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Piano Concerto - Forum pianoforte

tgdigit

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Risposte postato da tgdigit

  1. Io mi sono fatto l'idea che il Kawai ca93, per un pianista, sia una scelta con meno compromessi possibili, senza andare su prezzi improponibili, tipo i V-piano o i codini digitali da decine di migliaia di euro.

     

    Però temo che 1500 siano poche, dovremmo essere sui 2500.

  2. Onestamente non mi è mai capitato di dover provare un sistema silent. La domanda che mi pongo però è ben diversa... Cosa esistono a fare ancora i sistemi silent quando in commercio alla stessa cifra si compra un signor pianoforte digitale ?

    Tocco simile ad un coda, in alcuni modelli la differenza è quasi (dico quasi) impercettibile. I suoni hanno ottime campionature, godono di uscite MIDI, altri strumenti a disposizione... Insomma perché manomettere un pianoforte acustico quando con la stessa cifra ci si compra un ottimo digitale ? Non ho la più pallida idea di quanto possa costare un sistema silent ma dovendo trasportare il pianoforte nel laboratorio, comprare il sistema silent, montarlo e ritrasportare il pianoforte a casa del cliente immagino che la cifra superi agevolmente i 1500 euro. Con 1500 euro ci sono ottimi digitali. Non voglio fare anti pubblicità alle aziende che montano sistemi silent, questo è solo un mio pensiero. Sarebbe interessante se qualche azienda specializzata nella produzione e montaggio di questi sistemi volesse smentire le mie affermazioni...

    Ci sono molti pianoforti digitali in giro.

     

    Qual'è quello che consiglieresti, dove è davvero quasi impercettibile la differenza rispetto ad un piano a coda, un pianoforte digitale definitivo?

  3. Bei video...

    anch'io penso che il divertimento esplicito sia legato al contesto, però credo che le varie espressioni di piacere (non necessariamente di sorriso) siano almeno in parte dovute al piacere di ascoltarsi, più che di suonare, e questo forse è lo spartiacque tra i vari approcci.

     

    voglio proporre due video, di diverso tenore:

     

    http://www.youtube.com/watch?v=0l3hq4G1iHs

     

    http://www.youtube.com/watch?v=9gUHQwhAFtc&feature=related

     

    buona visione

    Bravissimo, sono perfettamente d'accordo.

     

    Fantastico il video con Dudley Moore, un vero "animale" da palcoscenico, una forza della natura, un comico nato.

    Per lui il pianoforte è solo un "incidente di percorso" per fare comicità smontando una certa "seriosità" del pianista classico.

     

    Il bello che prende a pretesto una musichina senza nessuna pretesa e la trasforma in un'opera "drammatica", dal contrasto stridente nasce la comicità.

     

    La sua comicità, poi, non si ferma lì, ma prosegue ed è esplosiva anche quando si siede sul divano, insomma, un grande.

     

    Se posso dire la mia, noto una certa rigidità nei movimenti al pianoforte, perciò non credo che ci sia un vero e proprio piacere, però il conteso è tutt'altro e la funzione, perfettamente riuscita, è quella dello spettacolo comico.

     

    Nell'altro video, invece, il contesto è tutt'altro, naturalmente, qui, probabile che si tratti di piacere, anche interiorizzato, nel fare musica.

     

    Propongo un esempio di comicità da un grande animale da palcoscenico "nostrano", pianista classico-jazz:

     

     

    E un esempio di piacere "interiorizzato" da un altro grande interprete classico, in veste di improvvisatore:

     

     

    Infine un duo comico di musicisti, anche questi accostano in modo stridente due musiche lontane anni luce, colonna sonora di James Bond e Mozart:

     

  4. Credo di aver capito, ma vorrei proporre questo video.

     

    Provate a gustarvelo fino alla fine, è puro amore.

     

    La musica, anzi, più precisamente, un'interpretazione pianistica, può significare anche uno spazio senza tempo, può descrivere l'ultraterreno.

     

    "La musica è la dimostrazione che i miracoli esistono" dice la Pires:

     

  5. Una cosa che ho notato spesso è che i Jazzisti sono più bravi in questo, se la godono proprio ... i classici sembra sempre che siano presi da un milione di problemi.

     

    Adesso ti cerco un video indicativo ;)

    Non saprei, lì c'è la componente "spettacolo" che ha il suo peso, a differenza del musicista classico che non se ne deve preoccupare minimamente, anzi.

     

    Cioè, con tutti i distinguo del caso (non intendo metterli sullo stesso livello, per carità), mi ricorda il sorriso stampato sul viso delle ballerine che fanno gli stacchetti televisivi, al puro scopo di fare audience.

     

    Quei sorrisi, quegli ammiccamenti, rivolti verso il pubblico, mi sembrano di altra origine.

    Nessuno potrebbe dire con una qualche certezza che il sorriso rivolto al pubblico coincida con una propria personale sensazione e che invece non sia semplicemente una parte dello spettacolo.

     

    Il sorriso del pianista di prima appare invece come puro piacere personale per ciò che sta provando lui stesso e nient'altro.

     

    Rilascio di endorfine.

  6. Ecco cosa intendo per piacere fisico nel suonare, cioè l'opposto di quello che, sbagliando, a volte accade.

     

    Sappiamo che il nostro cervello è in grado di produrre endorfine.

     

    Si tratta di un pezzo di alta scuola, un pezzo da "pesi massimi" della tastiera, eppure, osservate l'espressione del viso del pianista, durante le evoluzioni funamboliche delle sue mani, un indubitabile sorriso di piacere:

     

  7. A me è piaciuta in particolare questa parte dell'articolo:

    "massaggi e fisioterapia per sciogliere le tensioni muscolari, parlò molto con lei in una sorta di psicoterapia che mirava a restituirle fiducia e toglierle l'ansia. Soprattutto, non le proibì il piano come avevano fatto tutti gli altri: la spronò a suonare ritrovando il piacere di farlo, all'inizio dieci minuti per volta, ignorando il dolore. Oggi sappiamo che servì per restituire a Clara un rapporto positivo con lo strumento e soprattutto per "cancellarle" dal cervello l'associazione negativa fra il pianoforte e il dolore, associazione ormai automatica che contribuiva a innescare i sintomi. «Anche oggi la multidisciplinarità è fondamentale per guarire i musicisti con sindrome da sovraccarico".

     

     

    Sono convinto che suonare debba essere un'attività anche fisicamente piacevole, perciò, ascoltare il proprio corpo, quando dice "basta", fermarsi.

    Quando si prova piacere, anche fisico, nel suonare si è nella "lunghezza d'onda" giusta.

     

    Mai provare dolore nel suonare, anzi provare, sempre, piacere.

     

    Questo però non significa affatto che sia una strada facile da intraprendere per chi del pianismo ne fa un lavoro.

     

    Resta però un'importante indicazione per chiunque voglia suonare seriamente, con impegno, senza necessariamente farne una professione.

  8. Se ne trovano tanti, ma solo linea melodica e accordi, perciò da arrangiare.

     

    Cercavo spartiti completi già arrangiati per pianoforte, entrambe le chiavi, violino e basso.

     

    Insomma pronti per essere suonati, come fossero spartiti di musica classica.

     

    Qualcuno sa dove trovarli?

  9. Interessante il documentario che citi (qualcuno riesce a trovarlo?)....e che Wagner sia un musicista "fine-di-mondo" non è strano, visto che i suoi libretti sono tra i più mortiferi...

    Incuriosito ho cercato anch'io.

     

    Dovrebbe essere "Lektionen in Finsternis" di Werner Herzog.

     

     

    Colonna sonora [modifica]

    L'accompagnamento musicale attinge ad un repertorio di musica classica e comprende:

     

    http://it.wikipedia.org/wiki/Apocalisse_nel_deserto

     

    Sul tubo ho trovato questo:

     

     

    Però cercando meglio...

  10. Bhe, sì, era una meccanica che la Renner faceva in passato. Credo di privilegiare però, come poi è attualmente la meccanica "slegata". Qui aumentano gli attriti, perché s'è un perno in più che lega la meccanica ed è molto scomodo intervenire sulla tastiera. Nella meccanica legata è difficile "percepire" il vero ritorno del tasto e la sua caduta in riposo.

    Si, ho percepito problemi di scorrevolezza nell'affondo dei tasti, dovuti, forse, anche ai materiali:

    Nella mortasa anteriore a centrale del tasto c'era pelle, invece di feltro e cashmere.

     

    Non mi è invece dispiaciuta la feltratura dei martelli (probabilmente ancora originali), che rendeva il suono particolarmente morbido.

     

    Ecco una foto:

     

     

    meccanica9.jpg

     

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  11. IO dissi di battere le caviglie forse perché si parlò di tenuta di accordatura. Bisogna comunque sempre vedere se c'è margine per farlo e se si ottiene un buon risultato( si fa un acampione di due -tre caviglie). Comunque, peccato che è a Torino...se no avrei avuto curiosità di vederlo. Mi dispiace solo per l'avorio che si sarebbe potuto tenere e tentare di restaurare. Poi non ricordo se sia stata sostituita la martelliera....Certo è che un pianoforte così datato devrebbe avere le corde nuove. Con il controllo della carica della tavola di risonanza e corde e caviglie nuove, potrebbe fare un grande passo in avanti. Poi uno sguardo al tipo di meccanica. Vedere se è una meccanica legata ( sioè se il tasto è legato con uno snodo al cavalletto). Lo stato dei rullini, dei martelli, ecc.... Allora cominciamo a ragionare....

    Ho visto di recente un Bechstein modello D del 1901 e ho notato che la meccanica aveva questa particolarità, il tasto "legato" al cavalletto da uno snodo.

     

    Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi.

     

    Ecco un'immagine:

     

     

    p3110369.jpg

     

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  12. ... Quanti di noi classici sanno a memoria un intero brano eppure se ci chiedono di partire da una determinata battuta non ci riusciamo?

    Il jazzista ha invece un repertorio piu' frammentato.

     

    Spero che i "classici" di cui parli non siano davvero dei pianisti formati, ma piuttosto, studenti e di livello anche bassino.

     

    Non riescono a suonare a memoria a partire da una determinata battuta? Male, mi spiace, ma significa che quel brano non l'hanno davvero assimilato!

  13. Come spiegato chiaramente dal bravissimo maestro Ferrarelli e per rimarcare che non ci possono essere dubbi su quanto egli afferma, invito a leggere il topic già aperto in questo Forum sulla lezione di un grande maestro:

    http://www.pianoconcerto.it/forum/index.php?/topic/434-lezione-di-un-grande-maestro/

     

    Permettetemi di aggiungere, ecco svelato e chiarito un argomento, incredibilmente, tuttora dibattuto, uno dei tanti che, purtroppo, contribuiscono a rendere, aggiungo, di proposito, il pianismo, un tema confuso e ostico e che perciò si presta alle più contraddittorie e, a volte, bizzarre teorie.

     

    Perché? Qualcuno teme di perdere i sudati precetti, acquisiti grazie a faticose e costose lezioni prese da maestri arroccati nella loro classe di Conservatorio o post-diploma?

     

    Io consiglierei loro di non preoccuparsi, per il semplice fatto che tra la teoria (quella spiegata, aggiungo, doverosamente spiegata, dal maestro all’allievo) e la pratica (il pianista), direi, c’è un mare di musicalità, non so se mi spiego… :)

  14. La mano non si trova in posizione raccolta ma in estensione.

     

    Quello che si trova in celeberrimi brani di Beethoven (3° tempo della sonata "Al chiaro di luna" oppure 1° tempo della "Patetica").

     

    Come eseguirlo senza farsi venire la tendinite?

     

    Credo che sia un argomento che possa interessare molti.

  15. Siamo arrivati a seguire la quarta lezione della "tecnica pianistica".

    La trattazione della caduta è interessante, ancora più interessante notare le differenze con la propria tecnica (se c'è).

     

    Io da sempre ho effettuato cadute non flettendo il polso e tenendolo fermo anche nel momento del impatto (senza smorzamento).

    La scelta di un gesto tecnico deriverebbe da un migliore suono?? il gesto tecnico da scegliere è sempre scelto in modo tale da non creare tensioni sovrabbondanti e ad ottenere un buon suono??

    Come facciamo a dire quel è un buon suono?? non entra in gioco anche la soggettività??

    Se posso dire la mia, ci sono delle convinzioni nel pianismo che mi sono fatto e tra queste (poche) c'è la qualità del suono.

    Non realizzare mai (se non espressamente scritto sullo spartito) un suono aspro.

    Non flettendo il polso, il suono che ne deriva è senz'altro più aspro, rispetto alla flessione.

     

    Non creare mai tensioni inutili, come è stato ben spiegato nel video, e perciò non espressamente scritte (se ne trova poca di questa musica e, credo per lo più, tra quella dei compositori contemporanei, a scopo di ricerca e di espansione degli elementi espressivi della musica, della tavolozza dei "colori" del compositore).

     

    Perciò, a mio parere non si tratta di stabilire quale sia un buon suono, ma di esprimere ciò che è scritto nello spartito "iscritto" in una letteratura musicale di cui fa parte integrante.

    Mi riferisco alla musica e allo stile compositivo.

     

    Comunque sia scaricare le tensioni è sempre, nel pianismo una buona norma, cioè trovare una parte del corpo che possa rilasciare l'energia creatasi durante la caduta, piuttosto che accumularle, questo anche al fine di evitare quanto più possibile di incorrere in quelle forme di stress muscolare che alla fine si trasformano facilmente in dolori, che possono portare anche a traumi, se non si interviene in tempo con il riposo.

     

    Mai suonare nel dolore (altra convinzione ferrea)!

    • Like 1
  16. Sto guardandomi in giro in cerca di un piano a coda usato.

     

    Prima di recarmi a vedere il piano chiedo ai possessori, sia pianisti che (alcuni) tecnici del pianoforte: "Potrebbe dirmi cortesemente qual'è in media il peso di affondo e di ritorno dei tasti?".

     

    Niente di più facile per scatenare il panico!

     

    Risposte raccolte:

     

    "Scusi, di che si tratta? Il pianoforte ha un bellissimo suono!"

    "Sono un pianista e queste cose le sento al tatto"

    "Su questa tastiera può suonarci di tutto, non si preoccupi"

    "Il ritorno del tasto lo si ottiene con 2 (due!) grammi di differenza"

    "Su questo pianoforte si possono fare tutte le regolazioni che vuole"

    "La regolazione fine sarebbe da fare, ma cosa vuole che sia"

     

    E via discorrendo.

     

    Insomma sembra di chiedere la cosa più complessa e misteriosa dell'universo.

  17. L'allievo è alle prese con il finale della sonata op. 35 di Chopin.

     

    Molto interessante quando Gyorgy Sebok lo ferma e dice:

     

    "Tu pensi di suonare il pianoforte usando le dita, questo è un grande errore, tu devi suonare il pianoforte usando le mani".

     

  18. Vorrei discutere qui di un argomento “delicato”, allo scopo di definire un qualche confine entro cui esiste il Pianismo con la p maiuscola.

     

    Argomento “delicato” perché potrebbe urtare il gusto estetico-musicale degli estimatori (forse anche numerosi) di un noto pianista.

     

    L’esempio che intendo linkare è perché si presta a quanto vorrei esprimere, proporre, non certo affermare, per questo motivo l’oggetto del 3d è in forma interrogativa.

     

     

    Considerato l’autore, perciò lo stile di esecuzione, come trovate questa interpretazione?

     

    Difficile esprimere a parole un’ interpretazione ma, mi espongo, la trovo dura, spigolosa, a tratti “violenta”, non musicale (considerando la pagina che si vuole interpretare).

     

    Poi, ma solo poi, perché ha importanza secondaria, rispetto al suono, vogliamo osservare come si pone e si muove il corpo del pianista?

  19. Quoto alto tgdigit!.....hai anticipato il mio terzo video sulla tecnica ....del pianismo.

    Che dire, sono lusingato (anche se non me lo merito davvero) e...non vedo l'ora di "gustarmi" il video.

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