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Piano Concerto - Forum pianoforte

CromaDiBrera

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Tutto postato da CromaDiBrera

  1. Più o meno nel 1983, raccolsi un po' di idee ed entrai in un negozio di strumenti musicali, a Roma, che non esiste più, per chiedere un'informazione: cercavo uno strumento che mi consentisse di realizzare scritture a quattro voci il cui timbro fosse quanto di più affine possibile agli strumenti ad arco. L'omino del negozio, che subito diede l'idea che gli stessero chiedendo la luna, mi propose una tastiera Oberheim da oltre un milione di lire e uno dei primi registratori multitraccia a cassetta, per un totale di qualche milione in tutto (il primo Tascam 4 piste a cassetta costava oltre il milione: tre anni fa ne ho letterlamente buttato uno nel cassonetto insieme a una doppia piastra Mahrantz). Da allora, mi sono sempre chiesto se il futuro non potesse riservare non solo strumenti migliori, ma anche a costi più o meno possibili. La casa del mio maestro di musica era piena di fili e manopole, e il banco di missaggio occupava qualche metro quadro... Oggi, dalla East West, ho ordinato la Platinum e la Goliath, avendo già la Pianos a 24 bit. Il mio primo PC (fine anni '80) è stato un 486; da 4 mega; ora ho un iMac da 4 Giga (e sono pure pochi!). Domanda: quanto durerà il mio investimento odierno? E cosa potrà mai accadere, ancora, nei prossimi 30 anni (periodo entro il quale suppongo di dover dare forfait)...?
  2. Frank, se ti interessa, la EW sta vendendo le librerie con il 30% di sconto fino al 21 maggio (solo attraverso il sito: www.soundsonline-europe.com).
  3. A proposito di "I talk to the wind", mi è venuto in mente di chiedere al mio insegnante se non possa ritenere utile una specie di "dettato armonico" su questo brano... Cioè una trascrizione all'ascolto. Mi prenderà per pazzo, ma suppongo possa essere istruttivo dato il carattere di distribuzione delle parti... Mah...?
  4. Caspita, raffaeleb, non ti ci facevo proprio...! Da uno come te, mi sarei aspettato, al massimo, una scrupolosa analisi armonica del pezzo appresso, "I Talk to the wind"...
  5. Fripp è un classico, nel suo genere. E' uno di quelli che un musicista "non solo classico" deve conoscere e basta, a prescindere da questioni di gusto personale, al pari di Montgomery, Beck, Metheny o Gilmour. Se si parla di gusti, a me non piace tutto quello che ha fatto; certe cose mi sembrano proprio "passi falsi" (come un lavoro per ensamble di chitarre acustiche all'unisono, negli nni '80, di cui non ricordo il titolo), ma non c'è dubbio che abbia fatto la storia dell'aspetto più colto della musica cosiddetta "leggera". E' stato tra i fondatori del progressive e dell'environmental music con brian Eno... e tanto basta, credo.
  6. In estrema sintesi, è quello che ho cercato di dire. il perchè potesse risultargli estranea, però, ho creduto fosse un argomento interessante di cui discutere.
  7. P.S. (Un tantino provocatorio). Penso anche che il nostro orientamento critico (o gusto che sia) nasca proprio dal primo romanticismo tedesco; altrimenti, non si spiega il fatto che gran parte del pubblico di classica non sappia apprezzare non solo l'opera di Cimarosa che hai postato, ma non conosca neppure un'opera di Pasquale Anfossi; il quale riuscì a rappresentare con successo ben 72 (settantadue!) opere per i teatri d'Europa: una mole veramente difficile da liquidare con la presunzione secondo cui la storia abbia premiato "i migliori"... Almeno in Italia, dovremmo chiederci quanta bella musica abbiamo smarrito per omologazione ad una critica rivolta alla massa di consumatori, e il cui ovvio interesse è sempre stato quello di identificare pochissimi Nomi da riproporre in tutte le salse. E ciò, credo, perché alla gente piace risentire le stesse cose con sfumature diverse, anziché sforzarsi di conoscerne di nuove
  8. Presumo sia anche una questione di atteggiamento critico. Schumann nasce nel 1810, Cimarosa nel 1749 (e muore nel 1801). Schumann è un romantico tedesco, con tutto ciò che questo comporta (orgoglio nazionale, riscatto del sentimento popolare, orientamenti rivoluzionari rispetto alla Restaurazione, ecc). Cimarosa, invece, vissuto nel secolo precedente, è un brillante esponente della scuola napoletana che seppe imporsi presso le corti di tutta Europa (che gli italiani avevano letteralmente invaso). Lo stesso Mozart (più giovane di Cimarosa) fu un precursore del sentimento di liberazione culturale e di riscatto del popolo tedesco, con il suo singspiel e i suoi conflitti rispetto al genere dominato dagli italiani (Cimarosa ma anche Anfossi, Paisiello, Jommelli... per non parlare dell'antico Pergolesi, già morto nel 1710, la cui Serva Padrona non smise mai di essere acclamata ovunque per un secolo e mezzo). Fu la generazione di Schumann a sospingere Mozart verso l'immortalità e a decretare il definitivo isolamento degli italiani; non è un caso che tanto lui quanto i suoi "fratelli minori" del '20 che amorevolmente criticò, spronò, orientò in ogni modo (parlo di Brahms, Lizst, Chopin...), non si siano praticamente mai cimentati nel genere, quello operistico, che era e rimase a lungo soprattutto italiano e troppo legato, quindi, al sordido mondo di corte che lo aveva accolto. All'epoca di Schumann, in fatto d'opera, gli unici italiani a restare nel gradimento dei romantici tedeschi furono le figure abbastanza lontane dall'area germanica da non rappresentare "il vecchio" da abbattere: Cherubini e Spontini. Un po' perché invischiati in sofferte relazioni con Napoleone, un po' perché solennemente drammatici e per niente "napoletani" In sostanza, immagino che il giudizio di Schumann verso un Cimarosa non potesse essere sereno. Sarebbe un po' come aver chiesto a Mick Jagger un parere su Frank Sinatra...
  9. Scusate le repliche... Dal tuo esempio, mi viene anche in mente che Mozart ha alternato spesso, a seconda del carattere dei movimenti, coppie di flauti e di oboi, ma molto raramente li ha usati insieme: per lui, pare quasi che gli uni o gli altri fossero registri acuti dei corni (mi riferisco alle sinfonie, soprattutto). I clarinetti inece, quando ci sono, sembrano seguire criteri d'uso differenti (ad eccezione dell'ultima sinfonia in sol minore mi pare, dove però furono aggiunti dopo)... Boh...? Vorrà dire, appunto, che in effetti flauti ed oboi non creano fra loro un buon impasto...? Magari proprio per le ragioni che evidenziavi tu, Carlos, cioè delle differenza di emissione a parità di registro? Quando invece, mi pare, oboe e clarinetto hanno una certa affinità di timbro, sui registri medio acuti (nel senso che il clarinetto perde il suo "calore" e sembra accostarsi via via alla "durezza" dell'oboe)...?
  10. Chissà se, con anche un corno inglese nell'organico, Schubert avrebbe optato per qualcosa di diverso... Non è previsto dalla partitura, mi pare.
  11. Un bellissimo esempio quello che hai evocato, di Schubert, che mi ha sempre colpito molto; è uno di quei casi in cui uno strumento (il clarinetto) viene colorito nel registro medio acuto per produrre un timbro dal colore decisamente esotico, considerando anche la linea melodica. Ho sempre pensato che Schubert abbia ricercato quell'effetto e che, se affidato al solo clarinetto, ne avrebbe sortito uno molto meno suggestivo (meno arcaico ed arcano: o "africano", mi vien voglia di dire); mentre, se al solo oboe, sarebbe stato troppo "magro" rispetto all'ostinato degli archi. ma non avevo mai fatto caso al fatto che l'emissione dell'oboe dovesse essere molto contenuta, in effetti, dato il registro già impegnativo... Mercì! P.S. Non l'ho scritto prima, ma mi sembrerebbe azzardato doppiare un violino con uno strumento a fiato, se non per effetti davvero incerti e "particolari".
  12. Beh, certo che fa un certo effetto...
  13. Non avendo esperienza ed essendo più o meno un dilettante, ne approfitto per chiedere ad un direttore se siano fondate le idee che mi sono fatto. Prendendo l'esempio di flauto e violino, anche avendo riferimenti precisi dell'effetto prodotto per esperienze altrui, basta mutare di poco l'altezza o le articolazioni necessarie ad eseguirlo per avere un'altra cosa: me ne fece rendere conto un ottimo violinista che, una volta, mi dedicò del tempo per mostrarmi i risvolti pratici della teoria sullo strumento (salti, posizioni, tecniche delle'arco, ecc.): mi è parso subito incredibile quante siano le sfumature possibili, o la sonorità di una corda rispetto ad un'altra, al confronto della sommarietà della scrittura... Perciò immagino che quello che si possa fare è conoscere a fondo le tecniche dei singoli strumenti; non dico saperli suonare, ma cercare di sapere bene cosa devono fare per eseguire la tal frase. Non che ciò possa prefigurare l'effetto, ma immagino che possa aiutare molto. Ricordo che ebbi una discussione su questo anni fa, in un altro forum, e altri compositori non furono molto d'accordo...
  14. Grazie, Simon; so che nel secondo caso si resta fulminati e nel primo no (se non sbaglio), ma... Non riesco a collegare le cose. In particolare, non capisco come la velocità del martelletto possa non tradursi in volume. Ipotesi per assurdo: se un martelletto viaggia alla velocità di 300 km orari, mi aspetto che la sua massa venga moltiplicata dalla velocità e scassi tutto. Insomma, la velocità x la massa = peso, o sbaglio? Se così non è perché, allora, nel suono digitale si traducono volumi e dinamica in velocity?
  15. Grazie Carlos; è sempre un piacere
  16. Per carità, giustissimo, è tutto molto chiaro. Alla fine, più o meno, mi pare ci sia anche una sostanziale convergenza di vedute. P.S. Devo anche chiederti (e chiedervi) scusa per il mio pessimo vizio di mutare tardivamente un mio post cui ti riferivi: lo so, non è carino; devo smetterla...
  17. Scusa, dimenticavo: su questo posso contraddirti davvero, per esperienza diretta (è il mio lavoro, come saprà qualcuno: se non lo faccio ora...!) Io lavoro molto sulla "spiegazione" del cibo e del vino a tavola, e ti garantisco che evocarne il contesto che li produce fa un'enorme differenza in termini di gradimento.
  18. "Una volta che uno abbia conoscienza sufficiente", appunto; è quello che ho detto. Diciamo che io, anche solo da ascoltatore, sono portato a chiedermi subito perché non mi piace (o viceversa). Forse perché, coltivando l'ambizione di comporre, sono costretto ad un continuo esercizio di autocritica, chiedendomi quanto il gusto di un'idea o di uno spunto possa essere condiviso. Tu prendi qualcosa che è al di fuori di te e devi passarla attraverso di te per riconvertirla di nuovo al gradimento del tuo pubblico: il filtro del gusto personale diviene una condizione per forza di cose imprescindibile. Per uno come me, invece (e con tutti i distinguo del caso) la soggettività del proprio gusto è il pedale dell'acceleratore: mai a tavoletta e, se ne abusi nel momento sbagliato, mentre dici "che fico!" ti ritrovi fuori strada senza neanche rendertene conto. Ho una lunghissima lista di cose che di primo acchitto non mi piacevano, ma che ho apprezzato molto solo nel tentativo di capirle: da Schumann alle cipolle, da Picasso ai Sauvignon, dai rumeni al dressage, dagli stabilimenti termali ai film impressionisti, passando per infinità di altre cose varie e diverse. Francamente, non ho quasi mai i gusti dell'anno prima e la garanzia di mutarli di continuo mi darà qualche certezza in meno, è vero, ma mi diverte molto. Mi sembra positivo farsi piacere cose nuove e suppongo che ciò sia gratificante per la curiosità che un artista, secondo me, dovrebbe sempre coltivare. Voglio dire: se mi fossi fermato al "se non mi piace, non mi piace", penso che mi sarei divertito molto meno (per come sono fatto io, ovviamente).
  19. Mah... Affermare i propri gusti può valere nel caso si conosca abbastanza da poter giudicare (e, quindi, formarsi un gusto); personalmente, siccome gli autori che non conosco sono più di quelli che ho approfondito, non mi accontento di dire "mi piace" o non "mi piace", tantopiù che coltivo l'ambizione di fare musica e non solo di ascoltarla. Posso rinviare la conoscenza di quello che mi sembra meno attraente (magari perché mi piace poco un contesto o un periodo storico), ma non pensare di potermi astenere dallo sforzo di comprendere. E' un po' come se un cuoco dicesse "non mi piacciono i dolci", o qualcosa del genere... Prima o poi, se vuoi saper cucinare, devi mettere da parte il gusto acquisito ed essere disposto a "farteli piacere", diciamo. La comprensione è condizione essenziale del gusto e non so quanto spesso si sia compreso abbastanza da poter dire "non mi piace": se a me piacessero le sonate di Mozart e non quelle di Haydn, per esempio, qualche scrupolo lo avrei...
  20. Bere troppo vino non fa mai bene (berne poco e durante i pasti sì, invece). In ogni caso, c'è una grossa differenza tra l'abitudine al bere e il "darsi all'alcol".
  21. Grazie Simon, comincio a capire; davo per scontato che gli armonici fossero sempre quelli, dato che non varia il punto in cui viene percossa la corda; invece, non ho capito bene come incida la distanza dello scappamento, ma forse dovrei capirne meglio il funzionamento. Vedrò di cercarmi qualcosa sul web (qui non ho un piano).
  22. A mera integrazione di quanto scritto da altri, e casomai tu non reperisca "de visu" una celesta, su youtube ci sono un'infinità di video dedicati allo strumento, soprattutto in inglese (come questo, tra i tanti: http://www.youtube.com/watch?v=QSx9nDwbD_w). Agli ascolti suggeriti, credo non si possa non accostare la musica per archi, percussioni e celesta di Bela Bartòk (direi fondamentale, per lo strumento): anche in questo caso, su Yt hai un'infinità di interpretazioni disponibili. Come questa:
  23. Caspita, che idea! Grazie per il link, appena ho un po' di tempo per ascoltare in santa pace, mi ci tuffo;)
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