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Piano Concerto - Forum pianoforte

Marta23

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Risposte postato da Marta23

  1. Ci hanno già pensato all'ottavo, c'era una clausura di 3 ore per preparare un pezzo (a sorpresa). Certo, non ne sono 8...ma...il principio alla base è lo stesso.

     

    A parte questo, uno si forma un repertorio, e quando al volo accetta di suonare ad un concerto, capita che si debba solo "rispoverare"

     

    Tu chiedevi se ne vale la pena? E' lavoro, per cui cosa racconteresti ad un operario della FIAT che tutti i giorni fa lo stesso bullone, della stessa misura, etc. ...la risposta è: "ne vale in base al compenso".

     

    Gratis no ;)

  2. ... penso che Radu Lupu sia inarrivabile

     

    Radu Lupu è sicuramente molto bravo. Interpreti storici di questi pezzi sono Edwin Fischer (nell'integrale) e per il secondo e il terzo dell'opera 90, Dinu Lipatti. Poi ci sono Kempff (che in queste cose mi pare veramente molto bravo) e Brendel, da non dimenticare.

  3. Ci sono autori dove il concetto di nota senza alterazione non esiste, per cui ogni nota naturale ha un bequadro avanti...forse serve una contesualizzazione.

     

    Parliamo del repertorio classico, dodecafonico, jazz, etc. o cosa?

  4. -come faccio ad attribuire un diteggiatura ad alcune trascrizioni che ho fatto ad alcuni brani per chitarra adattati per pf?

    Se sai già diteggiare per pf, qual'è il problema?

    Visto che hai fatto una trascrizione, probabilmente le idee musicali le hai già individuate, la diteggiatura dovrebbe rispettarle

     

    Ho già qualche problema con il pedale: alcune corde della chitarra restano a suonare mentre altre no.

    Intendi tipo pedali di armonia che dovresti tenere e il pedale di risonanza del pf ti rovina la festa?

    Se così fosse, dovresti ribattere con gusto o fare in modo che un dito sia dedicato a quella nota che resta "giù"...

     

    Ulteriore ipotesi, pedale tonale ;)

  5. Per forza: «composizione musicale» abbraccia musica che va dagli "organum" al rumore, passando per secoli e secoli di musica e, soprattutto, modi diversi di scrivere/ascoltare. L'unico modo per definire la composizione è mantenersi sul generico e sul mediamente asettico. ;)

     

    Rileggevo i vari interventi, mi sembra che quella di Thallo riesca a comprendere tutto

  6. Io penso che H. avrebbe potuto scrivere l'abbellimento anche per esteso e Brahms l'avrebbe preso lo stesso per le sue variazioni.

     

    Ho rimediato questa citazione, che propongo

     

    «Di solide dimensioni, il suo prepotente dominio della tecnica pianistica è superato soltanto dalle Variazioni su un tema di Paganini, di poco posteriori. Wagner, dopo aver sentito Brahms suonare le Variazioni Handel nel 1864, fece il celebre commento: "Questo dimostra quel che può ancora fare con le vecchie forme chi sa come usarle", rivelando così che considerava l’opera come una rigorosa dichiarazione di principio artistico. Le Variazioni Handel sono un consolidamento sistematico della padronanza acquisita da Brahms – risultato dei suoi intensi studi negli anni Cinquanta. La scelta d’un tema barocco, il rigore delle variazioni, la purezza della sua concezioni pianistica e la generosa profusione di dottrina contrappuntistica nella fuga finale – tutto congiura ad assegnare a Brahms la parte di conservatore e rianimatore d’una lunga e illustre tradizione musicale.

    Il tema proviene dall’Aria con variazioni dalla Suite per clavicembalo in si bemolle maggiore di Handel – una linda e vivace breve melodia che, per i suoi periodi equilibrati e la sua franchezza armonica, rappresenta un ideale soggetto di variazioni. Partendo da questa melodia, Brahms scrive venticinque variazioni che, pur conservando le proporzioni e la tonalità del tema originale, esplorano atmosfere e caratteri posti in vivace contrasto, e una sequenza di stili che va dal “neo-barocco” al cromatismo contemporaneo. La fuga conclusiva – un’ampia e maestosa struttura che schiude nuovi orizzonti musicali – procede in uno stile polifonico debitore tanto delle tarde opere pianistiche di Beethoven quando delle fughe di età barocca. La maestosa veemenza della conclusione incarna sicuramente l’orgoglio d’un compositore conscio d’aver raggiunto con la propria opera il dominio estremo sulla forma prescelta». (Malcom MacDonald)

  7. Anche io sono per il buon Maestro.

    Se sei interessata all'area tedesca cercale sotto il nome di Hochschule für Musik. Spulciare nei curriculum dei bravi pianisti e vedere dove hanno studiato non guasta.

     

    ... esistono anche i Ranking europei e mondiali per quasi tutte le istituzioni e specializzazioni... forse c'è anche in ambito musicale.. chissà..

  8. Mi riferivo al pianista, lo stesso risultato secondo me l'avrebbe ottenuto senza quegli scatti, i movimenti della testa, della bocca ... una bella sudata ... e in effetti...

     

    Carina l'idea di parlare dei manierismi dei compositori ... tu a cosa pensavi e perchè ti è sorto il dubbio?

     

    ... anche il titolo del topic si presta :)

  9. Condivido questi video di questo questo grande pianista:

     

     

    Emil Gilels plays Scarlatti Sonata In F Minor L118

    http://www.youtube.com/watch?v=tSXBNTyMAbM

     

     

    Emil Gilels plays Scarlatti Sonata in B minor L 449

    http://www.youtube.com/watch?v=YYaIvN7SA6o

     

    Gilels plays Scarlatti Two Sonatas (1957)

    http://www.youtube.com/watch?v=Yoxk4r-gnHY

     

    Richter si rammaricava alla fine della sua vita di non aver mai suonato Scarlatti, ma chissïà se avrebbe raggiunto la stessa profondità espressiva di Gilels.

     

    Aggiungo che le incisioni di questi giganti (penso anche a Horowitz con lo stesso Scarlatti, a Richter con Haendel, a Gould con Bach) sono la prova concreta che questa musica è scritta per il pianoforte...a prescindere che lo strumento esistesse o meno e a prescindere che le esecuzioni filologiche suonino, e a buon diritto, in modo completamente differente.

     

    Visto Voltaire...per dirla con Calvino: "un classico non ha mai finito di dire quello che deve dire"

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