ovviamente la sezione accoglierà tutte le discussioni inerenti all'opera lirica (qui) e al musical (di là), sia quelle specifiche che quelle più generiche (relative alla situazione dei teatri italiani, per esempio). Ma visto che la mia personale esperienza mi ha insegnato che non sempre i musicisti classici sono appassionati di opera, una delle cose che vorrei provare a fare è un po' di "didattica". Ed è per questo che la discussione è stata chiamata "un'opera alla settimana (suppergiù)". Vorrei provare, con l'aiuto di tutti, a "obbligarvi" all'ascolto di alcune opere liriche. E alla discussione online. Sarà un po' laboratorio, un po' conversazione. Lascerei questo thread sul generico, rimando agli altri per le discussioni specifiche e le proposte di ascolto. Per ora vi chiedo cosa ne pensate dell'operazione in sè. Io vorrei iniziare con opere conosciute e di facile approccio, piuttosto che imbastire un discorso storico. Come dire, se iniziamo dall'Orfeo di Monteverdi probabilmente vi passerà subito la voglia...
  15. ... facciamo che evito di risponderti ... potrei risultare antipatico. @Frank, sei davvero tanto paziente... parliamo di un utente che ha scritto che il Concilio di Trento è stato in epoca illuminista, in contemporanea con Marx...
  16. ... io scrivo per "L'Opera", la rivista ... come cultura operistica di base non mi considero male, e ho alcuni feticci ;-) ma tutte le volte in cui ho provato a parlare d'opera sui forum di classica ho trovate resistenze ... non so, se siete coraggiosi mi propongo quanto meno per animare la sezione
  17. cosa cosa cosa?!?! Modale, mi sa che tu e la storia non andate molto d'accordo... Continuate pure a parlarne dal punto di vista jazzistico, ma ben coscienti del fatto che i termini "tonalità" e "modalità" fanno parte della storia della musica da secoli (e secoli). "Modus" viene utilizzato nella trattatistica medievale per identificare i modi di intonazione salmodica, poi rielaborati in moltissimi ... modi. Se prendiamo il significato attuale del termine "modalità", ovvero un sistema di organizzazione musicale basato su criteri gerarchici, allora la modalità ha una tradizione ININTERROTTA dai greci (prima dell'VIII sec. a.C.) a oggi, ovvero quasi 3000 anni. E, per chiarire... la tonalità è UNA modalità, almeno in termini etnomusicologici. Poi, ripeto, parlatene dal punto di vista che volete... ma attenti a non scavallare in altri ambiti con così tanta facilità
  18. E' assurdo ma è in linea con la tradizione dei conservatori, almeno per quello che ne so. Io parlo soprattutto delle materie che mi potrebbero competere, quelle teoriche. Materie come Letteratura poetica e drammatica e Storia della musica vengono assegnate in modo troppo diverso da come si farebbe all'università. Per altro, questo è un circolo vizioso difficile da scardinare, perchè se a valutare il curriculum accademico di un prof. di storia della musica metto un diplomato in clarinetto, cosa pretendo? La logica per cui in università esistono degli ISTITUTI distinti mira ad evitare questioni simili. L'istituto è un insieme di materie simili che vaglia la didattica, la ricerca, la selezione dei dottorandi, dei docenti, dei titoli. In un conservatorio medio-piccolo italiano ci sono AL MASSIMO due docenti di storia della musica, che non si guardano nemmeno, che non fanno ricerca, che spessissimo non hanno un dottorato di ricerca, che non programmano la didattica visto che non hanno nessuno a cui rendere conto. Come si pretende che la formazione musicologica di un diplomato a Vibo Valentia sia paragonabile a quella di un laureato alla Sapienza?! Il problema delle materie teoriche (o diciamo non relative allo strumento) è gigantesco perchè la riforma ha portato alla loro moltiplicazione, soprattutto nei bienni. Esempio a casa... ecco il piano formativo del biennio di corno al conservatorio di milano http://www.consmilano.it/fileadmin/storage/didattica/bienni_corretti/Scuola_di_Corno_-_DCSL19_-_CORNO.pdf tra le altre materie "strane" ci sono -filologia musicale -storia della banda musicale -organologia -tecniche di espressione e consapevolezza corporea (?!) -organologia Questo, invece, il conservatorio di monopoli http://www.conservatoriodimonopoli.org/images/stories/Ordinamenti_Biennio/Corno_solistico_Biennio_II_Livello.pdf ovviamente la scelta è minore, ma ci sono qualcosa come 30 crediti in due anni di storia della musica, analisi musicale, tecnologia degli strumenti, la sempre misteriosa "semiografia"... ma avete idea di quanto sia difficile trovare 30 crediti di storia della musica anche nelle facoltà di musicologia?! E i corsi di laurea in musicologia, in Italia, sono pochissimi, a differenza dei conservatori che sono un numero spropositato
  19. D'accordo quasi su tutto, ma relegare la formazione musicale ai licei musicali e ad una facoltà universitaria non va in questa direzione. Per quanto la formazione musicale in Italia sia sempre stata specialistica, non rivolta all'uomo comune, oggi lo è di più visto che non esiste più la possibilità di studiare da privatista. Se vivessimo nel mondo perfetto, musica sarebbe una materia presente in tutti i percorsi di scuola superiore, come educazione fisica. E come educazione musicale, il percorso dovrebbe essere integrato teorico-pratico, un po' come dovrebbe essere quello delle medie. In questo modo si assicurerebbe una preparazione comune anche a chi non ha deciso (a 13 anni...) di diventare musicista professionista (o di provarci, almeno). Poi... il discorso sulle cose insegnate bene o insegnate male è un discorso radicato nella riforma. Ovvero, se non si riformano la formazione e il reclutamento dei docenti delle AFAM, come si pretende che il nuovo percorso sia simile a quello di una laurea? Lo status di un ateneo universitario è diverso da quello di un Conservatorio, il reclutamento non è discrezionale, come quello dei conservatori, chi non è professore ordinario ha un obbligo pressante alla ricerca oltre che alla didattica, non esistono programmi ministeriali che siano di fatto invariabili... per essere istituzioni serie, le AFAM dovrebbero obbligare i propri docenti ad una formazione continua (docenti teorici e pratici), si dovrebbero di nuovo fare i concorsi, ci dovrebbe essere una seria riflessione sui programmi, e questi (ed altri) problemi sono risolvibili solo in sede legislativa. Non sono cattive pratiche (non solo), sono buchi normativi.
  20. Ci vorrebbe davvero uno studio sulle traduzioni ritmiche, soprattutto quelle wagneriane :-) ce ne stanno molte, se non sbaglio anche Boito ne fece
  21. ... non ha senso che un tredicenne ascolti musica scritta nei Lager, per esempio, sarebbe troppo complessa, per nulla attinente al suo programma di studi, probabilmente sarebbe complessa anche per il suo docente di educazione musicale. ... mi sa che tu di didattica non te ne intendi particolarmente, eh ... ognuno con la propria coscienza. Se Tommaso avesse un prof. degno di questo nome, non sarebbe neppure venuto sul forum, avrebbe chiesto e ricevuto consigli direttamente da lui. Detto questo, io non conosco abbastanza bene i programmi della terza media per dare veri consigli. Di base, poi, credo che l'esame di terza media non debba essere troppo "complicato", non penso sia fondamentale chiedere opinioni di questo tipo su un forum, è molto meglio chiedere al proprio docente di Educazione Musicale o al proprio maestro di pianoforte. La preparazione di un esame per un tredicenne non dovrebbe essere "così" autonoma, dovrebbe essere guidata dai docenti e strettamente connessa al programma.
  22. se non sbaglio aveva anche un forum quel sito... ci bazzicavo anni fa
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