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Piano Concerto - Forum pianoforte

... I Momenti Di Maggiore Produttivita'


AbateFaria
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E' una domanda difficile, e una questione molto soggettiva.

Per quanto riguarda me, che per il mio livello, ritengo di non essere a pieni titoli un compositore,

sembra che sia più "prolifico" durante e dopo i periodi di maggiore sofferenza ( parlo di reale

sofferenza, fisica e mentale ), avviene una sorta di "sublimazione" dello stato psicofisico

e il tutto ( come praticamente tutti ) viene trasposto in musica.

L' anno scorso, nel periodo estivo ( che per me non significa automaticamente stare meglio, anzi

verso aprile/maggio, da sempre, vivo dei periodi transitori di stati ansiosi protratti nel tempo, anche

se sono predisposto da sempre a questo )ho scritto ( per la prima volta direi ) dei pezzi

"aperti", con questo termine intendo pezzi meno cupi del solito, più lineari, fluidi, e questo sta

a sigificare che qualcosa si sta sbloccando in me, però ogni minimo cambiamento porta

devastazioni interne, e anche se mi conosco bene da questo lato,

è abbastanza impressionante viverle, non mi abituerò mai, e non bisogna

abituarsi di certe a stare cosi.

Comunque, posso aggiungere che alcuni momenti "prolifici" sono quelli in cui

faccio parecchie cose durante la giornata ( multitasking in pratica ), in più cose

sono impegnato, maggiore sembra la concentrazione ( che di solito

è pari a zero )e la costanza ( mai avuta ), poi ci sono anche le giornate intere passate a controllare

qualcosa, che di solito ( ultimamente ) si risolve in uno o 2 due giorni di "lavoro".

Vado molto a sensazione ( purtroppo ), passo da un momento in cui mi sento

bene ( che per me è relativo, mai assoluto ) ad un altro in cui sono troppo nervoso

e stressato.

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Non c'è qualcosa (dire non c'è nulla significa già di per se niente ) di cui preoccuparsi ( che non è uguale a"non pensarci", ci tengo a precisarlo ).

Nell' arco degli anni ho vissuto delle crisi devastanti, e non scherzo, precisato che l' emozione è tale anche quando ci sembra che non si provi qualcosa di particolare o forte, per cui potrei pensare a indifferenza, freddezza, gelo, repulsione e tante altre sfaccettature, alcuni anni fa ho vissuto forse la peggiore: ascoltando la musica che di solito mi trasmette moltissimo mi sentivo freddissimo, non mi riconoscevo, ho avuto veramente paura di aver perso la facoltà di emozionarmi ( come avevo sempre fatto ) nei confronti di quella musica, il discorso vale sia per la musica di Bach che per la contemporanea ( per cui ho provato anche rabbia e repulsione a momenti, quando al contrario di solito mi infonde tranquillità, e quella di Bach ad esempio euforia e un senso di grandezza della stessa, che tutto il resto è quasi zero ), me la sono vista brutta, cosi come me la sto vedendo brutta adesso ( non in questo senso però ), e in quel periodo ho scritto un pò di cose, riuscendo ad "impegnarmi" come si deve, non gettando la spugna, ma insistendo nonostante tutto, è come se a uno che fa il ciclista per professione, prima di fare un giro d' Italia, e in quel periodo non sente la passione che gli da la carica per affrontarlo, lo intraprende lo stesso, penso sia abbastanza pesante ( parlo di cose che ho fatto personalmente, non il giro comunque, e forse c'è qualcosa che va oltre la volontà, perchè questa in teoria c'è, ma l' insistenza di una persona a volte prescinde dalla stessa volontà ).

Insomma ho inistito e lo faccio ancora, con alti e bassi assurdi, ma lo faccio, poi ogni persona vive le cose in modo diverso, io per quello che mi riguarda vivo forti stress da sempre, e non mi sono abituato, e non posso abituarmi ad una cosa cosi, e trovare l' equilibrio in tutto questo è difficile, parecchio difficile, figuriamoci avere la testa per scrivere cose come si deve, e infatti si vede, anzi si sente, c'è sempre qualcosa che non quadra, quello che voglio dire è che non tutti ( soprattutto chi non vive agevolmente, in ogni senso, chi non ha la fortuna di poter dedicare il tempo alla musica, e qualità del tempo alla musica, è il modo che contraddistingue la qualità da un qualcosa che fa rimanere a bagno maria tanto per usare un termine cosi, alla mano )riescono a scindere lo stato personale dall' operato in musica, sicuramente avere padronanza della teoria aiuta, non poco, io quel poco che ho fatto in questo periodo, sempre in modo discontinuo, mai una cosa regolare, sempre con pensieri stressanti ( in male )ecc..è un pò più concreto di quello che facevo in passato, per fortuna, altrimenti avrei regredito, ma non è mica automatico che il passare del tempo aiuti, dipende sempre dalla qualità di quello che si fa, il come, sto ancora ad una via di mezzo, però non posso più tornare indietro, in pratica

non me la sento di scrivere qualcosa senza essere in parte sicuro di quello che ho fatto solo perchè istintivamente mi piace, una volta facevo cosi, adesso no.

Le idee per fortuna ci sono sempre, ma su 10 quelle che ritengo "buone" sono sempre 2/3, poi magari ne rimane una, oppure riprendo cose di anni fa, con una concezione diversa e le finisco, però è assolutamente regolare che soprattutto i problemi di natura emotiva sconvolgano l' attività compositiva, chiunque dica il contrario forse non conosce minimamente il disagio del vivere in alcuni contesti, visto che è sempre il cervello a reggere il gioco, scrivere ( e in che modo ) mentre non si sta bene, qualcosa ci disturba, soprattutto in modo coerente è cosa di non poco conto, ma non è automatico il blocco quando si è in uno stato di difficoltà.

Nel 1997/98 e nel 2003 ho preparato complessivamente circa 200 pezzi di musica in particolar modo"elettronica", poi con il tempo li ho scelti, molti scartati, però vivevo situazioni pesanti, positivamente e negativamente, ma erano stimoli, che si riversavano in musica, da qualche anno invece non ho stimoli ( esterni, e come fai, sempre in teoria, a sviluppare stimoli da te stesso se la tua esperienza non contempla quello che non fa parte di te?

Lo immagini?Possibile, ma non saranno mai stimoli esterni reali, parlo per esperienza ), se non ( che non è poco comunque )da quello che ascolto e da alcune cose vissute, che non mi hanno certamente arricchito, ma al contrario finito di esaurire, però paradossalmente ho scritto i pezzi più fluidi proprio in questo periodo, vai a capire il perchè.

Per me la persona non può cambiare, ma può migliorare o peggiorare, poi forse la scienza riuscirà a trovare una spiegazione appunto scientifica e non dettata dalle sensazioni.

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Anch'io sono più produttivo quando sono sereno, ho bisogno di non essere distratto da altri pensieri, soprattutto se sto pensando orchestrativamente (si può dire...? boh..), non sono di quelli che scrivono prima al piano e devo stare nella migliore condizione possibile, la sofferenza non mi aiuta. Poi l'ispirazione è incontrollabile e imprevedibile, io cerco solo di sfruttare il momento, quando mi accorgo che sto partorendo cose simpatiche capisco che sto in un buon momento e cerco di far venire fuori il più possibile, altre volte è meglio staccare e fare altro. Se poi sei a corto con i tempi, allora il mestiere ti viene in soccorso e questo è un ulteriore stimolo, avere una scadenza ti impone di non adagiarti e questo "forzarsi" a produrre qualcosa spesso è uno stimolo non solo per la quantità ma anche per la qualità.

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La sofferenza difficilmente aiuta, soprattutto in contesti come questo, ho precisato ( non è una polemica, ho ripreso il termine "sofferenza" perchè alcuni anni fa cercavo di mettere in luce questa cosa, che per molti è sconosciuta, fortuna loro )questo punto perchè è spesso in questo stato che scrivo, per sofferenza intendo non solo quella fisica, ma soprattutto quella psicologica, può essere di tutto, lo stress ( lo definisco anche retroattivo, ovvero cose che uno si porta dietro da anni non per un piacere masochistico, ma perchè purtroppo sono state pesanti ), una condizione in cui gli sbalzi di umore sono nell' ordine delle ore se non dei minuti, ecc..

E appunto in certi frangenti mi sono sentito costretto ad abbandonare anche il "solo" ascolto, in particolar modo nei confronti di certa musica che esalta determinate sensazioni ed emozioni ( non facendo pensare al passato, intendo che a volte, in certi "condizioni" non si riesce a "reggere" la potenzialità di certa musica, è un' ulteriore stress, positivo, ma non amministrabile dell' organismo ).

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No, non solo quando è allegro, ma siccome qui si chiedeva quali sono i momenti di maggiore produttività, allora ho risposto che per quanto mi riguarda sono più produttivo quando sono sereno e non ho altri pensieri che non siano musicali, magari qualcun'altro riesce a sublimare la sofferenza (l'ansia, lo stress, chiamiamola come vogliamo) e a produrre di più e meglio in questa condizione, non è il mio caso.

Mi ricordo a tal proposito una celbre frase di James Senese, sassofonista nero-napoletano del gruppo storico di Pino Daniele: alla domanda da dove nascesse l'arte, James rispose: "L'arte nasce dalla sofferenza, 'n''o bbi' (non vedi, ndr) Picasso quant sfaccimm era brutt....." ahahah

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Per quanto riguarda la scansione della giornata, penso di aver maggiore produttività in prima mattina rispetto ad altri orari dove sono un filo più stanchino (vedi in tarda serata … per non dire nottata :D)

 

Appena ho letto il topic mi è venuta in mente una lettera che Mozart scrisse al padre descrivendo la sua tipica giornata di lavoro … ed è sempre interessante confrontare la nostra idea che ci siamo fatti sul modo di vivere di alcuni grandi Maestri e quello che realmente facevano.

C’è chi sarà bravissimo a rintracciare nel WEB le lettere di M. ma ricordo che effettivamente, come un qualsiasi cristiano che c’è sulla terra oggi, ed ha un'altra professione … Mozart non scriveva tutto il giorno, ma solo appena svegliato (un oretta) e in serata e a seguire ;)

Di giorno non poteva perché faceva altro, ad es. andava in giro dai nobili annoiandosi nel tentativo di procacciarsi lavoro, etc. … (non mi ricordo se desse o meno lezioni …)

Il succo è che non scriveva tutto il giorno come tipicamente capita a molti di pensare … Bach ad esempio trovava 8 ore al giorno per copiare a mano musica :blink:

Adesso io dico, se uno al posto di copiare a mano 8 ore al giorno della musica, si trova un'altra occupazione e si toglie l’incomodo di diventare matto per procacciarsi i mezzi per sopravvivere?

Volete mettere? Scrivere avendo la pancia vuota al posto che piena?

 

 

E’ anche vero che copiare a mano da un forte arricchimento ed una grande stretta di mano alla tradizione ;)

E’ anche vero che Mozart scriveva u quartetto nel tempo di fare una “telefonata” in bagno…però c’è da riflettere.

 

A parte la digressione, ci sono grandi artisti che si sono espressi al meglio nella sofferenza … personalmente sono più produttivo quando non ho la mente occupata in tante preoccupazioni; preoccupazioni penso differisca dalla sofferenza e in effetti sono più le preoccupazioni che mi inibiscono più che il resto.

 

Penso sarà capitato a molti di avere idee e appuntarsele su un foglietto di carta (o su finale per i più evoluti); ecco, nei momenti di crisi è bene rispolverare quei foglietti … per il resto il mestiere farà la sua parte e magari uscirà qualcosa di quasi ispirato :D

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Domanda non provocatoria... ma se uno fa il mestiere del compositore, lavora solo quando è allegro?

Arzigovolato ... questa era una mia preoccupazione ;)

 

Per il resto grazie a tutti per gli spunti, forse mi faccio troppe mentate, ma l'idea di fare un lavoro nel quale lo stato d'animo conta parecchio mi preoccupa un po'.

 

Forse non ho ancora il mestiere, forse pensavo di poter scrivere tutto il giorno, forse pensavo di non essere così in difficoltà quando il morale va a terra...però vedo che sono in buona compagnia :mellow:

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Secondo me l'ispirazione cuba pochissimo, una volta che hai il mestiere dovresti venirne fuori da qualsiasi situazione. In particolare lo stile viene sempre in aiuto, ed una volta che avrai consolidato un modo di scrivere, sarà anche tutto più semplice...a quel punto le cose che funzionano le consoci già, ci sono cose sulle quali vai sul sicuro pure quando sei mentalmente più predisposto ... per cui approfitta dei momenti di "crisi" per studiare di più ... e poi godi dei frutti :)

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Dovessi fare una proporzione direi che ipoteticamente

il 40% del tempo va per la concezione vera e propria del brano

il 20% del tempo va per gli aggiustamenti

il 30% del tempo va per la scrittura della partitura finale con tutto quello che ci deve essere (compreso il playback)

il 10% del tempo va per le prove al pianoforte (se orchestra questo lo spostate sulla riga superiore)

 

se esistesse un modo per trasferire direttamente la musica pensata in testa sullo spartito saremmo a cavallo, in quanto il cervello viaggia ad una velocità nettamente superiore della mano che scrive. :P

Quindi capita che pensi 10 battute più avanti della scrittura su carta.

 

C'è poi da dire che quando scrivo per orchestra io scrivo tutto subito e sempre direttamente sulla carta ... l'unica eccezione è quando c'è di mezzo la voce dove di solito imposto l'accompagnamento di base (archi o fiati che siano) e poi rileggendo e cantando la parte decido se aggiungere qualcosa, questo perchè orchestrare con la voce richiede una maggiore cura per non affaticare il cantante con troppi strumenti o strumenti troppo invasivi.

 

Comunque ... parttendo dal presupposto che l'ispirazione "vera" non è come un rubinetto, che apri quando ti serve, io più o meno sono dalle parti di Geppino e cioè scrivo meglio quando ho tempo e sono sereno mentalmente e se mi accorgo che la cosa non funziona gioco a basket con la pallina di carta. <_<

 

confermo anche quanto detto sulla scadenza ... di solito fa produrre di più.

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Anche Lucio Dalla, in una sua intervista televisiva, ha molto legato la sua ispirazione alla (diceva lui) "committenza".

 

Mi e' piaciuto molto, pur non avendolo mai seguito.

 

Mi ha dato l'idea di una artigianalita' ancora presente, e proficua.

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