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Risposte postato da Xenakis
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Rispondo solo ora, non avevo visto la risposta.
Pensavo al Quartetto per la fine dei tempi di Messiaen, se ricordo bene lo ha scritto negli anni di prigionia, e non penso potesse provaresu uno strumento, per cui se non dico una cavolata ( legandomi a quello che ho scritto poco fa ) è possibile, ed in quel caso si tratta di composizioni abbastanza complesse, quindi con maggiori difficoltà soprattuto nell' immaginare l' insieme degli strumenti.
Proprio ora ho letto su un sito ( ma sarà attendibile? )che Messiaen si trovava in un lager con altri 3 musicisti, e poterono provare
più volte, è vero?
http://www.therestisnoise.com/2004/04/quartet_for_the_2.html
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Grazie alfcap, interessante.
Ho anche una curiosità, quali sono gli interrogativi base che hanno mosso la tua ricera? Cos'è che ha fatto scattare la "scintilla"?
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Domanda, il CHAS si può applicare anche nell'ambito delle accordature per quarti di tono?
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Un bell'esempio
Iannis Xenakis - "Terretektorh" für Orchester - Cresc... Biennale für Moderne Musik
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Ok, adesso mi piacerebbe che ascoltiate una sola volta questo brano del 1980
"Mortuos plango, vivos voco di Jonathan Harvey"
Sul tubo è un attimo rintracciarla...vi sveglieranno le "campane" ...
Mi dareste un feedback? Grazie
...allora sei veramente un intenditore...
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....si possono ascoltare i suoni dei Synth sul sito?
...non penso.
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Fortuna che c'è google, oggi è il 78° anniversario dalla nascita di Robert Moog, il papà dell'elettronica
http://www.musica10....nica-38208.html
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Adesso chiedo a tutti di elencarmi almeno 3 opere che avete ascoltato e scritte proprio con questa tecnica
Tu stesso suggerivi da qualche parte suggerivi Maessian, Modo di valori e intensitÃ
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Interessante, proverò a seguire il metodo per comprendere questo
Visto che sei interessato alla comprensione, cosa sai di quest opera di Xenakis?
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Lorenzelli Arte
Milano, venerdì 4 Maggio 2012
ore 18.00
corso Buenos Aires 2
Prima esecuzione del brano
Figurazione dell’invisibile (IV)
per flauto, tromba, fagotto e pianoforte
di Alessandro Melchiorre
Paul Hindemith (1895-1963)
Sonata per fagotto e pianoforte (1938)
Sonata per tromba e pianoforte (1939)
Sonata per flauto e pianoforte (1936)
Flauto Mario Caroli
Tromba Gabriele Cassone
Fagotto Oscar Meana
Pianoforte Silva Costanzo
Nel Paragone delle arti, Leonardo da Vinci definisce la musica come “figurazione dell’invisibile”, frase che ricorda non poco l’esortazione di Klee sui compiti dell’arte moderna, “… non rendere il visibile, ma rendere visibile…”.
Vorrei mi capitasse la fortuna, la grazia, di saper figurare quell’invisibile di cui parla Leonardo, di accedere alla “terra incognita” di cui parla George Steiner.
In questo senso lo Studio Quarto continua una profonda revisione del mio catalogo, che aspira a una maggior essenzialità.
Il pezzo è costruito su un ciclo di battute ripetuto lentamente, un ostinato che alterna aura e risonanza, annuncio e ricordo.
Alessandro Melchiorre
"... è egualmente fatale avere un sistema e non averlo...
si deve cercare di combinare entrambi..."
Friedrich Schlegel
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...ti piacciono i film "impegnati" ...
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Pregevole segnalazione, qualcuno conosce Agostino Di Scipio, che se non erro insegna a Napoli...per chiedergli copia degli scritti...una volta spesi in conferenza?
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@Tiger
in teoria non sarebbe esclusa la musica elettronica... anzi, in questa fase sarei molto incuriosito dal conoscere meglio anche quel campo, e con quel campo intendo il teatro musicale che fa uso di elettronica anche nel processare la voce.
Potrebbe essere utile questo testo:
LUCIANO BERIO, Intervista sulla musica, a cura di Rossana Dalmonte, Roma, GLF editori Laterza, 2007.
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Mi sa che ho toppato, forse il topic è da spostare sotto teatro musicale ...
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Intanto la complessità aumenta vista l’aggiunta di 27 strumenti e si ha l’impressione di seguire un pezzo a più strati e gli strumenti tradizionali, nel loro rapporto con i suoni elettronici, hanno diverse funzioni:
a)Sottolineatura ed espansione timbrica dei suoni elettronici, come nel caso del tam piccolo a 10,4’’
b)Completamento di frasi
c)Relativa autonomia degli strumenti nei momenti in cui le funzioni si separano, vedi quando il nastro si stabilizza su una fascia statica e gli strumenti tradizionali continuano ad interagire fra di loro con colpi singoli o accordi o frasi (vedi 3’ 9,1’’)
D)Situazioni miste, vedi concomitanza di e c)
Etc
Anche se a livello percettivo è sicuramente un'altra cosa, non vengono tolti ne aggiunti suoni rispetto alla versione per nastro solo (che può essere in quadrifonia, in stereo e in mono) . Ciò significa che per S. la presenza o assenza degli strumenti non determina alcun bisogno di modificare le funzioni formali del nastro.. Esse possono essere oscurate, confuse, messe in secondo piano o in evidenza tramite fusione o tramite contrasto dall'intervento degli strumenti, ma costituiscono una trama senza la quale il pezzo non avrebbe senso.
Grazie Frank
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In attesa che Thallo faccia il suo corso vi passo uno stimolo teatrale, sempre del buon Karlheinz.
Karlheinz Stockhausen - Luzifers Tanz
http://www.debaser.it/recensionidb/ID_30588/Karlheinz_Stockhausen_Luzifers_Tanz.htm
Un gigantesco viso umano è sotto i riflettori in "Luzifers Tanz", terza scena dell'opera di teatro musicale "Sabato da Luce" (Samstag aus Licht). Previsti in organico 70 esecutori di strumenti a fiato (flauti, clarinetti, sassofoni, trombe ecc.) e ben 10 percussionisti. I musicisti siedono in dieci gruppi su sei livelli sovrapposti in verticale: partendo dall'alto, il sopracciglio destro e quello sinistro; l'occhio destro e quello sinistro; la guancia destra e quella sinistra; il naso; il labbro superiore; infine il mento (suddiviso in due gruppi).
Ognuna di queste parti del viso dà luogo ad alcune danze, brevi episodi strumentali in cui suonano solo i musicisti di ciascun gruppo, separate da altre danze in cui due o più gruppi suonano in contrapposizione l'uno contro l'altro; vi sono così 10 danze (del sopracciglio sinistro, del sopracciglio destro, e così via) separate da 9 danze dei tutti: ecco l'articolazione strutturale del pezzo, che dura circa 51 minuti.
Ma non finisce qui: il personaggio di Luzifer è rappresentato in scena da una voce di basso, che per tutta la durata del brano interviene di tanto in tanto intonando un motto, e da un trampolista, che attraversa la scena e il corridoio centrale mimando la voce del basso sui suoi altissimi trampoli mentre insegna al viso come danzare.
La musica: una sulfurea massa sonora, stridente nel privilegiare i timbri degli ottoni (spesso con sordina) e metallica nell'uso insistito delle percussioni. Il suono fluisce indiavolato e pressoché ininterrotto ma nel corso del brano emergono tre musicisti che si producono in altrettanti assoli: di percussione, di tromba piccola, di ottavino (quest'ultimo suonato da una gatta nera che a un certo punto saluta il pubblico strillando, in italiano, «Salve, satanelli!»).
"Luzifers Tanz" ha due finali diversi: se viene suonato in forma di concerto, termina con un tutti conclusivo e ha una durata di 47 minuti; se invece viene rappresentato in teatro, la musica è interrotta da uno sciopero dell'orchestra: i musicisti smettono di suonare e se ne vanno tra urla e strepiti. Come mai questo curioso siparietto? Evidentemente un ricordo di quanto successe nel 1981 alla rappresentazione della prima opera del ciclo, "Donnerstag aus Licht", quando uno sciopero (vero) del coro del Teatro alla Scala impedì la rappresentazione del terzo atto in cinque recite sulle otto in programma. Esperienza molto amara per Stockhausen, che con questo episodio di 3 minuti in "Luzifers Tanz" getta una luce piena di humour sulla natura del suo spirito, di solito assai severo.
- Samstag aus Licht (1981-83) è la seconda opera del ciclo dedicato ai giorni della settimana. Si articola in quattro scene più una breve introduzione strumentale (Saluto del Sabato). Il sabato è la giornata di Luzifer, impersonato in scena da una voce di basso, da un solista di trombone, da un trampolista. L'opera è stata rappresentata nel maggio 1984 al Palazzo dello Sport di Milano come produzione del Teatro alla Scala. L'edizione discografica in 4 cd è pubblicata dalla Stockhausen-Verlag ("Luzifers Tanz" è il cd n.3 di questa edizione).
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Mi sono imbattuto in Eyvind Alnæs, compositore, pianista, organista e direttore di coro che non conoscevo. Anche su wiki c'è poco e niente.
Propongo:
Sinfonia n. 1 in do minore op. 7 (1897)
Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 43 (1923)
Cosa ne pensate e cosa ne sapete?
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Io credo che non basta mettere in musica affascinanti schemi o processi matematico per fare buona e moderna musica. Dietro al processo compositivo ci deve essere qualcosa di robusto, insomma, il fine o almeno il progetto deve giustificare il mezzo. Poi va bene qualsiasi sperimentazione e qualsiasi ascolto, ma non e' di questo che stiamo parlando. Ho avuto il piacere di collaborare con un compositore per creare dei controlli non lineari su materiali elettronici, cioè prodotti con algoritmi matematici. Ebbene, c'erano idee forti dietro e c'è stata anche un'intensa fase sperimentale. Ma e' tutto ciò che ci riporta all'espressione artistica. Anni di esperienza con la musica elettronica permettono al musicista compositore di governare il mezzo elettronico-matematico.
Esattamente, quello che una volta era il mezzo armonico, infatti cambiando i nomi:
"Anni di esperienza con la musica CLASSICA permettono al musicista compositore di governare il mezzo ARMONICO"
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volevo meglio capire il discorso campi di sterminio.
Documentati sul "degree zero"
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No comment... Mi arrendo ! Hai ragione finora ho parlato di farfalle...
Però The Simon, questo è quello che hai scritto un attimo prima che Dino ti dicesse "l'argomento non è cosa ci piace, ma legame fra musica e matematica"
A me personalmente non piace questo tipo di musica schematizzato da processi matematici e preferisco quello classico.
Nessuno vieta che tu preferisca quello classico, ma questa musica esiste...è un dato di fatto.
@Xenakis
Mi illustreresti quali formule vengono usate, ed in che contesto nella musica ? Per curiosità...
Guarda, ci sono un sacco di volumazzi sull’argomento che non vorrei svilire con la mia inutile sintesi. Posso dirti che scrivere un continuo funzionante presume che tu utilizzi pesantemente delle formule matematiche. Ognuno ha le sue ed infatti Ligeti è riconoscibile da Xenakis…, quando intendo pesantemente voglio dire che in alcuni casi il codice è legge in altri, vedi Berio, l’artista si riserva la facoltà comunque di fare delle scelte ma alla base del procedimento compositivo c’è un ragionamento matematico, griglie di numeri, etc.
Vorrei solo aggiungere che la realtà non è sempre e solo bella, la musica deve descrivere tutto … poi a noi può più o meno piacere. Con questa chiudo, tanto ognuno resta della propria idea … anche se oggettivamente questa musica e questi procedimenti esistono e basta fare una becera ricerchina tramite qualsiasi motore di ricerca.
Provate con le seguenti chiavi di ricerca: “algorithmic music”, “fractal music“…
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So che è dura da accettare ma a produrre il brano di Xenakis, Metastasis ("magma sonoro"), in linguaggio tecnico chiamato "continuo" (...ce ne sono di Maderna, etc. ... pensate che ne ho sentito persino uno di Frank ) ... ci sono delle grezze formule matematiche, proprio quelle studiate da TheSimon nei suoi 4 esami e applicate pedissequamente per fare musica.
Non so che dire, non lo dico io, basta leggere le tonnellate di libri dei quali alcuni scritti di pugno da Xenakis e già suggeriti in cima al topic non mi ricordo da chi
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Perchè non è utile...non c'è stata un evoluzione?
Perchè c'erano 3 centri Parigi, Colonia e Milano e tutti e 3 inseguivano ideali diversi. Come confrontare Gesang der Junglinge con Visage?
Quello che magari si può fare è prendere come riferimento un decennio ed evidenziare le differenze e le analogie proprio in base ai modelli di “riferimento”.
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Sono l'unico che pensa che il mero inventario dei brani è sostanzialmente inutile? Ok per avere una panoramica...ma ai fini di una tesina ... ?
Rondo' Veneziano
in Pensieri e parole in libertà
Postato
Si, magari un bel trittico Nono, Stockhausen e Boulez
...così accontentavano tutti