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Piano Concerto - Forum pianoforte

Cicciolinuks

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  1. Salve a tutti e scusate l'intromissione, dico subito che invidia non è. Prima di entrare nel discorso scivoloso sull'invidia, ecco le mie impressioni: a me non dà fastidio la schiena nuda di Yuja, forse all'inizio sì. Il fatto è che non mi sembra che usi i vestiti come strumento per ottenere fama, ma al contrario, visto che la fama ce l'ha già, riesce a vestirsi come vuole, ignorando le critiche. I solisti sono o molto umili o estremamente egocentrici, lei è egocentrica ma non come chi vuole sedurre, ma come quelle persone che fanno allenamenti in palestra e poi vogliono mostrarsi. Tutto il suo corpo è atletico, non si tratta solo di essere magra e carina; quindi esibisce il suo lavoro. Non riuscirei mai ad abituarmi all'irritante Lola Astanova - questa sì - per sfondare fa leva su vestiti luccicanti (forse per aiutare anche gli ipovedenti), con movimenti studiati ad hoc (a 50 avrà la schiena di un culturista o dolori atroci) e le sue dichiarazioni: «mi vesto "bene" perché il pubblico ha pagato»; insinuando che le altre si vestano male... Detto ciò, nelle discussioni di questo tipo su youtube (qui un po' meno) c'è sempre prima o poi l'utente che dice che è tutta invidia (pur non essendolo, chi può dimostrare di NON essere invidioso?). Lo hanno detto anche qui, ma io non credo sia invidia. Non invidia ma paura, timore. Timore di essere detronizzati, di essere sorpassati da un esercito di cinesi. I giapponesi non facevano tanta paura, erano abbastanza ma non tantissimi. In Cina tutto avviene con numeri spropositati, milioni di studenti di pianoforte, dei quali molti lasciano, molti sono mediocri e un minimo gruppo emerge, ma comunque tantissimi, nel paese che ha 1/3 della popolazione mondiale. Noi vediamo solo questi ultimi, inviati a legioni intere ai concorsi. Un timore comprensibile, alimentato anche da certi commenti su Youtube di utenti che giudicano il pianista in base alla velocità. E la Wang, con le sue braccia leggere è una delle più veloci, o almeno una quelli che la velocità la mettono più in mostra. Per mandar via il timore si deve guardare a cosa abbiamo "noi" non cinesi. Loro lavorano duramente? Anche i nostri! Abbiamo virtuosi in ogni parte del mondo. In Italia non ne mancano... E quando c'è una novità, un autore riscoperto, ecco che non c'è un cinese: ritorna alla moda il piano con pedaliera? Ecco un Prosseda e non un Wang che lo suona. Loro sono più fermi al repertorio sicuro: Chopin e gli altri romantici, Mozart ed i russi. Però, facendo come il giornalista dell'articolo sopra citato e cioè minimizzando se non azzerando(!!) i meriti che anche i cinesi hanno, si fa la figura di chi, per pregiudizio non è in grado di giudicare.
  2. Il carnevale degli animali - Camille Saint-Saëns (Le Carnaval des Animaux). In questo video con dei pupazzi che aiutano a "visualizzare" la musica: https://www.youtube.com/watch?v=Ic453kIwfU0
  3. Accellerare è sbagliato, esattamente come... "arrivare" Infatti "arivare" dalla parola "riva" (giungere "a riva" = arivare → arrivare, poi generalizzato; si può "arrivare" addirittura in cima all'Everest, senza che ci sia una riva). La nostra ortografia (della quale possiamo andar fieri) deve fare i conti anche con la pronuncia, per cui in alcuni casi si lascia la libertà di usare entrambe le forme, quella derivata dall'etmologia, e quella che ricalca la pronuncia. La seconda non sempre è sbagliata anzi è meno libera di quanto si crede, poiché segue delle precise regole eufoniche che il nostro cervello conosce, ma noi spesso no. Altre volte, si usa solo una di queste forme (infatti "arivare" è sbagliato, esattamente coma "arotare"). A Wordreference si potrebbe preferire il sito della Treccani: http://www.treccani.it/enciclopedia/accelerare-o-accellerare_%28La-grammatica-italiana%29/ Quando il raddoppio non è dentro una parola non si indica; pronunciamo "andiamo a Rroma" ma scriviamo "andiamo a Roma"; se ci fosse il verbo specifico "arromare"= giungere a Roma allora si porrebbe il problema... Il problema di chi deve mettere ordine alle regole ortografiche è che poi deve dare spiegazioni, ma molti sono ormai defunti e le loro spiegazioni le diedero... a loro tempo, o le lasciarono intuire. ---modifica Ops la crusca anche lo dà come errato... ma diffuso; però il discorso sopra regge sul resto
  4. Questa storia del petaloso è un esempio di disinformazione giornalistica e ci ho creduto anche io. È stato spacciato come un neologimo inventato da un bambino e addirittura approvato dalla Crusca. In realtà le cose stanno così: un bambino ha composto il termine. Non ha inventato niente, ha logicamente applicato al sostantivo petalo il suffisso aggettivante "-oso" esistente da sempre; risultato: "petaloso". Avrebbe potuto scrivere adiposo, silenzioso, rabbioso, o cose meno logiche, come barboso, oppure cose orribili ma italianissime come "postare, quotare". La maestra ha chiesto alla Crusca se il termine è corretto, e questa ha cortesemente risposto: è formato in modo logico ma non è un termine in uso, quindi meglio non utilizzarlo; ma se si diffondesse tra i parlanti, allora sarebbe un termine utilizzabile come gli altri. Niente di più chiaro come l'ho scritto io, ma la risposta è stata un poco meno diretta, più lunga e comunque dimostrava simpatia per il senso logico che ha dimostrato un bambino, che provo anche io. Apriti cielo, giornalisti che diffondono la notizia come chissà cosa... la gente che si divide tra chi eleva il bambino al rango di Dante Alighieri e chi lo usa come esempio di ignoranza... cose che hanno dell'incredibile. Curiosamente il tutto si collega con quanto ho scritto sulla negazione, siccome la risposta della Crusca è stata in apparenza positiva all'inizio (comprensibilmente, perché quel bambino ha dimostrato di saper usare i suffissi dell'italiano meglio di molti adulti), allora la risposta è stata spacciata come approvazione della nota Accademia, tralasciando il dettaglio che questa ha dato un vincolo molto chiaro: la parola deve essere usata dai parlanti per poter entrare ufficialmente nel vocabolario della lingua. La risposta ufficiale: http://www.accademiadellacrusca.it/it/laccademia/notizie-dallaccademia/parola-petaloso-possibilit-entrare-vocabolari Qualche estratto (o citazione o "quote"): «Una parola nuova non entra nel vocabolario quando qualcuno la inventa, anche se è una parola “bella” e utile (...) bisogna che la parola nuova non sia conosciuta e usata solo da chi l’ha inventata, ma che la usino tante persone e che tante persone la capiscano (...)
  5. Spezzo una lancia... Una volta credevo anche io illogica la doppia negazione (e credevo anche alla mezza bugia che in inglese non esiste). Poi ho scoperto che esiste in polacco, e l'ho creduta una coincidenza troppo strana. In polacco è addirittura usata più sistematicamente che in italiano, dove se non erro la usiamo solo quando la frase inizia con "non". In polacco dicono ad esempio sia "NESSUNO NON è perfetto" (NIKT NIE jest doskonały) che "NON è perfetto NESSUNO" (anche se la forma abituale è la prima). A quel punto ho cominciato a chiedermi del motivo pratico che ha spinto due lingue a giungere a questa soluzione (o mantenerla dopo averla ereditata da un antenato comune) ed è bastato riflettere all'inverso per pochi minuti (cioè, partendo dal momento in cui è sorto il supposto bisogno di avere una doppia negazione). Perché in italiano solo quando inizia con "non"? Semplice, per limitare al minimo le incomprensioni. La lingua è uno strumento innanzitutto pratico, se uno dicesse: "Ho nessuna mela"; chi ascolta potrebbe fraintendere perché sente che all'inizio la frase è affermativa ma quello mele non ne ha. Se invece dice "non ho mele" già dall'apertura della frase si capisce che è una negazione. Secoli di domande: ma queste mele le hai o no? Hanno portato ad una doppia negazione, che è una soluzione ad un problema usando una forma altrimenti inutilizzata: non usiamo la doppia negazione per affermare, visto che per quello c'è l'affermazione. In inglese direbbero: "I don't have ANY apple = Non ho ALCUNA mela" quando potrebbero dire "I don't have apples" - idem, per evitare domande: ma non è che ce le hai verdi? Certo non è una doppia negazione, ma c'è un elemento aggiuntivo, any, che ha in sé qualcosa di negativo. Non ricordo dove ho letto che in inglese c'è una negazione e "mezza" (a scuola ci mentono). Certamente ce ne saranno altre, ma l'unica lingua che conosco io dove la negazione doppia afferma sempre è l'esperanto. I seguenti esempi dovrebbero essere di facile conprensione per la traduzione a fianco e le maiuscolature che indicano parole identiche; in ogni caso, mi=io, pomo=mela neniu=nessuno, havas = presente ind. di avere, ne=no/non: Mi NE havas pomojn = NON ho mele Mi havas NENIUN pomon = (Non) ho NESSUNA mela. Per la cronaca, i "mattoncini" (affissi) che vediamo attaccati alle parole: la -j dopo pomo/neniu è il plurale, la -n il complemento oggetto.
  6. Grazie ancora, non ho ancora lo strumento (a parte quello dai miei, non proprio a portata di mano); non vedo l'ora di comprarlo ma altre spese hanno la precedenza. Spero in questo inverno, che tra l'altro è la stagione in cui c'è più tempo, mentre fuori c'è... maltempo
  7. Grazie, proverò i brani anche se ancora forse per lui non esiste una netta distinzione tra musica adatta ai bambini o gli adulti, quindi provo un poco di tutto o quasi (la nona è stato un "incidente" come ho descritto sopra volevo interromperla, ma la sua reazione mi ha sorpreso: non sa camminare e si arrampicava al tavolino per guardare in piedi... forse lo attira l'orchestra ma non credo che da sola basti). Ciò tra l'altro mi permette di essere egoista e scegliere un brano perché piace a me Ci tengo a precisare che ho scritto il mio intervento ormai fuori tema, perché giunto in fondo alla prima pagina ho visto il riquadro per inserire il testo. Non avevo notato che dopo quella prima pagina ce n'erano altre 3 (che ho letto dopo), e che la discussione aveva preso una strada completamente diversa da quella iniziale.
  8. Salve a tutti, mi intrometto... Io ho una nuova TV che mi fa vedere youtube, e sono neopapà. Ho cercato, anche spinto da quegli studi sui bambini (ai quali tra l'altro non credo), delle musiche di Mozart da far sentire al pargolo, ma che non sempre hanno attratto la sua attenzione. In questi casi, finita una musica, bisognava cercare l'altra. Cercando "Mozart per bambini" si hanno dei video fatti da gente che non ne capisce niente. Prosseda, probabilmente col mio stesso problema ma musicista, ha confezionato un disco che risponde a certe caratteristiche. Allo stesso modo ha proposto il "prodotto" in una nuova confezione. Quasi quasi la domanda è perché solo ora? Per i gusti dei bambini, non credo che li capiamo. Il mio può dimostrare attenzione per un pezzo che consideriamo di difficile ascolto e ignorare un brano di Mozart orecchiabile. Talvolta credo che sia attratto più dai musicisti che dalla musica. Nel seguente brano dimostra attenzione all'inizio, poi questa scende ma ecco che ritorna quando ci sono le nacchere: Se vede la tastiera del pianoforte la guarda incantato fosse anche per anche Prokofief, ma consideriamo che i bambini sono attratti dai forti contrasti di colori. Preferiscono una vecchia canzone dello Zecchino d'oro in bianco e nero alla sua edizione moderna con un video coloratissimo. Preferiscono il nero telecomando ad un giocattolo multicolore, ma è tabù creare giocattoli neri. Due curiosità: - l'altra sera in quel TV che ho menzionato è partita la nona di Beethoven diretta da Muti; sapete, finito un video ne parte un altro e se non va bene bisogna cambiarlo; così volevo fare quella volta, ma lui la guardava... è stato più calmo del solito anche se non guardava la TV per tutta la durata della sinfonia, che è difficile per molti adulti. Non ha ancora un anno. - qundo è molto agitato e non dorme (perché è stato dai cuginetti... ha visto i fuochi d'artificio...), nessun brano lo fa addormentare come questo, sin da quando aveva un mese; forse le percussioni lo "stordiscono":
  9. La mia esperienza l'ho scritta altrove ma non so se posso rimandare a forum esterni via link; se sì, posso segnalare un paio di discussioni dove ho parlato della mia scelta tormentata, che intanto riassumo in seguito. Massimo prezzo: 1000€. Dopo lunghe ricerche nei negozi della mia zona e letture su internet, io personalmente sono arrivato a dover scegliere tra 2 pianoforti: Roland F140R e Casio Celviano AP-270 (prima di scoprire questo nuovo strumento ero indirizzato verso il Privia PX-860, equivalente ma più economico del AP-460 - risparmi sul mobiletto). Idem: identico al F140R dovrebbe essere il Roland 501 che differisce per il mobiletto. Avevo scartato fin dall'inizio marche come Casio perché per me era una marca che produce orologi e al più tastiere che non usa nessuno che conosco. La Roland, laudata per la musica leggera, non la vedevo come musica classica. Lunghe letture e visite ai negozi hanno fatto arrivare a dover scegliere tra questi due modelli. Attenzione teniamo conto i 1000€ a disposizione; ri-attenzione non ho provato tutto e non sono un professionista. Le marche blasonate a quei prezzi offrono molto poco oltre alla tastiera e il suono del pianoforte, che è ciò che ognuno di no cerca all'inizio. Ma poi, guardi in giro e noti che la tastiera della Casio e Roland non sono male (anzi...) e sono dotate di 3 sensori per tasto (possibilità di ribattere il tasto senza che torni alla posizione di riposo o quasi), cose che altre aziende forniscono ma a prezzi maggiori. Il suono della Casio non è male ed ha una polifonia di 192 suoni che nella sua categoria, a mobiletto ecc. non offre nessuno. Modelli maggiori arrivnao a 256, ancora una volta più dei colleghi di categoria di prezzo. Tutti i modelli buoni offrono: tastiera a martelletti, più pesante nei registri gravi, voci più o meno ottime degli strumenti; moltissimi modelli hanno l'avorio/ebano sintetici, per cui in un certo senso ogni scelta è quella giusta. Quindi bisogna lasciar scegliere al proprio tatto e gusto, esigenze, portafogli. Di seguito un confronto tra i due strumenti citati. Casio Celviano AP-270 Lo consiglio se vuoi suonare/imparare restando nell'ambito classico/jazz; puoi registrare entrambe le mani separatamente; puoi connettere un tablet con un'applicazione didattica che la Casio ha promesso di rilasciare a Novembre '17; ha pochi suoni (22) ma tutti di ottima qualità, e migliorati con la serie x70; ha la funzionalità Concert play (presente anche in precendenti modelli Casio) che ti permette di suonare con un'orchestra registrata, sostituendoti al pianista; maggiore polifonia (192 note). Rispetto ai precedenti ha un nuovo pianoforte Steinway New York che si affianca al già presente pianoforte "europeo" - una mezza novità perché tutti campionano strumenti europei o giapponesi. Roland F140R se vuoi fare anche musica leggera ha i ritmi; ha molti più strumenti musicali, e puoi connetterti via bluetooth se usi altri dispositivi con funzioni didattiche, non devi quindi avere fili come nel sopracitato pf; hai casse più potenti, una funzionalità che permette di avere un'acustica pensata appositamente per le cuffie (quando sono inserite, ovviamente); la simulazione tattile del gradino che il pianista sente affondando il tasto di un pianoforte a coda (doppio scappamento); registrazioni di Czerny e Hanon. Riassumendo, il Casio è più essenziale, ma quello che ha e orientato al pianoforte e al suo studio, mentre col Roland puoi fare di tutto, anche musica leggera; ha centinaia di strumenti ma non tutti sullo stesso livello (costa un po' di più ma offre di più). Non potendo confrontare i modelli nello stesso giorno/negozio non metto nel confronto sopra la sensazione che il mezzo pedale del Casio sia migliore; per esserne sicuro dovrei averli uno a fianco all'altro. Nonostante non mi abbiano del tutto dato la sensazione "legno" come i modelli di fasce superiori, sono molto al di sopra delle tastiere che danno sensazione "plastica". Per le mie esigenze, quasi certamente nei prossimi mesi comprerò l'AP-270. Tra la'tro vivo all'estero ma un negozio italiano online mi offre il prezzo migliore, trasporto incluso. Sono molti gli altri quelli degni di nota, non vorrei ripetere ciò che ho già scritto in altri luoghi virtuali... degno di nota il Kawai DP90, gli arius della Yamaha... e ce ne sono di marche, buone o scadenti... I Kawai e gli Yamaha, suggeritimi da molte parti, mi hanno dato sensazioni tattili inferiori in questa categoria di prezzo; ovviamente è d'uopo in questi casi ribadire che si tratta di sensazioni personali che potrebbero non essere condivise (de gustibus non est disputandum), tra l'altro non sono un esperto. Se si hanno abbastanza soldi, si può pensare agli ibridi: La Casio monta tastiere Bechstein, la Kawai e Yamaha suppongo le proprie. Si va oltre i 2500€, e in questa categoria mi è piaciuto un Kawai con la tavola in legno dietro, non ricordo il modello ma non avrai difficoltà a trovarlo. Nessun digitale o ibrido a me dà le sensazioni di un pianoforte vero, sia pure verticale, per cui ritengo un mito la tastiera "identica" al pianoforte a coda. Ma da amatore probabilmente un pianoforte a coda non lo suonerò mai...
  10. Ciao, i Casio PX-860 e AP-460 sono praticamente due strumenti identici in un diverso mobiletto; per assicurartene contfrontali sul sito della casio, al posto tuo prenderei il privia che costa meno, anche se il Celviano col suo mobile più grande dovrebbe avere un suono più naturale (risonanza naturale nel mobiletto). Interessante il coperchio apribile che indirizza il suono verso di te che hanno entrambi. La casio ha una nuova serie del 2018 x70; è già disponibile il Celviano AP-270, quindi il 260 potresti trovarlo scontato.
  11. Salve a tutti, mi sono iscritto perché ultimamente mi sto riavvicinando allo studio del pianforte dopo anni di inattività; ancora è un progetto, ma credo che potrò dare il mio contributo oltre che chiedere l'aiuto di altri in caso di bisogno. Le mie passioni sono varie, tra di esse la musica e le lingue.
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