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Piano Concerto - Forum pianoforte

"leggere" lo spartito oppure "seguire" lo spartito


Jack
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Buongiorno,

Ho preso lezioni di pianoforte per un anno e mezzo (adesso ho smesso). Eppure, col mio maestro non sono riuscito a chiarire un dubbio che, per certi versi, non mi consente di aver ben chiaro un “metodo” da seguire per migliorarmi.

Mi spiego meglio.

Per un principiante, nella fase di studio del brano si considerano il tempo, l’armatura di chiave (quindi la tonalità), le note nelle due chiavi, l’agogica… etc. Insomma, si studia il brano e poi ci si esercita fino alla sfinimento ?.

Quando si esegue il brano lo si può fare con lo spartito davanti oppure a memoria.

Ho letto su alcuni testi (Sandor, Chang) che mettere a memoria un brano è procedimento alquanto complesso. A meno che non ci si basi esclusivamente sulla memoria cinetica (di mano) che mi pare di aver capito, tuttavia, sia fallace. Quindi insufficiente. Vedi vuoti di memoria ... etc.

Consideriamo il caso di esecuzione del brano con l’ausilio dello spartito. E lasciamo per un attimo da parte l’espressività pianistica, concentrandoci sulle note.

Ciò che non mi è chiaro è se, nel corso dell’esecuzione, il pianista/musicista abbia in ogni momento perfetta cognizione dell’altezza e della durata di tutte le note che sta leggendo ed eseguendo (su entrambe le chiavi) e perfetta cognizione dei corrispondenti tasti che va a digitare. Ciò lo definisco “leggere” lo spartito.

Oppure si debba fare appello ai quattro tipi di memoria (Cit. Sandor), visiva, acustica, cinetica e intellettuale e dare un colpo al cerchio (razionalità) e uno alla botte (istinto, memoria),  ed utilizzare lo spartito più che altro come una “guida”. Allo stesso tempo si suona sulla tastiera un pò consapevolmente e un po a intuito/memoria. Ciò lo definisco “seguire” lo spartito.

E’ probabile che progredendo nello studio le due cose si fondino. Il maestro mi diceva che leggere la musica è un po’ come leggere un testo scritto. Quando leggiamo non ci soffermiamo sulle singole lettere, bensì apprezziamo le parole, le frasi. E lo stesso vale per la musica.

Ma per un principiante si tratta in effetti di seguire due metodologie di studio differenti. Nel primo caso, ad esempio, va da se che dovrei esercitarmi a suonare senza guardare la tastiera. E già questa non è questione da poco.

In soldoni, dovendo suonare un "do", si deve leggerlo e poi trovarlo sulla tastiera in modo razionale (e con una velocità di lettura/esecuzione che aumenta con la pratica), oppure basta affidarsi al cervello che ha "catalogato" quel simbolo grafico e fa andare la mano in automatico" sul relativo tasto?

Spero di essermi spiegato. 

Ringrazio chi vorrà darmi qualche suggerimento.

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Il discorso potrebbe essere complesso e intrigato. Dico solo che da adulti è più difficile, proprio perchè ci si creano, da adulti, strutturati da tante conoscenze, troppi problemi, giudizi, verifiche...e queste avvengono inconsciamente e consciamente in tempo reale. Una sorta di strutturazione che può essere contro ogni forma di arte o di sport. Appunto..sarebbe come imparare a parlare da adulti, imparare a camminare da adulti. Quale piede mettere prima avanti e come? Cosa fare con le braccia? Se si impara a sciare da adulti, si va sulle piste e si vedono "ciurme" di piccoletti di 3-4- anni che sciano come se camminassero. Ricordo di aver avuto in passato un piccolo allievo di otto anni che iniziava a studiare il Beyer. Lui fece un po' di fatica nei primi esercizi...ma poi capì il modo come affrontare il libro....Mi stupì suonando con facilità tutti gli esercizi che a lui assegnavo. Finì il libro in pochi giorni! Per esempio, suonare e non guardare la tastiera è cosa naturale...ma a volte ci sembra come fare un salto mortale all'indietro! ...Al di la' dei testi ( che si devono vendere), il Maestro sarà prezioso in tutto ciò. All'inizio sarà molto più attento a ciò che l'allievo non deve fare piuttosto che suggerire ciò che deve fare. L'allievo adulto troppo analitico...credo incontrerà delle difficoltà. Leggere per leggere, camminare per camminare, parlare e non pensare alle sillabe, sciare per sciare.... Cito sempre il famoso film Forest Gamp, dove il geniale regista mette in bocca all'ingenuo protagonista la risposta di come avrebbe fatto a divenire campione mondiale di ping pong. Risposta: " basta mandare la pallina dall'altra parte-dice lui!....Questa è la frase che mandava su tutte le furie un mio compianto caro amico, quando mi sentiva studiare un brillante valzer di Chopin!

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Ciao Paolo,

Comprendo.

Da adulti si è già strutturati e si tende ad analizzare anche quando non si dovrebbe.

Scrivi che suonare senza guardare la tastiera è cosa naturale. Ma è comunque una capacità che bisogna sviluppare, immagino. Ritieni, dunque, sia proficuo investire tempo per affinare tale abilità? E se si, è sufficiente farlo con i brani che si stanno studiando oppure esistono degli esercizi mirati?

Grazie

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Piccoli pezzi facili sono adatti. Prima a mani separate. Ostinarsi a non guardare!. 

Suonavo già cose difficili, da ragazzo, quando approdai finalmente da una vera insegnante. Ero così abile da ingannare chiunque facendo credere che leggevo. Non era così. E mi costò caro! Lei, Maria Pia Censi Gorini, allieva del grande Bajardi e poi di Carlo Zecchi e di Alfredo Casella, mi umiliò e mi mandò più di una volta a casa con il libro sotto il braccio! D'accordo...qualche volta si deve dare un colpo d'occhio, specie se ci sono dei "salti"( ma senza perdere d'occhio lo spartito)....ma con l'abitudine si acquisisce una sorta di visualizzazione "cieca" della tastiera. Se non avessi fatto questo, non avrei potuto suonare musica da camera o repertorio a 4 mani, dove si legge anche in concerto. Si sentono via via le distanze e la tastiera sotto le dita diventa "visiva"

Per quello che riguarda l'analisi. Conoscere, sì, quello che si deve suonare! Certo aiuta , anzi è indispensabile per comprendere la composizione. Soprattutto un po' l'armonia o , all'inizio, cercando di individuare le modulazioni. Ma tutto deve non ostacolare o fermare il processo naturale di lettura. Tutto deve essere dolce, progressivo e naturale.

Lo studio a mani unite, all'inzio, deve essere lento o, meglio, a rallentatore. Che differenza c'è?. Per esempio se sto studiando un valzer brillante di Chopin che dovrà essere eseguito in uno e non in tre ( come accenti) dovro' cercare di conservare questa idea accentuativa anche nel lento. 

Insomma ci vuole pazienza e credere che niente, se ben fatto, è perdita di tempo.

I movimenti e i gesti della mano e degli altri muscoli devono essere naturali. Mai pensare di fare esercizi per far muscoli!!!! L'energia è figlia del rilassamento muscolare e del "fuori tensione"

Quindi: niente di cervellotico!!!! Almeno mentre "si sta facendo".Accettare anche qualche errore, suonando di seguito due, quattro, otto battute ...per poi riconsiderare ciò che non è andato bene.

Uno dei rischi del giudizio è fermarsi continuamente , ad ogni frammento, e ripeterlo come si vorrebbe...Ci si induce in una sorta di "balbettiìo" e , a volte, non ce se ne accorge più!

La sorveglianza di un bravo Maestro è indispensabile

I Maestri hanno pazienza...devono avere pazienza. Incoraggiare e motivare l'allievo, offrendogli sin dall'inizio non sterili esercizi ma piccolissimi pezzi di musica.

 Buono studio

Paolo

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