Jump to content
Piano Concerto - Forum pianoforte

Feldman

Membro
  • Posts

    171
  • Joined

  • Last visited

  • Days Won

    1

Feldman last won the day on Ottobre 22 2012

Feldman had the most liked content!

2 Followers

About Feldman

Profile Information

  • Sesso
    Maschio
  • Città di residenza
    .

Feldman's Achievements

Newbie

Newbie (1/14)

18

Reputation

  1. In effetti per far lievitare il materiale, moltiplicarlo e farlo proliferare si potrebbero utilizzare in modo personale le vecchie tecniche di retrogradazione, inversione e trasposizione variata.. magari utilizzando principi seriali per evitare ridondanze in alcune note....... potrebbe essere un'idea? Comunque si, pensando bene alla maggior parte dei lavori di Donatoni il primo pannello ha sempre un gesto elementare, scarno, quasi meccanico (a parte in pezzi come Clair o Spiri)..... forse è meglio iniziare da qualcosa di semplice e a poco a poco farla crescere ed evolvere in termini "figurali". Penso alla gestualità in Berio o in Sciarrino: completamente diversa!
  2. Ho provato ad applicare il codice di cui sopra rileggendo la prima figura... ed ecco cosa ho ottenuto. Ragazzi... il materiale che si fa da se!
  3. non ho tenuto conto della polarizzazione sul registro.... vabe', mi sono basato sul calco di Berio per le posizioni
  4. NB. ho voluto "connotare" diversamente la cellula ottenuta con la matrice selettiva di trasporto con una diversa articolazione e dinamica costante nella superficie: legato e sempre fortissimo. Scusate per questi esempi un po' "scoperti" ma sento il bisogno di spiegarmi in modo pragmatico, dato che si parla di tecniche compositive
  5. Ma quando parli di selezione.... cito la tua frase "i codici possono selezionare altezze, intervalli, ritmi, direzioni melodiche", ti riferisci al filtro? Cioè io seleziono un dato parametro e focalizzando la mia attenzione su quest'ultimo vado a configurare un gesto musicale? Provo sempre a fare un banale esempio per rendere comprensibile il mio quesito (proliferato dalla tua osservazione, per dirla alla Donatoni): prendo una pagina di un compositore... scelgo Berio. Osservo attentamente la pagina e mi do una regola: seleziono soltando le note alterate (filtro quindi sol#, fa#, do#, re#,la#) fisso le note selezionate nel registro in modo che non possano ripetersi ad ottave differenti rileggo la sequenza filtrata in retrogrado: la#, re#, do#, fa#, sol# applico una matrice di trasporto selettivasulle note dispari: 1) TONO su 2) \\ 3) TONO giù 4)\\ 5) TONO su quindi la sequenza diventa: do re# si fa# la# giustappongo le tre sequenze (originale; retrogrado; matrice di trasporto): sol#, fa#, do#, re#,la# re#, do#, fa#, sol# do re# si fa# la# ricalco la posizione nel registro che utilizza Berio nella prima cellula divido la mia sequenza melodica in tre parti: sol#, fa#, do#, re# ------ do#,fa#sol#------ do re# si fa# la# Osservo attentamente la fine della prima riga nel brano di Berio: la direzionalità è discendente. Dedido quindi di selezionare questo parametro e applicarlo alla fine di ogni mia micro-sequenza. Distribuisco al violino l'intera sequenza e al pianoforte accordi staccati che accentano ogni gesto melodico: sottocodice: ogni accordo contiene le note della sequenza per retrogradazione e in verticale; ogni accordo corrisponde ad una microsequenza sottocodice: ogni accordo deve trovarsi in una porzione di registro inferiore a quella del violino senza creare incroci o sovrapposizioni Il risultato che ho ottenuto può essere definito "figura" ? Cioè, il codice ha generato un gesto musicale riconoscibile ed omogeneo?
  6. e comunque mi pare di capire che lui annullasse la sua volontà compositiva soltanto nei risultati che erano appunto automatici.... ma nella costruzione del codice la volontà c'è, per cui quel risultato aleatorio lo otteneva partendo da un costrutto di sua personale invenzione...
  7. ah ecco. Quindi si tratta dei famosi "casi particolari" di cui parla con Restagno. Se ad esempio seleziono 5 note ma la quinta nota forma un'ottava posso mettere in atto un automatismo (emendamento) per correggerla, ad esempio facendola scendere di un semitono...... se quindi un codice automatico genera una cellula con le note re; mi; fa fa#; fa# (8va sopra) emendamento del codice: faccio scendere di 1 ST l'ultima nota che forma l'ottava quindi risultato: re; mi, fa; fa#; fa naturale alla fine il codice è costruito secondo una logica ferrea, ma il risultato sembra sempre aleatorio...
  8. Frank, a proposito di questo provo a sintetizzare: 1) per Donatoni il codice era un fine 2) per i compositori successivi il codice diventa un mezzo (quindi processo per l'espressione musicale) Leggevo proprio di un brano orchestrale di Donatoni, To Earle Two , un brano mastodontico fatto di quaranta pannelli consistenti in brevi riletture molto diverse fra loro in cui 16 mesi di lavoro solo per formalizzare tutto attraverso i codici automatici reprimendo qualsiasi interesse per i risultati concreti..... la prima fu un fiasco totale e la musica risultante era un caos inascoltabile, a quanto pare.....
  9. Grazie Red! Caspita, mi piacerebbe avere la partitura di Duo pour Bruno per analizzare l'applicazione dei codici.... stavo leggendo e mi pare di capire che "l'emendamento" sia una sorta di "eccezione alla regola", come se di quella regola enunciata esistono dei casi particolari che evitano la rigidità della regola e danno plasticità al gesto....anche se non sono tanto sicuro.... Certo è che in questo modo posso comporre un intero brano semplicemente applicando i codici e dando loro la funzione di generare il materiale senza mettermi problemi di "coscienza" su cosa è meglio fare o non fare in termini di scelte compositive ed espressive.... ma secondo voi i compositori attuali (penso a Billone, Momi, Filidei, etc.) scrivono sempre pensando ai codici donatoniani? o meglio, hanno una poetica completamente diversa e legata più al suono..... ma nella formulazione logica del brano (parlo di formalizzazione, connettivi, etc.) i codici sono sempre basilari per dare coerenza e direzionalità al discorso?
  10. Ma come si applicano questi codici? O meglio, in cosa consistono? Se dovessi fare un esempio banale... ho tre note: do do# re. Provo ad applicare un codice: 1) realizzo trasposizioni della cellula quante sono le note, ovvero tre, concatenandole all'originale: do do# re - re re#mi - mi fa fa# - fa# sol sol# 2) prolungo la sequenza con il suo "negativo" sulla natura intervallare, usando seconde maggiori: do do# re re# mi fa fa# sol sol# - - - do re mi fa# sol# la# 3) faccio un retrogrado del negativo con una sequenza definitiva ascendente/discendente: dodo#rere#mifafa#solsol#la#sol#fa#mi re do questo che ho appena inventato potrebbe essere un codice automatico alla Donatoni? Ora rileggendo il risultato del "codice": dodo#rere#mifafa#solsol#la#sol#fa#mi re do potrei ricominciare da capo ottenendo 14 trasposizioni ( una per ogni nota della sequenza) e quindi facendo "proliferare" il materiale come diceva lui.... secondo voi si potrebbe considerare un automatismo? Ho già in mente di assegnare il cromatismo ascendente ai violini staccati e l'esatonale discendente (negativo) ottenuto ai flauti in flutterz. quindi potrei ricavarne un gesto... che ne dite? E se volessi applicare a questa struttura ottenuta un "emendamento del codice".... cosa dovrei fare?
  11. Cioè il codice è una "regola" la cui applicazione è il processo? intendi questo?
  12. Ciao a tutti, son mancato dal Forum per parecchio tempo... volevo aprire questa discussione in merito all'intervista fatta da Enzo Restagno a Franco Donatoni in cui il compositore veronese fa riferimento ad un sistema compositivo, un metodo di lavoro e organizzazione della scrittura basato su codici, sottocodici ed ementamenti del codice. Sapete qualcosa al riguardo?
  13. Ciao a tutti, in questo periodo ho deciso di approfondire analiticamente il repertorio di Frescobaldi per fare delle comparazioni tra il contrappunto vocale e strumentale nel primo Seicento. Sto trovando delle grandi difficoltà perchè la modalità da lui usata differisce da quella di Palestrina, Lasso, Byrd, etc. risulta infatti essere molto più cromatica, con "tonicizzazioni" (non so se è un termine corretto per questa musica) e cambi accordali molto lontani. In particolare leggevo le Cento partite, I Fiori Musicali e i Ricercari. 1) Voi avete qualche idea o conoscete un preciso metodo di indagine analitica su questo autore che, mi pare, scriveva usando un linguaggio molto affine a quello di Monteverdi e Gesualdo? 2) Ho notato delle grosse differenze tra il Ricercare di Cavazzoni e quello Frescobaldiano. 3) Sto provando anche ad analizzare l'elaborazione del materiale in Frescobaldi usando l'analisi motivica che Schoenberg applica a Beethoven ma non riesco a trovare risultati soddisfacenti. Secondo voi Frescobaldi generava le strutture melodiche dei suoi contrappunti con l'elaborazione motivica, cioè partendo da un solo frammento e sviluppandolo? Perchè ad esempio Bach lo faceva, partiva da una figura-base e tramite le tecniche contrappuntistiche generava il resto. Ma il buon Girolamo mi pare operi diversamente.
  14. ps. Per caso sapete a cosa si riferisce la stanghetta a mo' di parentesi quadra che seleziona una porzione melodica nelle trascrizioni di musica antica? Sto analizzando le messe di Johannes Ockeghem e sto cercando di capire se questa stanghetta si riferisce ai fiamminghismi, alla fraseologia oppure ai processi mensurali.... voi che dite? http://imslp.org/wiki/Special:ImagefromIndex/203201
×
×
  • Crea nuovo...