Jump to content
Piano Concerto - Forum pianoforte

danielescarpetti

Membro
  • Posts

    1032
  • Joined

  • Last visited

  • Days Won

    140

Risposte postato da danielescarpetti

  1. Rispondendo a Daniele Scarpetti, non si può essere democratici con certe persone. Se non si sa, bisogna restare in silenzio ed ascoltare. Mi avete mai visto prendere parte alle vostre discussioni su Beethoven? Di Beethoven conosco quello che ho potuto leggere sui libri per preparare l'esame di storia della musica. Non ho mai approfondito al vostro livello, quindi dovrei venire a dire la mia, dal basso della mia ignoranza per fare cosa? Per darmi un tono? Preferisco leggere da voi e imparare. È una cosa che questi signori dovrebbero cominciare a prendere seriamente in considerazione: si chiama umiltà. 

    Dell'argomento sulle innumerevoli bufale sul web se ne discute molti anche in questi giorni e soprattutto di quelle di carattere politico: vedi lo scontro Grillo-Pitruzzella.

     

    Vedi Simone, democrazia non vuol dire che si debba accettare senza reagire tutto quello che incompetenti affermano. Tu ad esempio fai bene a ribattere aspramente chiedendo conto delle affermazioni di chi asserisce balle su argomenti su cui tu ti senti particolarmente preparato. Fai bene ma questo non vuol dire che si debba - o sia giusto - decidere dall'alto chi può o chi non può dire la sua su un argomento. Non si deve censurare nulla che non travalichi ciò che è perseguibile per legge o che offende le persone.

    In questi giorni imperversa, per esempio, una grande discussione in merito ai vaccini: cosa direi di vitale importanza. La stragrande maggioranza del mondo scientifico- medico è per la vaccinazione e tuttavia esistano forte sacche di resistenza a cominciare da chi sostiene che tutto è in funzione delle case farmaceutiche.

    Ora io penso che, aldilà, del come noi la pensiamo, non si possa credere di risolvere il problema censurando una parte o l'altra. Entrambe hanno diritto di esprimersi e di motivare le loro opinioni e questo ... in tutti i campi del pensiero umano.

     

    Allora se uno viene qui e scrive che per lui la musica di Beethoven - ma va bene anche un altro compositore - è una schifezza, che non vale nulla, se questo è il suo sentimento, è giusto che lo scriva, senza per questo essere insultato, censurato o messo alla gogna :D . Resta il fatto che ognuno di noi potrà se vorrà, dimostrargli che sta dicendo delle enormi sciocchezze. E...vivvadio!

     

    Io la penso così!

  2. Cioè non si potrà più scrivere nulla di nuovo?

    Sono rimasto sul serio basito..

    È vero che già dai primi del 900 si dibatte sulla crisi dell'arte, l' esaurimento dei temi....il classico dire...ormai già tutto è stato detto e scoperto..e che si fa? Stiamo in panchina ad ammirare le meraviglie dei bei vecchi tempi?

     Il nuovo sta nell'artista che sa vedere le stesse cose in modo differente...pensiamo a De Chirico ( parlo per esperienza personale in ambito artistico/pittorico) le avanguardie , il minimalismo etc...i futuristi...tutto sembrava andare in un senso obbligato quando lui negli stessi anni andava a ritroso riscoprendo i greci , la pittura del 600 ma.....in chiave nuova!!,

    Se guardiamo uno scorcio di natura dalla finestra , questo scorcio non sarà molto differente da quello che poteva vedere un Platone o un'Aristotele...un albero...è pur sempre un albero.

    Questo per dire che il mondo sarà sempre simile ( si fa per dire ) ma le opere d'arte viaggeranno sempre in base ad un " uomo nuovo " che sentirà le stesse cose in modo differente...

    Per me fare musica colta oggi, serve come è sempre servito e servirà , per tradurre in musica un momento storico ed un " sentire" fissandone i cardini per i posteri...donando loro la bellezza di questo rapporto( uomo, natura, umanità).

    Io ho sempre vissuto come mille altri artisti di ciò che è stato fatto prima di me.

    Come faranno gli artisti del domani ?

    Se tu ci pensi bene il mondo che vedeva Platone dalla scorcio della finestra è in realtà,completamente stravolto rispetto a quello che noi vediamo oggi a cominciare dalle città per e per finire proprio a quell'albero che, ai tempi di Platone era dove Natura voleva e oggi è quasi sempre dove l'uomo lo mette.

    Ma pensa poi agli innumerevoli rumori che Platone non poteva nemmeno immaginare e con cui noi oggi conviviamo, Per non parlare poi della puzza che ci circonda che allora era legata agli escrementi animali e oggi a ben altri e più terribili escrementi..

    E proprio in questo senso l'arte, la filosofia e, più in generale, il nostro essere esseri umani sulla Terra è cambiato si è modificato. L'Arte - e dunque anche la Musica - non avranno mai fine ne oggi ne domani, ma cambieranno, come sono sempre cambiati, in base a come l'umanità cambierà.

  3. La democrazia come forma politica evolutasi nel tempo non ha (finora) mai previsto che ogni singolo potesse esprimere e far valere la propria legge, ma casomai che ogni singolo potesse esprimere un voto su una proposta che pochi presentano. Altrimenti non ci sarebbe democrazia, ma qualcosa di simile a quella che gli antichi greci chiamavano “oclocrazia”. Il che vuol dire che lo spirito democratico di questo tipo è intrinsecamente incompatibile con uno spazio come quello di internet. Come dicevo, è semplicemente una questione di numeri. In democrazia si manifesta una scelta su una proposta ben delimitata e soprattutto si deve avere estrema cura che questa proposta sia accessibile e giunga all’attenzione di tutti, non solo di chi capita a tiro per caso. Poter scrivere su un muro la prima cosa che passa in mente, senza essere multato, non ha niente a che fare con lo spirito democratico. Oggi dovrebbero insegnare a cogliere questa distinzione già dalle scuole primarie. Quando qualcuno pubblica qualcosa in rete, poiché il sistema glielo permette, siamo portati subito a pensare che questa sia un’espressione democratica. Capita poi, però, che quanto è stato pubblicato, non passi mai sotto gli occhi di nessuno (e capita la maggior parte delle volte) e quindi l’auspicato meccanismo democratico si inceppa fatalmente. Bene, si dirà, allora non basta far altro che adoperarsi affinché quel messaggio giunga ad un più vasto pubblico possibile. Come notava prima Simone, chi concepisce un’idea o un’opera o una teoria è quasi sempre inadatto a promuoverla coi propri mezzi; e allora ci si affidi ad un professionista, si dirà; ma i professionisti di tale risma costano (e non solo denaro, ahimè, ma soprattutto compromessi). E allora? Quanto meno si è ricaduti nella situazione del passato, quella dei poveri e delle donne, per intenderci.

    Tuttavia c’è qualcosa di molto meno evidente a far inceppare e fallire inesorabilmente questo meccanismo. Come ribadisco dall’inizio, sono i numeri. Supponi infatti che tutti avessero gli stessi mezzi materiali per far giungere alla completezza della pletora dei “votanti” ciascuna propria “proposta”: ma quanti sarebbero a questo punto i giudizi sottoposti al vaglio ciascuno, sempre ammesso che ciascuno avesse capacità di giudizio e di discernimento? Gli esseri umani, per quanto evoluti possano essere, sono esseri finiti, limitati, anzi, la maggioranza… molto limitati.

    Vedi dunque che un certo concetto di democrazia di internet è solo una pia illusione, che non dà che false speranze. E vedi ancora quanto sia importante e imprescindibile la funzione dei mediatori, che in questo caso non sono i docenti, ma gli stessi gestori dei flussi di informazione. Anche solo per fare una prova banale, prova a vedere qual è la popolarità di un video prima o dopo che un giornalista qualunque ne abbia parlato in televisione – e mica tutti possono andare in televisione.

    Se invece con democrazia intendiamo la possibilità di gridare alla luna tutto quello che vogliamo, beh allora credo che l’umanità democratica lo sia stata dalla notte dei tempi, e l’aria che respiriamo è ancor più democratica di internet.

    Dal mio punto di vista, la democrazia è quella forma politica che evolutasi nel tempo prevede che ogni singolo può esprimere il proprio punto di vista  su qualsiasi cosa, facendo arrivare il suo pensiero all’attenzione, innanzi tutto, di chi è stato eletto per governarci e rappresentarci nell'ambito del potere. Per fare questo non è consentito imbrattare muri, ma usare quei canali che l'informazione mette a disposizione e, direi che uno strumento come Internet lo fa in una maniera che mai prima di ora ci è stata concessa.

    Ma non solo. Prendiamo il caso delle votazioni sul referendum appena votato. Quante persone attraverso Internet hanno potuto esprimere il loro parere e far propaganda per un Sì o per un No. Tutti quelli che l'hanno voluto fare. Non accadeva certo questo ai tempi del referendum su Repubblica o Monarchia o sul Divorzio .... Lì ad esprimersi erano solo quelli affiliati ai partiti, o le associazioni pro e contro. Oggi, con questo strumento, e stando comodamente seduti a casa, ognuno di noi può fare sapere cosa pensa di qualsiasi cosa a chiunque lo voglia leggere. Si ha la possibilità di creare discussioni - si spera sempre civili - fra persone che non potremmo mai raggiungere e di crescere assieme. Poi ripeto: è questione di maturità ed educazione civile.

    Quindi non si tratta di gridare alla luna tutto quello che vogliamo, ma di cercare di essere "protagonisti" di quello che nel bene e nel male ci riguarda. con la speranza  dunque- almeno quella - che quello che scriviamo possa essere colto e ascoltato non solo dall'aria che respiriamo, come nei tempi passati,

     

    E per l'Arte, Simone io ritorno al discorso Iniziale: se l'uomo di oggi e ancor più del futuro decreta e decreterà che la "società dei magnaccioni" è migliore della Quinta di Beethoven, ... che dirti???? Non sta a noi deciderlo in toto ma, ognuno di noi e di chi verrà dopo di noi farà le scelte che riterrà più giuste. :) 

  4. Certo che non è poco ma .... purtroppo tant'è!

     

    Se però siamo d'accordo - e qui me lo devi dire tu se lo siamo - che oggi queste discriminazioni sono state almeno in buona parte superate - con l'auspicio che lo siano completamente - vuol anche dire che chiunque può accedere alla probabilità di essere riconosciuto "grande", al mondo attuale e ai posteri.

     

    Dal mio punto di vista Internet è una vetrina che da questa possibilità a tutti, a prescindere dalla condizione sociale, economica, geografica, culturale e sessuale.

     

    Per accedere in Internet è sufficiente avere una connessione e imparare ad usarlo.

     

    Certo - e qui veniamo alle perplessità di Simone - il fare sì che per la prima volta nella storia umana tutti - indistintamente tutti - possano esprimersi ed avere un loro "pubblico", rende infinitamente più difficile e rischiosa la possibilità di poter scegliere che cosa è veramente il "meglio" e il "peggio" ma è un rischio che è giusto correre in nome della "visibilità" totale. Certo a tutto c'è  - o ci dovrebbe essere - un limite che è dettato semplicemente dal vecchio Galateo in maniera opportuna aggiornato ai nostri tempi: l'educazione dovrebbe essere sempre alla base del nostro rapportarci con l'altro da noi, sia che il rapporto sia reale sia che sia virtuale.

     

    E' purtroppo vero però che oggi tanti utenti di Internet intervengo spesso a sproposito su tutto e in maniera maleducata e violenta, Ma, lasciami dire che questo non avviene solo su Internet ma purtroppo è una sintomatologia - una caratteristica - dei nostri tempi. Sicuramente è altrettanto vero che su questa piattaforma dove c'è anche la possibilità dell'anonimato, si incrementa il livello di inciviltà e villania. A questo però - fatto salvo gli atteggiamenti perseguibili per legge -non si può rispondere limitandone l'uso. La democrazia deve essere a tutto tondo e solo attraverso ad essa si può arrivare ad avere una civiltà migliore. E di questo - è una delle poche cose a dire il vero - sono fermamente convinto.

     

    Ma ritornando alle possibilità che il web oggi dà - per rimanere in campo artistico - penso, ad esempio, ai tanti giovani comici che affacciatisi prima da queste parti, ora sono in teatri, in televisione ... Se non ci fosse stato questo portale sarebbero rimasti degli emeriti sconosciuti. Sicuramente fra essi ce ne saranno alcuni da dimenticare e altri che diventeranno grandi anche per i posteri. 

     

    E dunque...! :)

  5. E' molto probabile  - o certamente sicuro -che io sia ingenuo e anche puerile :rolleyes: ma penso che le due vere discriminazione che sono state fatte nel campo dell'Arte occidentale nel passato - e naturalmente su tutto praticamente  - siano verso tutto l'universo femminile e verso le persone che versavano in povertà.

    Penso alla sorella di Mozart e a quella di Mendelsshon e, soprattutto, alle tante donne che non necessariamente avevano fratelli compositori ma che non hanno potuto esprimersi in campi considerati fino a qualche tempo fa praticamente solo di dominio maschile.

     

     

    Ecco lì sì! Sicuramente abbiamo perso tantissimo!

     

    Oggi questi due rischi sono molto minimizzati, la cultura è alla portata di (quasi) tutti e le possibilità pure e questo, anche grazie a Internet che ripeto: è quanto di più  democratico sia stato inventato dall'umanità.

    • Like 1
  6. Prendiamo il caso di un’opera musicale. Ad alcuni pare evidente il fatto che certi figuri godano di un successo immeritato e assurdo confronto ad altri molto più capaci e meritevoli. Ci si chiede poi se non sia sempre stato così o se questo mondo digitale non abbia fatto che esasperare e peggiorare le cose. D’altra parte ci si conforta anche dicendo che il tempo e la storia metteranno a posto le cose, poiché dureranno solo i prodotti di valore e il resto sarà scartato dalla selezione naturale.

    Ma ne siamo davvero sicuri? Io credo che le cose siano molto più complesse e ancora meno confortanti di come vorremmo raccontarle, e a questo proposito faccio alcune provocazioni:

    -Il tempo e il futuro non faranno che confermare il successo di quelli che già ce l’hanno (se non di tutti almeno della maggior parte).

    -Il tempo e il futuro non faranno che confermare l’insuccesso e l’oblio degli altri (se non di tutti almeno della maggior parte).

    -La storia del passato non ha selezionato i migliori in assoluto, ma solo quelli che essa (storia e storiografia) ha ritenuto opportuno selezionare.

    -La storia del passato ha cancellato tutti quelli che non ha scelto, non in base al loro valore, ma in base all’interesse (che spesso tuttavia include anche il valore).

    Immagino quanto possano fare accapponare la pelle queste parole, ma credo che, per onestà, prima o poi ognuno ci debba avere a che fare, o almeno deve provare a rifletterci se non vuole rimanere aggrappato alla confortante ma utopica idea, per quanto a volte produttiva, che la verità vince sempre.

    Certo delle precedenti provocazioni si può discutere per esempio su cosa sia il valore o che cosa sia migliore. Però non sono quelle le questioni che voglio sollevare e con un po’ di buona volontà, lo si capisce da sé. Piuttosto si possono obiettare molti, o alcuni, esempi contrari. Per esempio prendiamo il caso arcinoto di Bach, di cui spesso si dice che ai suoi tempi non fu tenuto nel giusto conto e che solo con Mendelssohn fu rivalutato, mostrando così che la storia rimette sempre in ordine le cose. Bach tuttavia non era davvero un personaggio di scarso successo, come il mito vorrebbe e, anche se pare gli fosse preferito al tempo di gran lunga Telemann, alla storia ci sarebbe comunque passato per i ruoli e la considerazione che aveva già in vita. Tuttavia, si può obiettare, non basta essere maestro di corte per passare alla storia ma bisogna avere la qualità. Certamente, e certamente non tutti (anzi forse nessuno) i maestri di corte avevano le qualità di Bach, ma il punto è piuttosto chiedersi quanti hanno avuto le sue qualità ma non hanno potuto diventare maestri di corte. Nessuno, qualcuno, molti? Di questi non lo potremmo mai sapere e non perché la storia non sia in grado di trovarli, ma perché il presente (il presente di ciascuno di loro) li ha cancellati irrimediabilmente. Questo è un fatto inevitabile. Si tratta di selezione (anche se artificiale, perché nell’umano poco c’è di naturale). Quanti Bach e Telemann avrebbero infatti potuto sopportare le corti di quei tempi se non uno o due alla volta. Se già in un’epoca come quella in cui viviamo da ogni dove piovono compositori e artisti di mirabolanti capacità, oggi, in un mondo dove l’immaginazione non è certo superiore a quella dell’uomo rinascimentale, allora cosa dovremmo supporre di quei secoli così prolifici?

    Ricordo che il primo giorno di Politecnico, la professoressa di Analisi I esordì con un discorso che mi fece pensare: disse che, poiché quell’anno eravamo troppe matricole, loro avrebbero dovuto in un modo o nell’altro (con qualunque mezzo) ridurci ad almeno un terzo. E così fecero. Ora è lecito pensare che coloro che rimasero furono i migliori e più meritevoli, mentre i restanti non avevano le doti per diventare degli ingegneri. Anche se negli anni seguenti non avessi mai avuto motivo di dubitarlo, una domanda già quel giorno me la posi: ma se a presentarsi a quel corso fossero stati solo quelli che sarebbero poi stati eliminati e giudicati non all’altezza, allora che razza di ingegneri sarebbero venuti fuori? E poi mi accorsi che quella poteva essere proprio la situazione reale, cioè proprio quella in cui ci trovavamo in quel momento: gli altri, quelli veramente migliori, semplicemente al corso potevano non essersi iscritti.

    C’è poi anche da considerare che magari la bellezza e il valore di un’opera potrebbero non dipendere solamente da fattori intrinseci. Chi ci garantisce che molti dei tanto da noi vituperati falsi compositori non siano davvero migliori di molti di quelli che noi consideriamo tali? Finche si tratta di valutare sulla base di certi parametri più o meno condivisi una capacità tecnica, è un conto; ma di lì in avanti chissa? In fondo un’opera diventa bella anche grazie al fatto che è considerata bella. Con questo non voglio arrendermi a quello che vorrei combattere. Voglio solo considerare anche questo aspetto della realtà, senza negarlo per convenienza. L’arte è infatti anche comunicazione ed espressione di contenuti interiori nei confronti di una comunità e la condivisione e la comprensione di questa comunicazione è di per sé una parte della bellezza, intrinseca se vuoi, dell’opera d'arte. Dal che consegue anche che un’opera non potrà mai essere bella o superiore in assoluto, ma solo come frutto di un processo sociale. Ma qui sto andando troppo oltre e mi fermo.

     

    Se tutto questo disturba troppo, fate finta che non l’abbia scritto e tenete per buona, eventualmente, solo la prima parte.

     

    Cara Bianca ci può essere del vero in quello che scrivi  ... ma c'è anche tanto pessimismo. :)

     

    Se guardo la storia della musica io vedo anche tanti  compositori che al loro tempo erano considerati grandi e importanti e oggi sono praticamente ignorati e che, non sempre, ma spesso, se vengono resuscitati dall'oblio, poi in tale oblio ritornano. Dunque, questo significa che il tempo e il futuro hanno fatto il loro corso. Poi, questo non toglie che possano essere rivalutati ma, comunque sia, ripeto, dimostra che il tempo e il futuro hanno fatto il loro corso.

    Più sopra parlavo di Salieri e di Mozart. A quei tempi Salieri rivestiva un'importanza perfino più grande di Mozart agli occhi dei contemporanei, ma in ben poco tempo, il giudizio si è completamente stravolto.

     

    Un'opera diventa bella e importante solo quando come tale è riconosciuta. Ma spesso per esserlo deve attendere del tempo, non necessariamente lo è al suo primo impatto. La Grande Fuga di Beethoven per diventare quel capolavoro assoluto che è ha dovuto attendere un secolo.

     

    E' vero però che molti compositori del passato possono essere rimasti in ombra solo perché non hanno saputo trovare - o non gli è stato dato - lo spazio giusto ma se così fosse stato e se le loro opere sono ancora rintracciabili, io confido che prima o poi questo verrà fuori: tanti musicologi sono alla ricerca di qualcosa di sconosciuto e valido che viene dal passato.

     

    Oggi, i compositori che decidono di comporre un certo tipo di musica - non uso aggettivi per non creare malumori o polemiche - sanno che a pochi eletti è dato di sopravvivere con il frutto del loro lavoro e questo perché, soprattutto, i gusti musicali dei nostri contemporanei si muovono su altri fronti musicali.

     

    Forse non tutti quelli che riescono a vivere del loro essere compositori sono degni e forse altri che non ci riescono ne sarebbero invece assai degni. Non so. Forse che sì, forse che no! Ma oggi tutti i compositori hanno la possibilità attraverso  Internet di lasciare traccia acustica del loro operato e ... chissà, forse un domani la storia, il tempo, il futuro, decreterà la loro un'importanza postuma. Magrissima consolazione? Si lo è, ma non c'è nulla da fare.

     

    Io penso che se uno è convinto delle proprie capacità artistiche deve perseverare anche se poi per vivere deve fare tutt'altro :) .

  7. Io credo che solo il tempo rimetterà a posto le cose.

    Oggi non esiste la possibilità di intervenire sulla scemenza.

    Un esempio:

    Nei giorni scorsi ho visto un post su Facebock che diceva Gentiloni essere il quarto presidente del consiglio non eletto. Ho fatto notare che Gentiloni è un deputato del Parlamento italiano e che quindi sarebbe stato giusto dire: primo presidente eletto dopo tre non eletti.

    La mia osservazione è stata immediatamente cancellata ed il post ha proseguito con lo scandalo dei quattro non eletti.

    Ormai siamo al punto che quando provi a correggere gli strafalcioni ti senti dire che sei un ignorante e ti consigliano di andare a studiare.

    Terenzio ... non è proprio così! :) 

     

    In realtà il discorso sarebbe un altro e, comunque, se la vogliamo mettere sul piano di deputato eletto dal Parlamento, anche Letta lo era anche se ora si è dimesso. Non eletti nel parlamento ce ne sono stati solo due: Monti e Renzi.

    • Like 1
  8. ....credo che internet abbia semplicemente esasperato e messo in evidenza un problema che è sempre esistito. La vera cultura che ha intrinseca l'umiltà e la consapevolezza dei propri limiti per coerenza non può autoproclamarsi e così resta sempre nell'ombra della pochezza e furbizia di chi invece vende fumo per arrosto...con "bravura" e dovizia di marketing. I creduloni rendono possibile tutto questo perché non hanno e non vogliono avere competenze...a volte si diventa creduloni anche solo per pigrizia.

    Purtroppo in questo modo la millanteria riesce ad offuscare la vera cultura. È un problema con radici forti che potrebbe essere contrastato aumentando il livello culturale della società...ma tensioni e dinamiche politiche sociali non sempre corrono in questo verso anzi. Per queste ragioni ammiro molto chi non si scoraggia e cerca di divulgare quanta più cultura possibile. Ognuno per il proprio campo....ed essendo idealista di carattere spero che prima o poi la società raggiunga la maturità di riconoscere i veri meriti...

     

    Mi sembrano tutte ottime analisi del problema. Nessuno di voi ha però contribuito a fornire un qualche genere di soluzione al problema... Chi ci prova?

    Nancy, dal mio punto di vista, centra la questione: i mediocri sono sempre esistiti, come sono sempre esistiti i creduloni.

    Fino a qualche anno fa i creduloni dicevano che "è così perché l'ha detto la televisione", oggi dicono " è così perché l'ho letto su internet".

     

    Internet è lo strumento più democratico che la mente umana abbia mai potuto concepire ed è bene che tale rimanga.

     

    Chi usa internet per informarsi deve però imparare a farlo sapendo distinguere i ciarlatani dalle persone che hanno chiare competenze nella materia che si vuole approfondire.

    Non è così facile ma non è poi neanche così difficile. Se uno vuole un'informazione politica non può affidarsi ad uno scritto di un qualsiasi "pico pallino" ma deve andare in quei canali di informazione che si richiamano ai giornali, sapendo distinguere, ovviamente la fonte ideologica che sta dietro a quel giornale.

     

    Così è per tutti gli argomenti, culturali, sociali, economici ... E' poi importante sempre cercare di mettere a confronto varie opinioni, ma questo era già valido ai tempi della carta stampata, della radio e della televisione ... e oggi ancor più.

     

    La soluzione è dunque demandata a noi singoli, non esistono altre soluzioni ...o almeno io francamente non ne vedo.

     

    Piccolo esempio musicale: quanti ancora credono che Salieri  - povero Salieri :(  -ha ucciso Mozart? Tantissimi! Perché lo ha detto un film, perché l'ha detto una trasmissione televisiva e .... un giovane professore di musica delle medie di mio figlio! :rolleyes:

     

    La mediocrità e l'ignoranza spopolano in ogni dove e se ci si vuole difendere esiste una solo soluzione: studiare, studiare studiare! e mai smettere di farlo!

    • Like 4
  9. Auguroni Luca !!!

     

    Ps è da un po' che non leggo Daniele Scarpetti. Sta latitando?

     

    Auguri Luca!!!!!

     

    Daniele? Se per quello latita pure in teatro ultimamente ahahah

     

    Ciao cari! :)

     

    Sul forum ho latitato per un po' di tempo è vero, ma d'altra parte si parla di cose molto tecniche riguardanti i pianoforti  su cui io, data la mia ignoranza, non posso che limitarmi a leggere. 

     

    Per quanto riguarda i concerti - ahimé - problemi di deambulazione mi hanno costretto a rinunciare. Spero in gennaio! Comunque sono riuscito ad ascoltare quello che mi interessava di più e che era fuori abbonamento.

     

    Gaudium magnum

  10. Io penso che non è questione di credere o meno se esiste o non esiste. Il termine "musica assoluta" venne coniato partendo dalla "Critica del giudizio" di Kant e, per tanto, come sempre andrebbe contestualizzato.

     

    E' però del tutto evidente che il maestro Morricone lo usa in antitesi alla sua musica da film perché componendo la sola "musica assoluta" o "alta" non sarebbe riuscito a sbarcare il lunario. E' dunque un discorso tutto interno alla sua produzione e su come lui ci si rapporta.

    • Like 1
  11. 'Artefatto', in genere, non è un complimento :)

    Anche se non credo che tu lo usavi con significato negativo, visto i termini in cui parli della Terza di Mahler in generale.

    Sì ,ovviamente Luca.

     

    Per Artefatto si può intendere o una cosa fatta con artificio - accezione sicuramente negativa - o una cosa che deriva da un processo trasformativo intenzionale ad opera dell'uomo e, in questo caso, bisogna giudicarne il risultato che può essere positivo o negativo

    .

    Il mio riferimento è alla seconda accezione e il risultato per me è positivo  :) ... ma non è così per tutti evidentemente!  :rolleyes:

  12. Stupenda "La divinità nell'uomo".   :wub:

     

     

    Grazie! :)

     

     

    Veniamo dunque a quello che penso io di questo ultimo movimento della Terza Sinfonia di Mahler.

     

    Dal punto di vista prettamente musicale direi che non c'è nulla da eccepire: è una delizia delle orecchie e, questo a prescindere dalla spiritualità, dal cielo e dall'intimità che emana.

    Dal punto di vista di che cosa Mahler riesce a trasmettermi io aggiungerei una seconda variazione sul suo intento esplicitamente espresso - variazione che ovviamente non esclude l'originale e quella espressa da Principe ma che va a completare la cosa - e cioè "Che cosa l'amore per la Musica può fare per me" - e attraverso me a tutta l'umanità -.

     

    Perché affermo questo?

     

    Chi sa analizzare questo brano, partendo da conoscenze musicali assai approfondite nota che è sostanzialmente artefatto.

     

    Artefatto nel senso che Mahler riesce ad inserirci dei riferimenti che vanno dal tempo lento del Quartetto Opus 135 di Beethoven a sembianze che richiamano i Vier lezte Lieder di Richard Strauss, a tanto Wagner e Bruckner, al Quintetto per clarinetto Opus 34 di Weber e - dulcis in fundo - al I atto dell'Otello di Verdi, il tutto condito da un dolcissimo autocompiacimento- ed è questo che non piace a Principe che lo definisce "zuccheroso".

     

    La Sinfonia n. 3 di Mahler può essere accostata alla Pastorale di Beethoven perché entrambe parlano della Natura. Ma se per Beethoven la Natura è Madre per Malher la natura è matrigna e, l'unica via di salvezza e d'amore, l'uomo la può trovare attraverso la Musica e ... l'Arte.

     

    E ,,, dunque ancora una volta si entra nel potere salvifico della Musica e dell'Arte!

    • Like 2
  13. Ciao Luca.

     
    Pestelli si inserisce nel solco dei musicologi - di cui fa parte anche Quirino Principe -che nell'ultimo movimento della Terza non vedono tanto un "Che cosa mi narra Dio" - la frase è riportata in una lettera del 1° luglio 1896 - ma - parole di Principe - "Che cosa narro a me stesso", in quanto in questo ultimo movimento "nella palese contemplazione di sé, Mahler compie, qui e altrove, ciò che ognuno di noi dovrebbe vietarsi: giudica sé stesso, e si assolve. Lungo questa strada si allontanerà dalla sfera del Wunderhorn."
    Il Wunderhorn è dominato dagli esclusi, gli umiliati, gli stupefatti ma non vendicativi e da questa serie di poesie, Mahler trarrà ben 22 lieder, compresi quelli della Seconda, Terza e Quarta Sinfonia. Nel suo finale della Terza invece il protagonista è solo il compositore con tutti il suo più intimo personale.
  14. Sì, ma il guaio è che io ascoltando Scales voglio e sono intenzionato ad ascoltare musica. Purtroppo però non sento musica. Perchè?

     

    Probabilmente (ad esser sincero ne sono  piuttosto sicuro!) è perchè le possibilità personali di fruizione estetiche di ogni opera d'arte devono necessariamente percorrere un'ascesa in cui non si possono saltare delle rampe di scala.

    Se un brano come Scales si trova - poniamo - tra il 20* e il 21° piano, io non riesco a percorrere quel dislivello se mi trovo ancora al 10° piano. Nemmeno se lo voglio con tutte le mie buone intenzioni.

    Su questo, come tu sai, con me sfondi una porta spalancata.

     

    Io sono fermamente convinto che non si possa affrontare la musica della seconda metà del Novecento se prima non si è assimilato quella della prima.

    Il punto della questione è che quasi tutti gli ascoltatori cominciano dai periodi Classico e Romantico e questo per ovvi motivi a cominciare dal fatto che rappresentano la musica che emotivamente coinvolge di più. Poi c'è chi si sposta andando verso il periodo barocco e addentrandosi a volte anche a musica più antica e chi invece propende ad andare verso il Novecento. Solitamente, in realtà, si fanno entrambe le cose, tanto è vero che a tutt'oggi, un medio ascoltatore di quella musica che solitamente sintetizziamo col nome di "classica", va, come ascolti, dal primo Settecento alla musica tonale della prima metà del Novecento.

    Il mio percorso di penetrazione nel mondo atonale, iniziò verso i 25 anni e cioè, all'indomani della mia assimilazione da una parte dell'ultimo Beethoven - già! è incredibile ma solo a quella età sono riuscito ad ascoltare l'Hammerklavier, le Variazioni Diabelli e la Grande Fuga - e dall'altra all'assimilazione delle sinfonie di Mahler, dell'opera di Debussy e di Ravel. Da questo è scaturita la volontà di cominciare ad affrontare la dodecafonia e il serialismo integrale.

    Sicuramente una grande spinta nel fare tutto questo fu data da Luigi Nono e dalle mie grandi affinità politiche di allora con il suo pensiero, tanto è vero che ancora oggi Nono è un mio compositore imprescindibile.

     

    Ciò detto è però innegabile che, sempre  come ascoltatore, io rimango particolarmente in sintonia assoluta con alcuni miei capisaldi a cui non posso rinunciare e che sono stati gran parte della colonna sonora della mia vita: Beethoven, Bach, Brahms, la musica russa della seconda metà dell'Ottocento e Sostakovic.

  15. "Fair is foul, and foul is fair:

    Hover through the fog and filthy air."

     

    "Bello è il brutto, e brutto il bello"

     

    Chissà qual è il fine dell'arte? Al più ci potremmo chiedere qual è il fine di ciascun artista.

     

    Ma le parole, se esistono, hanno un senso e tendono, prima o poi trovare una loro collocazione nel mondo di ciascuno.

    Io continuo a pensare che la vera Arte è un'attività non economica che, collegandosi con l'evoluzione dell'estetica, vuole rappresentare la realtà che circonda l'umanità.

     

    Ora la realtà che circonda l'umanità è fatto dal bello e dal brutto, dal gradevole e dallo sgradevole - poi ognuno decida in che percentuale - e l'Arte rappresenta il tutto. Facendo però il miracolo che anche il brutto diventa bello e mai viceversa.

     

    Guernica, ad esempio, è una delle massime espressioni di questo concetto.

    • Like 1
  16. beato te Daniele.

    io, dal primo al ventesimo minuto, non riesco a sentire nulla di musicale.

     

    A meno di considerare musicale anche l'occupare il tempo e lo spazio con oggetti sonori organizzati (considerazione che, francamente, non riesco a fare)

    In effetti il punto è questo Luca: tu non riesci a sentire nulla di musicale in quel brano e questo fa sì che, inevitabilmente, per te non sia musica.

     

    Berio diceva che " musica è tutto quello che ascoltiamo con l'intenzione di ascoltare musica, e che tutto può diventare musica ... a condizione che questa totalità possa essere musicalmente concettualizzata, analizzata e tradotta su livelli diversi. Tale concezione e tale traduzione sono possibili solo con la nozione di musica come Testo: un testo pluridimensionale in continua evoluzione."

     

    In parole povere tutto è relativo, come sempre, a ciò che noi vogliamo sia o non sia - ma sarebbe valido per qualsiasi cosa - musica.

     

    Allora io non sono un beato Luca, Sono solo uno che ad un certo punto della mia vita di ascoltatore musicale mi sono posto il problema se la musica da una certa epoca in avanti, fosse tale o no. Me lo sono posto perché, evidentemente, fino a quel momento, tale non lo era.

    Oggi come oggi, dopo tante imposizioni, tanti ascolti, mi accorgo che le mie orecchie possono essere deliziate dai suoni anche di questa musica.

    Io ovviamente non sono assolutamente in grado di farti "una "sottile arte" dell'ascolto: non sono capace per la musica tonale, figuriamoci per la musica atonale! :rolleyes:

    E però ti dico che su Radio tre, anche in queste settimane, - sempre reperibili in podcast - Carlo Boccadoro, fa le sue Lezioni di musica  riferendosi a certi brani atonali  ormai storici del repertorio musicale ...  :)

    • Like 1
  17. Io penso che "bello" e "brutto" siano valori assolutamente relativi nella vita e nell'arte lo siano ancor di più.

     

    Musicalmente parlando cosa è bello e il brutto per me? E' bello tutto quello che ascoltandolo mi trasmette piacere. Il brutto è tutto quello che mi da il sentimento opposto.

     

    La musica che Red ha proposto, ad esempio, per me è bella anche in quel fatidico tredicesimo minuto.

  18. Il punto è proprio il rapporto fra il giudizio e il gusto, di cui giustamente parli. Il problema è: il nostro giudizio deve essere mediato da qualcosa di oggettivo? E questo qualcosa di oggettivo dovrebbe essere la storia? (Ma già qui vorrei aprire un’altra parentesi per chiedermi se non sarebbe meglio sostituire “giudizio” con “ascolto”).

     

    Le tre citazioni – esempi perfetti (o imperfetti) di “giudizio storico” in cui “l’oggettivo” si rovescia nel suo contrario – non fanno quindi che consolidare le mie convinzioni.

     

    Io penso che ogni nostro giudizio sia sempre mediato da qualcosa di oggettivo

     

    La Storia non è quella che da le pagelle, in questo caso ai compositori, ma quella che ci racconta come la musica si è evoluta nel corso dei  secoli.

     

    Le tre citazioni che io ho riportato non hanno come fine quello di sminuire il compositore in questione perché tutte partono da una constatazione assolutamente condivisibile: Mendelsshon è stato un grandissimo compositore  del primo Ottocento e questo perché si può essere grandi, nell'ambito di un'arte, sia che si operi in maniera rivoluzionaria sia che lo si faccia in maniera conservatrice e su questo non c'è alcun dubbio direi.

     

    Il punto oggettivo non è dunque la Storia ma quello che noi riteniamo sia più importante da valutare nel giudicare un compositore: il tipo di musica composta, come è stata composta,se si è stati rivoluzionari o conservatori. Ma anche la vita, l'uomo, il pensiero. Tutti noi non siamo immuni da questo nel dare un giudizio. Fermo restando che ognuno però ha le sue priorità e su quelle basa il tutto.

  19. Lo schock che tu hai provato è probabilmente molto simile al mio, quando parlando di Brahms in passato, hai affermato cose molto discutibili circa il suo valore compositivo.

    Allora  - a differenza di te - ti risposi immediatamente celando il mio disappunto anche perché mi chiesi se aveva un senso che un mero ascoltatore di musica classica si anteponesse ad un professionista della musica.

    Oggi, come allora, me lo chiedo ancora una volta ed è per questo che anch'io questa volta, ti rispondo in ritardo.

    Lo faccio perché se una cosa mi è assolutamente chiara da tanto tempo è che anche fra i professionisti della musica non esiste qualcosa che sia vero o il contrario del vero quando pronunciano le loro opinioni in materia di musica. Basti pensare ai giudizi che i compositori - o i musicisti in generale - hanno dato - o danno  - nei confronti dei loro contemporanei o di quelli a loro precedenti e ci si rende immediatamente conto di quanto tutto sia estremamente relativo e soprattutto , di quanto quei loro giudizi siano in realtà legati ai loro personali gusti

     

    Sgombriamo dunque innanzi tutto il campo da quello che fu il merito del direttore Mendelsshon e cioè di avere rifatto rinascere Bach in quanto, chiaramente e ovviamente, non c'entra nulla con il discorso che io facevo.

     

    Io parlavo del compositore Mendelsshon e della sua influenza nell'ambito della storia della musica e solo di questo.

     

    E allora andiamo a vedere cosa diceva nel 1963 Massimo Mila:

     

    Genio originale e nuovo. Mendelsshon,è nello stesso tempo un genio conservatore e classico. (...)  a Schumann apparve come "il Mozart del secolo XIX" (...) quello che ci attira e ci commuove nella sua musica, non è lo strano e il nuovo, ma proprio l'amabile e il consueto.

     

    Veniamo a Giordano Montecchi nel 1998:

     

    (...) Mendelssohn può definirsi musicista romantico (e se sì in che senso) o non è piuttosto da intendere come epigono della classicità o come esponente di una pacificazione all'insegna del Biedermeier. Sia stilisticamente , sia ideologicamente, Mendelssohn espresse senza dubbio un orientamento piuttosto vigile, a volte severo, di fronte alle novità, alle fughe in avanti, al messianismo musicale che in quegli anni cominciavano a circolare (...).

     

    E infine Daniel Barenboim nel 2007:

     

    Vi sono diversi criteri per stabilire l'importanza di un compositore: da un lato. c'è la semplice questione del pregio ovvero della bellezza di un'opera; dall'altro, c'è da tenere conto della sua posizione nello sviluppo storico della musica: Senza dubbio saremmo infinitamente più poveri senza la musica di Mendelsshon (,,,) tuttavia se non fosse mai esistito, lo sviluppo della storia musicale sarebbe stato più o meno lo stesso.

     

    Dunque a questo punto qual è il vero e il contrario del vero?

     

    Per quanto poi riguarda gli altri compositori che tu citi e Adorno, capisco e non capisco bene che c'entri con tutto ciò e soprattutto con la sofferenza - forse bisognerebbe parlarne in altri topic - ma penso che oggi come oggi quello che ha detto e scritto Adorno sia completamente superato e che comunque vada inserito nel suo contesto storico politico e musicale. E anche su questo penso sia chiaro come la penso.

     

    ps: Čajkovskij in quanto a sofferenza penso che non abbia molto da invidiare a nessuno.

  20. Mahler la giudicava "...troppo complicata per un pubblico che non conosce nulla ancora di mio". :wub:

     

    Sarà che a me piacciono molto le musiche complicate ...!!!

     

    Ma tu Luca ormai conosci cosa è accaduto in precedenza nelle altre sinfonie ... e dunque, sono sicuro che alla fine potresti convenire con Bianca che "è una delle più belle sinfonie in assoluto... nonché una delle più "mahleriane". :) 

    • Like 1
  21. A proposito di Mozart, in realtà, non saprei dire – rappresenta come sempre il caso “più difficile”. Né so cosa intendesse quel compositore quando diceva “tutti noi veniamo da Mozart”. Curiosamente pensavo però qualcosa di simile, qualche tempo fa, riflettendo sul fatto che è impossibile rinnegare Mozart, perché è troppo naturale: in questo è il più classico dei classici, nel fatto che spesso le sue trovate migliori (semplici o difficili, ma spesso le più semplici) suonano così naturali da risultare impersonali, come se preesistessero a Mozart, o come se esistessero nonostante Mozart. Impossibile rinnegarlo, sarebbe come negare l’aria che respiriamo o l’acqua che beviamo (certo poi c’è sempre il Gould di turno che trova il modo di negare pure Mozart!).  

     

    Non so se Mozart è il caso "più difficile" in generale ma per me lo è certamente. Lo è nel senso del mio rapporto personale con questo compositore. E questa difficoltà è data da quelli che sono tanti giudizi di musicologi, musicisti, professori a vario titolo di musica nei suoi confronti e su cui io non riesco a riconoscermi e qui - sia ben chiaro nella maniera più assoluta - non si tratta di rinnegarlo ma di intenderci su quale sia stata la sua reale importanza nell'ambito della storia della musica e su quale sia il giudizio complessivo della sua opera.

    Il caso che più sopra ho riportato è - naturalmente il mio punto di vista - l'ennesimo esempio di un giudizio acritico e fanatico che viene dato ad un compositore certamente grandissimo ma che non può essere considerato un capostipite di nulla.

     

    Invece la presenza di Beethoven è troppo incombente e persino minacciosa – un genitore che non sempre è possibile anche solo sopportare: a volte anzi è proprio necessario rinnegarlo. 

     

    Ho il vago sospetto che chi rinnega Beethoven - a cominciare da Chopin - è solo perché non è capace di comprenderlo.

     

    Haydn è sicuramente diverso. Impossibile non amarlo. Anzi penso lo si ami di più quanto più facilmente lo si dimentica, perché ogni volta c’è il piacere e lo stupore della riscoperta. 

    Ma pensando a quel “attraverso la sofferenza” vengono in mente altre cose – mi viene il sospetto che la sfortuna di Haydn, oltre all’aver scritto troppe Sinfonie, sia un’altra: l’aver sofferto troppo poco. E assieme a Haydn mi viene in mente Mendelssohn: entrambi caratterizzati da una bonaria superiorità (probabilmente per questo vengono apprezzati soprattutto dalle società più civili – e intendo dire più ordinate). E poi Richard Strauss, i cui poemi sinfonici non possono diventare un “ciclo sinfonico”, a differenza delle Sinfonie di Mahler – non tanto perché non sono Sinfonie, ma piuttosto perché non hanno un numero al seguito. 

     

    Haydn è invece certamente più un capostipite nell'ambito del classicismo di Mozart ma la sfortuna di Haydn non è quella di aver sofferto troppo poco, ma quella di aver incontrato prima Mozart e poi Beethoven nel suo cammino di compositore. 

    Mendelssohn è invece un caso completamente diverso: Mendelsshon è un compositore che potrebbe non esserci stato e nella storia della musica e non sarebbe cambiata una sola virgola. Noi oggi saremmo senza tanta bellissima musica ma dal punto di vista dell'evoluzione storica non sarebbe accaduto nulla.

    La differenza fra un "poema sinfonico" è una sinfonia sta nel fatto che il primo è musica descrittiva, il secondo è musica pura. Strauss ha deliberatamente scelto di percorrere la prima strada e non la seconda. Questo però non toglie che da un punta di vista sinfonico * e naturalmente non solo sinfonico - egli non sia stato un grandissimo.

     

    “Attraverso la sofferenza” … Si sente dire ad esempio “una pagina sofferta”: un’espressione che vuole dire tutto o nulla allo stesso tempo (a volte le cose più tormentate e complesse si sprigionano con forza immediata da un approccio istintivo, altre volte il compositore si sarà dannato per dare un’aria di “naturalezza” a un paio di battute che all’esecuzione non riveleranno mai, con la loro scorrevolezza, le ore che gli sono costate). Ma allora – “attraverso la sofferenza” – non essendo in grado di perorare come meriterebbero le cause di Bruckner e Čajkovskij, richiamerei almeno il nome di un compositore che è forse l’eccesso di queste “qualità” (come in Mahler, percepibili anche attraverso i paesaggi più sereni e luminosi) a relegare “ai margini”: in Schubert bastano poche battute in Si minore per creare un mondo vastissimo – la vastità è rinchiusa come un presentimento in quelle poche battute. Non so se il suo è un ciclo sinfonico. Probabilmente ciclo sinfonico saranno le Sinfonie di Sibelius, che forse giungono ai nostri orecchi un po’ troppo estranee, un po’ troppo lontane, circondate da una luce un po’ troppo soffusa (nonostante siano quanto di più prezioso avremmo l’occasione di conoscere).

     

    Il ciclo sinfonico di Schubert è tale inconsapevolmente, come del resto Schubert fu un compositore gigante in maniera inconsapevole.

     

     

    “Attraverso la sofferenza”… e così l’accordo di settima di dominante è “l’inizio”, e la gioia è “la conclusione” (sempre perché non c’è stata una Sinfonia 10), simulando una specie di ciclo vitale.

     

    Che cosa fu esattamente la sofferenza in Beethoven e perché attraverso essa solo si può diventare i "Migliori"?

    Socrate e Gesù furono i suoi esempi e già qui ho detto tutto.

    Essere i "migliori" vuol dire essere portatori di buono e di bello nonostante la tua vita sia costellata di sofferenza. E', nel caso di Beethoven, di essere stato  un genio che mette in musica "tutti gli uomini saranno fratelli"chino sulla seggetta in preda a forti dolori di ventre e mentre è completamente sordo. (Corrado Augias)

    • Like 1
×
×
  • Crea nuovo...