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Piano Concerto - Forum pianoforte

ttw

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Risposte postato da ttw

  1. Relativamente alla performance, effetivamente la cosa che spicca maggiormente all'orecchio è una poco differenziazione della dinamica e una scarsa gestione dell'agogica.

     

    Probabilmente un'esecuzione diversa valorizzerebbe meglio anche la composizione.

     

    In bocca al lupo

  2. Ovvio che sí ! Studi tecnici ce ne sono moltissimi non solo Chopin e Liszt basta aver acquisito le tecniche necessarie e si suona tutto.

     

    ...pensa che lo pensavano pure quelli che hanno stilato i programmi ministeriali, praticamente ti potevi diplomare pure senza suonare niente di Chopin ... poi i risultati si sentono ;)

  3. Che dire, mi avranno copiato...sono banalmente presi dai miei appunti (nanche esisteva internet quando li ho scritti) ...pure belli datati. Mi spiace mister so tutto io ;). Magari il sito è mio e non lo sai ... che dire, concentrati sul tuo topic che è meglio.

     

    E a prescindere dalla fonte, Righini è un autorità (mi spiace), quello che conta è che la tua prima perla è una mezza verità ;)

    • Like 1
  4. per umilta' intellettuale devo citare la fonte da cui hai scopiazzato

     

    www.danzacosmicastudio.com/didattica/StrumentiMusicali.pdf

     

    ... il bue (il superbo) dice all'asino (l'umile) che ha le corna ...va beh!

     

    In realtà dillo ai tuoi amici che gestiscono quel sito, evidentemente la fonte è il Righini anche per loro...almeno è certa rispetto alla tua ;)

     

    ... per me contano solo i libri! ... a cercare su google sono buoni tutti ;)

  5. Riporto un mio precedente intervento, speso su un altro topic.

     

     

    Il “tocco” nel pianoforte

    La modalità di percussione del martelletto sulla corda può essere suddivisa in 4 tempi:

    · Corsa del martelletto in seguito alla percussione del tasto

    · Contatto del feltro con la corda

    · Compressione del feltro, espansione e distacco dalla corda

    · Ritorno verso la posizione di riposo

    Il timbro è ampiamente influenzato dall’efficacia della legge di Young che dipende da:

    · Durata del contatto

    · Valore della spinta che il martelletto esercita sulla corda

    Per completezza, una sola nota non è in grado di mettere in luce la preziosità del tocco (che entro certi limiti, inflisce sul timbro); così come una sola emissione vocale, o una sola nota di tromba, di violino, di chitarra, etc.

     

    Per fare un oculata valutazione serve la continuità del discorso musicale nella quale ogni nota può essere realizzata toccando il tasto come l’artista sente di fare, ed è in questa consecutività che armonia e melodia possono rivelare con ampiezza di effetto il valore inestimabile delle differenziazioni timbriche dipendenti dal tocco.

  6. non ci sono muscoli nelle dita...

     

    http://www.google.it...%3Divnsb&itbs=1

     

    Mi spiace

     

    Quando sentite dolore all'avambraccio quello e' acido lattico il 90% delle volte e come risultato sentite le dita che faticano a muoversi....

    Probabilmente invece il pianista deve tornare a fare un po' di tecnica di base, suonare è la cosa più naturale del mondo ... non c'è nessuna fatica. Il lavoro è di precisione e non di forza. Chi usa la forza è perchè non ha tecnica ... mi spiace.

  7. Non è vero che "nelle dita non ci sono muscoli" ;)

    Ci sono e si chiamano "lombricali", come giustamente dice il video non servono a flettere ed estendere le dita (perché sono i muscoli flessori dell'avambraccio a farlo) ma le falangi e - ancora più importante - servono a tenere costantemente in assetto il dito con la leva formata dal dorso della mano e l'avambraccio.

     

    Tenere le dita "molli" può essere un difetto dell'esecutore, che magari è bravissimo nella parte iniziale del gesto ma poi proprio dallo scarso inutilizzo di questi muscoli il lavoro generale può essere vanificato o produrre un suono poco desiderabile.

    • Like 1
  8. A me non è mai capitato di imbattermi in ex-chitarristi che volessero fare i pianisti...salvo disfunzioni, mi sembra un po' strano che uno non possa trovare una corretta postura della mano. In fin dei conti suonare il piano è la cosa più naturale del mondo.

    Io insisterei sulla tecnica di base

  9. Secondo voi è megliio che cerchi di trasformarsi in ciò che non è, ossia un musicista di formazione classica?

     

    Beh, Bollani ha una formazione classica. All'esame di diploma ha portato la Sonata in si minore di Liszt e l'op.110 di Beethoven...per altro quel pezzo forse richiede un pò di studio supplementare.

     

    Il fatto che il concerto sia stato eseguito da un certo numero di mostri sacri ... non facilita le cose e secondo me è grande anche l'esecuzione di Samson Francois e dal punto di vista dell'interpretazione forse non inferiore al controllatissimo Michelangeli, che sotto il profilo del controllo puramente strumentale resta il massimo.

  10. Tocco simile ad un coda, in alcuni modelli la differenza è quasi (dico quasi) impercettibile.

     

    ...più che tocco, suono, quindi risultato del presunto tocco... In questo il pianista ci mette poco di suo e che suoni Pollini o io non c'è nessuna differenza in questi termini perchè il tocco non è rivelante per assenza di meccanica.

  11. Il “tocco” nel pianoforte

    La modalità di percussione del martelletto sulla corda può essere suddivisa in 4 tempi:

    · Corsa del martelletto in seguito alla percussione del tasto

    · Contatto del feltro con la corda

    · Compressione del feltro, espansione e distacco dalla corda

    · Ritorno verso la posizione di riposo

    Il timbro è ampiamente influenzato dall’efficacia della legge di Young che dipende da:

    · Durata del contatto

    · Valore della spinta che il martelletto esercita sulla corda

    Per completezza, una sola nota non è in grado di mettere in luce la preziosità del tocco (che entro certi limiti, inflisce sul timbro); così come una sola emissione vocale, o una sola nota di tromba, di violino, di chitarra, etc.

     

    Per fare un oculata valutazione serve la continuità del discorso musicale nella quale ogni nota può essere realizzata toccando il tasto come l’artista sente di fare, ed è in questa consecutività che armonia e melodia possono rivelare con ampiezza di effetto il valore inestimabile delle differenziazioni timbriche dipendenti dal tocco.

     

    Penso che al digitale manchino un po' di cosucce necessarie per formare un buon pianista e con un tocco personale e riconoscibile.

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