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Piano Concerto - Forum pianoforte

francescochopin90

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Tutto postato da francescochopin90

  1. Più passa il tempo e più i costruttori caricano le tavole armoniche, appesantiscono i martelli, potenziano i pianoforti così che possano essere udibili nelle più grandi sale da concerto. E il commercio ovviamente si adatta. Però penso che una fetta di mercato possa mirare a "pianoforti da salotto", con quelle sonorità tipiche degli strumenti romantici (quanto adoro quell'attacco del suono che s'avvicina al pizzicato di un'arpa ?). Penso che si possano adottare dei brevetti moderni ma con criteri "antichi": tavola armonica poco caricata, martelli leggerissimi (più leggeri della più leggera martelliera oggi in commercio), pressati a freddo, ma allo stesso tempo con meccanica moderna, corde incrociate, scala duplex (che aggiunge brillantezza, non potenza). Oggi anche i più piccoli pianoforti vengono spinti all'inverosimile pur di apparite brillanti, ma a mio avviso strillano! Non penso che manchino le tecnologie, credo che sia tutto frutto di scelte. Il suono di Chopin va considerato estinto, a meno che non si adotti uno strumento dell'epoca restaurato (altro capitolo triste) o una perfetta riproduzione? Nel 2020 le Case non sono in grado di produrre strumenti con quelle sonorità? È vero che esistono pianoforti con caratteristiche che mirano ad un suono non eclatante (per lo più certi tedeschi), ma si potrebbe fare di più. Che ne pensate? Con martelli più leggeri e più piccoli diventa anche più semplice bilanciare i tasti più corti (in strumenti di certo non da concerto, ma "da salotto" dove mi aspetterei sonorità più idonee).
  2. Io utilizzo anche velocità più lente ma, come dice Paolo, i micro movimenti cambiano. Allora lo faccio DOPO, quando il mio cervello ha appreso almeno sommariamente dove bisogna arrivare e quali sono i gesti da adottare (spesso ciò avviene in modo inconscio). Solo allora la lentezza anche estrema può diventare la nostra lente di ingrandimento e la velocità non viene vista e percepita come un ostacolo. Sul metronomo dei vari brani è vero che spesso veniva indicato dal compositore, ma questo non può essere un imperativo poiché in gioco ci sono degli aspetti da tenere conto, fra cui la meccanica differente e la differente sensibilità ed espressività associate alla velocità peculiari di ogni pianista. Personalmente adatto anche le velocità in base all'intonazione dello strumento che mi trovo davanti (quello più "rumoroso" mi fa sembrare l'esecuzione più mossa per esempio).
  3. Anche io non smetto di ringraziare Paolo!!! È venuto in puglia e ha rimesso a nuovo il mio Pleyel (del 1981, prodotto in Germania dalla Schimmel): anche nel mio caso si è portato la meccanica e l'ha praticamente non solo risistemata, ma proprio ripensata. Martelliera sostituita con una Abel più leggera (che dona al pianoforte il timbro tipico del Pleyel romantico, differente da quello moderno), sostituito tutti i perni, kasimir, ribilanciando la tastiera a pesi ottimali (51-47 g in discesa su oltre 25 anche 30 g di ritorni) con un'inerzia davvero minima su un tasto corto (martelliera leggera, bilanciamento con sottrazione di piombo, perfetto controllo degli attriti, stiletti che si assottigliano già dai medio-acuti, minima carica della molla di richiamo alla forcola del cavalletto ed ecco il miracolo!). Anche io ho tutto il materiale fotografico, la vecchia martelliera (con gli stiletti!) e i piombi rimossi. La cosa bella è che potevo chiedergli qualunque cosa, senza paura di essere giudicato, e mi ha permesso di aiutarlo mentre ero a casa. Il pianoforte è cambiato! Stessa sensazione: tastiera "moderna", molto reattiva, timbro "antico" (attacco dolce, timbro ricco di armonici, maggiore sustain, ricchezza dinamica, cantabilità estrema su tutti i registri). Prima che venisse lui era un altro pianoforte. A parte problemi di attriti, montava una martelliera Renner eccellente ma non adatta a quello specifico pianoforte e al nome che porta: pesante, con attacco "aggressivo", minor sustain. Tale martelliera era controbilanciata da maggiore piombatura (aumento di masse e di inerzia) ed eccessiva carica delle molle di richiamo alla forcola (in questo caso si rischia di enfatizzare eventuali attriti e non avere sempre una continua perfetta aderenza fra pilota e tallone). E poi le piccole chicche di Paolo: gli stiletti assottigliati, mollettoni conici per l'affondo del tasto (senso di estrema precisione anche nel pp). Posso confermare che una buona accordatura dura! Magari si muovono gli unisoni (che ogni tanto aggiusto) ma i rapporti rimangono piacevoli. Per la prima volta i gravi non sono diventati crescenti dopo qualche settimana (anzi, sugli estremi bassi si avverte l'ottava dilatata, che produce battimenti, con quinte quasi giuste, come piace a me). È stato bello lavorare insieme (non ha mai pre, so iniziative in proprio, ma sempre confrontandosi con me).
  4. Ma infatti gli accordatori mi portano fuori strada, anche sugli unisoni nel caso degli iperacuti.
  5. La sensazione "tattile" può essere strategicamente facilitata per invogliare l'acquirente. Una lubrificata, affondo ridotto ai minimi termini, qualche favoletta, l'acustica che contribuisce a creare confusione, ed ecco un bel pianoforte che a momenti suona da solo. Poi a casa escono tutti i difetti...
  6. Esistono software che riescono a contare il numero di battimenti fra due suoni? Ho dedotto sia da questo forum, ma anche da solo, che i software di accordatura portano solo fuori strada. Più interessante sarebbe aiutare l'orecchio nella percezione e conta dei battimenti.
  7. Paolo è stato l'UNICO a capire i problemi del mio pianoforte ed anche l'unico a capirMI. Ora il pianoforte suona molto meglio, non lo cambierei a meno che non mi capitasse l'occasione di un pianofortone di grande marca (probabilmente suona meglio anche rispetto alle condizioni di fabbrica). Fidati di lui....
  8. Colgo l'occasione per porre una mia curiosità a Paolo (peripillo, non ti spaventare perché non riguarda il tuo caso). Se, in caso di difetto evidente, o di intervento palesemente fatto male, il tecnico o chi per lui si ostina a sostenere che tutto va bene, ci puó essere la possibilità di intervenire per vie legali?
  9. Infatti è meglio farlo vedere ad un tecnico competente che non abbia alcun rapporto col venditore il quale, sono sicuro, ti licenzierà con qualche storiella o, se in buona fede, non riesce a risalire all'origine del problema o addirittura non trova alcun difetto! Ci sono passato. La miglior garanzia non è quella commerciale ma quella data sulla parola da un tecnico di fiducia e competente. La garanzia del venditore non serve a nulla se non si è capaci di raggiungere l'obiettivo. Ci sono passato, quindi parlo davvero per esperienza e "fregature" ricevute. Ricordiamoci che non parliamo di elettrodomestici dove si può sostituire il pezzo difettoso con la garanzia; parliamo di strumenti musicali "vivi", dove il problema spesso non è nella bontà dei singoli componenti ma nel modo in cui questi "dialogano" in modo armonico. In questo campo la "garanzia" è un qualcosa che prevede capacità che vadano oltre il "difetto" (commercialmente inteso), ma tanta competenza e, soprattutto, sensibilità artistica e artigianale.
  10. La leggera segnatura non è un problema. Per il resto occorre regolarlo, accordarlo e intonarlo. Parli di spedizione, quindi deduco che arrivi direttamente dalla fabbrica, senza essere passato in un negozio e in mani esperte di un tecnico (per motivi commerciali). Poco male: trattandosi di un pianoforte nuovo può cambiare dalla notte al giorno con l'intervento di un esperto che ci deve perdere un po' di tempo (anche 1-2 giornate sperando solo che non ci siano problemi di attrito che possono venir fuori anche in pianoforti nuovissimi).
  11. *quando iniziano ad essere evidenti... Considera che se lo strumento vale e dal punto di vista strutturale sta messo bene, sulla meccanica si può fare qualunque cosa. Bisogna considerare che è un costo in più. Dobbiamo pretendere di portarci a casa uno strumento che funzioni e che ci soddisfi.
  12. Da preferirsi un modello alto. Bisogna vedere lo stato dello strumento, della tavola, della meccanica. Quando un pianoforte funziona (e soprattutto funziona bene) sono più le somiglianze delle differenze, che invece si fanno evidenti quando iniziano ad esserci prudenti. Quindi, più della marca, è importante il progetto di base e lo stato dello strumento.
  13. Leggevo che il suo "metodo" è creare una coerenza nei pesi a partire dai martelli (che devono decrescere di peso in modo lineare) e solo dopo passare ai piombi. Quindi prima pesare i martelli sagomandoli o mettendo dei pesetti nell'anima in legno (e questo mi sembra strano, ma non so) e poi pesare la tastiera. Critica il voler compensare con i piombi nel tasto delle incongruenze di pesatura dei martelli (magari uno che pesa di più o di meno dei suoi due vicini). Se ho capito bene (ma non è detto), concettualmente è molto simile q ciò che hai fatto col mio pianoforte, dando una linearità di pesatura della martelliera scegliendone una leggera e sagomandola "ad hoc" per ottenere un'armoniosa e lineare pesatura decrescente dai martelli dei gravi fino agli acuti; successivamente sei passato alla linearità dei piombi e solo alla fine hai "rifinito" (passami i termini) il tutto sfruttando le molle di richiamo alla forcola. Penso che più o meno sia la stessa cosa. Mi lascia perplesso il fatto che Stanwood usi dei piccoli piombi nei martelli.
  14. Mi pare di averlo letto. Forse si trattava di qualche sostanza tipo cera. Ma googlando non trovo nulla. Personalmente pulisco la tastiera con panno in microfibra (dicono di inumidirlo, ma io lo uso asciutto).
  15. Provo a dire la mia. Ho notato che la prima e l'ultima nota sono sempre poco intelligibili, anche rispetto alla seconda e alla penultima. Magari potrebbe essere questo il motivo.
  16. Mi pare di aver letto (o sentito) da qualche parte di alcuni pianisti che pare usino qualche prodotto per migliorare l'aderenza delle dita sulle tastiere dotate di copertine in materiale plastico. Ne sapete qualcosa?
  17. Certo, ho messo in relazione le sensazioni, non il concetto fisico. Ritornando al famoso esempio della cinquecento e di una limousine: se dovessi spingerle a mano, avrei alquanto difficoltà se l'inerzia fosse la stessa di una macchina giocattolo (le troverei schiantate a un muro ?). Penso che al pianoforte sia più o meno la stessa cosa.
  18. Come al solito rispondo dopo qualche anno ? Mai provato pianoforti con un sistema simile, ma credo che, almeno concettualmente, si avvicini molto alla molla di richiamo alla forcola dei cavalletti, che diminuisce il peso di abbassamento, alzando quello di risalita in sostituzione a importanti piombature: diminuiscono in questo modo le masse e l'inerzia. Può essere un bene o un male: dipende. Secondo me - e per esperienza personale - possono servire ad aiutare il movimento della leva-tasto corta, con un'inerzia e vivacità che con la sola piombatura si possono ottenere solo con una leva lunga. Ma se questa fosse già lunga, beh, penso che l'inerzia sarebbe troppo poca: un po' di inerzia, un po' di resistenza danno al pianista una sensazione di controllabilità e di sicurezza. Tale esperimento fu messo in pratica da Steinway nel momento della rimozione della molla di richiamo e incremento della piombatura: i pianisti optarono per la seconda opzione. Ovviamente parliamo di pianoforti da concerto allo stato dell'arte, dove simili ausilii sono obsoleti e artificiosi. Nella leva corta invece possono aiutare tantissimo ad eliminare il limite della poca lunghezza. Che ne pensi, Paolo?
  19. Ho curiosità: poter ascoltare pianoforti asiatici (in particolare mi interesserebbe Yamaha) prodotti nella prima metà del Novecento. Ho una concezione di questi come strumenti "moderni", eppure, per esempio, la Yamaha produce pianoforti dal 1887 e dovevano essere diversi da quelli odierni. Ma non ne ho potuto mai apprezzare uno.
  20. In ogni caso ho notato, per esperienza, che esiste una distinzione fra attrito "fisiologico" (eccessiva umidità ambientale) e "patologico" (perni da sostituire): nel primo caso la resistenza è minima e basta suonarci un po' per "sciogliere" i punti di articolazione; nel secondo caso queste resistenze sono molto evidenti e non così reversibili.
  21. Grazie mille Simone. In effetti sono giunto anche io alla conclusione che suona meglio senza quel feltrino. Il suono rimaneva comunque secco come dicevi tu, ma con una scia di armonici (molto lieve) per qualche piccolo istante dopo. Ci sono pianoforti con tavole armoniche molto cariche che lasciano a prescindere tale scia di armonici (e a dire il vero anche in modo esagerato).
  22. Ciao a tutti. In un video tutorial pianoexpert parla di come regolare la meccanica degli smorzi in base all'ambiente (per esempio facendoli intervenire leggermentente più tardi in caso di acustica "umida" o prima se "secca"). Però è una regolazione fine in cui il tecnico deve tarare i cucchiaini uno per uno. Non so se si fa, ma ho pensato di intervenire sulla meccanica del pedale di risonanza (parliamo del coda e pianoexpert conosce bene il mio Pleyel e l'acustica in cui è collocato). Sulla leva del pedale al di sotto del tavolaccio, ci sono due punti in cui poter mettere un quadratino di feltro: uno molto prossimo alla molla e uno più distante. Mettendolo vicino alla molla ottengo soltanto un annullamento del gioco del pedale e non va bene; più lontano invece rimane inalterato tale gioco ma aumenta di poco la risonanza generale dello strumento, allo stesso tempo senza causare un allungamento dei suoni o mancanza di smorzamento, ma solo un alleggerimento della loro pressione sulle corde - non so se mi spiego. Il risultato è uno strumento leggermente, ma molto leggermente più risonante e meno secco. È una cosa che si fa? È la "scoperta dell'acqua calda"? O ci sono controindicazioni? Pensavo di applicare tale strategia tutte le volte in cui mi capita di suonare in ambienti particolarmente secchi. Avrei anche il vantaggio della velocità di applicazione (due secondi) e della completa reversibilità senza dover modificare chissà quale regolazione.
  23. No, non ho l'orecchio assoluto ma sono molto sensibile all'accordatura. Mi dà fastidio solo sugli strumenti a corda e sul violino è peggio.
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