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Piano Concerto - Forum pianoforte

Feldman

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Tutto postato da Feldman

  1. Se si vuole analizzare qualcosa delle avanguardie, si potrebbe iniziare con Schoenberg magari, e vedere le prime applicazioni di tecnica dodecafonica per arrivare al serialismo integrale.... ma se si vuole analizzare musica contemporanea, allora perchè non partire da qualcosa di più semplice con Donatoni ad esempio? Feria, Lumen, Omar, etc. sono tutti pezzi adatti....o magari qualcosa di Bartok e proseguire con Ligeti....
  2. Il primo movimento della Sonatina n.1 op. 36 NON è una danza, è in forma-sonata Hai un'esposizione del materiale tematico con tanto di ritornello, sviluppo e ripresa dei temi. Suddividi in frasi e scrivi le funzioni armoniche, è la prima tappa Lo scopo didattico è secondario... allora dovremmo ricordalo ogni volta che si analizza Bach? Clementi è meno semplice di quanto si crede....
  3. bene, come credi di iniziare questa analisi? Io comincerei dall'armonia... partendo dalle cadenze e considerandole giunture delle frasi (perchè questa è la funzione della cadenza nella tessitura dello stile sonatistico, articolare le frasi rendendo il discorso discontinuo nella sua connotazione). Fai il tutto con un software di grafica (Paint, etc.) e allega con l'editor completo
  4. Thallo cosa intendi per set theory? Come funziona?
  5. Il tuo commento è fantastico, grazie per la risposta. Si, adesso capisco meglio ciò che volevi dire nei precedenti interventi, ma penso comunque che la predilezione per lo sviluppo tematico (sempre come esempio) non mi porterebbe mai a tralasciare, ignorare o comunque ritenere secondaria l'analisi formale, perchè il punto di vista del compositore è quello della relazione, non della descrizione... quindi riterrei la forma rapportata all'armonia, e l'armonia rapportata al tematismo. In questo modo ogni aspetto della composizione è importante allo stesso modo. Non so a quali metodologie di Analisi ti riferisci, per ora quella che conosco io è: descrivere ciò che vedo per capirne caratteristiche, poi dare una funzione ad ogni elemento (su ogni scala) e passare al "come", ovvero risalire alla precedente relazione che comporta la presenza di quell'elemento anzichè un'altro. Nello stile sonatistico viennese, ad esempio, se identifico un motivo generatore e al suo interno incisi ben connotati (rapporti intervallari, ritmici, etc.) poi non devo fare altro che andare avanti e capire se quei rapporti si usano ancora e dove si usano.... mi accorgo in questo modo che il compositore "x" ha fatto questo, quello e quell'altro, e soprattutto mi chiedo perchè lo ha fatto e in quali condizioni. In questo modo posso capire il suo percorso, certo non reale al 100% (dovrei prendere la macchina del tempo e spiarlo dalla finestra mentre compone ) ma sicuramente giusto, corrispondente alla realtà dei fatti. Per quanto riguarda la musica contemporanea, non so a chi ti riferisci. Se parli delle avanguardie, allora il discorso cambia non poco, ma se parliamo del periodo anni '70/80 allora cambia ben poco!
  6. Donatoni era famoso per il suo acume analitico e per il modo di insegnarla ai suoi allievi. Lui, esattamente come altri docenti che hanno studiato nella sua classe (penso ad esempio a Solbiati) basava l'analisi sull'immedesimazione per capire il come e il perchè (quindi capire le relazioni facendole derivare da precedenti, etc.), come contestualizzare le scelte dentro una regola precisa con i suoi emendamenti e soprattutto la fase pratica dell'imitazione stilistica per poter applicare ciò che si è assimilato attraverso l'analisi. Dovrei comunque rispolverare l'intervista iniziale di DONATONI curato da Restagno (ed. EDT) dove parla degli schizzi di Beethoven e del grande lavoro che c'è dietro un semplice tema...
  7. Rispondo a Thallo: Il tuo punto di vista è quello di un musicologo, e ho il massimo rispetto per il tuo pensiero e per i tuoi fini nello svolgere una determinata analisi. Il problema è che io non voglio analizzare per generare riflessioni musicologiche sulla Storia dell'evoluzione musicale attraverso i secoli, ma semplicemente capire come funziona la logica dei brani composti dai compositori del passato perchè io possa servirmi di tali conoscenze nel presente, quando scrivo musica mia. Quindi se faccio l'analisi, la faccio per scrivere, esattamente come uno scrittore forma il suo vocabolario grammaticale, sintattico e logico leggendo tanti libri di tanti generi e autori (uno studioso di letteratura lo farebbe con scopi diversi, e quindi con metodologie sicuramente differenti, almeno su qualche aspetto legato al fine del lavoro). Il fatto è che se prendo un qualsiasi brano e non ho a disposizione gli schizzi, posso comunque immedesimarmi in chi l'ha scritto partendo dall'inizio e capendo quali rapporti ci sono. Se questi rapporti vengono usati più volte nel corso del brano attraverso processi di evoluzione e contestualizzati in ogni evento formale, non mi resta che capire il come e il perchè di tali legami logici. In questo modo posso ricostruire il percorso compositivo. Certo è che se Beethoven per generare un tema è partito da una versione e ne ha fatte tante per arrivare alla definitiva (penso che per il primo tema dell'Eroica sia avvenuto questo, correggimi se sbaglio) ho bisogno di appunti che lo dimostrino. Ma quello che voglio dire, e lo ribadisco, è che posso capire il come e il perchè di determinate scelte compositive e relazioni che, inserite in un contesto cronologico che va dall'inizio alla fine del brano, mi permettono di avere una chiara idea dei procedimenti. Non so se hai sentito le parole di Ligeti.... se possiamo affermare che in Beethoven c'è una ferrea struttura logica fatta di scelte strategiche significa che è possibile ricostruire un percorso, o no?
  8. Una bella lezione la da il Maestro Ligeti al minuto 20.22: http://www.youtube.com/watch?v=6dM9wwp8w38
  9. Allora cosa ci da l'analisi musicale? Lo studio degli schizzi ci ha permesso di capire che mentre Haydn partiva dal tema e poi elaborava, Beethoven organizzava la forma e la struttura del pezzo contemporaneamente al tema, pianificava l'elaborazione e in base a determinate scelte apportava modifiche al tema e lo adattava alla logica del suo pezzo.... quindi l'analisi ci permette di capire il COME, non solo il PERCHE' di una determinata scelta strategica. Analizzare non vuol dire forse capire quali sono i rapporti tra i diversi elementi di una composizione su larga scala e non?7 Io credo ci sia una sostanziale differenza tra la pura descrizione e l'analisi.
  10. Beh diciamo che sono io il colpevole che ha lanciato la problematica....ringrazio Oracolo per aver lanciato la palla.
  11. Analizzare secondo me è fondamentale per capire in che modo un compositore è arrivato ad un risultato musicale, perchè ha scritto determinate cose, come le ha elaborate. E' una sorta di immedesimazione. L'analisi da i suoi frutti sono in questi casi, altrimenti, quando si tenta di analizzare in base a proprie convinzioni che non hanno molto a che vedere con la realtà (e mi viene in mente in parte Schenker) si rischia di sbattere contro un muro.
  12. per me l'ispirazione non è altro che un semplice stimolo, un'idea di base che si deve poi realizzare concretamente e sviluppare, un seme che deve diventare albero Quindi l'1% è ispirazione, il 99% sta a metà tra istinto e razionalità, ed è lavoro duro e sofferto.
  13. Spesso e volentieri gli insegnanti hanno punti di vista differenti, prima causa la differenza di percorsi intrapresi. Io sono molo contento per questo, pensa che noia se non ci fosse la possibilità di sentire più campane!
  14. Non è un compositore che mi piace particolarmente ma lo ritengo comunque cio' che è, ovvero un grande artista e didatta.
  15. Grande, mi sono proprio dimenticato di quell'articolo.
  16. Assolutamente sbagliato, non esiste testo dove Schoenberg teorizza la dodecafonia. Ne spiega il meccanismo e la tecnica in "STILE E IDEA", una raccolta di saggi molto interessanti sull'estetica musicale e non solo.
  17. Feldman

    Salve!

    Salve a tutti, so che in questo forum c'è una bella sezione frequentata da compositori!
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