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Piano Concerto - Forum pianoforte

Alberto Sordi - Il concerto di musica contemporanea


gianni22
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Non spetterebbe a me commentare questo simpatico post; bravi e preparati compositori frequentano il nostro forum e a loro spetterebbe gettare una opinione circa questa simpaticissima "provocazione"

Proverò ad esprimere la mia libera opinione.

Affermare che la Musica del 900 sia di difficile ascolto...è affermazione banale. Il 900, il secolo "breve" della confusione e della negazione è ben rappresentato dall'Arte. Noi questo non vogliamo accettarlo. Non vogliamo accettare una bellezza e una espressione diversa e tutto ciò che si discosta bruscamente dalla "dolcezza" del "bello tradizionale" e , rispetto a quello che assistiamo nei due secoli precedenti, restiamo "sconvolti. Il 900 rompe gli schemi tradizionali e detronizza le gerarchie. Spesso arriva agli estremi come proprio questa composizione di J. Cage, dove regna il silenzio dei musicisti. Anche il "non fare", "l'assurdo teatrale" lo stravolgimento delle circa 100 posizioni di danza assumono un vero protagonismo, nello smarrimento di tutti. Certo è che oggi, nel 2018, l'accordo iniziale del Tristano ci sembra già più familiare e siamo disposti ad ascoltare i piccoli, sintetici pezzi op. 19 di Shoemberg.......chissà fra 100 anni?

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Ho citato l'accordo del Tristano perché è opinione comune che apre, si dice, il 900. Un momento importante per la storia della Musica. Mi piace la frase Frank! Indubbiamente siamo stati educati alle regole e quindi, anche per questo, facciamo fatica a riconoscere valida e interessante la negazione delle stesse. Dico questo anche se non sono un "novecentista", ma cerco di comprendere....a volte riesco ad afferrare qualcosa...non me ne vogliano i "contemporanei".C'è anche da aggiungere che i Media non aiutano a divulgare e diffondere la musica del 900. Se accendiamo la TV non troveremo mai in programma un concerto "contemporaneo". Ma forse deve essere così?

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È un tema già dibattuto in altre occasioni, e secondo me è impossibile dare una risposta univoca, anche perché il futuro è inimmaginabile.

 

Evidentemente, la situazione rappresentata nel film è volutamente "comica" nel senso letterale "da commedia": il senso di smarrimento che l'ascoltatore "normale", magari neanche particolarmente addentro alle strutture musicali, prova (oggi come allora) di fronte ad un linguaggio nuovo, non convenzionale. Ora, dice giustamente Paolo che "il secolo breve della confusione e della negazione è ben rappresentato dall'Arte"; io aggiungerei pure che nel '900 non solo si sono negate (o se vogliamo "superate") le regole dell'armonia e della forma che sembravano ben consolidate (sebbene, va pure detto, le sinfonie di Brahms siano molto diverse da quelle di Haydn), ma sono stati inventati tanti stili diversi, in breve tempo negati e superati da qualcos'altro. Molti pezzi scritti nel '900 appaiono stranamente "vecchi", per cui paradossalmente le opere più antiche ci sembrano più attuali. Perché accade questo? È semplicemente una questione di abitudine? Ci sentiamo più rassicurati nell'ascoltare un linguaggio che già conosciamo? Oppure c'è dell'altro?

 

Ancora Paolo: "Oggi [..] siamo disposti ad ascoltare i piccoli, sintetici pezzi op. 19 di Schönberg... chissà fra 100 anni?". Questa è una delle risposte più frequenti alle obiezioni sollevate nei confronti dei linguaggi "moderni": anche Beethoven non fu capito appieno al suo tempo, alcuni critici dicevano di sentire nelle sue sinfonie solo un gran frastuono; la prima della "Sagra della Primavera" fu un disastro, ma oggi consideriamo quel pezzo uno dei capisaldi della musica del 900, anzi una delle opere più grandiose di tutti i tempi; e gli esempi si potrebbero moltiplicare. Secondo questa idea, l'accettazione della musica contemporanea da parte del pubblico è solo una questione di tempo: tra 100 anni ciò che oggi ci sembra incomprensibile sarà apprezzato da tutti. Forse. Noi tra 100 anni non ci saremo, perciò non potremo sapere cosa sarà l'ascolto della musica a quell'epoca (sempre che esista ancora la musica dal vivo). Però ho qualche dubbio. È vero che oggi ascoltiamo tranquillamente Stravinskij, Bartók, Prokofiev, e non ci sembra nulla di strano; perciò rispetto agli ascoltatori del '700 (i pochi che avevano il tempo e i mezzi per accedere alla musica) abbiamo uno sguardo più vasto. Quelli ascoltavano solo la musica a loro contemporanea, mentre noi ragioniamo in una prospettiva storica. La tradizione del recupero del passato è cominciata in realtà già alla fine del '700, dopo la metà dell'800 sono cominciate le normali stagioni dei concerti, e da quell'epoca un po' alla volta è stato recuperato un patrimonio in gran parte dimenticato (basti dire che per quasi tutto l'800 i concerti per pianoforte di Mozart non venivano mai eseguiti, con l'unica eccezione del K. 466). Poi, la diffusione della musica su supporto, cominciata con il disco, proseguita con il CD, ed ora continuata con l'audio digitale, ha reso possibile a molti accedere ad una enorme quantità di musica, che raramente si avrebbe l'occasione di ascoltare dal vivo. Perciò, noi oggi abbiamo molte più possibilità di ascoltare musica, e possiamo anche conoscere ed apprezzare opere di autori molto lontani nel tempo, e vissuti in periodi molto diversi. Eppure, la musica cosiddetta "contemporanea" (che poi tanto contemporanea non è, se consideriamo che Cage è morto da oltre 25 anni) non ha mai veramente "conquistato il cuore" degli ascoltatori. Fatemi un esempio di un pezzo scritto dopo il 1950 (escluse le colonne sonore, che sono un'altra cosa) che trasmetta un'emozione così forte, che coinvolga l'ascoltatore, al punto di fargli desiderare di riascoltarla. Fatemi un esempio di un pezzo di musica "contemporanea" che sia ricordato ed apprezzato dal normale pubblico che va ai concerti, al di là dell'applauso di circostanza. Certo, Paolo nota pure che la televisione non aiuta, perché è praticamente impossibile che venga trasmesso un pezzo di musica colta di oggi; ma se è per questo, è ormai difficilissimo pure imbattersi in un pezzo di Beethoven, perché le varie reti non hanno interesse a farlo (nella guerra a colpi di audience, nessuno propone qualcosa che viene percepito "di nicchia", e infatti non si trasmette quasi mai non solo la musica sinfonica, ma neanche il teatro).

 

Io, da parte mia, scrivo quello che mi pare... ho tentato anche qualche esperimento più "moderno", cioè qualche pezzo volutamente dissonante, ma mi sento più a mio agio in un sistema armonico tradizionale, sebbene a volte trattato con un po' di libertà.

 

 

Ciao a tutti

 

Gino

 

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Io sto avendo le mie soddisfazioni, Gino. E fortumatamente non sono l'unico. Se un compositore resta vittima del suo sistema ...è finito. L'espressività non è esclusività del pop, e ti assicuro che arriva a prescindere dal linguaggio. Diciamo che è una strada

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Eppure, la musica cosiddetta "contemporanea" (che poi tanto contemporanea non è, se consideriamo che Cage è morto da oltre 25 anni) non ha mai veramente "conquistato il cuore" degli ascoltatori. Fatemi un esempio di un pezzo scritto dopo il 1950 (escluse le colonne sonore, che sono un'altra cosa) che trasmetta un'emozione così forte, che coinvolga l'ascoltatore, al punto di fargli desiderare di riascoltarla. Fatemi un esempio di un pezzo di musica "contemporanea" che sia ricordato ed apprezzato dal normale pubblico che va ai concerti, al di là dell'applauso di circostanza.

 

...e in effetti forse è il caso di iniziare ad ascoltare la musica contemporanea (e non Contemporanea) ovvero quella scritta nel XXI secolo. Inoltre non capisco perchè la musica da film dovrebbe essere esclusa...è un po' come escludere la musica per teatro.

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Per rispondere un po' a gpr, frank e natan .... basta farsi un giro nella sezione XXI secolo

https://www.pianoconcerto.it/forum/index.php?/forum/133-ascolti-del-xxi-secolo/

 

e fare un semplice confronto ad esempio fra due brani per strumento solo (prendo gli ultimi due proposti), seppur diversi ma polifonici e con disponiiblità di suono e percussione in abbondanza:

 

 

https://www.pianoconcerto.it/forum/index.php?/topic/7287-francesco-trocchia-giocando-in-galleria-klavierstück-studi-da-concerto-2017/

https://www.pianoconcerto.it/forum/index.php?/topic/7294-maurizio-azzan-—-geometrie-nelle-mani/

 

Francamente ho passato ore a riascoltare la prima proposta,scaricati e in playlist (graditi anche da amici e familiari, non addetti ai lavori)...nel secondo caso mi sono bastati 15''. In entrambi non ci trovo tonalità, ipercormatismo, pantonalità, dodecafonia, serialità, serialismo integrale, ...eppure.......

 

Bisogna imparare a distingure la donna barbuta da una bella donna...tanto alla fine sarà pure interessante la prima, ma tutti vogliono andare con la seconda ;)

 

Qual'è la sostanziale differenza tra i due brani (e guarda caso entrambi i brani sono studi, ah però)? Il secondo è solo  la dimostrazione di una serie di tecniche compositive, il primo è un' opera d'arte (dove è scontato che ci sia una padronanza tecnica compositiva, altrimenti col C***o che esce tanta meraviglia B)  )

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...e in effetti forse è il caso di iniziare ad ascoltare la musica contemporanea (e non Contemporanea) ovvero quella scritta nel XXI secolo. Inoltre non capisco perchè la musica da film dovrebbe essere esclusa...è un po' come escludere la musica per teatro.

 

 

Diciamo che un bel po' di colpa ce l'hanno sti (neo) direttori artistici passatisti che ci propinano sempre le stesse "opere" del primo...  secondo novecento (1950-80) e imitatori del secondo..secondo novecento (1980-2000).

 

Così la gente pensa che la contemporanea (ma che vuol dire contemporanea? Tutta la musica vive nella contemporaneità) è solo quella.

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Direi che se iniziate a seguire gente tipo Pino Iodice vi renderete conto che è sempre tutto sold out; quanto è contamporaneo il Jazz? E quanto Jazz c'è Egidio nei brani per pf che hai linkato? (una sorta di slow blues, spesso e volentieri dissonanti .. .quasi free jazz ... ma tutto dal sapore classico).

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Ci sarebbe molto da discutere e da disquisire su quello che Valentina afferma circa il fatto che noi non siamo programmati biologicamente ai suoni della contemporaneità. In realtà, l'Opus 133 di Beethoven  - in particolare - e sostanzialmente a quasi tutta la musica del cosiddetto "terzo stile" beethoveniano è un unicum che potrebbe dimostrare questa tesi rispetto ai suoi contemporanei, tanto è vero che qualcuno afferma che Beethoven, nella sua ultima stagione, in un certo senso, rappresenta la "prima avanguardia" musicale ante-litteram. Poi perché questo problema si ripresentasse si è dovuto attendere le prime avanguardie novecentesche che, via via, hanno scavato un abisso sempre più ampio e sostanzialmente insanabile rispetto al pubblico che ascolta la musica d'arte.

Non mi convince per altro neanche la risposta di Battistelli: la musica dell'avanguardia del Novecento e quella oggi contemporanea non è un altro da sé rispetto alla nostra cultura ma è nata ed è intrinseca alla nostra cultura e, in quanto tale, è il frutto di un'evoluzione - qualcuno direbbe un'involuzione - tutta nostra e dunque, se fosse questo il motivo che tiene lontano la maggior parte delle persone che ascoltano musica d'arte da essa, il suo discorso non regge. La realtà, secondo me è un'altra. Come Beethoven - ma solo lui  - due secoli or sono, fece musica che era incomprensibile per i suoi contemporanei perché il suo percorso era andato ben oltre alle loro possibilità d'ascolto, così è accaduto dal Novecento in avanti: quella musica che è uscita completamente dalla tonalità è andata ben oltre alla possibilità d'ascolto dei contemporanei e questo ha creato quel vistoso abisso che esiste fra molti dei compositori di musica d'arte dell'ultimo secolo e di oggi e i fruitori di quel prodotto che preferiscono continuare ad ascoltare sempre la musica del passato perché consona alle loro orecchie e rifiutano la musica atonale perché per loro rimane assolutamente ostica se non cacofonica.

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