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Piano Concerto - Forum pianoforte

La parola "linguaggio" collegata alla Musica


pianothor
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Propongo un nuovo approccio alla discussione...

Più volte anche qui sul forum si è parlato di necessità. Perché un compositore scrive musica? Spesso si è detto per necessità di esprimersi ed esternare i propri sentimenti.

Mi chiedo a questo punto... Perché Chopin ha scritto lo studio op. 10 n. 12 (La caduta di Varsavia) e non un testo in cui raccontasse le proprie emozioni?

Forse perché, per un compositore, è più facile esternare e descrivere le proprie emozioni, i propri pensieri attraverso la musica anziché la letteratura. 

Oppure perché probabilmente ci sono delle dinamiche interne dell'essere umano (che tende a semplificare) che riescono più facili ed arrivano prima e sono più comunicative attraverso la musica. 

Se questo fosse vero allora non è possibile che la musica sia un linguaggio, anche diverso dal linguaggio convenzionale e non necessariamente concorde con la descrizione standardizzata di linguaggio, in grado di esternare meglio della parola qualcosa di un IO più profondo? In sostanza un linguaggio non-linguaggio... L'incastro mentale è molto sottile ma non riesco a trovare una definizione migliore di questa.

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Ti sembrerà strano Daniele, ma capisco bene quello che sostieni ... per cui potrebbe anche essere che debba cambiare il mio dritto punto di vista strambo. Come succede anche nelle questioni analitiche, ogni soggetto in causa si serve di mezzi comuni per scopi diversi: il compositore usa l'analisi per uno scopo, l'interprete per un altro, il musicologo per un altro ancora. A proposito dell'argomento del topic, la questione nasce dal fatto che io sono uno di quelli che scrive la musica e sono certo di non essere l'unico a non scrivere a casaccio ma secondo, possiamo dirlo?,  "codici". Per me l’uomo, oltre ad esprimere concetti, pensieri, significati può esprimere anche ben altro...appunto sensazioni, emozioni, reazioni (e non solo a chiacchiere)...che sono parte dell'uomo al pari di pensieri,concetti e significati, anzi, voglio osare, sono anche più "profondi" e spesso i meno controllabili dalla sfera razionale che è presa appunto da altro.

 

EDIT

Ah, non è un'ipotesi ma esperienza diretta, per cui mi esprimo anche tramite la musica e non solo tramite la parola...controindicazioni?

Modificato da Frank
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Propongo un nuovo approccio alla discussione...

Più volte anche qui sul forum si è parlato di necessità. Perché un compositore scrive musica? Spesso si è detto per necessità di esprimersi ed esternare i propri sentimenti.

Mi chiedo a questo punto... Perché Chopin ha scritto lo studio op. 10 n. 12 (La caduta di Varsavia) e non un testo in cui raccontasse le proprie emozioni?

Forse perché, per un compositore, è più facile esternare e descrivere le proprie emozioni, i propri pensieri attraverso la musica anziché la letteratura. 

Oppure perché probabilmente ci sono delle dinamiche interne dell'essere umano (che tende a semplificare) che riescono più facili ed arrivano prima e sono più comunicative attraverso la musica. 

Se questo fosse vero allora non è possibile che la musica sia un linguaggio, anche diverso dal linguaggio convenzionale e non necessariamente concorde con la descrizione standardizzata di linguaggio, in grado di esternare meglio della parola qualcosa di un IO più profondo? In sostanza un linguaggio non-linguaggio... L'incastro mentale è molto sottile ma non riesco a trovare una definizione migliore di questa.

Io penso che chiunque abbia il dono naturale - perché naturalmente di tale si tratta - di potersi esprimere con le lettere o con un'Arte, esprime sempre qualcosa si sé e dunque qualsiasi Arte che non sia basata sulla parola può essere definita un linguaggio non linguaggio. Però un linguaggio non linguaggio, sicuramente rispetto ad un linguaggio vero e proprio ha sempre un vantaggio: rimane incomprensibile, - o tutt'al più da interpretare -  se non esplicitamente spiegato dal compositore, per chi l'ascolta

 

Pensiamo a Sostakovich ad esempio che di questo vantaggio se ne è giovato a iosa: la sua musica è piena di quei sentimenti che lui non poteva esprimere liberamente nei confronti del regime sovietico e del potere stalinista in particolare. E, infatti, se veniva attaccato dai gerarchi del regime - e dallo stesso Stalin - non era certo perché la sua musica era considerata pericolosa per il potere, ma perché troppo difficile da comprendere nella sua costruzione musicale per il popolo. Tutt'al più gli si rimproverava di non fare musiche sufficientemente inneggianti il regime: cosa poi che nel dopoguerra fece. In realtà il momento più brutto - guarda caso - lo passò quando mise in scena un'opera per il teatro Lady Macbeth del Distretto di Mcensk  e cioè musica supportata da una storia e dalla parola.

 

Ma questi sentimenti li possiamo cogliere solo conoscendo esattamente la sua storia personale e la Storia con la lettera maiuscola in cui egli ha operato.

 

Se noi estrapoliamo però quella musica  - come qualsiasi altra musica - dal contesto personale e storico anche essa non ci dirà più di quello che può dire la musica nella sua assoluta purezza.

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Io penso che la musica sia un linguaggio in quanto come già affermato in questo topic ha delle regole che degli uomini hanno scelto per organizzare i suoni, le regole possono cambiare al cambiare del tipo di musica, ma ciò che conta è che ci sia qualcuno "compositore" che organizza questi suoni.

 

Il problema si pone chiedendosi se la musica esprima o meno qualcosa (solitamente un linguaggio serve ad esprimere qualcosa: i cartelli stradali ci indicano come comportarci con l'auto per esempio), io sono convinto che la musica non possa esprimere nulla, nel senso che se esprimesse qualcosa questo qualcosa dovrebbe essere percepito da tutti allo stesso modo (il 99% delle persone si ferma se trova un semaforo rosso), ma non è cosi, la musica è percepita in modo soggettivo, ma è linguaggio perchè è costruita con delle regole oggettive che ne determinano l'armonia, la forma ... 

La musica evoca qualcosa (evoca ricordi, evoca sentimenti ed emozioni), non lo esprime, nel senso che le emozioni che proviamo ascoltando musica non sono dovute alla musica stessa, ma al modo in cui noi la percepiamo in modo soggettivo.

 

E' un linguaggio che non serve a comunicare (a meno che non si usi la musica per altro: per indicare l'ora con le campane, per indicare la sveglia con la tromba in caserma) ma serve ad evocare, a farsi che noi possiamo percepire (in conseguenza a come è costruita) qualcosa.

 

Questo non significa che la musica sia un qualcosa di totalmente distaccato dal resto, anzi, ma che la musica è un linguaggio atipico, che è in se stessa che trova le ragioni per esistere. Le emozioni cambiano col tempo, passano, mentre la forma di un brano musicale rimane sempre quello a prescindere dalla percezione soggettiva, è questo che rende la musica un linguaggio, cioè il fatto che la musica abbia delle regole interne.

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  • 1 month later...

Più volte ho ripensato a questo topic, una parte della questione può divenire più chiara approfondendo kierkegaard e in particolare tramite la sua opera Aut-Aut. Per i curiosi, un paio di spunti: all'orecchio si possono rivolgere solo parole e musica, rispettivamente etica ed estetica e il linguaggio appartiene al mondo della mediazione, per cui dell'etica. Etica ed estetica, nella logica dell'aut-aut, sono "esclusive".

 

Dato che l'amica Bianca so che ha dato con la Filosofia, se avesse voglia e tempo magari può sviscerare la questione.

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Più volte ho ripensato a questo topic, una parte della questione può divenire più chiara approfondendo kierkegaard e in particolare tramite la sua opera Aut-Aut. Per i curiosi, un paio di spunti: all'orecchio si possono rivolgere solo parole e musica, rispettivamente etica ed estetica e il linguaggio appartiene al mondo della mediazione, per cui dell'etica. Etica ed estetica, nella logica dell'aut-aut, sono "esclusive".

 

Dato che l'amica Bianca so che ha dato con la Filosofia, se avesse voglia e tempo magari può sviscerare la questione.

 

Caro Frank, come dici le riflessioni di Kierkegaard sul Don Giovanni sono sicuramente stimolanti, ma credo che meglio di me possano fare i molti saggi scritti al riguardo.

Quello che mi ricorda però questo tuo riferimento a Kierkegaard, è un’altra tua precedente domanda, che riguardava il perché scriviamo musica. Io ti avevo risposto che lo facciamo per evitare la noia, il che, guarda caso, sarebbe probabilmente proprio quello che avrebbe potuto rispondere questo scrittore. Purtroppo invece, quella mia risposta non era stata recepita nel verso giusto, per cui lasciai cadere la cosa. Ora il fatto che io ti riporti su quel discorso non è tanto per divagare, ma perché penso che al fine comprendere meglio qualunque cosa, sia sempre opportuno sviare l’attenzione, ossia mutare punto di vista. Questa volta tuttavia non vorrei portare troppo avanti la questione, un po’ per tempo un po’ perché ciascuno lo può fare da sé se a voglia.

Certo, ci si deve porre qualche domanda specifica (che forse non è facile trovare neppure tra i numerosi saggi già scritti), del tipo - come potrebbe la noia avere qualcosa a che vedere con il linguaggio? – e poi cercare di darci delle risposte, se crediamo possano essercene…

Una traccia potrebbe essere questa: noia e linguaggio si incontrano per merito del significato: infatti, in Kierkegaard, la noia è mancanza di scelta, quindi indifferenza, quindi mancanza di significato; il significato è ciò che il linguaggio veicola, e dunque…

 

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  • 3 weeks later...

Non ho più risposto perchè mi ritrovo in un periodo piuttosto statico... sto continuando a leggere / cercare informazioni su comunicazione/linguaggio/arti che mi possano far dubitare delle mie convinzioni e delle convinzioni degli altri; questo mi da la certezza di non essere quello che ha la soluzione ai problemi della musica contemporanea (meglio forse dire della "cultura" contemporanea) perchè leggendo smentisco ogni soluzione che ipotizzo (e forse mi auto-incoraggio a fare di meglio ogni volta). 

 

In merito a questo topic ho trovato una pagina di wikipedia che potrà (forse) essere utile anche a voi e forse ci porterà a nuove riflessioni, ecco il link: https://it.wikipedia.org/wiki/Comunicazione_interpersonale

 

Non vi pare che se inseriamo la musica come "contenuto" tutto quadri? 

 

E quindi se Musica è comunicazione ( e io sono certo che lo sia) , possiamo chiamarlo processo comunicativo o no?

 

 

 

Sempre da Wikipedia ho trovato questo:

 

Il processo comunicativo, secondo il modello Shannon-Weaver, si basa su alcuni elementi fondamentali:

  1. il sistema (animaleuomomacchina) che trasmette (l'emittente);
  2. un canale di comunicazione, necessario per trasferire l'informazione;
  3. un contesto di riferimento in cui il processo si sviluppa;
  4. il contenuto della comunicazione contenuto nel messaggio;
  5. il destinatario del messaggio comunicato (il ricevente);
  6. l'informazione;
  7. un codice formale mediante il quale viene data una forma linguistica all'informazione, cioè viene significata.

Questi elementi sono necessari per costruire un modello della comunicazione che preveda anche due atti comunicazionali da parte dell'emittente e del ricevente: la codifica e la decodifica delle informazioni.

La caratteristica fondamentale della maggior parte dei processi di comunicazione è, però, che la presenza del ricevente non implica necessariamente l'assunzione completa dell'informazione: ciò, infatti, dipende sia dall'efficacia del canale sia, soprattutto, dal risultato dell'interpretazione (significazione inversa) del messaggio da parte del ricevente; tale risultato è fortemente influenzato dal livello di condivisione del codice, quando questo non è univoco, come spesso accade nei linguaggi estremamente complessi e, quindi, in ultima analisi, dai fattori che influenzano l'emittente ed il ricevente. Perciò, specificatamente nell'ambito delle teorie psicologiche ed etologiche ed usualmente nei modelli generali sulla comunicazione più utilizzati, si introduce il "contesto", perché quest'ultimo influisce sui due processi di significazione (dell'emittente e del ricevente) e, quindi, costituisce in tali modelli il sesto elemento fondamentale e rappresenta uno spazio che viene condiviso da tutti i membri che comunicano.

 

 

In più, curiosamente, sopra si legge tale risultato è fortemente influenzato dal livello di condivisione del codice, quando questo non è univoco, come spesso accade nei linguaggi estremamente complessi e, quindi, in ultima analisi, dai fattori che influenzano l'emittente ed il ricevente. 

Se la Musica è il processo comunicativo, allora i suoi linguaggi/codici sono i linguaggi "modale","tonale","dodecafonico" e tutti i nuovi linguaggi del '900 no?

Quindi la musica non è un linguaggio, ma un processo comunicativo?

 

 

E... Perciò, [...] si introduce il "contesto", perché quest'ultimo influisce sui due processi di significazione (dell'emittente e del ricevente) e, quindi, costituisce in tali modelli il sesto elemento fondamentale e rappresenta uno spazio che viene condiviso da tutti i membri che comunicano. 

A me questa frase, se collegata alla complessità che la musica ha raggiunto il secolo scorso, fa pensare che il "contesto" sia un ponte tra compositore e pubblico, di conseguenza... Cosa può essere il ponte tra compositore e pubblico oggi? Penso che la "chiarezza" delle intenzioni espresse dal compositore sia fondamentale ma non sia la risposta a questa domanda. E' forse la "bellezza"/"estetica" la risposta alla mia domanda? 

 

PS: Bellezza ed Estetica intese oggettivamente, ovvero a fattori che indubbiamente appaiono "belli" all'essere umano (es: Ritmo, Varie altezze di suoni)

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