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Piano Concerto - Forum pianoforte

Talento musicale e studio


nancy
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...《quel bambino è dotato...farà sicuramente il pianista concertista》

..《ha talento naturale》...

Senza mettere in dubbio l'esistenza di qualità congenite che facilitano il raggiungimento di certi obiettivi, mi sono sempre chiesta quanto invece certi risultati possano essere raggiunti grazie in primis ad un forte amore per la musica e chiaramente ad una corretta carriera di apprendimento!

...un soggetto medio con un ottimo insegnante, secondo voi che ambizioni potrà soddisfare?

So che può sembrare banale e scontato, ma parlando di fare musica a certi livelli può essere una riflessione utile e non semplice, secondo me!

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A volte il solo talento non basta, penso sia un mix di tante cose messe assieme. sicuramente un'ottimo insegnante, è fondamentale che sappia fare amare al bambino la musica che andrà a suonare, così pure lo strumento,aggiungerei grande spirito di sacrificio da parte del bambino negli anni a venire, cosa non del tutto scontata.

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Che non esista destino...tutto si può scrivere...

Le qualità possono anche esserci ma poi una serie di contingenze giuste indirizzano e sviluppano ciò che natura ha dato che a parer mio non significa per forza ereditario, ma piu genericamente intrinseco al genotipo. Infiniti genotipi. ..infiniti bagagli esperienziali....infinite possibilità di risultati in musica.

Quello che mi ha tranquillizzato e che comunque mi pare di capire è che per fortuna i più non si limitano al preconcetto che debba o possa fare musica solo il bambino "portato" per la musica...come spesso in altri contesti ho dolorosamente sentito dire!.

Io ho sempre sostenuto che il miglior talento in musica sia la passione che permette la tenacia e la pazienza nello studio...nel cercare il proprio suono e la propria espressione.

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Ciao Nancy, interessante discussione che mi coinvolge personalmente.

Il mio primo amore è stata la musica leggera ed avendo un ottimo orecchio relativo alle medie strimpellavo benino la chitarra.

All'epoca, poi, rimasi affascinato dall'organo elettronico (non liturgico) proprio per perseguire quella strada.

Ma i miei non furono molto dell'idea e mi fecero abbandonare ragioneria a patto di fare il conservatorio.

E cosi' accadde.

Mi rivelai essere un ragazzino prodigio (avevo già 14 anni) e da zero in 2 anni feci l'esame del quinto.

In conservatorio a Milano ero tenuto molto in considerazione soprattutto dall'allora direttore Marcello Abbado che mi aveva anche un pochino fatto montare la testa.

Comincio a fare i primi concerti e qui iniziano i guai.........il TERRORE era tale che mi irrigidivo diventando una corda di violino!!!!! A discapito suprattutto del suono.

Continuando verso l'esame dell'ottavo il patatrack!! Mollo il conservatorio e comincio ad andare in giro a suonare musica leggera e a lavorare come dimostratore per un famoso negozio Milanese.

Dopo qualche anno disperso quà e là, spinto anche da una importante storia affettiva, mi metto sotto e in un anno faccio, da privatista, il famigerato e odiato esame dell'ottavo con votazione 10.

Mi diplomo nel 90' per opera dello spirito santo......

In pratica ti ho raccontato tutto questo perchè sono veramente tanti i fattori che fanno il "concertista".

Il problema e farli quagliare tutti insieme: talento, passione, studio, una buona dose di narcisismo, non essere terrorizzati dal pubblico.

Dopodichè mi sono disperso in tuttaltro per anni fino ad arrivare allo scorso anno dove, come avrai letto nella mia presentazione ho avuto quel grave incidente di salute.

Oggi,53enne mi ritrovo con una gran passione rinata, ho ripreso a studiare "davvero" e voglio riuscire a tornare su un palco affrontando la paura.

Poi non so dove arrivero' ma ho una gran voglia di provarci!:)

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...la tua storia è molto affascinante e significativa per tanti motivi.

io identifico in buona misura quello che viene chiamato talento con la passione...o meglio generalmente chi ha passione per la musica sente una forte attrattiva verso di essa, un forte richiamo che probabilmente ha anche radici genetiche (?!?!)....si può assopire per cause di forza maggiore o inconsapevolezza/distrazione. ma non muore e spesso riemerge con quel pizzico di maturità che serve per far quagliare quei tanti fattori che non avevano trovato la coincidenza giusta e che magari in altre fasi della vita non hanno avuto fortuna. conosco questo percorso.... :D.  ho molta stima per la forza che esprimi.

 

purtroppo molti insegnanti hanno la buona creanza di arrogarsi il merito di aver dato all'allievo determinate abilità che invece magari sono semplicemente frutto della passione dell'allievo e attribuirgli il demerito quando ci sono delle difficoltà che loro come insegnanti non sono in grado di far superare...

il merito è sempre dell'insegnante quando l'allievo interpreta bene, il demerito dell'allievo e gli si attribuiscono limiti e mancanza di talento quando ci sono le difficoltà.

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Marcy63 di casaletto Lodigiano ???  :blink:

praticamente siamo vicini di casa....  :D (mi sa che abbiamo suonato con un saxofonista in comune... tal Vito. Può essere?)

Mah... comunque credo dipenda anche dal tipo di musica.

Quello che vale nel jazz, non vale nella classica.

Ho conosciuto talenti mostruosi che sono musicisti di livello internazionale che studiano molto molto poco, ma suonano jazz, vedono e sentono le note e le suonano e le interpretano con la loro anima. Davanti alla relativa rigidità della classica andrebbero in palla, sporcano le note, suonano in anticipo in ritardo... 

Ho avuto amici diplomati al conservatorio in più d'uno strumento che leggevano lo spartito al contrario, i traverso e dalla fine all'inizio. Uno di essi non fa più il musicista; l'altro lo chiamano solo per sostituzioni. Entrambi grandissimi studiosi; mostri della lettura ma con poca anima. Il mix è difficile. Nella classica impossibile non ammazzarsi dallo studio; nel jazz e nel pop di classe si può studiare anche meno se si ha la stoffa. Io sono un soggetto medio; per arrivare a risultati appena discreti, devo continuare a studiare ore e ore. Ho amici che sanno a malapena la pentatonica s suonano un blues da paura. Usano le superlocria senza sapere cosa siano, Certo che un buon insegnate è fondamentale. Ho capito la costruzione degli accordi senza dovermeli ricordare tutti a memoria grazie a un insegnate da cui ho preso tre lezioni (era troppo lontano). Faccio l'insegnate di professione (non di musica) e trovo che sia importante capire nel profondo quale sia la strada da seguire alunno per alunno. Trovare l'esempio giusto per QUEL allievo.

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Si un bell'esempio marcy..per me andò in modo differente con la pittura . Amavo molto l'arte ma dire che fossi negato....era dir poco....anche gli insegnanti dissero a mia madre, chi mi avesse consigliato quell'istituto. In realtà io ci credevo ed ero un creativo dentro. Fin da quando avevo 8 anni copiavo Monet a tempera sulle tavolette di compensato assiem a lei che comunque era grande appassionata di pittura,..Forse gli insegnanti non se ne resero conto di questa mia passione..ma io con gli anni ho perseguito la mia strada comunque e sono riuscito a tirare fuori il talento soffocato.

A mio parere però, e questo lo sottolineo , la differenza c'è tra il talento naturale e lo studio che ti fa raggiungere con fatica i risultati ambiti.

La differenza è semplice ( e l'ho provata sulla mia pelle ) . Il talento naturale deve capire e affinare quel che sà, mentre invece chi studia ma non ha un'inclinazione naturale deve imparare ciò che non sa. Ed è molto diverso.

Fin da bambino gravitavo attorno alla musica, alla pittura ed all'artigianato (falegnameria) . Pochissimo dotato in pittura , mediamente in musica ma eccellente talento naturale nella falegnameria che non mi interessava come le altre, forse proprio per il fatto che non avrei dovuto sfidare e conquistare nulla. In pratica tutto ciò che facevo in quel campo artigianale veniva da se ( le astuzie, le soluzioni, le cose più complesse...sentivo di essere l'insegnante di me stesso....anche se le cose dovevo pur vederle realizzate per capire..questo è logico ..ma con una facilità estrema..da adulto cosa scopro? Facendo un po' di ricerche scopro di avere una generazione di falegnami alle spalle...ha ha vi rendete conto? A questo punto ho mollato le mie convinzioni dell'epoca ed ho capito che .....il talento naturale c'entra e come.

 

Il tempo però mi ha dimostrato che con lo studio e l'applicazione si possono raggiungere tutti gli obbiettivi che ci prefiggiamo di raggiungere, anche se con grande fatica. Il fatto è che quando sei pervaso dalla tua passione, ascolti ogni cosa, e la stessa passione diviene combustibile per l'apprendimento ...nulla ti sazia ed impari molto più velocemente di chi non ha quella passione..solo per il fatto che durante il giorno quando gli altri vanno in giro o si divertono con gli amici ...tu...l'emarginato ...e faccio per dire...sei felice nel coltivare quello che il cuor ti comanda.

 

L'altro problema di cui parli è...il bambino portato o predisposto e il bambino comune...e questo è un problema culturale di un paese.

Del resto, come i bambini imparano l'alfabeto,per quale motivo non dovrebbero dare la stessa importanza alle note?

Di sicuro con le note non potranno dire al panettiere di preparare loro un panino oppure fermare l'amico perché una macchina sta arrivando ( cosa non vera perchè la musica si è impadronita anche del linguaggio stradale.. ci penserebbbe l'autista dell'auto in questo caso con un semplice colpo di. ..clacson...) ma potranno un domani senza pronunciare nessuna parola narrare

, con la magia dei suoni, qualcosa di molto importante a mille persone assieme.

In Svizzera, Germania, Russia etc etc ad esempio suonano molto nelle famiglie e così in altri paesi, non a caso culturalmente più attivi di noi. In Italia suonare il piano o tenere un pennello in mano significa quantomeno...non aver voglia di lavorare..

Bene il calcio, bene se la musica la studi per andare in TV..oppure il conservatorio ma solo per il fatto che tu potrai andare alla Scala ..oppure essere un maestro ben pagato.

 

Si tratta di VALORI...qui da noi si prepara il bambino a farsi largo tra gli altri per le cose che servono e non quelle che non servono ( ossia l'arte ) ed ecco perché ci ritroviamo in un paese che sta andando a fondo, un paese dove i teatri chiudono e dove trovare un concerto di qualità nelle province più piccole è comunque molto raro.

 

Vidi un concerto di Lazar Berman qui in città... e la sala era semivuota...sonata in si minore di Schubert..e repertorio schubertiano a seguire..veramente grandioso ..suonò da Dio. E pensare che avrebbero dovuto accoglierlo con carrozze e tappeto rosso in una piccola provincia come la nostra...ma....nullla...il giorno dopo quasi nessuno avrà conservato qualcosa di quel magico incontro . Le signore fecero la solita chiacchierata sulle scalinate mettendo in mostra la pelliccia di ornitorinco ...pur di farsi notare . Pur di " essere" la dov'era la cultura, dov'era un grande personaggio ma aimhè..senza portare a casa nulla di nuovo. I mariti da lontano accennarono di andare, annoiati per averle accompagnate rinunciando alla tanto attesa partita ed in questo modo calò il secondo vero sipario della serata, quello della cultura.

 

Per gli insegnanti direi in accordo completo. L'insegnante dovrebbe capire chi ha di fronte cercando di creare un rapporto di stima con l'allievo; evitando di trasformarlo In un suo discepolo imitatore.

Dovrebbe scegliere i mezzi differenti da fornire a persone differenti per il raggiungimento di un comune obiettivo, quello di apprendere il mestiere del musicista e quello di capire profondamente se stessi e le ragioni di quella scelta.

Io ho avuto la fortuna di incontrare un grande maestro, che ringrazierò sempre.

Questo maestro senza magari accorgersene, mi ha cambiato la vita.

 

Argomento molto interessante ma anche molto complesso.

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Talento inteso come quella dote innata che rende certe abilità più semplici. ...può essere! Ma come fate a dire che non sia invece il contesto a facilitare. ...o rendere difficile..

Quando ero in conservatorio studiavo circa 12 h al giorno spesso imbruttendo i pezzi per il troppo insistere in maniera poco fruttuosa...

Appena ho cambiato insegnante le mie ore di studio si sono ridotte. Anzi fu lei a dirmi di non esagerare su passaggi che non venivano ma insieme avremmo risolto ed effettivamente mi ha insegnato a studiare in maniera diversa...capito il meccanismo lo studio è divenuto molto più proficuo e facile...ma le mie capacità naturali sono sempre le stesse.

Il primo insegnante mi faceva sentire una nullità ma con il senno di poi erano i suoi insegnamenti ad appiattire e soffocare le mie capacità. ....facile sentirsi non dotati quando a dirtelo è un insegnante e tu sei un bambino...mi rivolgo in particolare a Fabio! Chi ti dice che nella pittura semplicemente tu non sia stato svalorizzato...

A volte è difficile riconoscere subito le proprie passioni e quindi i propri talenti! Magari in un contesto diverso valorizzato e incoraggiato ti saresti sentito "dotato" nella pittura e le tue scelte sarebbero state diverse!?!

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Io vi posso portare come esempio e dal basso della mia esperienza la mia storia sulla quale ragionai non troppo tempo fa con il mio primo Maestro di pianoforte il quale sosteneva e sostiene ancora oggi che fossi un bambino prodigio.

Iniziai a suonare il pianoforte all'età di 9 anni  (anche un pochino tardi), a 13 o 14 anni presentai ad un saggio la seconda rapsodia ungherese di Liszt, a 16 nel mio primo concerto in un vero teatro suonai tutto repertorio chopiniano: mazurche, valzer e la quarta ballata, ed avevo anche altro repertorio importante sotto le mani come la Berceuse di Chopin, alcuni Notturni ecc. e devo dire di non essermi mai ammazzato di studio; se non per gli esami di storia della musica, ottavo e decimo anno che ho dovuto dare in 6 mesi dal momento che i conservatori dall'anno successivo non avrebbero più accettato candidati privatisti.

Se per la storia del "bambino prodigio" nutro sinceramente delle perplessità in quanto non ritengo che io sia stato un bambino prodigio dal momento che seppur facilitato nella tecnica suonavo quei brani con l'immaturità tipica di un bambino, devo però riconoscere di aver avuto sempre vantaggi tecnici e anatomici enormemente superiori a molti altri pianisti che suonavano già da molto tempo prima di me: la mano molto veloce e molto grande in unione con il mio ambidestrismo che mi permetteva di suonare pressoché con la stessa disinvoltura quello che facevo con la destra anche con la sinistra. Per fare un parallelo ci sono molti diplomati "destrorsi" che con la mano sinistra faticano anche semplicemente a portare in velocità un basso albertino. Questo vuole dimostrare che anche la sola genetica riveste un ruolo fondamentale. 

 

Credo che al di là di queste facilitazioni tecniche, il "pianista serio" venga comunque fuori da una miriade di fattori che devono in qualche modo combinarsi... Genetica, forma mentis, senso del sacrificio, talento, esperienze sociali, situazione economica della famiglia ecc.

 

Ci metto dentro anche la situazione economica perché suonare il pianoforte ad un certo livello è cosa da "benestanti", specialmente se non frequenti un conservatorio e sei costretto a studiare da privatista. Per suonare il pianoforte ci vuole prima di tutto il pianoforte, le lezioni private si pagano fior di quattrini e quando si pensa che una volta giunti al diploma si sia finito di spendere soldi è proprio quello il momento in cui si spendono di più con i masterclass e corsi di perfezionamento. 

 

Le famiglie che non vivono un'esistenza agiata quei pochi soldi che hanno da investire sul figlio preferiscono investirli sull'università per dargli un'istruzione più spendibile rispetto a fargli suonare uno strumento che vista la situazione attuale soprattutto qui in Italia sarà difficile che gli darà da mangiare. 

 

Esperienze sociali perché l'età nella quale si comincia a suonare uno strumento è un'età particolarmente difficile. Avviene proprio negli attimi di crescita in cui si passa dallo stato sociale di bambino ad adolescente, si comincia a pensare ai rapporti con l'altro sesso, le uscite con gli amici. Tutto questo può deviare ed è dunque importante che il bambino/ragazzo si senta responsabilizzato e faccia delle scelte che forse richiederebbero una maturità maggiore della sua età.

 

Subentra a questo punto il Talento... Se cominci a nutrire interessi per altre attività ciò significa che dedicherai meno tempo allo strumento. Chi ha talento, se guidato bene, impara ciò che gli altri imparano in giorni o mesi, in appena qualche ora. Questo scatenerà l'ira di molte persone ma è la verità, fatevene una ragione. La dimostrazione è che ci sono persone che passano anni interi a leggere una sonata di Beethoven e altre (i talentuosi) che se la spicciano in qualche giorno.

 

Senso del sacrificio... A certi livelli è necessario sacrificarsi per lo studio. Mentre gli altri ragazzi finiti i compiti di scuola possono uscire a divertirsi chi studia uno strumento deve sacrificare il tempo dello svago per dedicarsi allo strumento. Quando c'è la dedizione e l'amore per lo strumento questo non pesa poi così tanto ma è sempre tempo in cui ci teniamo impegnati con qualcosa di arduo invece di riposarci e staccare la spina.

 

Forma mentis perché non si può suonare con la negatività e con i problemi. La mente dev'essere libera e deve applicarsi unicamente allo studio, solo in questo modo i risultati saranno evidenti. Suonare quando stai pensando alla fidanzatina che ti ha lasciato o al litigio con l'amico è tempo sprecato. Tanto vale chiudere il pianoforte e andare a farsi una passeggiata con lo scopo di divagarsi. In questo caso ci vuole l'intelligenza di saper riversare quei sentimenti nello studio. 

 

Ci metterei anche la costanza e questa non è una cosa che possono permettersi tutti. Nel mio caso, per essere costante con lo studio sono costretto a dormire 5/6 ore a notte da ormai 3 anni (sono uno di quelli che se non dorme 8 ore di fila sta male tutto il giorno). Per chi lavora non è facile essere costanti nello studio dello strumento, quindi aggiungerei anche la fortuna. Chi ha la fortuna di avere lavori che lasciano tanto tempo libero può sicuramente essere più costante. 

 

Come vedete il Pianista con la P maiuscola, non lo strimpellatore dunque, è colui che essendo dotato, si sacrifica e studia sottraendo tempo al riposo. Io sinceramente non credo che si possa diventare pianisti seri se alla base manca anche solo una di queste condizioni, talento incluso dunque. 

È un po' come la matematica, c'è chi la capisce e chi non la capisce. Ho amici ai quali potrei insegnare per anni la matematica, non sono geneticamente portati per questa materia e non riuscirebbero mai ad arrivare neanche allo studio di una funzione. Ognuno di noi ha delle caratteristiche che lo rendono migliore dell'altro in un particolare contesto, e per giungere ad un livello alto ci vuole necessariamente la combinazione di tante caratteristiche, alcune delle quali non dipendenti da noi ma da fattori esterni. 

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Credo che al di là di queste facilitazioni tecniche, il "pianista serio" venga comunque fuori da una miriade di fattori che devono in qualche modo combinarsi... Genetica, forma mentis, senso del sacrificio, talento, esperienze sociali, situazione economica della famiglia ecc.

 

 

hai elencato quelle che io chiamo contingenze nella vita o risorse....fondamentali le possibilità economiche, il contesto culturale in cui si cresce ecc..

 

 

 

Subentra a questo punto il Talento... Se cominci a nutrire interessi per altre attività ciò significa che dedicherai meno tempo allo strumento. Chi ha talento, se guidato bene, impara ciò che gli altri imparano in giorni o mesi, in appena qualche ora. Questo scatenerà l'ira di molte persone ma è la verità, fatevene una ragione. La dimostrazione è che ci sono persone che passano anni interi a leggere una sonata di Beethoven e altre (i talentuosi) che se la spicciano in qualche giorno.

 

 

ho conosciuto pianisti che avevano facilità enorme per alcuni compositori ma erano negati per altri...ricordo uno in particolare (che conoscevo molto bene) leggeva Beethoven a meraviglia e lo rendeva senza doverlo quasi studiare....ma chopin proprio non era per lui...ci ha provato, ma non entrava in empatia proprio per niente. ma anche altri........a volte capita di avere facilità estrema per un compositore solo in una determinata fase di vita....

un bambino di 4 anni che viene valutato "nel suo talento" non è privo di esperienze. il contesto di vita in cui è cresciuto ha già inciso profondi solchi per ben 4 anni. Quando diciamo che è dotato cosa stiamo vedendo? le sue esperienze di approccio alla musica o la sua natura?

 

credo che il nocciolo della questione sia proprio definire quello che allora chiamiamo talento.

 

permettetemi di fare l'avvocato del diavolo:

per qualche anno ho insegnato in una scuola di bimbetti ma chi ha certamente più esperienza in insegnamento può dirmi di più.

tutti avevano musicalità. solo ad alcuni (rari) la musica proprio non piaceva e non riuscivano ad utilizzare questa musicalità .

in diversi hanno sentito questa musicalità in maniera forte come una passione e hanno deciso di approfondire. poi le risorse che la vita gli ha riservato hanno fatto le differenze.

io distinguo quella che è la musicalità di base, quella che è la passione o talento, e quello che è un blocco verso la propria musicalità.Veramente raro. basti pensare che spesso  anche i bambini autistici hanno musicalità. ma è secondo me più un blocco probabilmente esperenziale.

a chi ha passione per la musica questa dote di natura non basta e va oltre

- chi ha passione (vera passione)si attrezza per raggiungere certi obiettivi....ha costanza....investe soldi....ha spirito di sacrificio e si abnega per la musica vivendo le proprie esperienze sociali di conseguenza....ci mette impegno (e se ben guidato), studia e affina le proprie competenze all'infinito...

 

perchè allora non pensare che il talento non sia altro che la passione (quella forte)?

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Ragazzi...Simone e Nancy...mi state complicando la vita!! Ha ha..discussione direi interessantissima..

Ma fiumi di parole forse non basterebbero.

Hai pienamente ragione Simone, soldi , famiglia, sacrificio anche per me è così.

Di sicuro c'è qualcosa dentro di noi che ci spinge ad essere differenti e forse, l'arte, il sogno, la ricerca ci portano a voler essere migliori.

Suonare per me come dipingere è anche svegliare qualcuno..( ascoltatore o fruitore dell'opera visiva ) da un suo torpore, facendogli capire quel che ho capito e provato con quell'opera, emozionandolo, prendendolo per mano per donargli qualcosa di me e del mondo.

Direi che l'artista alla fin fine ama tutto e tutti. Ci sono stati mille artisti che hanno prodotto opere gigantesche senza mai essere considerati,,,eppure...hanno continuato..ma allora perché? (Sapete che tempo fa trovarono un Van Gogh a separare un pollaio da un'altro? Messo come tavoletta separatrice intendo....)

Perché la verità e la sua ricerca, sono di sicuro insite nell'animo umano.

Sto scrivendo anche appunti per la pubblicazione di un libro ( punti di incontro tra immagine e musica, o l'immaginario figurato nella musica ) che mi piacerebbe terminare e pubblicare.

 

Quel che dici degli autori Nancy è verissimo. Alcuni leggono una autore ma non hanno affinità con altri..e su questo dimentichiamo spesso che un brano non è un avvenimento sceso dal cielo ( anche se a volte così sembrerebbe dalla bellezza contenutavi ) ma è la "semplice" opera di un uomo ..o una donna..

Il compositore in genere compone inconsciamente per come è lui stesso è per le sue abilità manuali e cerebrali .Un compositore non virtuoso al pianoforte non comporrà brani virtuosistici..magari potrà avere punte di questo tipo in tutta la sua opera ma poi tornerà comunque a scrivere di quel che "è" e non di quel che non "è" essendo la ricerca dell'arte e della verità una ricerca su se stessi e sulla natura delle cose. Infatti anche i pianisti si identificano con un compositore proprio per ragioni di pensiero e di mano perché no! Suonandolo in modo preferenziale per tutta la vita.

 

Quel che dici è verissimo, di sicuro sono stato poco apprezzato all'epoca con il disegno e la pittura e questo lo dimostrò il fatto che dopo il secondo anno, con l'arrivo di una nuova insegnante che mi stimava molto, ( senza mai avermi conosciuto) ti giuro che il mio atteggiamento cambiò e in una anno misi a frutto tutte quelle cose che avevo visto e provato ad imparare ma in modo meccanico senza nessun esito...quello di cui parlavi con le 12 ore di studio...come dice Simone , e concordo al mille per mille , la mente deve essere libera !!! e si dovrebbe essere egoisti magari solo per quelle due o tre ore al giorno o anche una sola, che secondo Tausig sarebbe sufficiente per tirare su una buona tecnica. È così è!!

Lo studio meccanico non serve a nulla, visto che il nostro cervello non è meccanico.

Ricordiamoci che Einstein fu bocciato in matematica, e spesso chi non va bene a scuola non è un somaro ma molte volte più intelligente di altri,,,tanto da capire che quelle cose insegnate in quel modo proprio non gli vanno a genio..comprende che tutto dovrebbe essere fatto o insegnato in una maniera diversa e quindi si chiude di fronte alla prepotenza degli insegnanti e di allievi che invece seguono quel sistema.

Gli amici più scapestrati che avevo sono diventate persone ben più serie da adulti...ma guarda un pò...ha ha

 

 

Sul serio discussione infinita...comunque sono in accordo con voi.

Diciamo che avendo perso tempo...ho 43 anni ed entro i 53 dovrò comunque divenire più pianista di quel che sono.

Io accetto la sfida!!!

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