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Piano Concerto - Forum pianoforte

danielescarpetti

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Tutto postato da danielescarpetti

  1. Furono mesi di caos quelli che contrassegnarono le vicende storiche dell’Ungheria dopo la fine della prima guerra mondiale e la conseguente caduta dell’impero austro-ungarico. Nel 1919 s’instaurò per poco più di 6 mesi una repubblica comunista guidata da Béla Kun. I musicisti d’avanguardia ungheresi: Zoltan Kodáli, Ernő Dohnányi, Béla Reinitz e lo stesso Bartók, si schierarono a favore di questo regime, formando un Direttorio musicale che aveva il compito di rinnovare la vita musicale della nazione. Nella peggiore delle tradizioni comuniste, il regime si macchiò di nefandezze e Bartók ne fu profondamente amareggiato e in lui morirono tante illusioni. Il regime crollò e fu sostituito dalla “restaurazione” che colpì, ovviamente, anche gli ambienti musicali che furono presi in mano di nuovo dai compositori più tradizionali. Seguirono punizioni disciplinari che interessarono tutto l’ex Direttorio. Bartók ne fu certamente il meno colpito: si limitò a chiedere un permesso scolastico di sei mesi e, questo, fece sì che su di lui non piovessero altre sanzioni. Fu in questo clima storico e psicologico che nacque la pantomima in un atto: Il Mandarino incantato (o prodigioso) Opus 19 da noi conosciuta più impropriamente con il nome di “Il Mandarino meraviglioso”. Come per l’opera “Il castello del principe Barbablù” opera in un atto Opus 11 ci si può chiedere: cosa ha voluto dirci Bartók? Qual è la morale da trarre da questa pantomima? Dirò subito che questa è l’unica opera che si svolge in una città del compositore ungherese che, come ho già detto, si rivolse sempre alla Natura nelle sue varie forme. La scena si svolge all’interno di una squallida e lurida stanza dove tre malintenzionati, poveri in canne, sfruttano una ragazza affinché si prostituisca per depredare gli uomini malcapitati. Il primo è un vecchio cavaliere che viene allontanato dai tre manigoldi perché non riesce a concludere nulla con la ragazza. Il secondo è un povero giovane timido che piace molto alla ragazza ma che ha un solo “piccolo difetto”: è completamente al verde e, dunque, anche questo viene scacciato in malo modo e la ragazza rimproverata. Il terzo è il nostro Mandarino: un essere assolutamente ripugnante che trasmette alla ragazza un senso di schifo. I tre criminali costringono la ragazza a sottomettersi a quello che ritengono essere il suo dovere. Fra brividi d’esitazione, inizia quindi la danza erotica di seduzione della giovane che si fa, via via, sempre più audace fin che cade fra le braccia del Mandarino. Ma il senso di schifezza ha il sopravvento ed essa cerca di fuggire. Il Mandarino completamente preso dal gioco erotico e dalla bellezza della ragazza l’insegue con tutte le sue forze, cade ma, rialzatosi, la raggiunge: questa scena è caratterizzata da «un fugato sopra ad un ostinato delle percussioni, nella tensione d’un mostruoso crescendo» che assieme alle Sacre du Printemps di Stravinskij, rappresenta quanto di più impressionante si sia composto in tema di grande orchestra all’inizio del Novecento. I tre malviventi strappano la ragazza dalle mani del Mandarino, lo derubano e poi decidono di ucciderlo, soffocandolo con i guanciali. Il Mandarino però non muore. A questo punto lo trafiggono tre volte con una vecchia spada arrugginita: il Mandarino, seppur vacillante ed esausto, non muore neanche questa volta: sempre in tutto questo marasma, non ha tolto mai gli occhi, bramosi di desiderio, di dosso alla ragazza. A questo punto decidono di impiccarlo al lampadario ma, il suo corpo comincia ad emettere una luce verde-azzurra e i suoi occhi, incessantemente, guardano con lo stesso desiderio e la stessa libidine la ragazza. La ragazza guarda il Mandarino e comprende la verità: egli non potrà mai morire finché lei non si concederà a lui. E lei, spinta da un atto di pietà, le si concede ed egli muore dopo una breve agonia. Io penso che la morale di questa storia sia proprio questa: noi possiamo morire in pace solo se siamo riusciti ad ispirare un atto d’amore e di pietà in qualcuno, altro da noi. E quell’atto d’amore e di pietà redime sia chi lo riceve sia chi lo compie.
  2. Un ultimo pensiero all'amico Piccinesco che mi emoziona con quel suo gattino adorabile: io non penso che il dj di turno abbia rovinato questa musica, a me sembra in verità tutto molto bello. Vedere tutte quelle masse infinite di giovani esultare sulle note dell'Adagio - rivisto ma non rovinato - di Samuel Barber mi commuove, mi elettrizza e mi commuove fino alle lacrime. Vorrei essere soltanto sicuro che tutti quei giovani sanno che quella musica è di Samuel Barber: questo vorrei. Questo sì! E ora andiamo a mangiare il minestrone cui tutti - anche tu Claudio, sia ben chiaro - abbiamo contribuito a fare e cucinare. No?
  3. Grazie Luca, mi hai tratto da un notevole imbarazzo. Non sapevo come rispondere. Claudio, credimi bene per l'affetto che provo per te: ho innumerevoli difetti e ne sono perfettamente conscio. Fra questi difetti c'è da annoverare un'ignoranza notevole ,,, e dunque, sono l'ultimo che si può arroccare il diritto e la supponenza di avere una superiorità morale su questi argomenti come su tanti altri . Sono solo uno che cerca disperatamente di remare controcorrente - su quasi tutto e, di nuovo credimi: è una fatica bestiale -e di cercare di salvare la musica classica, colta d'arte... dall'estinzione totale perché penso che sarà - se sarà così! - solo una grande perdita per l'umanità intera: e qui rispondo anche ad un quesito di Emanuele. Per il resto, la superiorità morale, sai solo dove la rivendico e la esigo per la mia persona: per l'onestà interiore ed esteriore a cui non voglio e non vorrò mai venire a meno. comunque sia e comunque vada. E prima che qualcuno mi risponda, mi rispondo io: Amen!!!!
  4. Il tropo e la sequenza Il dramma liturgico Ludus Danielis Se dal punto di vista scenico ci troviamo di fronte ad una sontuosità notevole, con masse di persone sempre presenti che non fungono da semplici comparse in quanto, ad esse, sono assegnate ampi squarci di testo esultante per i due re: Baldassarre e Dario, dal punto di vista musicale bisogna evidenziare che ben 50 sono le melodie che compongono in totale questo dramma liturgico. Una musica più volte ripetuta è quella che accompagna la frase che saluta tanto Baldassarre quanto Dario: «Rex, in aeternum vive» Per l’ampiezza dello svolgimento il “Ludus Danielis” può essere considerato una vera e propria opera a tema sacro; per l’accuratezza del testo è da considerarsi uno dei drammi più preziosi dell’antichità. Video: Ludus Danielis Probabilmente lo conoscete tutti ma semmai qualcuno non lo conoscesse ascoltatelo: è bellissimo!
  5. Sì Luca, è così e, lasciando da parte ogni remora di "correttezza politica" che fin'ora ho cercato di mantenere affermo: è soprattutto questione di educazione musicale e, caro Micamahler, non sto parlando di quella educazione musicale che ti permette di analizzare per filo e per segno un brano musicale. Parlo di quell'educazione musicale che può dare a tutti la conoscenza di base della musica su cui appoggia la nostra cultura musicale. La cultura musicale - come ogni altra cultura - fa la differenza In Germania questo avviene e tutti - indistintamente tutti - hanno questa cultura di base musicale. In Italia no! Ma si vede anche la differenza fra la Germania e il resto dell'Europa, sotto ogni punto di vista. ps: @ Micamahler Le influenze che la cultura africana potrà avere sulla nostra cultura si potranno misurare fra un po' di tempo, non ora! E dunque, questo sì non c'entra con questa discussione!
  6. Ecco, Piccinesco, tu hai dato una risposta alla mia domanda! Anagraficamente parlando, vengo da una generazione che ascoltava i Genesis, la Premiata forneria Marconi, il Banco del Mutuo soccorso, Zepelin ecc,, Oppure i cantautori come Bob Dylan e Fabrizio De André. Questo, quelli "Impegnati, se no gli altri ascoltavano Fin che la barca va e Scende la pioggia. Io, proponevo a questi miei coetanei la musica di Beethoven, Mozart, Bach, Brahms... Ascoltavo la loro musica e, non avevo alcun problema a trovarla bella e interessante al punto di farla mia in molte sue espressioni: d'altra parte tutti quei gruppi - ma loro lo sapevano? - si ispiravano alla grande tradizione classica. Loro ascoltavano la mia musica e spesso lo facevano per compiacermi: fin che si trattava della Quinta o della Quarantesima di Mozart, o del concerto K 467, tutto andava bene ma, appena gli offrivo l'Offerta musicale di Bach ... qui iniziavano i problemi. Ho frequentato anche tanto le discoteche: allora si sentiva e ballava disco-dance, e ogni volta che uscivo di lì mi stupivo come riuscissi a coniugare l'ascolto di quella musica con quella che prediligevo. Se proponevo ad uno dei miei amici della discoteca qualcosa della "mia" musica mi sentivo dire che era musica vecchia e barbosa. Mi domando: quanti di loro si rendessero conto di ballare anche sulle note di Per Elise o della Quinta opportunamente riviste e rimodernizzate? Qui sta il punto secondo me! Qui sta la differenza! Oggi, quanti di quegli ascoltatori - non parlo dei compositori perché non lo so - di prodotti di nicchia del pop sono consapevoli di essere comunque figli di quella tradizione che getta le sue radici sulla musica greca e cristiana con tutto quello che ne è conseguito?
  7. Ecco, Claudio, il punto è esattamente questo: aldilà di Marco, ogni volta che io leggo discussioni di questo genere mi pongo questa domanda che non mi sembra affatto impertinente e che dovrebbe, comunque, presupporre una meditazione: parlo in prima persona, io, solo in questi ultimi anni della mia vita, ascolto esclusivamente - si fa così per dire naturalmente perché sto parlando di duemila anni di storia della musica e non mi sembra poco - musica - come la vogliamo chiamare - colta, d'arte, o...?. Ma nella mia vita ho ascoltato spesso musica pop, e anche a tutt'oggi - non ho nessuna difficoltà a trovare del bello e del buono anche in quella musica. Mi domando: quanti di quelli che amano e ascoltano esclusivamente - o quasi esclusivamente - musica pop fanno il contrario?
  8. Le conclusioni di tutta questa discussione dunque potrebbero essere queste: si può essere DJ ed avere una grande cultura musicale e, "maestri di conservatorio" - ho usato i due estremi proposti da Emanuele che, nelle migliori tradizioni ha gettato il sasso e poi ha ritirato la mano senza più dire la sua - con cultura musicale relativa. perché, di per sé, non è l'abito che fa il prete. Ognuno ascolti la musica che gli è più consona perché non è assolutamente vero che tutta la cosiddetta musica d'arte sia tale e non è altrettanto vero che tutta la musica pop sia robetta commerciale. Via la puzza da sotto il naso perché ci sono tanti "sconosciuti" che professando musiche "altre", che hanno molto da dire in fatto di musica contemporanea e avveniristica. Onde evitare malintesi in tutto quello che ho scritto non c'è ironia, ma è quello che penso. Claudio io ho ascoltato tutta la musica che tu hai proposto e l 'ho apprezzata anche se, devo dirti che quella che veramente ho sentito interessante è solo quella degli "Uochi Toki. Lo dico non da DJ e tanto meno da compositore o maestro di conservatorio. A parte la bestemmai che dicono e che era meglio non esserci ,è' l'unica che continuerò ad ascoltare, tutto il resto è, secondo me, parte di un deja-vu, più o meno rivisitato. Mi auguro che comunque, il tuo ragazzo, sia altrettanto disponibile ad ascoltare la musica che solitamente tu ascolti - o ascoltavi? -: Wagner, Scelsi... Dimenticavo: perché scandalizzarsi se un dj particolarmente quotato prende tanti soldi - se veramente ne prende tanti: a dir la verità non ho neanche la più pallida idea di quanto possa prendere, ma la cosa non mi meraviglierebbe affatto - dopo tutto viviamo in un mondo dove chi tira calci a palloni prende delle cifre scandalose. Ma è tutto normale no?. Chi fa la classifica siamo solo noi dopo tutto con le nostre preferenze.
  9. Penso a quella donna e a quell'uomo ieri impiccati in Giordania per vendetta verso l'orribile fine del pilota giordano nelle mani dell'isis. Penso a loro e penso a tutti quelli che sono stati giustiziati da questi orrendi assassini. Provo per tutti, indistintamente, un grande senso di pietà, di dolore, di sconforto e d'impotenza. Non si può pretendere un mondo migliore se non si è capaci di proporre un mondo migliore!
  10. Bartók fu fortemente scosso dagli eventi bellici che insanguinarono l’Europa fra il 1914 e il 1918 e, nel 1916, la sua stessa famiglia ne fu coinvolta, fortunatamente senza gravi conseguenze, durante la ritirata austriaca in Transilvania, dove il compositore con sua moglie e il piccolo figlio trascorrevano solitamente le vacanze mentre lui andava alla ricerca di canti popolari del posto. Il suo Quartetto n. 2 per archi Opus 17 composto fra il 1915 e il 1917 si inserì perfettamente in questo quadro di eventi e sentimenti che pervasero il compositore in quel periodo. È suddiviso in tre movimenti: un Moderato, un Allegro molto capriccioso e un Lento ma, in realtà, la loro dicitura riguarda sempre solo l’inizio, in quanto proseguono poi tutti con accelerazioni e decelerazioni, caratterizzandosi così con una mobilità completamente nuova rispetto a quella dei precedenti stili, classico e romantico. Il Moderato è il movimento che più degli altri richiama le ascendenze romantiche di Bartók mentre l’Allegro molto capriccioso è in realtà uno Scherzo che ricorda molto l’Allegro barbaro di cui ho già detto. Ma è il Lento a richiamare più di ogni altra cosa gli eventi bellici. Questa «marcia funebre del XX secolo», come la definì Massimo Mila, è piena di disperazione, desolazione e dolore. Come sempre le maggiori informazioni su questo Quartetto le si può trovare nel sito di Terenzio.
  11. ...non ci sono scarpe della tua misura ??????? Caspita, Claudio, piedi di Fata o piedi di Pippo? ... è molto probabile che tu abbia (anche) ragione!
  12. @ Piccinesco Io non mi sono irritato assolutamente, credimi. Io ho solamente invitato Lowseling a fare un altro paragone perché tirare in ballo la presenza o meno della democrazia in Italia, apre, quanto meno una discussione di ben altro genere in altra sede, Infatti Lowseling ha cambiato il paragone e io ho apprezzato, dandogli un "mi piace" proprio perché il mio appunto non riguardava il suo pensiero su questo tema ma il paragone. Io sono molto sensibile a problemi di carattere sociale e politico e non posso far finta di nulla quando leggo certe cose e dunque, ripeto, sono dispostissimo a parlare della democrazia in Italia, ma in un suo topic preciso e nella sua giusta sezione nel forum: anche perché, comunque sia o comunque la si pensi, è un signor argomento.
  13. Non è un felice paragone e, come tale, costringe uno come me ad intervenire e ad andare completamente fuori argomento. Prova a trovarne un altro se ti va, naturalmente, che dia lo stesso l'idea che vuoi illustrare ma che non scomodi cose ben più grandi. Poi se vogliamo parlare se in Italia siamo o non siamo in democrazia e soprattutto cosa intendiamo per democrazia si può fare da altra parte. Che ne dici?
  14. Fu l’epoca di Léonin e Pérotin, un periodo di grande fermento culturale in cui la musica, pur rimanendo in secondo piano rispetto le altre arti, diventò materia di studio accademico. Pérotin rappresentò un significativo rinnovamento nell’ambito musicale dell’epoca, scrisse con grande abbondanza di “colori” i più bei tripla e quadrupla quali il Viderunt omnes e il Sederunt Principes che furono composti per il Natale del 1198, il primo, e il Natale 1199 il secondo. «(…) La loro imponente struttura sembra rendere musicalmente la grandiosità delle architetture gotiche della cattedrale di Notre-Dame. L’agilità corale delle voci, i ritmi quadrati e i motivi brevi, le melodie disposte in ritmici reiterati, le voci procedenti a volte indipendentemente l’una dall’altra, sono i caratteri peculiari di queste composizioni. La loro scrittura è eloquente, fantasiosa, piena di effetti delicati, spesso (ma non si hanno riferimenti precisi) con il tenue accompagnamento di strumenti musicali. Si tenga presente a questo proposito che solo due strumenti sono incontestabilmente presenti come accompagnamento della musica religiosa medievale: l’organo e le campane. Non si sa per certo se ci fosse stato un organo a Notre-Dame al tempo di Pérotin, ma nel caso ci fosse stato, è probabile che il suo uso fosse destinato solo a sostenere il tenor nelle sue parti. (…) il valore dell’opera di Pérotin non si ferma alla produzione di opere mirabili, ma va oltre: essa pone le basi dei progressi che furono raggiunti nel metodo della notazione nei secoli futuri; inoltre proprio per essere stato il punto di partenza da cui prese l’avvio della forma del mottetto essa segna un momento di passaggio nell’evoluzione storica: dal sacro al profano. La produzione di Pérotin può essere collocata a buon merito nel punto più alto della civiltà musicale nella Francia medievale. Con Pérotin l’Ars antiqua raggiunge il suo apogeo(…).» (Renato Garavaglia) «(…) Pérotin muta il genoma della musica e ne controlla i replicanti. Sia pure in modo discreto e sotterraneo, emerge come fantasma improvviso e lontano, nel corso dei tanti secoli che seguono. (…) Le instancabili pulsazioni ritmiche di Pérotin si saldano con le iterazioni del giovane Stravinskij nel primo Novecento: La sagra della Primavera (1913) Les Noces (1914/23) A fine millennio insegnano le frammentazioni minimaliste, per esempio Philip Glass: Music in Fifths (1969) e Steve Reich in America: Drumming (1970/71) Louis Andriessen in Europa: Hoketus (1976) In Unione Sovietica diventano ieratiche e non meno ossessive quando ne rallenta la scansione Arvo Pärt: Tabula rasa (1977) Fratres (tante versioni 1977/92) De profundis (1980) Te Deum (1985) Nell’interscambiabilità di segmenti di registri vocali delle sue pagine medioevali, Pérotin anticipa i concetti di organicità strutturale combinata con aree lasciate all’imprevedibilità del caso e dell’estro dell’interprete, con architetture non concluse. Sono i criteri imposti da Pierre Boulez e Karlheinz Stockausen agli allievi dei corsi estivi di Darmstadt, solo una sessantina di anni fa.» (Enzo Beacco: Offerta musicale. La musica dalle origini ai nostri giorni. Il Saggiatore)
  15. Organum Guido d’Arezzo La scuola di Notre-Dame Leonin Magnus liber Video: Benedicta et Venerabilis Perotin Video: Viderunt Omnes Video: Sederunt Princes
  16. La delusione per il fatto che la sua opera, Il castello del Principe Barbablù, non fosse messa in scena fu per Bartók, assai cocente. Questo fatto gli provocò una vera e propria siccità nel comporre e, nel 1913, nessuna opera uscì dalla sua penna. Meditò seriamente di cambiare mestiere e dedicarsi anima e corpo, alla ricerca scientifica della raccolta e studi dei canti popolari. Ma, in realtà, questa astinenza compositiva, invece creò i presupposti per un nuovo linguaggio musicale. Nel 1915 cominciò a lavorare al suo Secondo Quartetto ma, prima di terminarlo, nel 1916, compose la Suite per pianoforte Opus 14 e, anche in questo caso, potrete trovare informazioni relative nel sito di Terenzio.
  17. Quello della dualità è una costante umana da cui nessuno - e intendo proprio nessuno - è immune. Si potrebbe dire che è parte integrante dell'animo umano. Io poi...!!!! Non per niente amo particolarmente la musica di Beethoven al cui centro c'è sicuramente, anche, la dualità!
  18. Quello che ci viene trasmesso - o non trasmesso - fin dai primi anni di vita è fondamentale. Questo non vuol dire che però dopo non ci sia più rimedio: quel che fatto è fatto, insomma! Se noi ci arroccassimo su questa posizione, sarebbe un volerci deresponsabilizzare e, invece, ognuno di noi è responsabile di ciò che è e che fa, in quanto portatore di una mente pensante indipendente o che tale dovrebbe sempre essere. Prendere co-scienza dei propri limiti, mai porre limiti alla con-o-senza è un dovere, diritto di tutti noi e, soprattutto, affrontare l'altro da noi senza pre-giudizi, queste sono i pilastri della cultura di base, e solo questa può renderci veramente migliori , E come diceva un programma TV di tanti anni fa: ...non è mai troppo tardi!
  19. No, non sapevo che Arturo Benetti Michelangeli era un appassionato di Topolino: la cosa mi fa veramente tanto piacere! L'intervento di Piccinesco - che ringrazio - mi permette di chiarire a chi legge ma, soprattutto a me stesso in verità, cosa penso in merito a questa questione. Sono perfettamente consapevole che di per sé, il coltivare, arte, cultura e musica, non è garanzia di comportamenti e pensieri "buoni" e, viceversa che il contrario, sia portatore di comportamenti e pensieri "cattivi". Sento già Claudio che mi ricorda che Hitler. Stalin e Mussolini non erano affatto, refrattari a tutto ciò e che, innumerevoli persone del "volgo", completamente a digiuno di tutto ciò, sono portatrici di valori e stili di vita nobilissimi. Io sottoscrivo appieno questa affermazione e, mi rendo conto perfettamente, che di fronte a questo dato di fatto quanto da me sostenuto, potrebbe apparentemente crollare come un castello di sabbia. Ma, in realtà, la Cultura, l'Arte e la Musica - e mettiamoci pure anche lo sport - di cui io parlo è quella che mio padre definiva: cultura di base. Uno può ascoltare e conoscere a memoria tutto quello che volete, - o come diceva De André, mangiarsi la Treccani - sapendolo ben anche argomentare ma, mancandogli la cultura di base è sostanzialmente vuoto. Questo è il punto che secondo me fa la differenza! Sono però assolutamente convinto che un'umanità mediamente acculturata: dove per cultura ritengo tutto ciò che sia inclusione e non esclusione, faccia la differenza e crei i presupposti per un mondo di gran lunga migliore.
  20. Oltre alla passione per la musica coltivo un'altra grande passione: Topolino. Sì proprio lui, il topo che nacque nel 1928 in casa Walt Disney. Che c'entra direte con questa discussione vi domanderete voi. C'entra, c'entra eccome! Anche disegnare fumetti è un'Arte e spesso, come nel caso di Topolino, dal 1930 ad oggi, con i suoi alti e bassi è un'Arte veramente nobile. Frequento da poco un forum dedicato al fumetto targato Disney, lì il mio none è Doppio segreto, in onore a quello che considero un capolavoro di Romano Scarpa e Guido Martina: Topolino e il doppio segreto di Macchia Nera. IN questi giorni, in occasione della Giornata della Memoria, è nato un topic che affianca il mondo Disney a questo evento. Mario Rende ci ha raccontato la storia del campo di concentramento Ferramonti di Tarsia e ha detto una frase che mi ha emozionato e commosso e che non posso che condividere e che risponde anche al quesito di questo post: ... ciascuno di loro aveva dietro le spalle drammi immensi. Mi colpisce la scelta che hanno fatto per superare tutto questo: cultura e sport. Vi fu infatti una intensissima attività di concerti, teatro, concorsi letterari. Gare di scacchi, tornei di calcio. tutto con pochissimi mezzi. La cultura fu però il collante che permise a tutti di superare ogni divisione interna, di superare immense tristezze e di avere speranza per il futuro. Questo credo sia un grande insegnamento: nella cultura non c'è mai fanatismo, razzismo o intolleranza. Nella cultura esiste sempre un futuro. Grazie Mario!
  21. Ciao Gino, scusa(temi) ma c'è stato un errore tecnico di cui non mi sono accorto. Spero ora di riuscire a rimediare. Se la cosa poi può interessare, posso anche riportare tutti gli mp3 delle lezioni relativo alle Sinfonie e altro ancora. Sinfonia_n. 1_op.21.mp3
  22. Quando si parla delle Sonate per pianoforte di Beethoven si intende sempre le 32 pubblicate con il numero d'Opus. In realtà il compositore ne compose almeno 37 – tante sono quelle a noi rimaste, senza considerare i numerosi abbozzi – in quanto, le prime 5 da lui composte in giovanissima età a Bonn, non sono entrate nel catalogo ufficiale. Le sue prime tre Sonate furono composte, in un periodo non precisato, fra il 1782 e il 1783, per essere poi pubblicate il 14 ottobre 1783 a Spyriem e dedicate al principe elettore di Colonia, arcivescovo Maximilian Friedrich. Se certamente, non possono essere considerate dei capolavori, sono sicuramente il primo e vero segnale di quello che Beethoven diventò in seguito. Il professor Kropfinger così scrive: «(...) le tre Kurfürstensonaten ci presentano nel genere sonatistico un Beethoven “compositore di minore interesse (NgroveD, vol.2, p.378), secondo l'opinione di altri proprio sul piano del genere esse non sono in nulla inferiori alle Sonate Opus 49 e 79». (Klaus Kropfinger: Beethoven. Ricordi Lim editore) Dal mio punto di vista, invece penso che, se può essere lecito accostarle alle due Sonate dell'Opus 49, altrettanto non sia per l'Opus 79 che è da considerarsi un capolavoro di “piccola Sonata”. Resta il fatto che, comunque, è un vero peccato che queste Sonate continuino ad essere considerate a sé stante e non come primo, seppur acerbo, passo di quel complesso e importantissimo corpus piano-sonatistico beethoveniano nell'ambito della storia della musica. A tutti gli effetti esse possono essere considerate, come il punto di partenza di quel percorso che portò il maestro di Bonn, nel giro di circa quarant'anni, a sconvolgere completamente la Sonata per pianoforte. In esse si sentono certamente le influenze del passato prossimo musicale a Beethoven ma, è altrettanto innegabile, percepire anche embrioni di idee musicali che il compositore sviluppò e rese grandi nelle sue sonate future. La più riuscita delle tre è la seconda dove a detta di Della Croce: «(...) Si intravvede già, nella gravità del preludio e nell'agitazione appassionata della parte veloce, la traccia seguita dai primi movimenti delle sonate posteriori, in particolare della “Patetica”.» (Luigi Della Croce: Ludwig van Beethoven. La musica pianistica e da camera. L'Epos editore) Video WoO 47 n. 1 Video WoO 47 n. 2 Video WoO 47 n. 3
  23. Dalla Lettera di San Paolo ai Colossesi: «(…) La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente; ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza, cantando a Dio di cuore e con gratitudine salmi, inni e cantici spirituali. E tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre.(…)» Aurelio Ambrogio Aeterne Rerum Conditor Video: Aeterne Rerum Conditor Vipone di Borgogna Victimae paschali laudes Video: Victimae paschali laudes Notker Balbulus Veni, sancte spiritus Video: Veni, sancte spiritus
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