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Piano Concerto - Forum pianoforte

Magyar

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Risposte postato da Magyar

  1. On 11/10/2019 at 14:38, crystalpiano ha detto:

    mi chiedevo se esistono e se qualcuno li ha trovati dei trucchetti banali, escamotage per contrastare
    i sintomi dell'ansia da palcoscenico come appunto la mano fredda la mano sudata la mano tremante la rigidità l'obnubilamento.
    Per fare un esempio che ne so... una passeggiata prima del concerto, oppure un caffè al ginseng, un panno umido per le mani,
    un gesto scaramantico, oppure rimedi farmaceutici con prescrizione medica, oppure pensare a una bella donna o pensare
    alle spiagge della polinesia, bere una tisana alla malva... che ne so... chi più ne ha più ne metta...

     

    Quando avevo l'ansia, prima del concerto mi faceva benissimo discutere con qualcuno. Ma di tutt'altro. Ebbene funzionava. Purtroppo il caso voleva che ero quasi sempre da solo.

    E niente, mi è venuto in mente solo adesso. Ciao ?

  2. 10 ore fa, DiesIrae ha detto:

    Vero, ma la domanda soggiacente sussiste: "la matematica serve per descrivere un processo creativo a posteriori o può essere già parte del processo creativo?" Considera che in tutta la musica, soprattutto in quella tonale, il bello è  l'eccezione ... che guarda caso non è riconducibile ad un "equazione".

    Anche l' "indeterminato" "l'impossibile" l' "infinito", sono tutti concetti espressi nel linguaggio matematico... appunto è un linguaggio per dire delle cose o per "prendere le misure" di qualcosa che si vuole creare, ma all'interno di qualcosa che già esiste. Che poi quel qualcosa sia apprezzato o utile è un altro discorso.
    Lo spazio non l'abbiamo creato noi, come neppure il tempo... 

  3. 10 ore fa, crystalpiano ha detto:

    Magyar, posso dirti che stai andando fuori tema... hai risposto a Pianoexpert perchè non sai rispondere a me.
    Il tremore delle mani è indipendente dalla nostra volontà. Le mani possono tremare anche se stai eseguendo
    i pezzi facili del primo corso per bambini di 5 anni...

     

    Mi devi scusare moltissimo, andavo di fretta e la tua risposta purtroppo non l'ho notata, ho visto di sfuggita che qualcuno sotto aveva risposto ma non avevo capito fosse la tua, che sei l'autore di questo topic ? Purtroppo non riesco a leggere sempre tutti gli interventi dei post a cui rispondo... spero che mi perdoniate.
    _______

    Non ho scritto cose diverse da quelle che dici... anzi rafforzavo proprio la motivazione per cui sono cose che capitano per lo più all'inizio... forse mi sono espresso male.

    Sono d'accordo che è irrazionale.  Quello che volevo dire, e Pianoexpert mi ha preceduto, è che noi abbiamo un "inconscio":
    ciò che apparentemente ci sembra "senza ragione", una ragione ce l'ha, ma noi non la conosciamo Razionalmente, (ed ecco la spiegazione) e che quindi si manifesta nei modi più disparati e strani, specialmente attraverso segnali che provengono dal nostro corpo.
    Anche eseguire pezzi semplicissimi può diventare difficilissimo... perché anche questi meritano la stessa attenzione  e lo stesso approccio per essere suonati con serenità, coscienza, ed espressività... 

    Ci sono così tante cose sopite dentro di noi che neanche riusciamo ad immaginarle. C'è un mondo dentro molto vivo che ignoriamo... persino ciò che "ci è ignoto" può provocarci delle paure inconsce. Le paure possono essere sia fondate che infondate, ma in entrambi i casi queste sono oggettive, perché o emergono, oppure emerge un sintomo corporeo. A volte la mente ci avvisa del "pericolo" e lo fa con i sistemi più bizzarri (o meglio, con ciò che noi in quel momento consideriamo "pericoloso". Perdere il filo mentre si suona è una di queste...
    Quindi dicevo che può essere dovuta molto semplicemente al bisogno di approfondimento teorico da parte di una guida che ci tranquillizza. O mille altre cause, se escludiamo questa...

    Non dovrebbe preoccuparti il fatto che esiste una causa, ma piuttosto tranquillizzarti, perché se si arriva a scoprirla esiste anche il rimedio. Ma è molto importante (e allo stesso tempo difficile) accettarla una volta che si scopre.
    Siamo esseri umani, nessuno di noi è perfetto e si possono risolvere la maggior parte (se non tutti) i problemi che all'inizio ci sembrano insormontabili... ? 

    Escluso tutto questo quoto Frank.

  4. 6 ore fa, DiesIrae ha detto:

    Vero, ma la domanda soggiacente sussiste: "la matematica serve per descrivere un processo creativo a posteriori o può essere già parte del processo creativo?" Considera che in tutta la musica, soprattutto in quella tonale, il bello è  l'eccezione ... che guarda caso non è riconducibile ad un "equazione".

    A mio parere descrive soltanto il processo creativo. Descrive il sistema (noi siamo un sistema, come persone, che percepiamo attraverso il cervello, ogni cervello con le sue caratteristiche anatomiche, infatti i cervelli non sono tutti uguali, fra l'altro...), descrive fino a dove ci si può spingere mediamente con il suono e con l'interpretazione affinché gli altri gradiscano (anche la media è matematica). Descrive approssimativamente i tempi da adottare in relazione allo specifico sistema da cui il pezzo nasce, cioè il "sistema del compositore". Insomma, per me descrive ciò che già esiste. Descrive i nostri bisogni fisiologici (le soglie di tolleranza). Descrive, di conseguenza, anche Noi rispetto alle Nostre abitudini di ascolto, che in parte ci plagiano.
    Ma descrive anche ciò che non sappiamo ancora, cioè l'incognita. E l'incognita non sempre è possibile ricavarla, specialmente quando ci mancano le variabili. Tutto questo è molto complesso e ci è dato pensare poche cose alla volta razionalmente, per cui anche se riuscissimo a scoprire che ci sono esattamente 2300 variabili, non saremmo in grado di emularle, come nessuno è in grado di copiare esattamente il modo di suonare di un altro pianista... ma questo è il bello. E' il limite umano ma anche la nostra forza.

  5. On 22/10/2019 at 07:49, pianoexpert ha detto:

    Giusto. E il fondamento sta anche nella coscienza di studio. Cioè "mi tranquillizzo solo se sto pensando a quello che sto facendo".....ma che cosa devo fare? A volte si è ansiosi perchè nell'inconscio profondo non si sa bene quello che dobbiamo fare, sia tecnicamente che musicalmente. Dobbiamo essere coscienti di aver studiato bene e di non aver dubbi su come risolvere ciò che dobbiamo suonare. Inoltre , se si suona a memoria, ma anche se non, bisogna essere in grado di assicurare a se stessi di conoscere bene "l'orientamento" armonico. Anche Rubinstein negli ultimi concerti, una volta eseguendo la prima ballata di Chopin ripeté una battuta ...come se avesse avuto un piccolissimo vuoto, ma conoscere bene quello che l'Autore ha messo in piedi armonicamente...ci salva e lui, certamente, conosceva bene tutta l'Opera di Chopin, che suonò e incise per tutta la vita. Non per questo dobbiamo conoscere le "Opere omnie"...ma cercare di capire, nelle frasi musicali, specie nella musica tonale, su quale armonia si costruisce il pezzo.

    Una volta, in Conservatorio, chiesi ad un ragazzo quale sonata di Beethoven avrebbe dovuto suonare all'esame. Mi rispose :" Quella dell' op......."  " Ah, dissi, quella in do minore!....." Mi fissò senza proferire parola di affermazione!!!

     

    Potrebbe sembrarci quasi ovvio che vada saputo, invece ho notato anche io che alcuni insegnanti non forniscano agli allievi i principi dell'armonia con esempi pratici sin dai primi semplici brani che studiano, in modo che possano dare un nome e un seguito a ciò che stanno suonando... Questo perché, a mio parere, spesso le capacità di apprendimento dell'allievo vengono sottovalutate (almeno, mi auguro che il motivo in genere sia questo e non più grave...).
    Semplici concetti musicali come l'accordo sul quinto grado che tende a risolvere sulla tonica, o la sensibile, la tensione di un quarto grado rispetto al quinto e alla tonica, le principali forme di accordi o certe semplici modulazioni di tonalità, secondo me andrebbero fatte notare sin dall'inizio, sia con esempi sui brani in fase di studio sia citando passaggi e incipit di musiche estremamente note per cogliere al meglio il senso di tensione e di distensione che danno rispetto allo svilupparsi della narrazione musicale.
    Credo anche che alcuni in genere diano per scontato che lo studio della teoria musicale (es. i gradi della scala sul Luigi Rossi) automaticamente si vada ad insinuare tra le note dell'allievo... non è così, perché quasi sempre chi studia quella parte di teoria la dimentica rapidamente o non ha l' "astuzia" di collocarla su ciò che suona, perché forse non gli hanno fatto notare quant'è importante e in che modo possa essergli utile...

    Addirittura quell'allievo era giunto a studiare le sonate di Beethoven e non aveva cognizione di tutto ciò... ciò che mi chiedo è quindi, quanti anni erano passati dalle prime lezioni?
    Sicuramente si avvaleva esclusivamente della memoria cinetica, osservando i tasti... ma chissà quanta tensione prima suonare. E' un po' come se un uomo attraversasse un ponte sospeso nel vuoto, ma privo di corrimano ed estremamente stretto, di certo la paura è fondata...
     

  6. On 6/3/2012 at 20:41, Giusantsot ha detto:

    Salve a tutti! Apro questa nuova discussione,perchè oggi con la mia professoressa di matematica,stavo parlando delle mie attività fuori dalle aule,e fra queste è spuntata la musica...Ella sostiene che la matematica c'entra molto con la musica e sostiene che chi è musicista è anche un pò matematico,e chi è matematico è anche un pò musicista...Io all'inizio ho dato ragione alla mia insegnante,ma poi sono rimasto nel dubbio...Esiste o non esiste il legame fra musica e matematica?E se esiste in che modo si manifesta?In questa discussione invito tutti gli utenti più esperti a rispondermi...Grazie dell'attenzione e mi raccomando rispondete!!!!!!!!!!

    Ma la matematica è ovunque... serve a rappresentare con precisione o con relativa approssimazione tutti i fenomeni che esistono! ?

  7. Ti racconto la mia esperienza. Io ho avuto solo in un paio di occasioni questo problema, una decina di anni fa, tra i 14 e i 15 anni. E' l'emotività che ci gioca questo brutto scherzo e sono completamente d'accordo. 
    Poi non so cosa sia avvenuto, forse ho lavorato su me stesso, ma dopo è cambiato completamente l'approccio che avevo con le esecuzioni pubbliche. Le braccia e le gambe le sento come completamente scollegate dal leggero stato di tensione che ho prima di suonare. L'unica parte che resta più attiva, per me, è l'addome... molti medici dicono che lo stomaco sia il nostro secondo cervello!... Ma due cervelli sono troppi, io non sono neanche sicuro di avere il primo.
    Se proprio devo sbilanciarmi e darti un consiglio ti direi di non cercare nessuna soluzione esterna, perché a mio parere ti porterebbe fuori strada. Cercherei invece di riorganizzare il mio modo di vedere l'esecuzione e il pubblico. Perché sono ansioso? Qual è il motivo per cui suono? Perché quelle persone sedute lì mi vengono ad ascoltare? (nel mio caso di sicuro perché hanno dei pessimi gusti ?) L'ansia ha un fondamento? Se sì qual è? Dimenticare ciò che sto suonando? Aldo Ciccolini diceva che la nostra mente è come un nastro, registra tutto quello che vediamo e sentiamo, e non c'è motivo di perdere la memoria a meno di un malfunzionamento, come ad esempio una forte botta in testa oppure uno shock... mi sembrano degli ottimi motivi per stare tranquilli. Ciò che mi tranquillizza è pensare solo a quello che sto facendo, cioè  in che direzione fare variare il tono, il ritmo, la dinamica e tutto quello che concerne la musica...

    Spero di averti aiutato, ciao.

  8. 1 ora fa, pianoexpert ha detto:

    Per il coda è tutt'altra cosa. Questi movimenti modificano la carica della tavola. Anche la compressione dei bassi influisce sulla carica degli acuti. Io eviterei di intervenire .

    Potrebbe essere stato rifilato in quella sezione dove risulta scarso.

    Non saprei il motivo dell'intervento, il fatto è che il suono a mio gusto è più anemico laddove è stato messo un compressore più sottile di quello che il marchio aveva scelto... però allo stesso tempo sembra ci sia stato un "pentimento" (o almeno lo leggo così), difatti nella sezione successiva a quella di cui parliamo, hanno sì cambiato la barra nell'intero settore (con una  più sottile), però poi sopra per farlo tornare dello spessore originale ci hanno aggiunto un paio di strisce di feltro... ma se la corda poggia sul feltro anziché sull'ottone gli armonici non sono come prima... sembra più "assorbito":..

     

  9. 2 ore fa, pianoexpert ha detto:

    Se si tratta del verticale non è difficile. Forse si può raggiungere la base del mezzo cilindretto lateralmente, alla fine del comparto.Però è tutto da vedere. Potrei sapere lo scopo di questa misurazione? 

    il problema è che dovrei osservarlo con lo  sguardo perfettamente orizzontale.... ma essendo che è su un pianale, ed essendo che davanti ho la ghisa è molto difficile. Ho provato con un metro e con una lampadina a fine comparto, però non si capisce...

  10. 49 minuti fa, pianoexpert ha detto:

    Se si tratta del verticale non è difficile. Forse si può raggiungere la base del mezzo cilindretto lateralmente, alla fine del comparto.Però è tutto da vedere. Potrei sapere lo scopo di questa misurazione? 

    Grazie. Il pianoforte è un coda, lo scopo sarebbe quello di ripristinare lo spessore del compressore dei primi quattro trii dello stesso settore, dove la carica è troppa... infatti si nota che è stata fatta una modifica (un pezzo di barra deve essere stato tagliato e sostituito con uno che all'occhio risalta come molto più sottile  -dapprima era intera per tutto il settore- e le corde sono più nuove che quelle successive). Il suono lì infatti non è soddisfacente...

  11. Buongiorno a tutti,
    come ho scritto nel titolo, non saprei come misurare la barra di ottone semicircolare del compressore... visto che è montata sotto le corde. Toglierla e misurarla, usando un calibro decimale, vorrebbe dire che dovrei togliere (e quindi sostituire) tutte le corde di quel settore..... non c'è un altro sistema? A occhio direi che è 4 mm, però boh...

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