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Piano Concerto - Forum pianoforte

tgdigit

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Risposte postato da tgdigit

  1. Era successo anche a me qualche anno fa su un vecchio pianoforte che ora ha raggiunto i 112 anni di età!

     

    Un giorno noto per caso della segatura per terra vicino alla gamba della coda del piano, vado sotto a vedere e noto con orrore una miriade di buchini all'altezza dell'attacco della gamba al mobile.

     

    Poi, guardando il resto ne vedo altri, in generale concentrati sulle zone non verniciate, sotto il pianoforte, perciò non avevo mai notato nulla. Chi va a guardare sotto il pianoforte?

     

    Le parti non verniciate sono le più tenere, più facili da scavare per i tarli, preferiscono il legno dei mobili antichi.

    Col tempo aggrediscono anche le parti verniciate fuoriuscendo più grandi e forti dall'interno di miriadi di gallerie con le loro testoline. 

    Nascono, crescono, depositano le uova decine di uova, all'interno delle gallerie che formano nel legno e si nutrono del legno.

    Poi mettono le ali e cominciano a svolazzare per casa e se non li elimini attaccano pure le tende, i divano e anche l'uomo.

    Sono capaci con il passare degli anni di distruggere ogni oggetto in legno o stoffa. 

     

    Il problema dei prodotti antitarlo, oltre alla tossicità per l'uomo, è che possono uccidere si i tarli, ma non le uova, le quali si schiuderanno regolarmente e ricomincerà la storia.

     

    Un vecchio rimedio dei falegnami è l'utilizzo dell'olio di lino cotto.

    L'olio di lino cotto quando asciuga cristallizza rapidamente, blocca i fori, chiudendo l'entrata dell'ossigeno, forma una patina molto dura, simile alla vernice, e prenetrando all'interno del legno cristallizza pure le uova.

    Di contro l'olio, pur essendo un rimedio naturale, ha un odore molto forte, davvero fastidioso (a me sembra puzza di pesce), perciò se avete il piano in soggiorno sconsiglio di farlo. C'è bisogno di svariate settimane prima che sparisca la puzza.

    Vanno utilizzati, naturalmente guanti, mascherina e occhiali, se si lavora sotto il piano, e magari anche una copertura del pavimento, per evitare le chiazze di olio. Inoltre c'è bisogno di areare bene il locale.

     

    Io ho fatto così, ho impregnato una prima volta con l'olio insistendo sui buchini che si erano formati sulle gambe del piano all'altezza dell'attacco con il mobile.

     

    Passato un anno ho notato di nuovo della segatura. Allora ho dato una ripassata generale spalmando questa volta abbondantemente tutta la superficie dove si erano formati i buchi, ma anche intorno. In sintesi su tutta la superficie non verniciata del piano e, purtroppo, qualcosa anche sulla parte verniciata delle gambe. Guardando al disotto del piano si vedono ancora sul legno delle goccioline di olio cristallizzate.

     

    A distanza di circa cinque anni non ho più notato tracce di segatura o formazioni di nuovi buchini sul legno. Però ogni tanto dò un'occhiata, non si sa mai.

  2. Ti spieghi benissimo. Il passaggio verrà sempre meglio. La fermezza( ma non rigidità) del polso è obbligatorio perchè si tratta anche di accordi. Le tre note devono suonare insieme. Banale? Tutt'altro. Dita piuttosto ferme. Leggero molleggiamento. E' evidente che il movimento è molto diverso dalla sinistra. La difficoltà di alcuni passaggi pianistici è proprio questa: due o più "gesti di base" differenti da realizzare contemporaneamente. Sviluppo della indipendenza mentale e della interdipendenza muscolare.

    Lo staccato non deve preoccupare. Già suonando senza pensare di legare è sufficiente. Anzi pensare una successione legata ( tanto, rimbalzando, gli accordino non possono venire legati)Concentrati sul movimento e sul diverso movimento della sinistra. Il primo dei due che interiorizzerai, sarà da guida all'atro. Certo è che il passaggio è "ingrato". Ingrato significa che in relazione al moderato effetto che produce sull'ascoltatore è difficile da eseguire, ci dà "filo da torcere". Attenzione agli accenti. Alcuni, pensati in un certo modo, aiutano a compensare il movimento : parlo degli accordini. Suonare pensando ad un maggiore appoggio sulle note in grassetto: fa sol fa mi mi fa sol re re mi re do ecc.. Naturalmente non si vuole stravolgere la scansione degli accenti forti, che saranno comunque protagonisti...del resto li abbiamo già ascoltati negli accordi delle batt. 88 e 89. La ripetizione del giocoso disegno nelle batt. 91, 92 e 93 non tradirà mai il loro ascolto . Sentiremo quello che ci aspettiamo, anche se gli accentini forti non saranno così evidenziati. Colgo l'occasione per ribadire un concetto generale: a volte ci prodighiamo e ci danniamo per esasperare gli accenti forti. Se suono un valzer, io so bene e tutti sanno e tutti sentono che il primo tempo è forte....addirittua anche se non lo suono forte!!! E' molto importante, invece non trascurare l'mportanza degli accenti deboli, che sostengono con eleganza la scansione ritmica. Si provi questo i un valzer di Chopin.

     

    Ai minuti 4:04 - 4:08 del video di Kempff, si vede molto bene come esegue gli accordini, io li eseguo similmente, molto staccati, mi viene meglio il passaggio.

    Ingrato? YES! Sono d'accordo al 100%. Un pò come quei pezzi di Schumann dove le difficoltà sono spesso "sottotraccia", note solo al pianista o a chi "prova sulla propria pelle" (dei polpastrelli).

     

    Accenti sugli accordini, si, direi proprio necessari: fa sol fa mi mi fa mi re re mi re do ecc., come un'eco delle battute precedenti.

     

    Bello parlare con un Maestro, concretamente, a questo livello di dettaglio, solo chi suona davvero può farlo.

  3. Carissimo Maestro, mille grazie.

     

    Sei sempre molto disponibile e si nota dalle tue parole che ci metti davvero del tuo nel dare consigli, sei una risorsa preziosa e rara.

     

    Ora concordo con te nella difficoltà intrinseca della sonata, anch'io ne ho trovati tanti di quelli che la ritengono "facilina", anzi, ti dirò ritengono il primo tempo veramente difficile dal punto di vista interpretativo, ma, per il resto, ritengono superficialmente il terzo tempo come di difficoltà da 5° anno di Conservatorio, a significarne la "facilità" .

     

    Bene, mi piacerebbe sentirlo suonare da questi "saccenti" il terzo tempo, invece il massimo che vedo sono due consigli banali a velocità limitatissima, che non dimostrano nulla.

     

    Posso essere d'accordo per quanto riguarda l'interpretazione, tema sul quale mai si potrà porre la parola fine, ma una volta interpretato "magistralmente", se non si risolve il terzo tempo (per il quale io ritengo ci siano difficoltà di vario grado, piuttosto che emettere un giudizio tranciante), suonandolo con la "sicurezza" che richiede, cosa si vuol suonare? Sempre e solo il primo tempo, come fanno i molti dilettanti allo sbaraglio?

     

    Poi, vogliamo parlare del secondo tempo? No, e perchè? Anche questo ha la sua difficoltà di carattere interpretativo, e notevole, se lo vogliamo eseguire bene, anzi, ti dirò, a mio parere rappresenta un enigma nel contesto dell'intera sonata, da questo punto di vista.

     

    Siamo seri, stabiliamo un livello di serietà negli studi musicali, dopodiché ne parliamo.

     

    Ma venendo a noi, Maestro, ho letto con attenzione quanto scrivi, e, devo dire che l'unica differenza sta nel "movimentino che si ottiene con il polso piuttosto fermo", quello degli accordini con la mano destra, da 4:04 a 4:08 del video di Kempff (4 secondi!!!).

    Io invece sono solito eseguire quel passaggio di polso.

     

    Ora, mi chiedo, se sia davvero questa la chiave e come sia possibile che questa differenza possa far scaturire un problema nell'altra mano, la mano sinistra.

    Alt! Mi spiego meglio.

     

    Mi sono riguardato (difficile osservarsi) e non è vero che eseguivo di polso ma staccavo poco, il suono era un pò ritenuto.

     

    Eppure la soluzione è scritta lì, nello spartito, è scritto staccato.

     

    Ho provato ad eseguire staccato, anzi per enfatizzare il movimento, staccatissimo polso fermo, rimbalzo di avambraccio, poco curandomi delle note, che vengono giù quasi da sole.

     

    Ebbene, il problema si è ridotto notevolmente.

     

    Sarà un caso? Succederà solo oggi e domani sarò daccapo?

     

    C'è comunque qualcosa che succede prima da "limare", perché arrivo in qualche modo stanco da qualche rigidezza momentanea (forse a 3:31-3:37) che si accumula all'impegnativo passaggio.

     

    Infatti se eseguo da solo quel passaggio, staccato da tutto il resto, non risulta così impegnativo e stancante.

     

    Forse c'è anche dell'altro, un fattore psicologico legato a quel passaggio che mi crea un falso problema, non so se mi spiego.

  4. Tutti e due i video sono bellissimi. La sonata è difficile, a dispetto di chi sostiene che sia "facilina". Kempff è leggermente in difficoltà, ma anche Arrau accusa qualche "piccola difficoltà". Comunque grandi tutti e due, perché danno una impronta diversa e personale di questa sonata, che ascoltiamo da moltissimi pianisti sempre in "intendimento" diverso. Cambiando l'interpretazione e soprattutto il tempo, del terzo movimento, la difficoltà cambia. Le quartine dovrebbero avere poca accentuazione, ma questa le rende più sicure e più chiare all'ascolto. Cortot diceva che gli accordi dopo la salita delle semicrome dovrebbero arrivare come due "lampi" a ciel sereno! Quindi l'effetto si crea meglio se si risparmia energie e si suonano le quartine senza forza, ma con chiarezza. Conviene esercitarsi spostandosi rapidamente sulla posizione di ogni quartina come se si dovessero suonare gli accordi. Tutti e due i pianisti lo fanno, anche se ci sembra visivamente che spostino la la mano progressivamente nota su nota. E' la visione mentale che ci deve aiutare a trovare le giuste posizioni, rapidamente, in anticipo, per far sì che le dita siano sui giusti tasti prima possibile. Notare l'inevitabile rotazione del passaggio "spezzato" forte ( polso alto). Così la rotazione deve essere usata nel tremolo di ottava al basso sul punto che ti affatica. Anche quando il tema, nello sviluppo, viene esposto dalla sinistra, la destra deve suonare tranquillamente in rotazione. Quando si deve rinforzare, conviene un poco alzare il polso e renderlo meno flessibile con l'avambraccio. La spalla aiuterà il movimento "stancante". Anche gli accordi dell'episodio prima della ripresa, accompagnati dalle ottave spezzate al basso, si legano sospendendo braccio e avambraccio e servendosi della spalla. Cioè, le dita sono le ultime a lasciare i tasti e tutto l'apparato dita-mano- avambraccio- braccio viene spostato dalla spalla. Il polso deve essere flessibile e permette alla mano di "molleggiare lentamente".Una mano molto grande può legare di più con le dita. Kempff lo fa u po'. Gli accordini staccati che seguono, che ripetono e imitano il precedente disegno degli accordi legati, possono creare problemi di "contatto" con la tastiera. Non bisogna pensarli troppo staccati. Il "non legato" è sufficiente. Allora dobbiamo, a mio avviso, creare un piccolo e ripetitivo movimentino di rimbalzo, vicini alla tastiera; movimentino che si ottiene con il polso piuttosto fermo. Il rimbalzo è creato dall'avambraccio. Non bisogna pensare alla diversa posizione delle dita su ogni accordino. Bisogna pensarli come se le note fossero sempre le stesse. Non vorrei creare "scandalo", ma all'inizio conviene pensare più al movimento che alle note. Ci accorgeremo pian piano che impareremo a "metterci " le note giuste privilegiando il giusto"gesto" ripetitivo, senza modificarlo.Attenzione a dare importanza agli accenti deboli, questo aiuterà. Naturalmente niente rigidezza muscolare, anche se all'inzio, studiando, avertiremo un suono non troppo appropriato.

    Insomma, con le sole parole è difficile da spiegare, spero di essere stato utile. Ora con queste indicazioni proviamo a rivedere il video. Kempff ci fa vedere questo passaggio, Arrau no, ma riusciamo ben ad immaginarlo.

    Se capiterà, cercherò di illustrare questo difficile passo della sonata in Video

    Carissimo Maestro, mille grazie.

     

    Sei sempre molto disponibile e si nota dalle tue parole che ci metti davvero del tuo nel dare consigli, sei una risorsa preziosa e rara.

     

    Ora concordo con te nella difficoltà intrinseca della sonata, anch'io ne ho trovati tanti di quelli che la ritengono "facilina", anzi, ti dirò ritengono il primo tempo veramente difficile dal punto di vista interpretativo, ma, per il resto, ritengono superficialmente il terzo tempo come di difficoltà da 5° anno di Conservatorio, a significarne la "facilità" .

     

    Bene, mi piacerebbe sentirlo suonare da questi "saccenti" il terzo tempo, invece il massimo che vedo sono due consigli banali a velocità limitatissima, che non dimostrano nulla.

     

    Posso essere d'accordo per quanto riguarda l'interpretazione, tema sul quale mai si potrà porre la parola fine, ma una volta interpretato "magistralmente", se non si risolve il terzo tempo (per il quale io ritengo ci siano difficoltà di vario grado, piuttosto che emettere un giudizio tranciante), suonandolo con la "sicurezza" che richiede, cosa si vuol suonare? Sempre e solo il primo tempo, come fanno i molti dilettanti allo sbaraglio?

     

    Poi, vogliamo parlare del secondo tempo? No, e perchè? Anche questo ha la sua difficoltà di carattere interpretativo, e notevole, se lo vogliamo eseguire bene, anzi, ti dirò, a mio parere rappresenta un enigma nel contesto dell'intera sonata, da questo punto di vista.

     

    Siamo seri, stabiliamo un livello di serietà negli studi musicali, dopodiché ne parliamo.

     

    Ma venendo a noi, Maestro, ho letto con attenzione quanto scrivi, e, devo dire che l'unica differenza sta nel "movimentino che si ottiene con il polso piuttosto fermo", quello degli accordini con la mano destra, da 4:04 a 4:08 del video di Kempff (4 secondi!!!).

    Io invece sono solito eseguire quel passaggio di polso.

     

    Ora, mi chiedo, se sia davvero questa la chiave e come sia possibile che questa differenza possa far scaturire un problema nell'altra mano, la mano sinistra.

  5. Le ottave spezzate si possono risolvere con rotazione: dita ferme, polso flessibile, ma non molto, collegato con l'avambraccio. L'ideale sarebbe far venire l'energia dalla spalla. Attraversare il braccio e l'avambraccio e arrivare sino alle ferme dita, ruotando la mano come se ci fosse un asse centrale che passa per il terzo dito. Consiglio di esercitarsi come illustro nel prossimo video che uscirà sulla sonata di Mozart K330.

    Provo a chiederti una grande cortesia, però credo che interessi i moltissimi che prima o poi nella loro vita di pianisti affrontano il 3° tempo del "chiaro di luna".

     

    Chiedo se ci puoi illustrare questo passaggio al minuto da 3:21 a 4:22.

    Credo che sia il minuto più impegnativo di questo pezzo, il punto chiave (almeno per me).

    Difficile, in particolare, affrontare in scioltezza il punto 3:57-4:22.

    Molto facile (per me) irrigidirmi e faticare a portarlo a termine.

     

    Il link è la magnifica esecuzione di Wilhelm Kempff (forse anche lui accusa un pò di fatica ad arrivare in fondo? Non saprei):

     

    http://www.youtube.com/watch?v=oqSulR9Fymg

  6. Le ottave spezzate si possono risolvere con rotazione: dita ferme, polso flessibile, ma non molto, collegato con l'avambraccio. L'ideale sarebbe far venire l'energia dalla spalla. Attraversare il braccio e l'avambraccio e arrivare sino alle ferme dita, ruotando la mano come se ci fosse un asse centrale che passa per il terzo dito. Consiglio di esercitarsi come illustro nel prossimo video che uscirà sulla sonata di Mozart K330.

    Grazie, chiarissimo, come sempre, senza fumi e ambiguità.

  7. Pazientare ancora un po'. Riguarda la rotazione. Mi ricorderò di fare questi due esempi. Comunque anticipo qualcosa. Dita ferne e rotazione ( supinazione e pronazione con partecipazione dell'avambraccio. Addirittura nella Patetica, si deve pensare molto alla nota del basso e suonare la nota dell'ottava alternata come una conseguenza. Il pollice suona vivendo di rendita sul movimento di pronazione. Tutto viene uguale,con dita ferme e col minimo sforzo. Gli accenti ci dettano gli appoggi maggiori così come pure la destra suggerisce gli" incontri".

    Mi sono fatto la convinzione che la chiave di volta sia il mignolo.

     

    Deve stare il meno possibile arcuato, dritto o quasi dritto, come se fosse privo di falangi.

     

    Infatti, quando si ha la mano nella posizione estesa, se si tenta di raccogliere il mignolo si assume una posizione di tensione e perciò da evitare.

     

    Che ne pensi?

  8. Salve a tutti. Vorrei sapere perchè è un pò di tempo che mi fanno male le mani, soprattutto quando eseguo le ottave ho dolori tra il pollice e l'indice in particolar modo alla mano sinistra.Non ho una mano molto grande, prendo le none agevolmente ma sulle decime ho un pò di difficoltà. Un saluto a tutti.

    Guarda attentamente come esegui lo stesso passaggio, come se dovessi suonarlo con la mano destra, anziché con la sinistra.

    Probabilmente c'è una differenza, anche se piccola, nella posizione della mano sinistra rispetto alla destra.

    Prova ad eseguire imitando esattamente la destra.

    Forse sta lì, la soluzione al problema.

  9. Non ho mai creduto nei giudizi "trancianti" perché hanno l'aspetto di un muro che permette poca discussione serena.

     

    Aprono la strada al conflitto all'esposizione di opinioni nette e in contrasto, cioè una battaglia.

     

    L'iniziativa non è "perfetta" tutti lo sappiamo, però è interessante, è certamente perfezionabile.

     

    E' vero anche che il test non ha dimostrato ancora che il digitale sia ad un grande livello, forse non lo sarà mai, ma intanto ha fatto molta strada, insomma è una via interessante da seguire.

     

    Pace e soprattutto armonia (l'abbiamo pure studiata :) ).

  10. Anche qui do' la mia personalissima, soggettiva opinione (colpa del pc? delle cuffiette? dell'orario? dell'umore? mha).

     

    Anche riascoltando, anche guardando il video, ho l'impressione che quell'acustico abbia un suono non acustico, innaturale, con una preponderante componente nasale.

     

    Piuttosto mi hanno colpito positivamente, come la prima volta che ne ho sentito parlare, i suoni della libreria Eastwest, molto verosimili.

  11. E questa è la seconda argomentazione, infatti.

     

    Concordo con la trattazione dei limiti del suono digitale rispetto al suono analogico.

     

    Concordo con la trattazione della nuova estetica della musica elettronica.

     

    C'è però anche la problematica della registrazione della musica prodotta e quello della ri-produzione del suono registrato. Anche qui ci sono dei limiti invalicabili.

     

    Non sono argomenti da poco, consideriamo che nessuno di noi ha ascoltato nello stesso modo i file che Simone ci ha proposto.

  12. Cari amici, purtroppo nessuno ha superato la prova dal momento che l'unico pianoforte acustico presente è stato scambiato per digitale ed il superamento della prova prevedeva il riconoscimento del pianoforte acustico e fino ad un massimo di due errori per i digitali. .

    La traccia numero 5 di Satié è di fatto acustica. Fa parte del cd "Notturno" del pianista Nazzareno Carusi, etichetta EMI, 2008.

     

    Vi elenco le librerie utilizzate per le tracce.

     

    Schumann - EastWest Quantum Leap Pianos Full - 3 Microphone Perspectives

    Mozart - Garritan Authorized Steinway Professional - Microphone perspective: classic

    Chopin - Galaxy II - Vienna Grand (Bosendorfer) + Rumori meccanica

    Beethoven - EastWest Quantum Leap Pianos Full - Close + Player Perspectives

    Satie - Acustico (Credo sia un pianoforte Yamaha, forse C7).

    Liszt - EastWest Quantum Leap Pianos Full - Player perspective

     

    Questi dati mi fanno comunque molto comodo assieme alla prova del preludio per vedere quali librerie sono più verosimili ai pianoforti acustici, è molto interessante, perché se la maggior parte delle persone non riconosce un acustico da un digitale anche se avvertiti di questa possibilità allora è molto probabile che in condizioni di normale ascolto non si sospetti minimamente l'utilizzo di un digitale.

     

    Ecco le statistiche.

    Schumann: Acustico 58,3% - Digitale: 41,7%

    Mozart: Acustico 66,7% - Digitale: 33-3%

    Chopin: Acustico 16,7% - Digitale 83,3%

    Beethoven: Acustico 58,3% - Digitale 33,3% - Astenuti 8,4%

    Satie: Acustico 0% - Digitale 100%

    Liszt: Acustico 66,7% - Digitale 33,3%

     

    Stanno uscendo anche i risultati della prova Preludio...

    D'accordo hai vinto te, però...però se parliamo di condizioni di "normale ascolto" la questione, permettimi, si fa articolata, cosa si intende per normale ascolto? Oggi si può ascoltare in mille modi diversi a differenza di un tempo ormai lontano.

     

    Non è polemica, credimi, vorrei fare un po' l'avvocato del diavolo per stimolare la discussione :D .

     

    Il brano acustico è estrapolato da un cd? Allora è un brano digitale come gli altri :) .

    Stiamo ascoltando dei file dalla rete? Allora sono tutti digitali :) .

    Stiamo ascoltando in cuffia o dalle casse acustiche un suono analogico? E' la riproduzione del suono analogico, sempre diversa dal suono originale non amplificato :) .

    Sistemiamo in una sala un pianoforte vero, nascondiamo dentro un pianoforte digitale e poi ascoltiamo ovviamente amplificato in sala? E' un suono digitale, anzi è la riproduzione di un suono digitale :) .

    Ascoltiamo un pianoforte vero in una sala, però, per un qualsiasi motivo, il suono è amplificato e diffuso in sala? Allora non è il suono di quel pianoforte, ma la sua elaborazione :) .

    E così via, si possono fare moltissimi altri esempi.

     

    Altra considerazione: E' cambiata la nostra sensibilità all'ascolto da quando esiste la riproduzione acustica e l'elettronica in musica? Penso proprio di si.

     

    Credo di aver messo molta carne al fuoco...

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