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Piano Concerto - Forum pianoforte

Don Gilmore's thermal tuning system


giovannip
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Ciao a tutti un saluto particolare a Paolo e Simone mi scuso per non essere più intervenuto nel forum (chi se ne importa direte voi) comunque sia vorrei aprire una discussione su questo lodevole tentativo da parte del Sig. Don Gilmore( inventore di questo non nuovissimo modo d’accordare il pianoforte) di perfezionare l’invenzione. Vi posto il video

http://www.youtube.com/watch?v=ugAxXm2SAXw

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Ciao Giovanni, invece sono molto felice di rivederti.

Venendo a questo "metodo".

Ho tutte le ragioni fisiche per dire che: "Non funziona neanche se ti sbatti per terra". Su youtube mettono una marea di fregnacce, scusate il termine, solo per fare odience. Non so chi di voi ha visto i video degli infiniti modi di produrre energia elettrica sfruttando il moto armonico. Peccato che il moto armonico in natura non esiste perché ci sono cose che si chiamano attriti che confermano la seconda legge della termodinamica (Mentre il lavoro di una macchina termodinamica può essere interamente convertito in calore, non possiamo allo stesso modo trasformare integralmente il calore in lavoro. Pertanto in un ciclo termodinamico il rendimento è sempre minore di 1). Questo è il motivo che giustifica il perché quando facciamo cadere una pallina da tennis questa rimbalza alcune volte diminuendo la sua altezza ad ogni rimbalzo fino a fermarsi, oppure perché una macchina portata a velocità, se si lascia l'acceleratore rallenta sino a fermarsi. In altre parole sono favolette di gente che non ha nulla da fare.

Venendo a questo sistema, è semplicemente impossibile. E giustificherò la mia spiegazione alla luce di considerazioni che non sono miei personali punti di vista ma alla luce di leggi della fisica ben precise.

 

Le corde del pianoforte sono tese con una certa tensione. Ipotizziamo che la tensione per quel DO (che tra l'altro era molto scordato anche dopo il "miracolo") era un certo valore x. La frequenza di una corda è direttamente proporzionale alla sua tensione t (maggiore è la tensione maggiore sarà la frequenza associata alla vibrazione di quella corda), inversamente proporzionale alla sua lunghezza (più la corda è lunga più la frequenza è bassa), ed ancora inversamente proporzionale alla sua sezione (Corde di diametro maggiore producono frequenze più basse): , f=t/sl . Possiamo assumere che calibro (diametro) della corda e lunghezza siano dei valori costanti (entro i limiti delle modifiche di temperatura che però non agiscono in questo caso solo sulla corda ma su l'intero telaio del pianoforte (temperatura che aumenta la distanza tra i due nodi della corda (quello che determina il pitch). Quello che cambia e che fa 'scordare' il pianoforte è dunque la tensione. Perché viene a modificarsi la tensione ? Perché la corda tende ad assottigliarsi e modificare le sue caratteristiche geometriche se sottoposta ad una tensione, proprio perché non siamo in un caso ideale in cui possiamo allungare o comprimere quanto vogliamo un materiale e questo ci tornerà delle stesse misure di cui allo stato originale... Immaginiamo un elastico. Tenendolo ancorato in un punto e potendolo avvolgere in un altro punto questo si assottiglierà tanto più quanto è alto il carico di tensione. Se misuriamo l'elastico prima di applicare la tensione e dopo aver applicato la tensione che facciamo agire per qualche giorno, ci accorgeremo che la sua geometria è cambiata, l'elastico è diventato più lungo e di calibro inferiore. Questo avviene per assestamento del materiale soggetto alla trazione e dunque sottoposto ad una forza (Tutto in natura tende a ristabilire l'equilibrio alla minima energia). Tirando troppo l'elastico si incorre nel rischio che l'elastico si rompa. Tipicamente questo succede al centro, ovvero dove il momento delle forze è maggiore. La corda del pianoforte non crea alcuna differenza, avrà una sua costante elastica e potrà resistere certamente a trazioni maggiori dell'elastico, ma salvo ordini di grandezza diversi il ragionamento è totalmente analogo; ho utilizzato la molla solo perché concettualmente poteva essere più vicino all'immaginario di tutti i lettori di internet che si ritroveranno a leggere questo post.

Ora venendo al pianoforte, la corda, assestandosi e andando a ristabilire l'equilibrio verso le minime energie (forza di trazione nulla), significa che perde il carico di tensione ma ci ricordiamo che perdendo tensione (che era direttamente proporzionale alla frequenza) ne ricaveremo una perdita in frequenza e dunque note calanti (che è esattamente quello che succede ai nostri pianoforti che poi devono essere riaccordati.

Affinché questo metodo di accordatura funzioni dobbiamo presupporre l'esatto contrario, ovvero che il pianoforte scordandosi aumenti la sua trazione anziché diminuirla.

Ma perché ?

Semplicemente perché questo metodo è basato sulla perdita di tensione per dilatamento termico della corda (a causa del passaggio di cariche elettriche all'interno della corda, che è un conduttore). La corda scaldandosi si dilata perdendo tensione (attenzione) raffreddandosi non riacquista il pitch che aveva prima di essere scaldata, perché la tensione garantisce che non possa ricontrarsi nuovamente.

Questo sistema dunque è sempre in perdita pertanto è possibile ristabilire un'uguaglianza nel coro per singola nota ma sempre alla luce di un abbassamento generale dello strumento. Per riaccordare in altezza una nota non c'è altro che spendere Forza per rigenerare nuovamente la trazione della corda che ne determina il giusto pitch.

Pertanto queste sono cazzate ! Non credete agli asini che volano. Prima che la tecnologia riuscirà a sostituirsi all'uomo in quest'ambito ce ne vuole ancora ! Come potete constatare si possono usare software che aiutano (alcuni meglio, alcuni peggio, alcuni pessimi) ma serve sempre l'accordatore con la chiave in mano, altrimenti il pianoforte non si accorda. Si tira su e regge per 5 minuti.

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