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Piano Concerto - Forum pianoforte

modale

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Tutto postato da modale

  1. Per motivi di copyright sono costretto ad allegare solo una piccola parte del capitolo dedicato all'argomento nel testo di G.Russell "Lydian chromatic concept of tonal organization" alle pagine 6.7.8.9. edizione V del 2001. Desidero conoscere il vostro competente parere riguardo alla affermazione dell'Autore.
  2. Per motivi di rispetto di copiright sono costretto a pubblicare una piccola parte del capitolo dedicato all'argomento dall'autore George Russell nel testo "Ldian chromatic concept of tonal organization" edizione IV del 2001 alle pagine 6,7,8,9. Con l'apertura di questo topic ho inteso sottoporre alla vostra competente attenzione il pensiero dell'Autore riguardo l'argomento del topic, anche per giungere ad una conclusione se condividere o meno l'affermazione di G.Russell.
  3. Beh, vai a questo link http://it.wikipedia.org/wiki/File:Suoni_armonici.jpg
  4. Certo che un intervallo possiede una tonica, se suoniamo C, gli overtones che nascono da C sono come tutti sappiamo parecchi e tra C e gli overtones la tonica è C. Ma tra C ed F forse la stessa regola non vale! Che ne dite?. Invito tutti ad effettuare una ricerca in letteratura.
  5. Propongo la discussione con altro tipo di affermazione visto che c'è un po di confusione. Quale è la tonica di un intervallo di quarta giusta?
  6. Per Frank, ho ripostato il messaggio. Scusami cosa è un Avatar? Non ritengo che ci sia una differenza, dal punto di vista della tonica dell'intervallo, se le note vengono suonate consecutivamente o simultaneamente perchè le qualità fisiche delle singole note costituenti l'intervallo sono costanti a prescindere dalla consonanza e dalla dissonanza.
  7. Consideriamo la scala Ionian di C: C-D-E-F-G-A-B Ovviamente la tonica è C L'intervallo C-D ha per tonica C l'intervallo C-E ha per tonica C l'intervallo C-G ha per tonica C l'intervallo C-A ha per tonica C l'intervallo C-B ha per tonica C Secondo voi quale è la tonica dell'intervallo C-F,e per quale motivo?
  8. Permettetemi una precisazione: il testo di G. Russel, pur spingendosi molto oltre, tratta prevalentemente dell'utilizzo delle scale modali in armonia tonale. Badate bene, ho detto "scale modali". I Modi sono ben altro, sono gli elementi strutturali della Armonia Modale che utilizza le scale modali ma con criteri che nulla hanno a che vedere con l'utilizzo delle scale modali nella armonia tonale che a sua volta non utilizza i modi in quanto tali ma solo per un riferimento del tipo "spelling".
  9. modale

    Outing....

    Molto abile certamente assai simpatico spessore.....
  10. giovedì 20 dicembre 2012 N.B. Informazione per i lettori. Il pianista citato nel presente articolo con il nome Giuseppe Perna è il sottoscritto conosciuto in " Piano Concerto" con il nome "modale" Poche note sul jazz italiano (2° parte): piano A dire il vero, sono stato molto dibattuto sulla modalità di impostazione di questo articolo; ero conteso dal fare da una parte qualcosa di molto sintetico (cosa che però non mi permetteva di esprimere concetti) e dall'altra qualcosa di troppo analitico che non sarebbe bastato in un solo articolo. Ho deciso quindi per una sorta di storia a puntate, dedicando un post mensile ad ogni strumento, partendo dal piano. Volevo comunque fare delle precisazioni: queste liste di nomi e/o segnalazioni discografiche devono essere prese con una certa elasticità, tenendo presente che esse sono basate esclusivamente sulle mie cognizioni (che spero abbiate compreso nella parte generale), privilegiando l'idea di sviluppare una fotografia quanto più semplice e chiara possibile di quello che ritengo sia importante nel jazz italiano oggi. La stessa non ha nessuna pretesa di essere esaustiva e non deve pregiudicare giudizi su ulteriori ascolti ai quali non ho potuto dedicare tempo (anzi rinnovo l'invito ad integrarla tramite i commenti). Inoltre ho cercato di sistemare il tutto in una pleonastica suddivisione del jazz odierno in tre raggruppamenti principali: i tradizionalisti (bopper e fautori del mainstream), i post-moderni (improvvisatori free e i polistilisti free) e gli "etnici" (jazzisti con riferimenti alla cultura tradizionale). Pianisti L'Italia ha sempre avuto una grande tradizione di pianisti che nel jazz partendo da Gaslini ha espresso tanti nomi illustri. Alcuni di essi provengono da una tradizione non propriamente jazz (si pensi a D'Andrea o Salis), ma poi l'hanno abbracciata in maniera completa ed esauriente. Franco D'Andrea ha appena pubblicato un notevolissimo cd per la El Gallo Rojo, "Traditions and clusters", uno dei migliori della sua carriera, che capitalizzando il tipo di esperienze che si stanno facendo in quella label, rappresenta forse la summa di quell'idea di comporre attraverso un puzzle di suoni e di stili eterogenei in cui si esalta il leader e il gruppo. Antonello Salis, d'altronde, non sembra fermare la sua creatività e la voglia di abbracciare nuovi progetti: il suo secondo "Pianosolo" per la Cam Jazz è la migliore testimonianza della sua arte ormai pienamente incorniciata nell'olimpo dei migliori pianisti europei di sempre. Oggi però a livello pianistico il timone della promozione sembra essere nelle mani del giovane Stefano Bollani che può considerarsi una precocità del nostro jazz alla luce dei risultati raggiunti: Bollani, prima di far parte della scuderia Ecm, ha pubblicato parecchi cds in cui emergeva un pianista di larghe vedute che attingeva non solo alla tradizione jazzistica ma spaziava dalla classica del novecento alla formalità rock, con un tocco sicuro e deciso in cui l'originalità scaturiva da un certo grado di bizzaria strumentale che sembra pian piano essersi defilato nelle ultime prove discografiche dedicate a suoni/composizioni ugualmenti valide ma più internazionalizzate (si pensi alla differenza che c'è tra tra opere come "Les fleurs bleues" o "Smat smat" e "Piano solo" o "The third man"). L'altro pianista di casa all'Ecm Records è il particolarissimo Stefano Battaglia a cui ho già avuto modo di dedicare una breve recensione/monografia e alla quale vi rimando (1). Rimanendo ancora sui post-moderni di stampo più free, mi sembra ancora molto valida (seppur parecchio dilazionata nei tempi di incisione) l'opera di pianisti come Umberto Petrin (validissima la collaborazione con la tromba di Jean-Luc Cappozzo in "Law Years") e senza dubbio continua il lavoro prezioso di Gianni Lenoci che, saltando in maniera leggiadra ed intelligente nelle sue collaborazioni per le principali labels italiane ed estere del settore, rappresenta un punto fisso per determinate esperienze jazzistiche che si nutrono di apparenti dissonanze e dell'apertura verso l'uso "esteso" del piano (2). Sempre in questo àmbito un eccellente pianista è il sardo Sebastiano Meloni, un originale riestensore di suoni che si può apprezzare in un trio con Orrù e Tony Oxley in "Improvised music for trio", così come serio e lontano da compromessi è il lavoro del pianista Alberto Braida, di cui si possono apprezzare le caratteristiche in "Talus", nonchè in varie registrazioni nei formati più consoni al chamber jazz con contrabbassisti come De Joode, Hughes and Lisle Hellis e nei duetti con il clarinettista G. Locatelli; interessante è anche il lavoro al piano preparato di Fabrizio Puglisi, al momento nell'orbita degli improvvisatori creativi olandesi(si segnala"Duets for Prepared unprepared and toy pianos" con Albert Van Veenendaal). Restando nell'ambito dei giovani pianisti appartenenti al giro della El Gallo Rojo i più interessanti sono Giorgio Pacorig, fisso nelle formazioni di Danilo Gallo, Zwei Mal Drei -"We hope we understand"- e The Roosters -"Todo chueco", con un perfetto e dinamico stile di free tayloriano e Alfonso Santimone con i Laser Pigs di "Ecce combo" che imposta il suo pianismo free reimprovvisando sui temi dell'opera 19, Sechs Kleine Kalvierstucke di Schoenberg. Nell'ampia area della tradizione pianistica che comprende coloro che suonano bop (anche nelle sue forme avanzate) o che si avvicinano allo stile immortale di Bill Evans (stile che poi fu sposato da Enrico Pieranunzi qualche anno più tardi(3)), si trova la quantità maggiore dei nostri pianisti; se tra i nomi più illustri del recente passato si possono annoverare pianisti che pur non cambiando di una virgola la loro proposta hanno raggiunto livelli ampi di notorietà (si pensi in tal senso a Antonio Faraò, di cui nutro un bellissimo ricordo del suo esordio discografico "Black Inside"), ve ne sono altri che ancora non l'hanno trovata pienamente come nel caso delle ottime impressioni che vengono dai pianisti siciliani Salvatore Bonafede ("Dream and dreams") e Giuseppe Finocchiaro ("Incipit"); intanto si sta rinforzando la sezione dei giovanissimi emergenti: tra questi i più preparati e pronti già ad un percorso più impegnativo mi sembrano Roberto Tarenzi (attivo nell'entourage di Di Battista, che si può ascoltare bene in "13 Floors") e Claudio Filippini, brillante pianista che ha raggiunto un suo primo vertice in "The Enchanted garden", mentre Francesco Nastro, in una eccellente collaborazione con Gary Peacock e Peter Erskine in "Trio dialogues" e Stefania Tallini in "The Illusionist", dimostrano di essere dei bravissimi pianisti nei confini delineati dal Jarrett bluesistico primi anni settanta e il Lyle Mays morbidamente new-age. Particolarmente intenso è il retaggio "classico" che influenza le proposte del pianista Giovanni Guidi già diventato una realtà nazionale e che si può apprezzare nel trio di "Tomorrow never knows", e quelle mirabili del precoce ventiduenne Enrico Zanisi in "Life Variations". La contaminazione "etnica" di cui si faceva cenno prima è stata una costante che si è infiltrata nelle idee di molti musicisti jazz: questi hanno inserito nella composizione elementi a vario titolo che appartenevano a provenienze del centro-meridione italiano e delle isole; se il nord ha chiaramente insistito su un jazz che consolidava tendenze di matrice europea (oltre a quella americana di base naturalmente), nelle altre regioni si è spesso imposta la voglia di inserire elementi del proprio territorio, esclusivi di quel territorio, che potessero rinnovare la composizione. Sulla scorta di questa considerazione si sono avuti eclatanti risultati nella zona romana in estensione a quella umbra e toscana, dove grazie a pianisti come Pieranunzi o a compositori come Nicola Piovani si è venuti a contatto con una cultura presa nel suo complesso, che era il prodotto di un'insieme di riferimenti plurimi (la parte musicale vista anche nella sua storicità, la parte letteraria, quella cinematografica, etc.): in questo senso mi sembra che sia perfetta le connotazioni musicali fatte a Fellini, alla vitalità della capitale di quei giorni e al pregio di tanta letteratura locale. Per quanto riguarda la zona del napoletano il lavoro obliquo di inserimento "tradizionale" nella composizione di jazzisti, che già aveva interessato pianisti come Gaslini o D'Andrea in maniera incidentale, viene svolto (anche qui in maniera non costante nel corso della carriera) dalla pianista Rita Marcotulli che esplicita nel jazz la sorgente partenopea, con un modello elegante e raffinato, lontano dal saccheggio effettuato da tanti musicisti nel passato (in "Nauplia" con la cantante Maria Pia De Vito o con coraggio allargando gli orizzonti all'intera area mediterranea in "Triboh" assieme anche al percussionista turco-armeno Arto Tuncboyaciyan); nell'area sarda alcuni tentativi di interposizione culturale verranno da Salis nel progetto del "Il viandante immaginario", così come nel pugliese forte è stata la presenza di elementi risalenti alla cultura balcanica o indirettamente arabizzata: uno dei migliori esempi di queste tendenze molto integrate con la musica classica è quello dell'eccellente pianista barese Livio Minafra, figlio d'arte (che può essere ascoltato in "La dolcezza del grido" o "La fiamma e il cristallo"). In verità, l'afflato melodico o mediterraneo spesso è stato amplificato nei comprensori geografici di riferimento dai musicisti jazz e portato all'interno di un più generico labirinto di latinità che però è evidentemente nociuto; l'unico caso di pura modalità nel jazz odierno italiano è la proposta trasversale del pianista foggiano e mio caro collaboratore di questo blog, Giuseppe Perna (che può essere ascoltato in un disco significativo nel senso di questa disquisizione, in "Taormina").(4) Un particolare pianista siciliano Giorgio Occhipinti con l'Hereo Nonetto di "The Kaos Legend" e in "Histoire" s'impone nel progetto di integrazione artistica pressochè totale tra improvvisazione pura di stampo contemporaneo e distillate istanze mediterranee. http://ettoregarzia.blogspot.it/ Note: (1) http://ettoregarzia....-e-michele.html (2) anche a Gianni avevo già dedicato una recensione con breve monografia http://ettoregarzia....-gianni_29.html (3) per Pieranunzi vedi http://ettoregarzia....ermutation.html (4) http://ettoregarzia....erraneo-le.html
  11. anche do-re-mi potrebe essere una triade! Trattasi di accordo che rientra nel'ambito degli accordi quartali costituiti da quarte giuste solitarie ad almeno tre voci oppure miste con almeno una quarta giusta ed un tirtono.
  12. I MODI 5, 6, 7 OPPURE 10 ? NEL CORSO DELL’ARTICOLO FARò RIFERIMENTO ALLA SCALA DI C Teoricamente i modi sono sette, ma in realtà forse sono sei. Infatti il modo locrian non possiede la quinta giusta (C-G) possiede invece il tritono (C-Gb), per cui tale modo tradisce l’intervallo più importante degli overtones e di conseguenza dal punto di vista fisico ed acustico non ha le caratteristiche per essere un modo per lo meno nella concezione tradizionale dei modi. Forse sono cinque se consideriamo il fatto che il modo Lydian è anche esso teorico per il fatto che pur possedendo l’intervallo di quinta giusta (C-G), non è un modo diatonico, infatti a differenza degli altri modi, compreso il locrian, che possiedono due toniche (C-F), esso possiede una sola tonica ©. Può essere quindi il locrian considerato un modo teorico anche esso, in quanto l’assenza delle due toniche non gli consente una spazialità armonica. Se partiamo da C lydian, seguendo l’andamento dei modi nel senso:” meno tensivo – più tensivo”, ritenuto universalmente esatto, proseguiamo con C Ionian, C Mixolydian, C Dorian, C Aeolian, C Phrygian, C Locrian. A questo punto il discorso sarebbe concluso in quanto abbiamo elencato i modi esistenti. Se analizziamo i modi lydian, ionian, mixolydian, dorian, aeolian e phrygian, notiamo che tutti possiedono l’intervallo di quinta giusta (C-G), il modo locrian non possiede tale intervallo ma il tritono (C-Gb), a questo punto se non si accetta il locrio in quanto modo per questa sua caratteristica allora i modi sono sei, ma se lo si accetta allora i modi sono almeno sette e forse più. Il motivo di tutto questo è che il tritono d tonica (C-Gb) è generatore di un altro intervallo di quinta giusta, è l’intervallo Gb-Db. Come dall’intervallo C-G nascono sette modi ove la tonica modale e il centro tonale coincidono con la stessa nota: C, dall’intervallo Gb-Db, generato dal modo locrio nascono altri sette modi nei quali la tonica modale è Gb ma il centro tonale è C. Tali modi sono: Gb lydian, Gb Ionian, Gb Mixolydian, Gb Dorian, Gb Aeolian, Gb Phrygian, Gb locrian. Gb Lydian è simile a C Locrian, Gb locrian è simile a C Lydian. Dal mio punto di vista escludo le scale lydian per il motivo detto all’inizio dell’articolo. Escludo le scale locrian per quanto già detto. Le seguenti sono le 10 scale modali con centro tonale in C dal mio punto di vista. C Ionian, C Mixolydian, C Dorian C Aeolian, C Phrygian, Gb Ionian, Gb Mixolydian, Gb Dorian, Gb Aeolian, Gb Phrygian. L’intervallo di quinta C-G è talmente forte da reggere le dissonanze create dalla sovrapposizione di scale modali nate da una tonica modale diversa da C. L’armonia modale vista tradizionalmente contiene i modo ben conosciuti, ma se allarghiamo le nostre vedute compaiono altri possibili modi che rendono fisiologico e razionale il passaggio dalla armonia modale alla armonia cromatica, essendo questa ultima una derivazione della prima. Nella mia attività di compositore e pianista utilizzo giornalmente tali concetti. http://www.divshare....ad/20722232-8b7 http://www.divshare.com/download/20943325-da3 La scala perfetta è la cromatica, perché limitarsi a suonare sette note.
  13. Ciao, Talentuoso, ti ringrazio per l'apprezzamento. La composizione modale è, con i tempi che corrono, campo minato.
  14. due albums pubblicati da Giuseppe Perna https://itunes.apple...rna/id348585663 RECENSIONE DI ETTORE GARZIA http://ettoregarzia....attica Musicale RECENSIONE SULLE NUOVE RACCOLTE DI GIUSEPPE PERNA venerdì 5 ottobre 2012 iL vero respiro del Mediterraneo: le nuove raccolte di Giuseppe Perna. Molti pianisti hanno subìto il fascino delle proprie origini culturali. Negli ultimi vent'anni la riconsiderazione dei rapporti tra Oriente ed Occidente ha sollecitato produttori e maestranze interessate a promuovere molti progetti di musicisti che si trovavano lungo quella sorta di elle allo specchio, che va dal Marocco al Medio Oriente e poi risale su nell'Europa fino ad arrivare alle etnie russe (vedi lo stuolo dei pianisti Ecm). Ma pochissimi hanno preso in considerazione le derivazioni più antiche che vedono coinvolta tutta l'area del mediterraneo nella modalità di tipo orientale: in questo senso il pianista Giuseppe Perna è un'oasi in un deserto. I suoi due ultimi cds in piano solo appena pubblicati ripercorrono questo connubio "virtuoso" tra l'espressione classica così come l'abbiamo conosciuta dal romanticismo fino all'impressionismo di Debussy e le teorie delle relazioni armoniche utilizzabili attraverso le scale modali. Ma è un percorso fatto di originalità che pur avendo nei soliti personaggi di riferimento il substrato stilistico temporale, fugge da qualsiasi reiterazione poichè affronta in maniera approfondita la modalità come frutto non solo di una preparazione artistica specifica (che in questo blog state ormai conoscendo tramite i suoi articoli), ma anche di una sentita compenetrazione agli oggetti sottointesi delle composizioni. "Taormina" è l'esempio più maturo del Perna-oriented, che per la prima volta affronta il formato "rischioso" della lunga durata dei brani. Le ombre pensose del "Il fuoco dell'Etna" si alternano con le melodiche aperture alla bellezza di "Canto della Sicilia"; "La Valle dell'Agrò" stabilisce un nuovo contatto tra l'antica storia occidentale ed il misticismo di stampo orientale, uno splendido brano che è suonato tutto in piena avanscoperta delle possibilità armoniche tratte dall'improvvisazione modale, così come in "Canto per Francesca Martinez Paris" si coglie anche un senso completo della drammaticità nello sviluppo della composizione. "Canto per Taormina" ammette, di fianco al dubbio e al mistero che costituisce il leit-motiv del brano, delle splendide oasi armonico-strumentali: un contrasto retto in maniera personalissima, meravigliosamente impreziosito dal rallentamento saltuario dei tempi. "The other side of jazz" ha una maggiore apertura verso le improvvisazioni di Jarrett-iana memoria, dove prevale il senso della classicità della composizione ed una presenza indiretta e leggera di temi minimali alla Satie. "Melissa" (a cui Giuseppe è affezionato) ha una melodia vincente che rispetta le sue caratteristiche, così come "Doubt" ripropone quelle improvvisazioni "melodiche" con colorazioni di tono che non ti aspetti in una composizione votata alla modalità. "Memories" ricalca schemi che potrebbero appartenere agli schemi del filone "modern-classical" di recente esportazione, ma anche qui l'episodio presenta una tale serietà e variazione "emotiva" che faccio fatica a trovare del materiale simile in Italia. "Dream State" vi riporterà in un onirico stato d'ascolto utile per capitalizzare i cambiamenti spirituali dell'uomo e la vacuità di molti modelli comportamentali moderni ampiamente riconosciuti ed è anche il brano più vicino a quel jazz che nella sua interpretazione si avvicina a qualcosa che è più spirito di libertà e ricerca della bellezza, e meno dipendenza dai modelli afroamericani. Per finire ricordo che i due cds sono acquistabili direttamente per il download su ITunes. https://itunes.apple...rna/id348585663 LE ULTIME DUE RACCOLTE DI GIUSEPPE PERNA Spesso nell'arte e quindi nella musica non è sempre importante l'innovazione ma un'idea o un sentimento che attraverso la musica stessa trasmetta le prerogative dell'artista ed in definitiva i bisogni dell'uomo: questo principio può essere applicato con grande carico di adesione a Giuseppe Perna. Qualcuno potrebbe storcere il naso quando non trova certi appigli di natura strumentale specie oggi che la bravura viene misurata solo sulle capacità tecniche, ma si dimentica che spesso le cose più ascoltate nel tempo non hanno che la semplicità da offrire e un grande respiro emotivo: la particolare modalità "cromatizzata" di Perna è il suo punto di forza e sfido a trovare pianisti che hanno un suono uguale al suo. Giuseppe pubblica due nuove raccolte ("Perna modal songs" e "Morning Mediterranean")* con brani selezionati da una più ampia gamma di improvvisazioni registrate privatamente che dimostrano tutto il suo valore. file:///C:/Users/GENERICO/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image001.jpgIl primo brano di "Perna modal songs" è "Cellule sonore" che inizia con un piano sbilenco, che sembra quasi al limite della scordatura, che introduce una trama pensosa che è diretta espressione del suo rimuginare modale. Un'aureola fatalistica intrisa di oscurità pervade i dodici minuti del brano che vive di splendidi fotogrammi musicali che evocano ricordi e malinconie della vita; "Ghost" è stata composta di getto dopo che Giuseppe aveva ascoltato dei brani di musica contemporanea: facendo uso di similitudini di immagini grazie ad un uso estensivo del piano è uno dei suoi brani più "dissonanti": veri e propri fantasmi che girano attorno al piano in attesa di una risposta; "Jarrett in love with Debussy" è puro Perna-sound: un bellissimo incrocio stilistico tra diverse sensibilità della storia pianistica filtrata dalla sua ottica; "Dorian chant in E-Flat n. 1" è uno dei suoi capolavori: in un clima oscuro e quasi metafisico, il suo piano si proietta in diverse "figure" armoniche che riportano alla mente immagini senza tempo; Giuseppe comincia ad usare la notazione del modo per intitolare i suoi brani, così come succede per il successivo "Dorian chant in G-Flat n. 1" in cui sembra riaffarciarsi una certa drammaticità della trama, pur sempre avvolta da una raffinata e sensibile confezione, che vi fa "galleggiare" sulle nuvole;" Requiem to George Russell" è l'omaggio di un ammiratore rivolto a colui che nel jazz per primo ha costruito una vera e propria teoria dell'armonizzazione modale: la composizione in Db Phrygian è una sorta di perdita della coscienza che si spinge in territori impressionisti riflessivi e misteriosi; "Meditation IV C" conclude il lavoro riportandoci alla base di partenza dopo aver accarezzato uno di quei bellissimi sogni di purezza che quando finiscono ci fanno aprire gli occhi sulla realtà infedele. file:///C:/Users/GENERICO/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image002.jpg"Morning Mediterranean" è più sbilanciato verso una caratterizzazione etnica del prodotto (che non è etnico nel senso restrittivo della parola) e si apre con il tema del "Canto locrio n. 1 in Db" in cui una vena "arabica" completamente interiorizzata nel suono si scontra con melodie estemporanee ed evocative, così come la notazione melodica di "A Aeolian chant n. 1" distilla dentro di sè tutta la ricerca sulla vocazione musicale del pianista e che ad un tratto si apre a scorci di melodismo non usuale. L'"Eb Dorian chant n. 2" è una riuscita variazione del primo canto suonato in "Perna modal songs", mentre la bellissima "The day after" utilizza una struttura bimodale (Phrygian e Aeolian) per esprimere una caustica e trasognata presa di coscienza; "To Donatella" è quasi un'istantanea sul ricordo che come spesso accade nel suo caso, si avvicina a quel respiro di classicità "moderna" evitando quello che molti pianisti (specie di estrazione new-age) confondono con la banalità. Queste registrazioni sono boccate di ossigeno per l'anima! https://itunes.apple...rna/id348585663
  15. Canto bimodale in Eb Phrygian + E aeolian http://www.divshare.com/download/20722232-8b7
  16. Canto aeolian in A http://www.divshare.com/download/20722217-a4f
  17. Canto in A Aeolian http://www.divshare.com/download/20699397-a31
  18. Canto bimodale in F Phrygian + G Lydian http://www.youtube.com/watch?v=5qxZZvuhisY
  19. CENTRI TONALI – 2° PARTE - “CENTRI TONALI” NELLA ARMONIA MODALE Come già detto il termine “centro tonale” è una definizione concettuale generica, e visto che esso assume funzione diversa nella armonia tonale, nella armonia modale e nella armonia cromatica, anche la sua denominazione è diversa. Nella armonia modale il centro tonale viene definito più esattamente con il termine: “ELEMENTO MODALE CENTRALE”. La “tonalità” nella armonia tonale e “ l’”elemento modale centrale” della armonia modale hanno in comune il fatto di essere costanti per tutta la durata del brano. In altre parole se in un brano tonale la tonalità è ad esempio D maj, essa viene conservata per tutta la durata del brano. Ovviamente possono comparire isole modulanti, turn over, strutture cicliche tipo Coltrane changes, anatole, strutture sequenziali convergenti, ma valutata nell’insieme la tonalità è la stessa. Allo stesso modo nella armonia modale l’”elemento modale centrale” è lo stesso per tutta la durata del brano. Nella armonia modale le leggi che determinano le sequenze accordali (contour) sono diverse dalle leggi che determinano le sequenze accordali nella armonia tonale, non è questa la sede idonea per parlare di questo argomento. Faccio un esempio di sequenza accordale modale: D Aeolian-B Phrygian-Ab Locrian-F Dorian-D Aeolian-Bb Dorian-Gb Mixolydian-D Aeolian. Come potete vedere il D Aeolian è l’elemento modale centrale che gestisce i movimenti modali che ruotano intorno, la gravitazione che porta verso il D Aeolian e la forza centrifuga che allontana da D Aeolian sono in funzione del grado tensivo delle singole scale modali. In armonia modale contemporanea la sequenza dei modi viene stabilita sulla base del grado tensivo di essi. Meno tensivo verso più tensivo—più tensivo verso meno tensivo. Nel passato il passaggio da un modo all’altro era basato soprattutto sule note tipiche del modo, ad esempio la nota tipica di C Lydian è F#, la nota tipica i F Phrygian è anche F#, utilizzando tale nota è possibile passare in maniera agevole ed elastica dal modo C Lydan al modo F Phrygian e viceversa. Il concetto di”Tonalità” quindi è profondamente diverso dal concetto di “Elemento modale centrale” perché nella armonia modale ci allontaniamo anche in maniera notevole da quella che può essere considerata la tonalità di base per poi tornarci quando lo desideriamo, ed i giri armonici modali li scegliamo noi, invece nella armonia tonale non abbiamo tutta questa libertà, siamo vincolati dalla gerarchia tonale ad utilizzare ripetitivamente sempre gli stessi giri armonici.
  20. Nell'ambito della armonia tonale, la melodia è regina e muove tutta la impalcatura armonico melodica. Ma se procediamo verso altri sistemi musico-armonici l'importanza della melodia è delimitata dalla crescente prevalenza della armonia alla quale la melodia si sottopone. Parlo dei sistemi armonici modali e di quelli intervallari. Vi propongo l'ascolto, a tal proposito di un "canto" da me composto ed eseguito ove la melodia è poco presente in quanto traccia predisponente alla armonia bensì tutto parte dalla armonia e la melodia è una conseguenza di essa, o meglio è un tutt'uno con essa. Chiaramente non ci troviamo nell'ambito di una composizione tonale bensì puramente modale ed a tratti cromatico-intervallare. http://www.divshare.com/download/17808067-7f4
  21. Grazie a Martina per l'interesse, è notevole provare interesse per argomenti non propriamente popolari e per i quali occorrerebbe molto più spazio per parlarne in maniera approfondita. Il fatto è che molto spesso si parla di tonalità senza sapere esattamente cosa è. Cerco di lanciare degli stimoli con l'augurio che vengano recepiti e servano da stimolo.
  22. http://ettoregarzia.blogspot.it/search/label/Didattica%20Musicale http://www.armoniamodale.blogspot.it/ CENTRI TONALI - 1° PARTE - Questo argomento sarà trattato in diversi articoli successivi. Cosa è un “centro”? è il nucleo di un sistema funzionale, nel nostro caso il sistema funzionale è il sistema tonale. Il sistema tonale si articola in diverse maniere e quindi assume un significato diverso in base alla ottica in cui viene visto, quindi anche il centro tonale assume significato differente in base alla diversità dell’ottica adoperata. Possiamo considerare sostanzialmente tre situazioni: 1) Centri tonali nella armonia tonale 2) Centri tonali nella armonia modale 3) Centri tonali nella armonia intervallare ( detta anche cromatica) Nella armonia tonale il centro tonale viene definito più esattamente con il termine: TONALITà. Non è una sottigliezza, la definizione di Centro tonale è una definizione concettuale generica, e visto che esso assume funzione diversa nella armonia tonale, nella armonia modale e nella armonia cromatica, anche la sua denominazione è diversa. Il concetto di “Tonalità” è legato alla armonia tonale, questa ha la sua radice logica nel “ Concetto ionico della organizzazione tonale”. Alla base del sistema tonale si pone una scala ionica dalla quale originano un insieme di accordi che sono in relazione funzionale tra di loro in modo che viene a determinarsi un centro gravitazionale armonico sui diversi gradi della scala ionica. Questa è un a spiegazione che trovate praticamente in tutti i testi di armonia. Quello che viene detto poco e che è poi la vera spiegazione del concetto di tonalità nel sistema ionico è che la scala ionica possiede due toniche: Ad esempio consideriamo la scala C Ionian: C-D-E-F-G-A-B-C. Analizziamo ora gli intervalli : C-D la tonica è C C-E la tonica è C C-F la tonica è F C-G la tonica è C C-A la tonica è C C-B la tonica è C Quindi le due toniche della scala C Ionian sono C ed F. Questo è il motivo per cui tale scala viene definita “Dia-tonica”. La presenza delle due toniche restringe il potenziale armonico della scala ionian delimitandolo tra le due toniche (F lydian-G mixolydian-C ionian). In altre parole tutta l’armonia di una scala ionian oscilla tra le sue due toniche convergendo poi in maniera preferenziale verso il centro tonale C della scala di C ionian perché il tritono di GVII risolve in C maj.
  23. altri links: http://ettoregarzia....'armonia modale http://www.armoniamodale.blogspot.it/ http://www.pianoconcerto.it/forum/index.php?/topic/1040-improvvisazione-come-scelta-di-vita/
  24. La regola è scientifica, non soggettiva, noi possiamo poi dare una interpretazione soggettiva alla trasformazione del colore musicale dei modi sulla base dell'intervallo di quinta giusta.
  25. "Il CONTOUR MODALE" è una successione di modi i quali vengono scelti sulla base di vari criteri ognuno dei quali da un senso logico a tale successione. Se non esistesse il "contour", la successione sarebbe casuale e priva di una regola che la determina.
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