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Piano Concerto - Forum pianoforte

Accordatura e disarmonicità di un verticale usato


miccroburst
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Salve a tutti, questo è il mio primo messaggio sul forum. Ho appena comprato un verticale dopo anni passati sulla classica tastiera elettronica.. come da aspettative è tutto un altro mondo il piano acustico. Però vorrei chiarire alcuni dubbi che mi sono sorti soprattutto dopo aver fatto accordare il piano da un accordatore professionista. Il suono è molto peggio di quello che mi aspettassi ma non riesco a capire se sia l'accordatura fatta non proprio a regola d'arte o la disarmonicità dello strumento ad essere davvero elevata.

Tra l'altro ho iniziato a farmi una cultura sul mondo del pianoforte e ho scoperto che l'accordatura si discosta leggermente dalle frequenze teoriche ma non capisco se il motivo sia la compensazione della disarmonicità oppure di un errore del temperamento equabile che mi sembra sia chiamato comma in musica... 

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Non sarò molto scientifico ne gentile ma se riesci ad orecchio a riconoscere che non ti piace, non è armonico il suono devi preoccuparti... dacci qualche dettaglio in piu ma sappi la regola basilare dei pianoforti o almeno di quelli usati: se è buono, o almeno ben tenuto curato e preparato,  e accordato almeno 1volta per bene negli  ultimi tre anni da quando lo si suona allora difficilmente si capirà ad orecchio che sta messo male!

Questo perche non tutti hanno l'orecchio assoluto e il pianoforte tende a scordarsi uniformemente, c'è da fare una piccola eccezione visto che fanno un milione di gradi questa estate e per il fatto che hai appena ''traslocato'' il pianoforte a casa.

Ultima cosa è importantissimo, molto piu di quanto tu possa immaginare/credere/sperare il luogo la parete in cui poni il pianoforte

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se il verticale è molto basso ....  
qualche problema di accordatura sui bassi profondi   si ha sempre,
ma se senti che non va......   non va! 
cerca di postare un file audio... 
... senza ancora sentirlo direi che è da intonare ed  accordare  :) 

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C'era una volta il fu accordatore del conservatorio Verdi di Milano, Sig. Meazza, il quale fu chiamato da Claudio (Abbado) per accordare il nuovo Steinway 155 (modello S) nuovo di pacca e che aveva scelto per lui il suo amico Pollini, direttamente ad Amburgo tra tutto quel ben di dio.

 

Egli non fu mai soddisfatto della accordatura, gli accordi in lontananza, cioè suonati insieme esternamente rispetto al centro tastiera, non quadravano...e così lo richiamava sostenendo che il pianoforte era accordato male.

 

Ad un certo punto il povero Meazza, che non era l'ultimo arrivato e che qualche migliaio di pianoforti lo aveva accordato, gli disse: "ascolti, le lascio qui la chiave, se lo accordi lei".

 

Il problema della disarmonicità o inarmonicità o anarmonicità esiste, Il fu ing. Radice tentò anche di affrontarlo scientificamente con due pagine di calcoli illeggibili pubblicate su una rivista di settore, e si arrabbiò tanto quando ad un convegno Europiano Klaus Fenner, klavierbaumeister, gli disse che erano tutte cose interessanti ma che ad un costruttore di pianoforti non servivano a nulla! Alla fine finirono tutti per avvocati, compreso l'allora editore della rivista e anche il presidente dell'AIARP di allora

 

Questo per dire che il problema della disarmonicità esiste, è noto a tutti e non ha soluzione se non quella di acquistare il più grande, costoso e bel pianoforte disponibile sul mercato, soluzione che ne attenua gli effetti all'orecchio con buona pace dei sensi. Diversamente bisogna accontentarsi e scegliere magari un buon verticale alto, con un corretto dimensionamento della cordiera, che prediliga la pulizia alla potenza, quest'ultima diventata ormai una priorità per i costruttori e che ha comportato la maggiorazione di diversi componenti, di smorzamento, di percussione etc. per inseguire l'aumento dei calibri delle corde, che è anche una conseguenza dell'accorciamento di un pianoforte.

 

I migliori acciai, il miglior rame, la lunghezza della corda massima possibile e il calibro minimo possibile sono tutti requisiti che contribuiscono ad attenuare la problematica, ma non sono caratteristiche dei pianoforti più commerciali.

Anche affrontare l'accordatura in termini scientifici, sostenendo di incastrare i parziali in modo tale che le risonanze non disturbino, è a mio parere una perdita di tempo, visto che poi è il risultato quello che conta, ovvero che il tutto sia gradevole all'orecchio, stabile e duraturo.

 

Ora, non sapete che piano ha acquistato, non sapete chi lo ha accordato, il cliente viene da un piano digitale (la peggior specie di cliente per un accordatore) e già dite che è tutto da rifare? Magari bisogna cambiare il piano e non l'accordatore.

 

Un piccolo appunto: avere l'orecchio assoluto non aiuta nella valutazione di una accordatura, serve semmai un buon orecchio relativo.

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All'università feci una tesina per un esame sugli algoritmi intitolandola: algoritmi per l'accordatura del pianoforte. Conclusi la mia tesina dicendo che non possono esistere algoritmi capaci di rendere l'accordatura del pianoforte gradevole a tutti gli orecchi. La percezione del suono è un qualcosa che va al di là della scienza matematica e fisica. È una questione soggettiva dettata dalla psicoacustica. Nella tesina, parlando di algoritmi, ho dovuto parlare anche di disarmonicità, spiegandola in modo matematico, con equazioni "illegibili" come dice Giovanni... Si trattava se la memoria non mi inganna, di equazioni differenziali del secondo ordine. In ogni caso la disarmonicità dipende da una miriade di fattori ed è dovuta alla non idealità delle corde. Qualsiasi corda, anche quella più lunga differisce dalla corda ideale (il suo calibro tende a 0). Certamente le corde dei pianoforti da concerto, molto lunghe, si avvicinano maggiormente alla corda ideale e limitano questi fenomeni. Se la corda è corta, al contrario li amplificano. Contribuiscono alla disarmonicità diversi fattori: il calibro della corda, il materiale costruttivo, il livello di tensione, ecc. Tutti questi fattori fanno si che i punti nodali che si creano sulla corda quando questa produce gli armonici non siano dei punti ma delle superfici sferiche e che queste superfici sferiche non occupino perfettamente il punto centrale delle varie metà delle sezioni della corda ma siano leggermente spostati indietro, Pertanto questo effetto produce dei suoni che non sono degli armonici puri ma appunto dei "Parziali", frequenze seppur vicine all'armonico ideale, ma non perfettamente centrate su quella frequenza. Questo effetto è tanto più evidente quando più il pianoforte è corto, perché gli scostamenti in percentuale sono tanto più grandi quanto più piccolo è il pianoforte. 

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Io aggiungerei una cosa a ciò che è stato detto...

Come suona la stanza? Quello che noi percepiamo è anche dato da tutta l'acustica della stanza e a me più volte è capitato di sentire come "strambo" un pf in una stanza e poi sentirlo decente in un altro ambiente. L'ambiente influisce sulla timbrica come anche sulle altre caratteristiche del suono per cui potrebbe incidere facendolo percepire anche disarmonico. ...o sbaglio?

 

Ma il piano è nuovo o usato? E che pf è?

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Beh il piano è nel soggiorno di circa 30 mq, è usato, abbastanza alto 134 cm e sicuramente anche vecchio ma non so quanto di preciso. A dire il vero l'accordatore mi suggerì a grandi linee l'età ma non ricordo bene se intendesse '' il piano ha 30 anni '' oppure ''è degli anni 30''  :o

C'è scritto Carl Hardt Stuttgart e il numero di matricola è di appena 4 cifre, insomma temo sia molto più antico di quanto pensassi. 

Se fosse veramente degli anni 30 è stato restaurato perchè il mobile è praticamente perfetto e la tastiera è di plastica.  

Purtroppo quando l'ho comprato quasi neanche sapevo come era fatto un piano ma per il prezzo che aveva e per quello che sembrava visivamente mi andava bene. Bene ora ho potuto verificare che i martelli sono molto scavati, da buttare e questo di sicuro peggiora il suono.

Inoltre mi sono reso conto che l'accordatura in realtà è stata fatta bene è proprio la disarmonicità ad essere elevata. A questo punto mi domando se cambiando le corde (se hanno decenni addietro) o facendo una revisione completa possa migliorare il suono. Poi ci sono io che effettivamente credevo che un verticale potesse suonare come un coda vabbè 

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Visto che sono/ siamo stati fraintesi io e Gia ci tengo a sottolineare;   io che sono un semplice pianista dilettante, pur di rispondere a un ''collega'' piu inesperto (almeno in materia di acustici) suggerisco  alcuni fattori da analizzare mi sbilancio un po' dicendo che probabilmente ha ragione lui nel senso che forse qualcosa non va, conoscendo vagamente  il mercato dei pianoforti usatie  conoscendo vagamente l'acquirente medio mi sono sbilanciato ok? chiedo venia

ma visto che come pianista,io   per 10 anni e diversi pianoforti cambiati nuovi e usati non sentii mai necessita di chiamare l'accordatore mi son permesso di dare giudizi

buona musica

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