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Piano Concerto - Forum pianoforte

mano asciutta mano sudata


crystalpiano
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In entrambi i casi di una mano troppo asciutta o di una mano sudata il polpastrello tende a scivolare sui tasti del pianoforte.
Io ho il problema della mano asciutta e ci vuole un quarto d'ora prima che i polpastrelli aderiscano bene ai tasti.
Come prepararsi a suonare con la giusta umidificazione dei polpastrelli ? Se volete divagare anche sulla mano fredda o sulla
più problematica mano tremante...

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So che dicendo ciò che sto per dire avrò addosso molti di voi. Tutto questo dipende dalla nostra emotività. Sia la sudorazione che la cattiva circolazione che provoca le meni fredde dipende da un fattore emotivo. Molti bravi e conosciuti pianisti indossano addirittura guanti di lana prima del concerto o devono "scaldarsi" su di un pianoforte dietro le quinte (ammesso che ci sia). Si provi a "saltare a pié pari" questa fase e ad entrare subito nella Musica, pensando a tutto ciò che dobbiamo e possiamo esprimere. Dolcemente e leggermente si prenda confidenza con la tastiera e si cerchi di non pensare assolutamente agli impedimenti che il meccanismo mette in atto frapponendosi tra noi e il suono. Denis Devallant dice nel suo meraviglioso libro LE PIANO di pensare direttamente di suonare sulle corde.

Del resto è l'eterna dannazione del pianista essere "lontano" dalla produzione del suono. Bisogna, secondo me, e non solo, trovare subito il contatto sincero con lo strumento affidandosi ad esso piuttosto che sfidandolo! Ed ecco che ritorna sempre il concetto che crescere con un riferimento giusto sotto le dita, ci fa capire "dove siamo" e non ci fa smarrire nell'assortimento del "gesto pianistico". All'inizio di un concerto scegliere quindi un pezzo che ci fa prendere confidenza con la tastiera, senza richiedere troppe raffinatezze. Maurizio Pollini, nei suoi giovanili concerti, dopo già aver vinto il concorso Chopin di Varsavia, apriva spesso con la suite op. 14 di Bartok per poi affrontare un denso programma dedicato a Chopin. La suite, tutt'altro che facile, è però un buon pezzo di apertura, con un primo tempo di forti sonorità, dove si può ben provare anche gli effetti del pedale di risonanza. 

E' invece utile respirare profondamente e controllare che non aumentino i battiti cardiaci. Questo può influire nella alterazione della velocità dei tempi. Consiglio di leggere anche il bellissimo libro di Monique Dechsaussé ( spero si scriva così) " L' HOMME  E LE PIANO"

Ultimo suggerimento: pensare ,prima di inziare il pezzo, all'incipit...Quando inzieremo, saremo già "dentro la Musica"!

Buono studio

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Certamente la mano sudata e la mano fredda dipendono dal fattore emotivo ma la mano asciutta, almeno per me , si verifica
nei momenti di relax , quando nessuno mi ascolta e sempre nei primi minuti, poi il polpastrello comincia piano piano
a entrare in simbiosi con il tasto e fare presa. Ma certamente la mano asciutta è il minore dei problemi.
La gestione dell'emotività per mezzo della ferrea autodisciplina immagino faccia parte del bagaglio del pianista maturo.
Ma mi chiedevo se esistono e se qualcuno li ha trovati dei trucchetti banali, escamotage per contrastare
i sintomi dell'ansia da palcoscenico come appunto la mano fredda la mano sudata la mano tremante la rigidità l'obnubilamento.
Per fare un esempio che ne so... una passeggiata prima del concerto, oppure un caffè al ginseng, un panno umido per le mani,
un gesto scaramantico, oppure rimedi farmaceutici con prescrizione medica, oppure pensare a una bella donna o pensare
alle spiagge della polinesia, bere una tisana alla malva... che ne so... chi più ne ha più ne metta...

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La mano asciutta è una seccatura per me peggiore della mano sudata, in entrambi i casi si può risolvere strofinando le mani con un fazzoletto inumidito ma dura poco.

La mano asciutta si può risolvere anche in maniera più duratura con un sottile strato di crema, se però poi si comincia a sudare bisogna ricorrere subito al fazzoletto inumidito per togliere quello che resta altrimenti la tastiera diventerà una pista di pattinaggio..

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Ti racconto la mia esperienza. Io ho avuto solo in un paio di occasioni questo problema, una decina di anni fa, tra i 14 e i 15 anni. E' l'emotività che ci gioca questo brutto scherzo e sono completamente d'accordo. 
Poi non so cosa sia avvenuto, forse ho lavorato su me stesso, ma dopo è cambiato completamente l'approccio che avevo con le esecuzioni pubbliche. Le braccia e le gambe le sento come completamente scollegate dal leggero stato di tensione che ho prima di suonare. L'unica parte che resta più attiva, per me, è l'addome... molti medici dicono che lo stomaco sia il nostro secondo cervello!... Ma due cervelli sono troppi, io non sono neanche sicuro di avere il primo.
Se proprio devo sbilanciarmi e darti un consiglio ti direi di non cercare nessuna soluzione esterna, perché a mio parere ti porterebbe fuori strada. Cercherei invece di riorganizzare il mio modo di vedere l'esecuzione e il pubblico. Perché sono ansioso? Qual è il motivo per cui suono? Perché quelle persone sedute lì mi vengono ad ascoltare? (nel mio caso di sicuro perché hanno dei pessimi gusti ?) L'ansia ha un fondamento? Se sì qual è? Dimenticare ciò che sto suonando? Aldo Ciccolini diceva che la nostra mente è come un nastro, registra tutto quello che vediamo e sentiamo, e non c'è motivo di perdere la memoria a meno di un malfunzionamento, come ad esempio una forte botta in testa oppure uno shock... mi sembrano degli ottimi motivi per stare tranquilli. Ciò che mi tranquillizza è pensare solo a quello che sto facendo, cioè  in che direzione fare variare il tono, il ritmo, la dinamica e tutto quello che concerne la musica...

Spero di averti aiutato, ciao.

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Giusto. E il fondamento sta anche nella coscienza di studio. Cioè "mi tranquillizzo solo se sto pensando a quello che sto facendo".....ma che cosa devo fare? A volte si è ansiosi perchè nell'inconscio profondo non si sa bene quello che dobbiamo fare, sia tecnicamente che musicalmente. Dobbiamo essere coscienti di aver studiato bene e di non aver dubbi su come risolvere ciò che dobbiamo suonare. Inoltre , se si suona a memoria, ma anche se non, bisogna essere in grado di assicurare a se stessi di conoscere bene "l'orientamento" armonico. Anche Rubinstein negli ultimi concerti, una volta eseguendo la prima ballata di Chopin ripeté una battuta ...come se avesse avuto un piccolissimo vuoto, ma conoscere bene quello che l'Autore ha messo in piedi armonicamente...ci salva e lui, certamente, conosceva bene tutta l'Opera di Chopin, che suonò e incise per tutta la vita. Non per questo dobbiamo conoscere le "Opere omnie"...ma cercare di capire, nelle frasi musicali, specie nella musica tonale, su quale armonia si costruisce il pezzo.

Una volta, in Conservatorio, chiesi ad un ragazzo quale sonata di Beethoven avrebbe dovuto suonare all'esame. Mi rispose :" Quella dell' op......."  " Ah, dissi, quella in do minore!....." Mi fissò senza proferire parola di affermazione!!!

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Per rispondere a kklaus, infatti anch'io usavo un piccolo asciugamano bagnato ma il beneficio durava il tempo di un brano.
l'altro giorno ho provato un metodo per la mano secca che consiste nel afferrare ogni singolo dito con la mano e strofinare
il polpastrello con il pollice facendo pressione. Si forma sul polpastrello una umidità naturale abbastanza duratura, almeno sembra.
Per rispondere a Magyar, penso che lavorare su se stessi sia fondamentale, ma tu stesso , se posso darti del tu, non sai esattamente
cosa sia avvenuto, e quindi non puoi spiegarci come hai fatto. Credo che nessun uomo neppure il più scafato e disinibito del mondo
sia immune dalle ansie da esibizione.  Chi lo fa di mestiere possiede la sicurezza che gli deriva dalla consapevolezza dei propri
mezzi ma anche e soprattutto dal essersi abituato gradualmente sin da piccolino con i saggi scolastici, gli esami e un pubblico
via via più numeroso. La gradualità è importante. Anche una pop star come Michael jackson incominciò pian pianino a
esibirsi con i suoi fratelli , i jackson 5 , fino ad arrivare alle folle oceaniche. C'è invece chi sa suonare ma lo ha fatto
sempre da solo e non ha mai affrontato l'aspetto dell'esibizione.
Per rispondere a Pianoexpert, io imparo i brani sempre a memoria, con metodo mi affido alla memoria cinestetica e visiva
e so bene in quale tonalità mi trovo. I risultati sono molto buoni perchè mi ascolto dopo essermi registrato. Ma quando devo
esibirmi, non dico davanti alle folle ma davanti alla zia al cugino all'amico, spesso mi è capitato di andare nel pallone e non
ritrovare più il sentiero. Per non parlare del tremore che pregiudica inevitabilmente la fluidità dell'esecuzione.
Per contrastare certe manifestazioni psicosomatiche , concentrazione forza di volontà e yoga non bastano. L'essere umano non è solo
mente e spirito ma anche chimica, quindi per taluni casi limite non escluderei a priori soluzioni farmaceutiche con ricetta medica.
Ma ovviamente tutti qui diranno che l'unica via è cambiare atteggiamento o lasciare perdere. Ma allora venisse qui qualcuno che
ha avuto questo problema a raccontarci come lo ha risolto.

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On 22/10/2019 at 07:49, pianoexpert ha detto:

Giusto. E il fondamento sta anche nella coscienza di studio. Cioè "mi tranquillizzo solo se sto pensando a quello che sto facendo".....ma che cosa devo fare? A volte si è ansiosi perchè nell'inconscio profondo non si sa bene quello che dobbiamo fare, sia tecnicamente che musicalmente. Dobbiamo essere coscienti di aver studiato bene e di non aver dubbi su come risolvere ciò che dobbiamo suonare. Inoltre , se si suona a memoria, ma anche se non, bisogna essere in grado di assicurare a se stessi di conoscere bene "l'orientamento" armonico. Anche Rubinstein negli ultimi concerti, una volta eseguendo la prima ballata di Chopin ripeté una battuta ...come se avesse avuto un piccolissimo vuoto, ma conoscere bene quello che l'Autore ha messo in piedi armonicamente...ci salva e lui, certamente, conosceva bene tutta l'Opera di Chopin, che suonò e incise per tutta la vita. Non per questo dobbiamo conoscere le "Opere omnie"...ma cercare di capire, nelle frasi musicali, specie nella musica tonale, su quale armonia si costruisce il pezzo.

Una volta, in Conservatorio, chiesi ad un ragazzo quale sonata di Beethoven avrebbe dovuto suonare all'esame. Mi rispose :" Quella dell' op......."  " Ah, dissi, quella in do minore!....." Mi fissò senza proferire parola di affermazione!!!

 

Potrebbe sembrarci quasi ovvio che vada saputo, invece ho notato anche io che alcuni insegnanti non forniscano agli allievi i principi dell'armonia con esempi pratici sin dai primi semplici brani che studiano, in modo che possano dare un nome e un seguito a ciò che stanno suonando... Questo perché, a mio parere, spesso le capacità di apprendimento dell'allievo vengono sottovalutate (almeno, mi auguro che il motivo in genere sia questo e non più grave...).
Semplici concetti musicali come l'accordo sul quinto grado che tende a risolvere sulla tonica, o la sensibile, la tensione di un quarto grado rispetto al quinto e alla tonica, le principali forme di accordi o certe semplici modulazioni di tonalità, secondo me andrebbero fatte notare sin dall'inizio, sia con esempi sui brani in fase di studio sia citando passaggi e incipit di musiche estremamente note per cogliere al meglio il senso di tensione e di distensione che danno rispetto allo svilupparsi della narrazione musicale.
Credo anche che alcuni in genere diano per scontato che lo studio della teoria musicale (es. i gradi della scala sul Luigi Rossi) automaticamente si vada ad insinuare tra le note dell'allievo... non è così, perché quasi sempre chi studia quella parte di teoria la dimentica rapidamente o non ha l' "astuzia" di collocarla su ciò che suona, perché forse non gli hanno fatto notare quant'è importante e in che modo possa essergli utile...

Addirittura quell'allievo era giunto a studiare le sonate di Beethoven e non aveva cognizione di tutto ciò... ciò che mi chiedo è quindi, quanti anni erano passati dalle prime lezioni?
Sicuramente si avvaleva esclusivamente della memoria cinetica, osservando i tasti... ma chissà quanta tensione prima suonare. E' un po' come se un uomo attraversasse un ponte sospeso nel vuoto, ma privo di corrimano ed estremamente stretto, di certo la paura è fondata...
 

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D'accordo caro Crystal! Ma forse questi disagi vengono da lontano e bisogna individuare da dove. Ora non si vuol dire che basta sapere l'armonia, le note, i gesti tecnici di base per eseguire ( vedere il testo di Sandor- Come si suona il pianoforte-) ecc. per non tremare. Kissin disse in una intervista che in uno dei suoi numerosi concerti, doveva entrare ed era nervosissimo..poi, per fortuna, iniziò a suonare e pian piano si calmò. Anche  lui è d'accordo sull'ampia respirazione che tende ad abbassare un po' il battito cardiaco.

 Bisogna innanzi tutto costruire dentro di noi il pensiero che quello che facciamo è valido, opportuno, giusto. E questo non sta nella difficoltà del pezzo. Certo. Il Maestro deve infondere fiducia nell'allievo, senza illuderlo, fiducia nelle sue possibilità, anche se temporaneamente o definitivamente limitate o non illuminate dal talento. Costruzione dell'autostima.Avere le idee chiare sulla  tecnica da usare e da suggerire. Al posto degli esempi "fai come faccio io", dovrebbe, secondo me, sottolineare all'allievo quello che "non" deve fare. Pian piano si costruisce una fiducia che ci supporta e ci fa sentire più al sicuro. Molte altre cose vorrei dire, per esempio quella di autorizzarci a sbagliare. Sbagliare è possibile, succede ai Grandi. Ci aiuta a sentirci "liberi" nella Musica. Studiare però con consapevolezza e senza ingannarci. Da ragazzo, un giorno, ero andato a lezione molto soddisfatto di riuscire ad eseguire la Rapsodia di Brahms op. 119 quella in mi bemolle. La suonavo a memoria e così la avrei voluta portare all'esame. La mia insegnante, che la sapeva lunga, mi invitò ad eseguire a memoria solo la sinistra. Entrai in crisi. Forse non la conoscevo proprio! 

E poi bisogna crederci, sulla base, però, dello studio ben fatto...con la "coscienza a posto".

Una mia amica cinese chiese al Padre come facesse a vincere sempre il primo premio ai concorsi di Orchidee che lui coltivava. "Vedi" rispose "se io non credessi che fosse una bella orchidea, sarebbe una patata"

 

Naturalmente, Crystal, le mie parole non vogliono essere assolutamente né una critica né un monito dall'alto di nessuna "pedana" ...sono mie opinioni personali formate dalla mia, seppur discontinua, ,ma pluriennale, esperienza di insegnante e da ripetute esperienze concertistiche.

Buon lavoro

P.S. Comunque bello pensare ad una spiaggia della Polinesia!!!Sperimenterò!!!?

 

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15 ore fa, Magyar ha detto:


Semplici concetti musicali come l'accordo sul quinto grado che tende a risolvere sulla tonica, o la sensibile, la tensione di un quarto grado rispetto al quinto e alla tonica, le principali forme di accordi o certe semplici modulazioni di tonalità, secondo me andrebbero fatte notare sin dall'inizio, sia con esempi sui brani in fase di studio sia citando passaggi e incipit di musiche estremamente note per cogliere al meglio il senso di tensione e di distensione che danno rispetto allo svilupparsi della narrazione musicale.
Credo anche che alcuni in genere diano per scontato che lo studio della teoria musicale (es. i gradi della scala sul Luigi Rossi) automaticamente si vada ad insinuare tra le note dell'allievo... non è così, perché quasi sempre chi studia quella parte di teoria la dimentica rapidamente o non ha l' "astuzia" di collocarla su ciò che suona, perché forse non gli hanno fatto notare quant'è importante e in che modo possa essergli utile...

 

...poi al primo Bartòk, pezzo modale, pezzo dodecafonico, etc., il castello cade. Io trovo importante l'armonia classica ma per quanto riguarda il repertorio pianistico, ormai riguarda veramente un periodo molto limitato del repertorio.

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Interessante anche questa osservazione di Dieslrae. Comunque mi rendo conto che questo è un forum sul pianoforte
e non un forum di medicina o psicoanalisi e quindi Pianoexpert dall'alto della sua esperienza può solo dispensare preziosi
consigli tecnici e curiosi aneddoti ma giustamente non può avventurarsi su sdrucciolevoli terreni che non riguardano
prettamente il pianoforte. Eppure è questo il fulcro del problema: Una volta risolte le fobie sociali si potrebbe guadagnare
almeno l'80 % del talento. Allo stato dell'arte non sappiamo esattamente come risolvere questo problema. Come per
la calvizie non sappiamo come far ricrescere i capelli, eppure la soluzione potrebbe essere vicina...

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Diciamo che "Una volta risolte le fobie sociali" si potrebbe scopire di non avere talento musicale...a tal proposito mi sono venututi in mente un po' di topic:

 

questo in particolare

Per me i talenti ce li hai o non ce li hai...

 

 

 

eppoi...

Tornando al topic, se uno scarsa capacità (talento) del governo della sfera emotiva è un impedimento all'attività concertistica...forse la persona dovrebbe fare un altro mestiere, no?

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Oracolo, ascoltami bene, ti ringrazio per l'interessamento, anche Lestofante, ma cerca di capire.
Non devo fare il concertista ma se ho un Hobby che mi piace, come quando uno ha l'hobby della fotografia
e i suoi amici gli chiedono di mostrare qualche foto anch'io vorrei riuscire a suonare qualcosa per gli amici
quando vado in una casa e trovo un pianoforte. A maggior ragione se le esecuzioni in solitaria vengono perfette
e ti assicuro che sono perfette. Mi sembri un pò ristretto di mentalità. Che l'autocontrollo sia un talento sono
d'accordo e anche un grande colpo di fortuna ma l'uomo di sua natura si prefigge di superare ogni ostacolo.
Anche i matti una volta finivano in manicomio tutta la vita e per loro non c'era speranza ma dopo le importanti
scoperte farmaceutiche i manicomi si sono svuotati. Quello che adesso sembra impossibile tra qualche anno
potrebbe essere possibile. Per questo chiedo se qualcuno è al corrente di qualche novità scientifica
e tralasciamo tutto questo inutile disquisire su autostima autoanalisi autocoscienza...

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CriytalPiano, temo che la domanda iniziale:

"Come prepararsi a suonare con la giusta umidificazione dei polpastrelli ?" abbia un po' depistato; alludi alla "preparazione", per cui nessuno si è orientato alla "novità scientifica".

La questione posta in questi termini richiede  sicuramente una specializzazione medica in quanto la richiesta sembra più orientarsi alla risoluzione di una patologia che a qualcosa di superabile in altro modo.

Premesso che non sono un medico, sicuramente ci sono rimedi della nonna per mano fredda. La mano tremante potrebbe essere legata alla sfera emotiva...che può anche portare ad eccessiva sudorazione. Sulla mano troppa asciutta, la classica crema idratante (usata costantemente) può aiutare...non prima di suonare, altrimenti senti le dita impastate.

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10 ore fa, crystalpiano ha detto:

Magyar, posso dirti che stai andando fuori tema... hai risposto a Pianoexpert perchè non sai rispondere a me.
Il tremore delle mani è indipendente dalla nostra volontà. Le mani possono tremare anche se stai eseguendo
i pezzi facili del primo corso per bambini di 5 anni...

 

Mi devi scusare moltissimo, andavo di fretta e la tua risposta purtroppo non l'ho notata, ho visto di sfuggita che qualcuno sotto aveva risposto ma non avevo capito fosse la tua, che sei l'autore di questo topic ? Purtroppo non riesco a leggere sempre tutti gli interventi dei post a cui rispondo... spero che mi perdoniate.
_______

Non ho scritto cose diverse da quelle che dici... anzi rafforzavo proprio la motivazione per cui sono cose che capitano per lo più all'inizio... forse mi sono espresso male.

Sono d'accordo che è irrazionale.  Quello che volevo dire, e Pianoexpert mi ha preceduto, è che noi abbiamo un "inconscio":
ciò che apparentemente ci sembra "senza ragione", una ragione ce l'ha, ma noi non la conosciamo Razionalmente, (ed ecco la spiegazione) e che quindi si manifesta nei modi più disparati e strani, specialmente attraverso segnali che provengono dal nostro corpo.
Anche eseguire pezzi semplicissimi può diventare difficilissimo... perché anche questi meritano la stessa attenzione  e lo stesso approccio per essere suonati con serenità, coscienza, ed espressività... 

Ci sono così tante cose sopite dentro di noi che neanche riusciamo ad immaginarle. C'è un mondo dentro molto vivo che ignoriamo... persino ciò che "ci è ignoto" può provocarci delle paure inconsce. Le paure possono essere sia fondate che infondate, ma in entrambi i casi queste sono oggettive, perché o emergono, oppure emerge un sintomo corporeo. A volte la mente ci avvisa del "pericolo" e lo fa con i sistemi più bizzarri (o meglio, con ciò che noi in quel momento consideriamo "pericoloso". Perdere il filo mentre si suona è una di queste...
Quindi dicevo che può essere dovuta molto semplicemente al bisogno di approfondimento teorico da parte di una guida che ci tranquillizza. O mille altre cause, se escludiamo questa...

Non dovrebbe preoccuparti il fatto che esiste una causa, ma piuttosto tranquillizzarti, perché se si arriva a scoprirla esiste anche il rimedio. Ma è molto importante (e allo stesso tempo difficile) accettarla una volta che si scopre.
Siamo esseri umani, nessuno di noi è perfetto e si possono risolvere la maggior parte (se non tutti) i problemi che all'inizio ci sembrano insormontabili... ? 

Escluso tutto questo quoto Frank.

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Bene dai, grazie a tutti per i consigli , chiudo la discussione che ho cominciato, poi se volete continuarla...
io mi trasferisco su qualche sito di medicina. Comprendo il vostro punto di vista e il vostro approccio psicoanalitico
alla questione ma era proprio quello che non cercavo. Cercavo piuttosto il nome di un farmaco da banco o di una tisana
miracolosa tipo camomilla valeriana melissa biancospino fiori d'ibisco...  RISOLTO  grazie a tutti

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On 11/10/2019 at 14:38, crystalpiano ha detto:

mi chiedevo se esistono e se qualcuno li ha trovati dei trucchetti banali, escamotage per contrastare
i sintomi dell'ansia da palcoscenico come appunto la mano fredda la mano sudata la mano tremante la rigidità l'obnubilamento.
Per fare un esempio che ne so... una passeggiata prima del concerto, oppure un caffè al ginseng, un panno umido per le mani,
un gesto scaramantico, oppure rimedi farmaceutici con prescrizione medica, oppure pensare a una bella donna o pensare
alle spiagge della polinesia, bere una tisana alla malva... che ne so... chi più ne ha più ne metta...

 

Quando avevo l'ansia, prima del concerto mi faceva benissimo discutere con qualcuno. Ma di tutt'altro. Ebbene funzionava. Purtroppo il caso voleva che ero quasi sempre da solo.

E niente, mi è venuto in mente solo adesso. Ciao ?

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Normalmente durante i concerti parto sempre con qualcosa di semplice per rompere il ghiaccio e scaldarmi. Mi aiuta, come ho scritto su altri post anche maneggiare una borsa dell'acqua calda per scaldare le mani ed umidificarle con la naturale sudorazione che scaturisce dal calore. Di norma sul palco poi arrivo con mani calde e rompo il ghiaccio con qualcosa di semplice che mi faccia partire con il piede giusto. Una volta rotto il ghiaccio speri che il concerto non finisca mai. Ormai sei dentro la musica. 

 

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