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Piano Concerto - Forum pianoforte

francescochopin90

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Tutto postato da francescochopin90

  1. Il pianoforte si trova su un tappeto: può essere che non sia perfettamente parallelo col pavimento e quindi sia un effetto da torsione elastica?
  2. Ciao. Innanzitutto ho cambiato il pianoforte: il mio Yamaha C3 aveva mille problemi (tra cui la tavola armonica crepata): psicologicamente non me la sono sentita di farlo riparare; magari potrà tornare a nuova vita e qualcuno potrà giovarne. Però sono molto arrabbiato col venditore (molto ma molto noto). Ho acquistato un Pleyel/Schimmel 178 cm (praticamente un Pleyel fabbricato a Braunschweig dalla Schimmel, uno Schimmel insomma). Mi piace moltissimo, come suono e come meccanica. Non è mai appartenuto a nessuno e il rivenditore (questa volta un altro) lo ha preso direttamente a Braunschweig dove era in esposizione. L'unico neo è che non mi piace l'accordatura (fatta in modo completamente diverso da quando l'ho provato); poco male: me la rifarà direttamente il venditore in maniera identica a quando lo avevo provato la prima volta, approfittando anche del fatto che sarà passato anche un mese di assestamento. Appena arrivato a casa conservava ancora la traccia dell'accordatura fatta un mese prima dal rivenditore con pochissima scordatura: a casa mia si è portato un tecnico giovane e il risultato è stato un'accordatura diversa e poco stabile. Questo solo per dare conferma di quanto afferma spesso Paolo Ferrarelli: spesso i pianoforti non sono scordati, ma mal accordati! Ma la mia domanda è un'altra: scordandosi, una nota (mi2) ha iniziato a produrre uno zirlo e un armonico (che mi pare corrisponda a un re). Deduco che, siccome non era presente all'inizio, deve dipendere proprio dal l'accordatura (l'accordatore mi ha detto che sui modelli più piccoli è meglio fare la zona grave più crescente, a differenza dei pianoforti più grandi dove è più accettabile che sia più calante, ma a me risulta che debba essere sempre calante in proporzione alla disarmonicitá, chiedo lumi!). Premendo i due re più gravi lentamente e suonando forte la nota incriminata, le corde dei bassi si mettono in vibrazione producendo il mi (possibile che i re bassi abbiano come armonico il mi??). Ho provato a premere il ponticello e non cambia nulla. Inizialmente si produceva un armonico su un'altra nota, ma mi sono accorto che era un oggetto di metallo posto in salotto; questa invece produce armonico e zirlo.
  3. Innanzitutto auguri di buone feste. Posseggo uno Yamaha C3 del 1973 con martelliera Abel. Ho provato uno Yamaha C3 nuovo in negozio e mi sembrava molto più controllabile (soprattutto nel ritorno) e "dinamico" il mio. C'era un solo aspetto che preferivo: il materiale di copertura dei tasti che mi permetteva un'aderenza migliore, mentre sul mio tendono a scivolare le dita. Sul mio penso che, in passato, siano state sostituite poiché in superficie sono bianche e molto lisce (mi ricordano molto un pianoforte digitale purtroppo), mentre quelle frontali sono di un color panna e meno scivolose. Mi è stato detto che è un lavoro che è stato fatto su molti Yamaha dell'epoca a causa di un tentativo di emulare l'avorio che ha avuto pessimi risultati (è vero?). Ora chiedo: è possibile sostituire le copertine? Il gioco ne vale la candela? È un lavoro dispendioso? Meglio l'ivorite o l'osso? In ogni caso deve essere il mio tecnico a farlo poiché bisogna regolare ex novo gli affondi sulla base delle nuove copertine. Ho anche un'altra impressione riguardante i tasti neri: sembra che sul mio abbiano su sottile strato di materiale plastico, mentre sul nuovo sembra di toccare direttamente il legno.
  4. Quindi non è vero che fossero più alleggeriti? Per esempio il mio venditore mi disse che si può "apparentemente" giocare sulla sensazione di peso della tastiera proprio con l'intonazione (un pianoforte più aperto sembrerà più facile e leggero).
  5. Come si risolverebbero questi problemi? E cosa dovrei avvertire? Io sento una tastiera "comoda".
  6. Si ma la domanda è un'altra. I loro pianoforti non nascevano in quel modo, ma venivano "trasformati". Però vedo che si parla tanto di conservare pesi, misurazioni, martelli nelle condizioni originali. Come si sposa questo concetto?
  7. Non vorrei dire una cavolata, ma mi pare di aver letto o sentito che i pianoforti di questi grandi pianisti venivano completamente modificati; in particolare nel caso di Horowitz, so che venivano alleggerite le tastiere per adattarsi alla sua tecnica particolare. Però dai video tutorial ho capito che non ci si può troppo discostare troppo dai parametri di fabbrica. Cosa ne sapete voi a proposito?
  8. È ritornato ieri il tecnico. I difetti meccanici erano stati già risolti la scorsa volta. Per quanto riguarda l'intonazione ho fatto un po il presuntuoso (nel senso che ho preteso): ho voluto che mi equilibrasse una volta per tutte il suono sui bassi e con il pedale sinistro. Mi ha detto che sono peggio di Michelangeli,ma ho apprezzato il "complimento" e ho preteso che si tirasse il massimo dallo strumento. È riuscito ad aprire i bassi usando solo gli aghi, chiuso un po al centro e lasciati più aperti gli acuti. Poi ho preteso che rifacesse lo stesso lavoro col pedale sinistro inserito e non l'ho fatto andar via finché non avessi sentito equilibrio ed uguaglianza. Ero partito molto arrabbiato e ho dubbi non sulla sua competenza, ma sulla passione che ci mette. Non credo che debba costringere un tecnico a fare bene il suo lavoro. E poi da uno Yamaha C3 so che posso ricavare tantissimo. Perché far suonare in modo mediocre un buon pianoforte? Alla fine però sono rimasto soddisfatto.
  9. Un momento, il pianoforte suona bene ed è ben equilibrato. È un mio gusto personale sentire i gravi più potente. Non ho nulla di negativo da dire e sono molto esigente.
  10. È venuto il tecnico. Il pianoforte era un po' carico (scappamento, parata vicinissima), quel "ploc" era un ribattuto. Per quanto riguarda la nota difettosa, era spostato lo spingitore e me lo ha rimesso a posto. Il pianoforte è un po' sordo, soprattutto sui gravi, ma il tecnico ritiene sia meglio non fare interventi di intonazione fino a quando la martelliera non si sia solcata. Mi ha detto di suonarlo molto e di rivederci durante l'estate. Ha paura che intervenendo sull'intonazione adesso, suonando, possa aprirsi troppo successivamente. Ha detto che, eventualmente, si può anche usare una dose leggera di impregnante, ma non ora. Siete d'accordo?
  11. Grazie Antares86. Ero stato informato male da un mio maestro (come al solito).
  12. Se ragionassimo così, dovremmo eseguire solo musica composta dopo il 1950, periodo in cui sembra si sia stabilizzata e standardizzata la tecnologia e l'evoluzione del pianoforte. E se vogliamo essere ancora più pignoli, uno strumento degli anni 2010 non suona come uno strumento degli anni 1980, seppure costruiti entrambi con gli stessi criteri, più o meno. Vero è che bisogna adattarsi allo strumento che si suona e non essere troppo filologi. Per esempio un fortepiano dell'epoca di Beethoven ha un decadimento del suono più precoce rispetto a quello di un pianoforte moderno. Allora me ne infischio - con tutto il rispetto - se Beethoven ha scritto sullo spartito della sonata "Al chiaro di luna" che va suonata senza sordino (ovvero senza smorzatori, quindi col pedale di risonanza abbassato): io la suono cambiando il pedale come in qualsiasi altro pezzo altrimenti verrebbe una porcheria unica, di certo non quella voluta da Beethoven togliendo il sordino su uno strumento dell'epoca.
  13. Importante è anche "interpretare" il fraseggio scritto. Faccio un esempio. Mozart spesso segna lui stesso delle articolazioni a 4 a 4 per esempio. Un purista potrebbe venirmi a dire che ogni 4 note devo alzare la mano o per lo meno creare una cesura. Ed ecco che interviene l'interpretazione. Quella legatura scritta fa parte di un linguaggio non pianistico, ma attinente agli strumenti ad arco: un violino ogni 4 note cambierebbe l'arcata e, non per questo, creerebbe cesura ogni 4 note. Idem per il pianista. Allora qual è la nostra arcata? Secondo un pensiero mio personale è il pedale di risonanza: una spennellata non sul battere, ma al centro della cellula, trasmette l'idea del respiro, senza per questo dover sporcare o suonare Mozart come se fosse Chopin. Idem per Bach, Scarlatti, Haydn. Altro modo per cambiare arcata al pianoforte è il passaggio del pollice. Immaginiamo un passaggio tipo MI FA SOL FA MI RE DO. Possiamo realizzarlo con la diteggiatura 3 4 5 4 3 2 1 oppure 1 2 3 2 1 2 1. Cosa cambia? In quante parti divide il gesto, al pari dell'arcata del violino, a prescindere dal legato, dal "mal legato", dallo staccato. Uso il pedale con la dovuta parsimonia ma in accordo alla diteggiatura scelta e il gioco è fatto.
  14. Su Bach spesso risolvo i problemi di naturalezza giocando sul fraseggio: per esempio separare le note "distanti".
  15. Il conservatorio forma dei pianisti molto chiusi mentalmente, considerando ovviamente le dovute eccezioni. Parlando con una pianista, era scandalizzata di come vedeva gli allievi organisti approcciarsi allo strumento, delle diteggiature strane, di alcune "libertà" che si prendono, in contrasto con il rigore quasi scientifico che viene tramandato ai pianisti. Le ho risposto: 《Abbiamo molto da imparare da loro》. E poi ragioniamo troppo "di dita" senza considerare il gesto pianistico che coinvolge tutto il corpo, in particolare quando ci approcciamo alle scale. Oppure quando ci troviamo di fronte alla polifonia e al contrappunto: per rispettare col massimi rigore le durate dei suoni, vedo fare delle "contorsioni" e delle acrobazie degne di un atleta, che vanno però in contrasto con l'idea musicale e il gesto pianistico. Esiste una differenza fra i dattilografi e i pianisti. Scusate il mio spirito ribelle
  16. La diteggiatura fa parte dell'arte della musica e denota l'idea che hai di un passaggio. Una cosa che critico del modo in cui vengono insegnati scale e arpeggi è che si insegna UN solo modo per eseguirlo, quando si potrebbero usare svariate diteggiatura, ognuna diversa a livello artistico. Immaginiamo un arpeggio di do diesis su due ottava. Il pollice si trova nel momento di maggior enfasi nel respiro musicale. Quindi posso metterlo sul do diesis o sul mi (diesis o naturale cHe sia), a seconda di cosa tu voglia comunicare
  17. Può dipendere anche dalle corde? Pensavo, ignorantemente, a una corda che magari si trovi impercettibilmente più in alto o più in basso delle vicine omofone e che quindi non vengono percosse allo stesso modo.
  18. I piombi hanno tutti un leggero scalino verso l'interno se passo il dito lungo le leve dei tasti.
  19. Mi è stata restituita, anche se era in uno sTato pietoso. La foratura è stata effettuata spedendo alla Abel alcuni campioni della vecchia martelliera. Ho controllato io stesso e nessun martello tocca corde vicine (al massimo su qualche nota prende 3 o 2 corde con il pedale "1 corda", ma il tecnico ha detto che si risolve con una regolazione). Per quanto riguarda i piombi e la pesatura: ogni tasto scende agevolmente, la tastiera è leggera, scorrevole e allo stesso tempo consistente. Ho controllato le note che fanno ploc e sembra che i martelli siano ben centrati.
  20. È necessario il rilassamento neuro vegetativo. I muscoli fanno ciò che dice la testa, finché abbiamo dei nervi che li collegano a un cervello. E poi a partecipare al gesto pianistico è tutto il corpo, compresi i visceri.
  21. Aggiungo un altro dettaglio: l'anatomia e la fisiologia del tuo braccio. Non si può decontestualizzare la tecnica, oltre che dal singolo passaggio, anche dal pianista che la deve adottare.
  22. Il "ploc" non sembra provenire dalla meccanica, ma è proprio una caratteristica dell'attacco del suono.
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