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Piano Concerto - Forum pianoforte

thesimon

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Risposte postato da thesimon

  1. Ma guarda, senza pretesa di voler avere la ragione dalla mia parte, mi sento di dirti questo... Penso che la tecnica non sia come le religioni dove un fedele ne sceglie una e segue i suoi riti. Che Vitale con la sua scuola di tecnica di braccio e gli altri fautori "martelletto" o meglio dell'articolazione, siano ottimi didattici del pianoforte è scontato, però credo che ognuno poi la tecnica se la costruisce e la interpreta un po' a modo suo. Come già detto anche in altre discussioni ognuno di noi ha la sua anatomia di mano, i suoi rami nervosi ed i suoi tendini che differiscono anatomicamente l'uno dall'altro. Il suo atteggiamento mentale, la sua capacità di apprendimento ecc. Ciò che può andar bene per uno non è detto che vada bene per un altro, di conseguenza il "segreto", se così vogliamo chiamarlo è eseguire determinati passaggi tecnici nella naturalezza posturale, di braccio, di spalla, di mano e di dita. In alcuni caso è meglio articolare, in altri cercare il fondo del tasto, suonare sullo scappamento, tenere il polso alto o basso, tenere il peso della spalla nel cantabile. Insomma dipende molto anche dal tipo di suono che si ricerca. I libri di tecnica sono dei manuali, bisogna conoscerli ma non si deve vivere la tecnica come il nome del padre quando si entra in chiesa, due ore di tecnica prima di suonare ! Era Liszt se non sbaglio che si scaldava suonando il Clavicembalo ben temperato di Bach. La tecnica è racchiusa in ogni brano che suoniamo. La chiave è dunque secondo me l'essere il più possibile naturali. Se si è naturali con il corpo e con l'atteggiamento fisico nei confronti dello strumento ne risulterà un'esecuzione naturale, rilassata e di qualità. Non si deve strafare... Basta ascoltare Rubinstein. Sotto le sue mani tutto sembra semplice.

  2. Interessantissima argomentazione. Bé, il fatto di sentirsi diversi in registrazione (se parliamo di registrazione di strumento analogico) è un po' dovuta da diversi fattori. Il primo è che anche i migliori microfoni non possono campionare esattamente il suono di un pianoforte acustico. Quindi mentre stiamo suonando ci troviamo investiti di onde sonore che si raggruppano nella tavola armonica del pianoforte per poi esplodere al suo esterno, nel caso di una registrazione abbiamo una ripresa che non tiene conto della pienezza del suono. Questo perché l'essere umano non ascolta solo con l'orecchio ma anche con il corpo che viene investito dalle onde sonore. Il microfono, per quanto buono possa essere raccoglie una parte di queste onde in una superficie di 2cm (La grandezza media di un diaframma di un microfono a condensatore). Un'altra motivazione è senz'altro il fatto che quando si è impegnati a suonare il cervello pensa sempre avanti a ciò che si sta suonando in questo momento, ne deriva il fatto che la nostra attenzione è più spostata sulla coordinazione, sulla pulizia delle note e sulla realizzazione delle stesse più che all'ascolto. In sostanza quando si suona si costruisce un puzzle. Diverso è vedere costruirlo.

    Pertanto in questo rientra anche la psico-acustica e ne ho parlato proprio recentemente al mio esame di storia della musica nella tesi di acustica. Se ci pensate il concetto di psico-acustica tira in ballo un ragionamento che mi ricorda i campi radiali e le forze conservative. Il campo esiste se c'è una particella che lo sperimenta altrimenti non esiste. Allo stesso modo la musica esiste se c'è chi può recepirla. Anche gli ultrasuoni sappiamo che esistono, tutti i nostri animali li sentono e sarebbe possibile comporre delle musiche nel range degli ultrasuoni ma per noi è una composizione inesistente. Sappiamo che esiste perchè la sperimentiamo con la matematica e con i cani, ad esempio, ma non possiamo ascoltarla, ergo, per noi non esiste !

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  3. Ehehe bhe, Liszt è nato ed è diventato famoso come pianista. Faceva concerti ovunque e solo più tardi è stato apprezzato come compositore. Si ricorda come il pianista dalle mani gigantesche prendeva da C3 a G4 !!!

  4. Non mi trovo molto d'accordo con questi metodi. Specialmente con le varianti (immagino ti riferisca a variare la ritmica della frase in tutte le combinazioni ritmiche), per lo meno a me non sono mai servite e comunque non ho mai visto miglioramenti nell'uguaglianza e pulizia delle note. E' comunque interessante parlarne. Se per flessioni parli di flessioni di tempo ovvero i respiri, mi trovi concorde. Molto difficili da eseguire per restare nel tempo ma utilissimi per la resa finale. Sentiamo cos'ha da dire anche Paolo.

  5. Ciao Gian, ti consiglio di scrivere questo post nella sezione problematiche tecniche. Ti risponderà Paolo che è un tecnico. In ogni caso stai tranquillo, il 99% delle cose che possono accadere ad un pianoforte possono essere risolte. Nel tuo caso, alla peggio un'accordatura ed un'intonazione. Ti aspettiamo con la tua discussione nell'area adeguata.

    Un saluto,

  6. Eccomi qui, state parlando con un altro che non ha facebook. E mi sento meglio. Scherzi a parte... La scoperte tecnologiche sono scoperte tecnologiche, purtroppo come c'è il genio buono che le usa per il bene dell'umanità c'è sempre anche il genio cattivo che le usa per far male; guardate Einstein e=mc^2: una fonte di energia, mc^2=e: una bomba atomica ed è bastato leggere la sua celeberrima formula al contrario. (E' anche vero che Einstein ha acconsentito alla creazione della prima bomba atomica in comunella con Enrico Fermi, ma non andiamo ad approfondire su questo argomento). Sicurezza a parte, ho visto che la maggior parte delle persone iscritte a Facebook sono malate di facebook. Passano molte ore davanti al pc. Sarà che passo già troppe ore al pc per studio/lavoro e non ho proprio la voglia di rimbecillirmi con FB. Per parlare ci sono tanti modi. Uno dei tanti Skype, o messenger o cellulare, mail. Ma per andare ancora più vicini ce l'abbiamo anche uno qui sulla piattaforma: la chat (pulsante in alto a destra) che vi invito ad usare. L'abbiamo messa apposta !

  7. Grazie a tutti per aver ascoltato questo capolavoro di Chopin.

     

    @fabio

    Fai bene ad essere cattivo, sono stato io il primo a richiedere cattiveria :lol:

    In ogni caso, si è vero all'inizio c'è un'esitazione sul tempo, l'ho registrata a prima botta senza pensare alle prime battute prima di partire (Grande errore ! Si canta sempre in mente le prime battute prima di partire). Perciò mi sono trovato troppo lento rispetto al tempo che ho preso in seguito, a mio avviso quello giusto. Conosco le interpretazioni di Michelangeli ma non mi piace molto la sua interpretazione della Berceuse. Pianista eccezionale, forse il più bravo al mondo per ciò che riguarda la pulizia, ma a livello interpretativo su Chopin secondo me comanda Artur Rubinstein e, a seguire Vladimir Horowitz. Altra cosa da considerare è che è suonata sul digitale, che non aiuta molto, a parte la pesatura dei tasti che non sono certamente quelli del coda, e poi anche le dinamiche (sul digitale si sente TUTTO !). Non è quindi per giustificarmi ma sul coda oggettivamente mi viene molto meglio. C'è più malgama sonora, più fluidità nei passaggi, specialmente sulle biscrome, più sicurezza di avere una risposta del tasto pronta e reale rispetto a quella di un digitale da 800 euro. In ogni caso grazie infinite dei consigli li apprezzo molto. Se ho un briciolo di tempo provo a registrare dal coda entro lunedì dal momento che martedì parto e mercoledì ho l'esame, e lo posto qui sul forum. Non è una promessa ma se la mia famiglia mi lascia il salone libero senza confusione questa prova la faccio.

     

    Un saluto a tutti, aspetto altre critiche costruttive come quella di Fabio.

  8. Ciao Gennaro.

    Grazie, hai postato un brano molto caratteristico. L'andante è meravigliosamente delicato. Stupendi e naturali anche i passaggi di modo da mi minore a mi maggiore direttamente sulla modale SOL - SOL# che solitamente si fanno sentire ma che in questo componimento sembrano addirittura spontanei, come se, al contrario, disturberebbe se non ci fossero.

  9. Cari amici devo portare la Berceuse Op. 57 di Chopin ad un'esame. Per favore commentate e non abbiate paura di andarci pesante.

    Voglio raccogliere il maggior numero di opinioni prima di presentarla (tra qualche giorno).

    Confido molto nella vostra partecipazione alla discussione, quindi accorrete numerosi... Grazie

     

    Simone Renzi plays Chopin - Berceuse Op. 57

     

    http://www.pianoconcerto.it/condivisione/berceuse.mp3

     

     

    Potete scaricare il file da QUI

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  10. Ciao Alex e Benvenuto, capisco la tua difficoltà nel riuscire a portare avanti tutte e due le strade (Intendo l'istruzione accademica e quella musicale). Ti auguro di riprendere i tuoi studi pianistici. Il valore delle cose è nell'arte...

  11. Non credo che il problema sia quello del tempo... Quando si accordano gli unisoni non ci vuole nulla a lasciare una corda leggermente calante o crescente per dare quell'effetto. Il problema è che su alcuni pianoforti sta bene fare questa cosa, su altri pianoforti no. Non mi sembra di aver mai sentito un verticale accordato in questo modo. Il fulcro è dunque anche un discorso di intonazione e di timbro. Il rosa può star bene addosso ad alcune persone e ad altre no...

  12. Ben fatto Fra, se puoi sarebbe carino far vedere a tutti la curva di inviluppo commentandola sul grafico che hai postato.

     

    Io per esempio ascoltando il pianoforte di Horowitz mi sono sempre chiesto come cazz.... erano messi i battimenti in quel caso....la singola nota non era mai un suono dritto sparato, oscillava lenta....basta sentire qui le note del canto!!

     

    Pensa che è una cosa che mi disse Paolo qualche mese fa... Mi fa piacere che tu te ne sia accorto, hai un ottimo orecchio !

    In ogni caso in quei video la cosa viene esaltata anche dal tipo di registrazione a nastro che invecchiando nella riproduzione produce di questi effetti. Nella realtà o registrandola oggi con attrezzature digitali sarebbe meno evidente. Ne è la prova il fatto che nell'esecuzione di Zimerman non l'hai sentito, ci sono anche lì, ma le tecniche di registrazione sono già più recenti.

    E' una pratica comune che viene adottata nel pianoforte da concerto, ma anche nella fisarmonica, che proviene però dall'organo. Alcune note dell'organo (quelle più vicine all'estensione della voce umana) hanno due canne, una perfettamente accordata e l'altra leggermente calante o crescente. Questo serve a produrre dei battimenti che imitino il vibrato della voce umana. Questa tecnica è poi stata adottata nel pianoforte allo stesso modo scordando leggermente una corda delle tre nella regione centrale (la corda di sinistra), ma viene utilizzato soprattutto nei pianoforti da concerto che hanno già un timbro particolarmente espressivo ed oltretutto una lunghezza di corda che aiuta ad ottenere questo disallineamento quasi impercettibile. Ovvio che per corde più corte è più difficile disallineare così poco una corda dalle altre due (difficile ma ovviamente non impossibile).

     

    Sarebbe interessante parlare anche di battimenti binaurali, ma più che nella matematica in questo caso entreremmo nei fenomeni catalogati come psicoacustici.

    Le tecniche binaurali, anche nell'ambito dello studio recording, producono sempre ottimi risultati ! Sarebbe il caso di aprire una discussione a parte su questo fenomeno.

  13. Salve Demetrio,

    per quello che riguarda gli arpeggi il discorso legato alla diteggiatura è alquanto riduttivo secondo me, anche perchè varia da tonalità in tonalità e di mano in mano (Non credo che useresti quella diteggiatura per il la bemolle maggiore !). Ritengo che la cosa più importante per realizzare arpeggi sia affrontarli con naturalezza nei movimenti che può presentare diteggiatura diversa da persona a persona, rilassatezza della spalla, elasticità del polso e con le giuste accentazioni (terzine o quartine, o quintine o sestine ecc, a seconda di come sono scritti). Ecco dunque che ancora una volta l'esecuzione è legata a ciò che la musica suggerisce e non all'esercizio tecnico fine a se stesso. Vorrei comunque precisare che non si può suonare senza aver assimilato la tecnica necessaria (a livello celebrale più che di mano), con questo quindi non vogliamo dire che la tecnica non sia utile, ma non deve diventare uno strumento che deve essere utilizzato per ore ogni volta che si mette mano al pianoforte. Gli arpeggi sono dunque un argomento tecnico molto importante che va conosciuto e che viene utilizzato spesso nelle composizioni classiche (Vedi l'ultima pagina del preludio in Si minore di Mendelssohn tanto per citare un esempio di utilizzo estremo degli arpeggi). Tutto, nell'esecuzione avviene sempre prima nella testa. La testa deve essere 2 tempi o più avanti rispetto all'esecuzione, solo in questo modo, potremo visualizzare in anticipo ciò che andremo a suonare pochi istanti più tardi. Questa tecnica mentale ci aiuterà nella ricerca di un suono più "giusto", nel reperimento di note durante i salti in diverse regioni della tastiera, nella realizzazione degli arpeggi e nell'esecuzione intera del brano. Il discorso verte quindi maggiormente su un tipo di realizzazione mentale, le mani dovranno solo svolgere quello che è stato già deciso e realizzato nella tua testa. La vera tecnica è quindi un approccio diverso al significato spurio di tecnica pianistica. La vera tecnica è l'apprendimento celebrale dei movimenti e la capacità di anticipare mentalmente le azioni che dovrà svolgere la mano. Ben venga l'esercizio sugli arpeggi, purché non sia finalizzato a semplice "ginnastica" della mano ma sia invece puntato alla predisposizione mentale nell'anticipare i movimenti della mano in particolari situazioni.

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