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Piano Concerto - Forum pianoforte

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  1. Il problema primario, nel dotarsi di un pianoforte vero, non è il trasporto al quinto piano perché oggigiorno le ditte specializzate dispongono tutte di un carrellino cingolato capace di risalire i gradini delle scale. Più che di numero di gradini, è semmai questione di larghezza degli stessi (nei pianerottoli d'angolo fra una rampa e l'altra). La faccenda più seria sta in primis nel vicinato consenziente, come già fatto rilevare da Nancy. Se non vi fossero problemi da questo lato un pianoforte vero, anche se di qualità "normale", è tutto un altro mondo rispetto al digitale. E' una cosa... vera: legno, metallo, vibrazioni, sfumature di suono... Chiaro che uno strumento/mobile così importante deve essere suonato con regolarità per giustificare la sua (in genere) invadente presenza in soggiorno, o in camera. Non è escluso che la ragione del poco impegno casalingo di tua figlia sia proprio la limitatezza tonale e tattile della pianola, una situazione ben lontana dal pianoforte sul quale suona col maestro, ed allora la presenza di un vero pianoforte potrebbe farle scattare la molla della passione e quindi dell'impegno anche in casa. D'altronde potrebbe invece essere che la musica non sia particolarmente nelle sue corde, e che probabilmente non sarà mai la sua passione/hobby preferito. Lei è oramai abbastanza grande, vai a fondo con lei su questo argomento cerca di intuire dalle sue parole e il suo atteggiamento che potenzialità vi siano nella faccenda. Secondo me ti conviene affittare un pianoforte vero, con possibilità di tramutare il contratto in acquisizione dello stesso in un secondo tempo.
  2. Se è solo da accordare, dai 5.000 ai 7.000 Eur dipende da come è stato tenuto (dalle foto non si può capire del tutto)
  3. I quattro piani digitali che hai segnalato sono tutti nella fascia media del settore, e suonano tutti assai bene. La differenza tra CN-27 e CN-37 sta soprattutto nel fatto che il primo ha una ventina di suoni diversi (alcuni pianoforti e poi organi, piani elettrici ecc.), il secondo quasi quattrocento! (comprese batterie, bassi ecc.) -> per una ragazzina che deve studiare pianoforte è più che sufficiente il CN-27. Personalmente preferisco il suono dei piani digitali YAMAHA, che trovo leggermente più "caldo" ed anche la tastiera mi risulta più invitante al tatto, ma sono gusti personali. Anch'io però ti esorto a considerare la possibilità di trovare, per quelle stesse cifre sopra i mille euro e sotto i duemila, un pianoforte verticale acustico, di seconda mano ma ancora "fresco" di anagrafe e di uso: al di là della corretta e decisiva azione meccanica sotto le dita, è ben altra cosa avere in casa un oggetto, uno strumento, un mobile fatto di corde, arpa, martelletti, tavola armonica, smorzatori, rispetto a un computer/simulatore, comodo e sempre intonato si, ma molto meno "emozionante". Il pianoforte acustico è anche un bel mobile da vedere in soggiorno, quello digitale molto meno. In sostanza il più grande vantaggio dello strumento digitale sarebbe quello di poterci ad ogni momento infilare una cuffia, consentendo alla musicista pieno godimento uditivo senza che il resto della famiglia ed i vicini vengano minimamente coinvolti. Un pianoforte "vero" con rispetto parlando fa un bel po' di casino, le sue frequenza basse si spargono facilmente per tutto il condominio ed infine ascoltare una pianista durante lo studio (il quale prevede sovente la ripetizione per decine di volte dello stesso gruppo di note) certe volte è snervante.
  4. Yamaha P-45 è il minimo-minimo sindacale. Spartana: _niente display e due soli pulsanti _una decina di suoni in tutto (accoppiabili) _altoparlanti a bordo poco potenti _no uscite di linea per mixer/ampli esterni (bisogna arrangiarsi con la uscita jack stereo per cuffia, peraltro sufficiente alla bisogna) Però: _tastiera pesata più che discreta e piacevole _suono di piano a coda (chiaramente quello che conta, specie se interessa solo quello) ottimo _Suono di piano "pop/brillante" ottimo, ottimi anche gli strings, utili soprattutto per accoppiarli al suono di piano. Gli altri suoni oltre ad essere pochi sono poco interessanti (organo1 e 2, piano elettrico 1 e 2, vibrafono, clavicordo).
  5. Emerson è una figura unica nell'ambito dei suonatori di tastiere in ambito rock e pop. Non riuscendo a scostarsi dalla mentalità da musicista classico che la sua educazione musicale gli aveva inculcato, per adattarsi al livello delle canzoni strofa/ritornello/ponte/assolo/finale necessarie per definirsi musicista rock, ha inteso bene di appoggiarsi a musicisti formatisi più o meno direttamente in quell'ambito. Finché lo ha fatto con musicisti mediocri (il Lee Jackson dei Nice: bassista decoroso, compositore ordinario e cantante pessimo) la sua carriera non è decollata; quando è passato alle persone giuste (in particolare Greg Lake, bassista interessante, molto melodico, compositore notevole seppur pigro e poco prolifico, cantante potente ed emozionante finché stravizi ed incuria non ne hanno precocemente intaccato le corde vocali) tutto è andato alla grande. Emerson quindi era un musicista progressive non... autonomo, nel senso che aveva bisogno di una base rock, di un melodista pop, di colleghi intorno a lui che creassero l'ordinario ambiente della musica popolare più in voga, per poi innestarci le sue conoscenze, il suo virtuosismo, i suoi esperimenti coi primi sintetizzatori, all'orecchio di oggi quasi ingenui ma al tempo conturbanti. Il progressive degli ELP era un patchwork, una semi-osmosi non del tutto evolutasi fra musica classica e pop. Tipicamente nei loro dischi, ad una sonata con fuga centrale di pianoforte (90% Emerson, 10% gli altri due), seguiva una ballata con la chitarra acustica (90% Lake, 10% gli altri due), una toccata all'organo liturgico sul quale a fatica Lake adattava una melodia vocale operistica si avvicendava con uno scherzo barrelhouse di pianetto scordato e così via. Le suite erano veramente tali, nel senso di strutturate in veri movimenti, totalmente diversi in genere, atmosfera, complessità se provenivano da uno o dall'altro dei due compositori del gruppo. Pianisticamente ho sempre ammirato il lavoro della mano sinistra di Emerson: sicura, agile, velocissima, indipendente, virtuosa. Era sul pianoforte, il suo autentico strumento, che questo musicista dava il meglio e metteva più passione. Ciò non toglie che la figura di Keith faccia la parte del leone anche nella storia dell'organo Hammond, in particolare per il suono: la sua scelta nella regolazione dei drawbars era sempre eccellente, lo sfruttamento della mirabile percussione in dote allo strumento per caricare le rapidissime scale di presenza e incisività dava a certi passaggi della musica di ELP una forza ed una pericolosità bestiale. Si è ammazzato perché non reggeva il fatto che l'artrosi s'era mangiato la sua mano destra, impedendogli di performare decentemente. I video dei suoi ultimi concerti sono da lacrimoni agli occhi: l'anulare e il mignolo rattrappiti, gli accordi e le scale presi a tre dita... ed evidentemente non aveva, non ha avuto lo spirito di un Django Reinhardt, al quale questo problema era occorso da diciottenne. La paccottiglia messa in scena da Emerson per buona parte della sua carriera non conta, e non deve contare, sul giudizio musicale verso di esso. Pugnali infilati fra i tasti, l'Hammond suonato al contrario e magari tirandoselo addosso, remote controllers fischianti con tanto di fuochi artificiali incorporati... tutta merce per i poveri di spirito, e per fare audience anche fra quelli che danno un ruolo decisamente superficiale alla loro attenzioe e sensibilità musicale. Per tutti gli altri è sufficiente sentirsi, o risentirsi per l'ennesima volta, "Take a Pebble" dall'inizio alla fine. A me Emerson ha fatto del bene, l'ho preso alle giuste dosi, senza strafare perché di nefandezze ne ha registrate parecchie (come tanti). Grazie e riposi in pace.
  6. Mi piaciucchiano... posseggo quattro o cinque dischi del loro periodo d'oro a cavallo fra gli ottanta e i novanta, ma sostanzialmente li trovo tragicamente sovrastimati (mai quanto i Guns&Roses comunque, parlando di gruppi coevi). In particolare non ho mai percepito cos'ha di speciale il loro chitarrista solista, alle mie orecchie discretamente anonimo e scontato nel fraseggio, nel suono, nella ricerca melodica, nella potenza, e neppure un virtuoso a paragone dei tantissimi colleghi suoi del genere.
  7. Mi chiamo Pier Paolo, sono un ingegnere di 61 anni, abito nelle Marche. Chitarrista da una vita, ho da un anno a questa parte pressoché abbandonato le mie Gibson e Fender a languire in Sala Rossa (lo studio casalingo), dopo aver acquistato un piano digitale Yamaha P-45b ed essermi messo sotto con Elton John, Supertramp, Procol Harum, Genesis, McCartney... cioè i miei idoli "pianistici" del rock e del pop. Che gusto! Poter suonare, anche se ancora tutt'altro che decentemente, cose come "Someone Save My Life Tonight", "A Trick of the Tail", "Preludio n.1 in DO Maggiore" ecc. mi sta appagando enormemente. Da sempre ho posseduto e messo le mani sui tasti bianchi e neri (Korg M1, Roland D-50...) ma sempre in maniera superficiale e subordinata all'impegno ben più approfondito su chitarre acustiche ed elettriche (e bassi), ma ora ho la testa tutta sul pianoforte e la sua ineguagliabile ricchezza sonora. In quest'ambito, sono alla ricerca di un pianoforte acustico a 1/4 di coda usato, da installare nel mio soggiorno (e che quindi, per conformarsi ad esso, dovrà essere bianco o in legno naturale, non nero insomma).
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