Jump to content
Piano Concerto - Forum pianoforte

Pedale di risonanza


francescochopin90
 Share

Recommended Posts

Ciao Francesco, hai aperto una discussione fondamentale, non solo sull'utilizzo del pedale di risonanza ma anche, aggiungerei, sul pedale sinistro della sordina.

E' chiaro che il pedale di risonanza si lega in maniera indissolubile a quello che è l'interpretazione e come ben sappiamo, ha molte varianti di utilizzo a seconda dell'autore e del periodo storico.

 

Per fare un banale esempio, sarà difficile che un pianista utilizzi allo stesso modo il pedale eseguendo una sonata di Mozart rispetto ad un Notturno di Chopin, una sonata di Scarlatti rispetto ad un brano di Debussy.....

 

Questo perchè, a seguito dell'evoluzione dello strumento, di pari passo si è adeguata la "tecnologia" dell'utilizzo del pedale anche attraversando i vari momenti storici dettati dagli autori, dalle composizioni pianistiche e dai costruttori di pianoforti:)

Ma fin qui mi sembra di aver messo in evidenza alcuni aspetti riguardanti l'argomento che ciascun pianista dovrebbe ben conoscere.

 

(Viene spontaneo suggerire che il suddetto pedale andrebbe utilizzato studiando su partiture e revisioni il piu'possibile vicine a quelle indicate dall'autore.)

 

E'evidente, pero', che ogni pianista (e scuola di pensiero) toglie o aggiunge il pedale alle composizioni per mettere in evidenza il proprio stile interpretativo.

Ad esempio, personalmente uso spesso il mezzo pedale per creare legature e fraseggi cercando atmosfere particolari, cosa che pero' comporta almeno una minima conoscenza dell'armonia di base per evitare sgradevoli dissonanze.

Tra il pedale e l'armonia, (intesa come forma compositiva) vi è uno strettissimo legame che non puo essere ignorato, difatti, un buon utilizzo del pedale contribuisce moltissimo a dare senso ad una frase musicale e mettere in risalto il bel canto richesto da molti autori del periodo romantico.

 

Il pedale della sordina, invece, spesso e volentieri viene troppo snobbato. Questo perche' ci fidiamo troppo del controllo del suono delle nostre dita:)

Ma perchè non farci aiutare e ricordarci di utilizzarlo?

In molti casi è utilissimo (sopratutto se ben regolato) ci aiuta in quei difficili pianissimo da eseguire specialmente se parliamo di legato.

Uno dei grandi pianisti al quale ho visto usare molto spesso il pedale di sinistra , guarda caso è il grande Benedetti Michelangeli che ho avuto la fortuna di sentire dal vivo a Brescia nel 1980.

 

Aspetto vostri pensieri in merito e grazie a Francesco di aver aperto questa importante discussione.

Link to comment
Condividi su altri siti

Discussione vasta come l'Africa!!!! Forse è meglio trattare l'argomento....a puntate !!! :D

Allora .io vorrei cominciare riflettendo sul fatto che gli strumenti moderni non sono affatto uguali a quelli d'Epoca. Scarlatti suonava sul gravicembalo e oggi noi ci troviamo ad eseguire le sue sonate ( ammesso di non scegliere uno strumento simile a quello d'Epoca, per esempio un semplice clavicembalo) su di uno Steinway, magari grancoda. Che fare? Dobbiamo fare una scelta interpretativa. Alcuni pianisti inorridiscono nel sentire le sonate di scarlatti eseguite con il pedale di risonanza. Escono dalla sala e hanno a disposizione tutte le facili "cattiverie" per poter criticare una esecuzione magari interessante. Si lasciano ascoltare , pronunciando a voce alta la frase: "...e poi tutto quel pedale..." Il pianista protagonista del concerto potrebbe rispondere: "...Secondo me, suonando su di un moderno strumento non si deve rinunciare e/o sacrificare il suo suono e la mia interpretazione diviene attuale, destinata ad un ascolto e ad una estetica interpretativa contemporanea"....Mah....

Altri insegnano o insistono che converrebbe suonare i classici e, figuriamoci, i clavicembalisti senza pedale. Suono asciutto e tecnica quasi poco legata, imitando il suono dell'Epoca. Lascio a voi l'ardua sentenza. Dico solo che troppo spesso si demonizza il pedale di risonanza e piuttosto, come ha sostenuto Marcy63 bisognerebbe insegnare ad usarlo meglio, magari anche quello in battere, molto poco usato, e sentire bene il cambio di armonia. Fine della prima puntata...già troppe cose

P.S. Proprio Mozart usando i primi Stein con pedale a ginocchio implementò la sua "espressione". Che dire del mondo in la minore, eseguito con generoso pedale ?( ascoltare Serkin nella raccolta Philips dei concerti per pianoforte e orchestra, probabilmente un bis dal vivo)

  • Like 1
  • Thanks 1
Link to comment
Condividi su altri siti

Un momento un momento...secondo Czerny però Mozart era uno che non usava praticamente mai le ginocchiere...e lo se lo Stein aveva solo la risonanza Walter hanno già anche 1 corda... Ora possiamo convenire che Czerny non conobbe mai Mozart, ma di sicuro le sue informazioni erano abbastanza affidabili...

Senza contare che dovremmo definire meglio quello che intendiamo con espressione...

Link to comment
Condividi su altri siti

Io lo uso sempre allo stesso modo basandomi su un principio ben preciso: il diaframma e l'alternanza di tensione e distensione. In base al contesto storico modifico la quantità di pedale, ma non il suo principio (o almeno quello che è per me). È difficilissimo spiegare a parole come pedalizzo, magari se ci incontrassimo... Comunque posso dire che su pianoforti eccellenti posso anche eccedere col pedale senza mai sporcare, anche con un fraseggio staccatissimo. Per quanti riguarda l'armonia è tutto giusto (per esempio su un accordo di dominante uso un pedale più generoso rispetto a un accordo di tonica proprio perché c'è più tensione). Però in alcuni casi credo sia lecito "sporcare" l'armonia.

Per me è impensabile suonare il pianoforte moderno senza usare il pedale di risonanza. Ma è solo la mia opinione.

Riguardo al pedale sinistro (detto "una corda", non "sordina"), ne faccio un generoso uso, ma, come sempre, razionale. Non dimentichiamoci che si modifica il timbro! Come il pedale di risonanza, lo uso nelle varie gradazione di affondo, perché, anche se non lo abbasso sufficientemente da eliminare una corda, comunque viene usata una zona di martello diversa. E poi la corda suonerebbe comunque per simpatia.

Riguardo alle critiche, se un musicista è criticabile, è sulla strada giusta. NOI musicisti certe volte siamo chiusi di mentalità, mentre dovremmo aprire le nostre vedute alle novità, anche interpretative. Non sono un amante particolare della filologia per vari motivi. Suonare rispettando e differenziado i periodi storici, senza però eccedere.

Link to comment
Condividi su altri siti

Io lo uso sempre allo stesso modo basandomi su un principio ben preciso: il diaframma e l'alternanza di tensione e distensione. In base al contesto storico modifico la quantità di pedale, ma non il suo principio (o almeno quello che è per me). È difficilissimo spiegare a parole come pedalizzo, magari se ci incontrassimo... Comunque posso dire che su pianoforti eccellenti posso anche eccedere col pedale senza mai sporcare, anche con un fraseggio staccatissimo. Per quanti riguarda l'armonia è tutto giusto (per esempio su un accordo di dominante uso un pedale più generoso rispetto a un accordo di tonica proprio perché c'è più tensione). Però in alcuni casi credo sia lecito "sporcare" l'armonia.

Per me è impensabile suonare il pianoforte moderno senza usare il pedale di risonanza. Ma è solo la mia opinione.

Riguardo al pedale sinistro (detto "una corda", non "sordina"), ne faccio un generoso uso, ma, come sempre, razionale. Non dimentichiamoci che si modifica il timbro! Come il pedale di risonanza, lo uso nelle varie gradazione di affondo, perché, anche se non lo abbasso sufficientemente da eliminare una corda, comunque viene usata una zona di martello diversa. E poi la corda suonerebbe comunque per simpatia.

Riguardo alle critiche, se un musicista è criticabile, è sulla strada giusta. NOI musicisti certe volte siamo chiusi di mentalità, mentre dovremmo aprire le nostre vedute alle novità, anche interpretative. Non sono un amante particolare della filologia per vari motivi. Suonare rispettando e differenziado i periodi storici, senza però eccedere.

Hai ragione Francesco, pedale una corda.......vedi cosa vuol dire abbandonare la musica per anni, torni ad essere un pivello:))))

Link to comment
Condividi su altri siti

  • 2 weeks later...

Fino ad ora ne ho sentito raramente l'esigenza. Forse il tipo di repertorio forse il fatto che in quei passaggi in cui avrei potuto metterlo sono riuscita a tenere la risonanza dei suoni che volevo senza "pasticciare" gli altri anche solo con quello di risonanza...un gesto comunque istintivo che non riuscirei a spiegare..

Link to comment
Condividi su altri siti

Il pedale è un amico nemico...si prendono a volte vizi strani e ripetitivi e lo si metterebbe dappertutto come il sale...personalmente non lo uso molto bene ma credo che a volte ( chiamo in causa il buon Simon ) convenga eliminarlo del tutto ascoltandosi bene alla ricerca dell'importantissio " legato ".

Link to comment
Condividi su altri siti

Per quanto riguarda il tonale, non credo sia fondamentale (parlo di me).

Dipende dal pezzo, se il compositore lo indica...è fondamentale :) (si trova frequentemente anche nelle trascrizioni); in alcuni casi pò anche essere una scelta dell'interprete, ma dipende molto dal compositore.

Link to comment
Condividi su altri siti

Forse il tipo di repertorio .

Sicuramente, ci sono brani scritti per l'uso del tonale, non si può usare "a piacere". E' un'abilità saperlo usare bene, è "pesante" e se non ben inserito potrebbe comportare che alcune note facciano  i "capricci".

Link to comment
Condividi su altri siti

Sulla eliminazione del pedale durante lo studio sono d'accordo. Si prendono vizi strani. Grazie ad Egidio per aver citato quel mio accenno sul pedale in battere. Si ascolti l'incisione dei valzer di Chopin di Rubinstein, che usa rigorosamente il pedale in battere , indicato peraltro da Chopin. Naturalmente sui valzer è più evidente perché il terzo tempo ne è quasi sempre privo. SI provi poi il pedale ordinario e si vedrà, su queste composizioni, come la nota del basso si percepisca sorda ( viene suonata nel momento in cui si "cambia il pedale"). Eppure si sentono molti concerti in cui si può anche vedere usare il pedale ordinario dove "non sta bene". Obbligato, in battere, è anche in alcuni passi beethoveniani , mentre l'ordinario si cambia bene dove una melodia si snoda su diverse armonie tranquillamente. Il pedale in battere, nei pianisti più esperti, è difficile da percepire grazie alla abilità di cambiarlo magari molto in prossimità dell'inizio della battuta o del tempo, cioè del battere, e quindi da qua l'equivoco. Il pedale in battere, inoltre favorisce la grande "pulizia" degli attacchi. Si ascolti alcune incisioni di Pollini, ad es il concerto senza orchestra op. 14 di Schumann o la sua Wanderer di Schubert e si noterà quale potenza di attacco dona, soprattutto dopo i giusti respiri, che molti pianisti" rifiutano" credendo di "perdere il tempo". La gestione dei respiri e il tranquillo fraseggio fanno assolutamente i conti con la pedalizzazione. Infatti possiamo realizzare respiri senza o "sotto" pedale. Molto spesso ascoltiamo i grandi e percepiamo che nella velocità "tutto è tranquillo"; altri , alla stessa velocità sembrano "ci facciano mancare il fiato". Proprio così. Il pianista e lo strumentista in genere , devo imparare da subito a saper respirare e convincersi che la "tranquillità" di uscire ed entrare da una frase all'altra non gli "faccia perdere tempo". Per questo l'uso continuo e impositivo del metronomo è solo "DISTRUTTIVO". Cioè, secondo me, insegna a vietare inconsciamente al pianista, nel resto della sua vita, la possibilità di rendere il tempo flessibile. Tutto ciò, naturalmente, fa i conti con il carattere ed il contesto del pezzo. Non possiamo certo continuamente rallentare o accelerare a piacere. Quindi: respiri, pedale, tempo....non ultimi qualità dello strumento e acustica del luogo di ascolto.  Tutto deve essere guidato dal gusto e dal buon senso e quindi da una formazione culturale musicale complessiva  ricca. Ascoltare buoni musicisti dal vivo e notare le soluzioni che adottano in "quel certo luogo di ascolto" è utilissimo e utilissimo è confrontare le stesse loro esecuzioni realizzate in sala di incisione. Mi piace ricordare ( ripetendomi) la frase che Celebidache disse ad uno dei miei Maestri correggendogli un compito di composizione. Lui, Celebidache, colse con la coda dell'occhio il dissenso dell'allievo e disse senza rivolgere a lui lo sguardo: "....io non le correggo queste due quinte perché sono un errore...ma perché qui non stanno bene"

Concludo queste mie eccessive ..............mentali dicendo che anche il pedale fa i conti col gusto e con la naturalezza, che potrebbero anche giustificarne qualche eccesso. 

Grazie di avermi letto

  • Like 1
Link to comment
Condividi su altri siti

Join the conversation

You can post now and register later. If you have an account, sign in now to post with your account.

Guest
Rispondi a questa discussione...

×   Incollato come rich text.   Incolla come testo normale invece

  È permesso solo un massimo di 75 emoticon.

×   Il tuo link è stato incorporato automaticamente.   Visualizza come collegamento

×   Il tuo contenuto precedente è stato ripristinato.   Cancella editor

×   Non è possibile incollare direttamente le immagini. Carica o inserisci immagini dall'URL.

Loading...
 Share

×
×
  • Crea nuovo...