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Piano Concerto - Forum pianoforte

danielescarpetti

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Tutto postato da danielescarpetti

  1. Per chi non l'ha vista e la vuole vedere, o per chi la vuol rivedere: Primo atto Secondo atto
  2. Mi rimetto alle vostre decisioni, io sostanzialmente mi adeguo, sono a Milano per turismo, dopo tutto. L'unica cosa che chiedo è che sia un luogo raggiungibile bene con la metropolitana.
  3. Ad entrambi dico sì! A Luca dico sì su un Fidelio "cristologico". Quando scrissi tanto tempo fa sul Fidelio, dissi che il Cristo dell'oratorio "Cristo sul monte degli ulivi", composto da Beethoven subito prima di immergersi nell'avventura di Leonora-Fidelio, sembrava un Florestan più che un Cristo ma oggi, forse dovrei scrivere il contrario alla luce di questi nuovi scenari che mi si aprono: è il Flolrestan del Fidelio ad essere un Cristo. Tutto ciò conferma quello che ci siamo detti tante volte: in Beethoven tutto si confonde, sacro e profano compreso, al punto che non sai mai dove inizi e finisca l'uno e l'altro A Claudio dico sì sul fatto che non c'è alcun dubbio che la regia debba attualizzare l'opera. La mia contrarietà a quello sparo non vuole essere assolutamente un voler mettere in discussione questo. In realtà, poi, per quanto riguarda il Fidelio scaligero, dal mio punto di vista, fino a quel colpo di pistola, tutto era sembrato perfetto e lo sarebbe stato anche dopo. Anche la direzione di Barenboim e la sua chiave di lettura della musica beethoveniana è stata molto emozionante per me. Ho letto recensioni che ritengono che non abbia saputo - o voluto direi io - mettere in risalto il debito mozartiano del primo atto e abbia guardato solo al Romanticismo che bussava alle porte. Io penso che vada bene così!
  4. No, non sbagli, io trovo che quella scelta sia sbagliata. Il punto non è se Beethoven sarebbe stato o non sarebbe stato d'accordo: Beethoven era comunque un uomo del suo tempo. Il punto è che le regie sul Fidelio tendono ad attualizzarlo per mettere in luce i problemi di ingiustizia che, a tutt'oggi rimangono. Se oggi vogliamo parlare di giustizia non possiamo continuare a pensare che giusta sia la pena di morte. Mussolini, e ancor più recentemente Sadam Hussein, Gheddafi,... sono orrori che non dobbiamo più accetttare
  5. Caro Luca, confesso che ho pensato e ripensato a quanto scritto da Paolo Isotta. Già durante la settimana mi si erano accese alcune lampadine e oggi, finalmente ho avuto il tempo di rianalizzare il libretto nel suo secondo atto, alla luce di quanto affermato da Isotta e devo concluderne che ha probabilmente ragione e se così è, si apre per me una visione del Fidelio che sconvolge tante cose in me sedimentate. Mi è sembrato infatti molto evidente il richiamo al Vangelo e all’ultima cena di Gesù con i suoi apostoli, quando Leonore e Rocco danno a Florestan, ormai privo di forze, il pane e il vino. Fernando, il ministro di stato che viene per ispezionare le prigioni, canta: Il cenno e la volontà dell’ottimo sovrano Mi portano qui da voi, o miseri, perché io disveli la delittuosa notte, che nera e greve tutti vi cinge. Non più in ginocchio come schiavi, lungi da me la severità del tiranno. Il fratello cerca i suoi fratelli, e se può soccorrere, volentieri soccorre. L’ottimo sovrano, a cui fa cenno Fernando, è Dio e non un re illuminato come afferma Isotta. Ma direi di più: Fernando può essere Giovanni Battista che, nel Vangelo di Giovanni viene scambiato per il Salvatore e risponde. «Io non sono il Cristo, ma sono mandato davanti a lui. Colui che ha la sposa è lo sposo; ma l’amico dello sposo che è presente e l’ascolta si rallegra alla voce dello sposo; questa allegrezza che è la mia, è perciò completa.» Questo testo venne collegato al Cantico dei cantici e l’opera Fidelio si conclude col canto del popolo: Mai sarà abbastanza lodata La donna che salva lo sposo.
  6. Frank io non ho scritto che non concordo su un invito ho scritto che sono perplesso verso quell'invito e, questo penso sia ben diverso e ... legittimo. Sono perplesso - e mi ripeto - perché non riesco a considerare il colpo di pistola del Fidelio milanese un coup de théatre ma un arbitrio del regista e dunque, tu mi (ci ) inviti a riflettere, dal mio punto di vista, su una cosa che, merita certamente tutta la riflessione che si vuole ma che non c'entra con quello che è accaduto. Dici che non l'hai visto e allora mi permetto di raccontare la cosa: dopo che il coro canta quello che più su ho scritto, Pizarro, nell'allestimento milanese non viene portato via, come dice il libretto ma scappa e, una volta uscito di scena si ode lo sparo, il cui significato lascia ben pochi dubbi in merito, a meno che non mi si dica che trattasi di un suicidio, ma non ci credo. Dunque per me si tratta non di un coup de téatre ma di un arbitrio che il regista si è preso sul testo. Per tagliare la testa al toro, comunque lo si voglia definire, si tratta dal mio punto di vista di una scelta infelice, non per l'arbitrio o il coup de téatre che dir si voglia, ma per il messaggio che ne scaturisce e qui mi riallaccio alla seconda parte di quest'ultimo intervento Anche qui la domanda giusta su cui riflettere, a mio avviso, potrebbe essere: quale messaggio vuole trasmettere un regista quando mette in scena un'opera che è stata concepita un secolo o due secoli fa, in altri contesti storici e con linguaggi ben diversi da quelli attuali? Fidelio viene, oggi come oggi, rappresentata solitamente come inno all'amore coniugale, alla passione, alla giustizia. Nel Fidelio milanese è assolutamente centrale questo intento in tutta la sua messa in scena. Attualizzazione ai giorni nostri: la storia si svolge in una di quelle fabbriche dove potrebbero essere sfruttati come schiavi delle manovalanze provenienti dal terzo o quarto mondo; quando i prigionieri salgono dalle lugubri prigioni per prendere un po' d'aria sembra di assistere alla scena di Metropolis di Fritz Lang, quando gli operai salgono nella loro fabbrica: la scena e pressoché identica. Poi quel colpo di pistola che, d'un colpo - appunto - vanifica, adombra tutte le buone intenzioni fino quel momento espresse dalla regia e scenografia - che non dobbiamo dimenticare nell'allestimento delle opere del passato svolgono un ruolo in simbiosi d'intenti - in quanto non c'è giustizia dove trionfa la logica della condanna a morte, anche se quello che viene ucciso è il più terribile degli umani. Questo è tutto ciò su cui dovremmo riflettere dal mio punto di vista. Oggi siamo nel tempo del cattivo o del buon gusto? Mi viene da darti questa risposta: tutto sommato, se ci pensiamo bene, stiamo uscendo dal tempo migliore che la storia del mondo occidentale abbia vissuto dall'età della pietra: ben 60 anni di sostanziale pace e crescita economica, mai accaduto prima; ma ci troviamo ora di fronte ad una svolta epocale e quello che sarà dipenderà molto dalle scelte che oggi si faranno. In questo clima storico,sociale ed economico, l'Arte occidentale ha paradossalmente spesso dato prodotti di assoluto cattivo gusto. E anche su questo dovremmo riflettere. Anche qui: l'autonomia di un interprete musicale - anche quella di Gould - non può comunque prescindere dalle note scritte, mentre l'autonomia del regista e dello scenografo può prescindere liberamente da quello che è stato scritto. E questo, fa una grossa differenza fra le due cose. No?
  7. Mi sta bene tutto quello che hai scritto Frank ma ho una qualche perplessità su questa tua ultima affermazione. Un conto è parlare di coup de théatre e un conto è parlare di scelte di regia a carattere arbitrario e che, in quanto tali, hanno come scopo quello di mandare un messaggio che appartiene solamente al regista. Dal mio punto di vista quello che è accaduto nel Fidelio milanese fa parte della seconda categoria e, come tale, va giudicato, ovviamente, nel bene e nel male.
  8. Per me va benissimo, tanto più che abbiamo deciso di rimanere anche la domenica.
  9. Alla domanda che tu poni, Luca, sarebbe stato bello se avesse risposto Barenboim e, dunque in mancanza del maestro proverò, immeritatamente io. Anche se penso, potrebbe farlo meglio, di gran lunga, chiunque conosca quest’opera e sappia di musica ben più di me. Inizio dunque dalla domanda di Barbara perché, di conseguenza potrò riallacciarmi a quella tua. Fidelio, in effetti, non è un’opera come la si può intendere nell’ambito del melodramma italiano, è un Sigspiel tedesco. Il Singspiel nacque verso la fine dell’età barocca in Germania e proprio, in contrapposizione al melodramma italiano – allora imperante – e sulla falsa riga dell’opéra-comique francese che, invece, si accostò alla già vigente tragédie-lyrique. (“Carmen” appartiene all’opéra comique e per questo, inizialmente ebbe i recitativi parlati). Il Sigspiel fu caratterizzato dalla narrazione di vicende quotidiane, avventurose o anche storiche ma non mitologiche o tragiche. I recitativi erano esclusivamente recitati – e dunque non cantati come nell’opera italiana – e i pezzi vocali erano semplici e strofici, proprio come nei Lieder. Con l’arrivo di Mozart le cose cambiarono: “Die Entführung aus dem Serail” e “Die Zauberflöte” pur avendo recitativi parlati, introducono nel Singspiel il sinfonismo e, almeno in parte, il vocalismo italiano. E arriviamo dunque al nostro Fidelio. La sua eredità, e il suo debito a “Die Zauberflöte” è totalmente evidente, lo stesso Beethoven lo definì un Die Zauberflöte ambientato non nel mondo favolistico: il tema è lo stesso – che è poi il tema tipico dell’Illuminismo e della massoneria del tempo – la vittoria della luce sulle tenebre. Ma, in esso, si vengono a mescolare la tradizione sinfonica a quella operistica e, all’interno di quest’ultima, si sovrappongono, opera buffa e opera seria, tra Singspiel e opéra de sauvetage francese. Per questo motivo è assai importante che il direttore che decide di interpretarla, sappia integrare queste particolarità, creando sempre continuità, anziché fratture tra i vari aspetti dell’opera. All’orchestra è affidato il duplice compito di unificare e differenziare le varie parti: essa non accompagna esclusivamente, ma assume un ruolo prioritario nel racconto della vicenda. Se Marzelline e Jaquino, sono due personaggi completamente appartenenti all’opera buffa e dunque, come tali, musicalmente e scenicamente inquadrabili, ben più complessa è la figura di Rocco. Rocco è, da un punto di vista strettamente musicale, un “basso buffo” e, questo suo ruolo, è insito nella scrittura di tutta la sua parte. Egli però, solo attraverso la modulazione della voce, deve riuscire a esprimere le varie sfaccettature del personaggio: il suo rapporto con Leonore e la figlia Marzelline, il conflitto suo interiore che prova verso gli ordini di Pizarro e, infine, la pietà per il prigioniero Florestan. Sembra facile ma non lo è affatto. La difficoltà nell’interpretare don Pizarro è nel saperne restituire a chi ascolta la monumentalità della malvagità. Pizarro deve apparire cattivissimo, inflessibile, completamente senza alcun tratto d’umanità e, in questo, il fraseggio accompagnato ad una interpretazione impeccabile fa la differenza. Assolutamente difficile è invece dal punto di vista canoro, - e dunque musicale - la parte di Leonore a causa di una scrittura che batte insistentemente sull’impervia zona del passaggio di registro, che passa con estrema disinvoltura da si naturali a notte sotto al rigo e, altro ancora. La figura musicale di Florestan è data, soprattutto, ovviamente, dal recitativo e aria “Gott!! Welch Dunkel hier!...”, assolutamente impervia anche per il tenore, il quale dovrebbe amalgamarsi completamente al suono dell’orchestra a tal punto che il suo canto sembri provenire da quella buca che la ospita e prendere potenza espressiva dall’unisono con i violini, dal cui piano esplode in un grido disperato e drammatico che proviene dall’oscura prigione, perché il lavoro sul suono che fa Beethoven, in quasi tutta quest’opera e, in particolare in questo suo momento,non è mai fine a se stesso, ma ha sempre precisi scopi drammaturgici. Ed è soprattutto su questo particolare che risiede l’attualità di questa partitura che rimanda a certe tecniche usate nel XX secolo come lo Sprechstimme schönberghiano. Ma l’attualità della composizione e più in generale della produzione di Beethoven, come sappiamo, non è avvertibile solo dal punto di vista del linguaggio musicale, ma anche da quello della Storia in senso lato. Tutto quello che è accaduto nel secolo scorso e ancora quello che accade in questo secolo ne è la dimostrazione più lampante purtroppo ed è per tutto ciò che Fidelio assurge a simbolo mai fuori tempo.
  10. Sia punito il malvagio che opprime l'innocenza. La rettitudine, per far giustizia, tiene sguainata la spada vendicatrice Così grida il popolo Pizzarro viene trascinato via E così si conclude il libretto relativamente alla figura del tiranno. Mi si potrà dire che ai tempi di Beethoven, probabilmente sarebbe stato condannato a morte in seguito ma, il libretto non si preoccupa di dirci cosa poi gli accade e, dunque, perché condannarlo a morte oggi? In un'epoca in cui il Fidelio assurge a simbolo di volontà di giustizia e libertà, in cui lo si attualizza sempre ai nostri tempi, perchè scegliere questo meschino atto che tutto è, fuori che giustizia? La risposta la sa solo la regista inglese, ovviamente,ma qualsiasi essa sia è comunque esecrabile. Oggi come oggi, un regista può usare ed osare qualsiasi libero arbitrio su un'opera lirica da un punto di vista scenico e formale, Questo fa sì che ci siano regie geniali ed altre esecrabili. E' opportuno che questo accada, sia ben chiaro: non avrebbe senso riproporre gli stessi cannovacci, alla stessa maniera. Ma il rischio è forte. E' il bello e anche il brutto del teatro!
  11. Che dire Armando, tuo figlio ha ragione e, ad estrema consolazione, mi fa piacere che a dirlo sia stato proprio lui: un giovane e questo, fa, se non altro sperare, questo vecchio babbione che non vuole rassegnarsi all'imbarbarimento del genere umano, nonostante tutto. Quando ho sentito quel colpo di pistola mi è veramente cascato il mondo addosso. fino a quel momento il tutto mi era anche piaciuto, a parte certi particolari di secondo ordine. Ma quando ho sentito quel colpo di pistola ... mi si è raggelato il sangue. Tanto è vero che mi sono chiuso in un riservato silenzio da cui solo ora riesco ad uscire e per merito di tuo figlio. Mi dispiace tanto. Ma veramente tanto. ancora una volta una buona occasione è miseramente naufragata! Comunque sia W Beethoven, ce n'è ancora molto bisogno di lui, e ce ne sarà bisogno almeno fin quando non saremo un po' migliori.
  12. L'ho letto e, ancora una volta, non posso che constatare che Beethoven rimane quel Genio assoluto che da destra a sinistra - intesa proprio come politica - viene tirata continuamente la giacca. Non c'è da meravigliarsi: libertà, giustizia, pace, ecc.. sono valori con cui tutti - almeno a parole - piace rempirsi la bocca e gli scritti. Isotta, a differenza di Buscaroli è nel solco del credo cristiano e per questo, gli piace pensare che dietro a Beethoven ci sia Cristo. La differenza sta qui, ma per il resto, così come non mi convince Buscaroli, non mi convince Isotta. Mi piace pensare però che alla fin fine, Beethoven sia il Genio per tutti,: lo è anche, molto più modestamente per me! Spero solo una cosa: che venga veramente un mondo dove regnino: giustizia, libertà, pace, ugualianza... ma per tutti. Veramente per tutti!
  13. PETRUSKA-BEETHOVEN TRA GIOIA E LIBERTA' è il programma che andrà in onda questa sera su Rai 5. Michele Dall'Ongaro intervista il Maestro Barenboim sull'opera Fidelio di Beethoven.
  14. Per quel che mi riguarda l'intenzione è essere a Milano fin dal 2 gennaio, così potremo vedere la mostra di Chagall e altre cose con calma. Il 3 gennaio può andare bene alla mattina o nel primo pomeriggio perché poi a sera rientro a casa.
  15. Allora Armando, Luca, Luigi, Benedetta, Fiorella ... e chiunque altro ci voglia essere, ho parlato a mia moglie della cosa e noi potremmo essere a Milano il 3 gennaio - impossibile il 10 - e se vi incontro tutti ne sono felice
  16. Ciao Gino, puoi trovare tutte le informazioni del caso in questo magnifico sito.
  17. Caspita sarebbe un motivo in più per venire a Milano durante le festività natalizie: la mostra di Chagall e ora anche Beethoven. Milano aspettami!!
  18. Domenica, 7 dicembre alle 18, la Scala aprirà la sua nuova stagione lirica con il Fidelio di Beethoven. Sarà l'ultima volta con Barenboin sul podio come direttore principale e, è molto significativo il fatto che il pianista-direttore, da sempre molto impegnato anche socialmente, chiduda questa sua avventura con quest'opera che ha dei significati morali e sociali molto evidenti. Non voglio qui a stare rimarcare cose di cui ho già ampiamente detto in merito e sperando che tutti Voi, seguiate l'evento in tv - su Rai 5- o su Radio tre, voglio riportare qui una cosa molto spiritosa che ho letto da qualche parte nel web: Beethoven, che non si sposò mai, fece un'opera sull'amore coniugale innegiandolo, Mozart che invece si sposò, compose Così fan tutte!
  19. Ne ho la casa piena in questo momento di "palle di Mozart" , visto che mia moglie e il mio piccolo pianista sono rientrati da Salisburgo domenica.
  20. Grazie Simone perché tu sei un pianista e confermi quello che io, da non pianista, ho pensato mentre l'ascoltavo e lo guardavo alla TV. In definitiva penso che come ha detto Maurizio Pollini - e come ha ricordato Sandro Capelletto fra un tempo e l'altro del concerto - ci possono essere due maniere per interpretare pianisticamente la musica: la prima serve a far dire come è bella questa musica, la seconda come è bravo questo pianista. Lang Lang fa parte di questa seconda categoria di pianisti.
  21. Mi ero ripromesso di lasciare perdere, ma è opportuno chiarire questo: non sto dicendo che i delinquenti di ogni razza, nazionalità o colore non vadano trattati come tali. Sto dicendo che in un paese civile ed evoluto, ognuno, a prescindere da razza, nazionalità sesso, colore, ha - o deve avere - gli stessi diritti e gli stessi doveri. Poi, come sempre, lascio al buon senso, il comprendere quali siano i diritti e i doveri. Sbagliato e razzista è comunque sempre il fare di tutta un'erba un fascio.
  22. Però... è pur vero che se questa Sonata non la conoscessimo con questo nome "romantico", Chiaro Di luna, probabilmente oggi a tanta gente sarebbe sconosciuta. Questo è il punto! Dunque Rellstab ha fatto del bene a questa Sonata - e a Beethoven in generale - o l'ha danneggiata? La risposta è ovvia! E dunque, grazie Rellstab!
  23. Bé, anche questo dimostra l'estrema modernità di Beethoven e che la musica quando è davvero bella è bella comunque la si suoni.
  24. Se il Cda approverà - come penso e auspico farà - si potrebbe solo tirare un sospiro di solievo. Un sospiro perché non ha vinto la parte più intransigente e ottusa di questo benedetto Paese. Possibile, dico io, che per fare trionfare il buon senso bisogni sempre arrivare a questi estremi? Sarebbe tutto molto più semplice se tutti - e dico tutti - cercassero di ragionare colletivamente e non solo pensando al proprio orto. No?
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