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Piano Concerto - Forum pianoforte

Meccanica a "doppio scappamento" su pianoforte verticale


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La Schimmel ha fatto di meglio :ha inventato una meccanica chiamata R2 che ha una molla che aiuta maggiormente la ripetizione. Ma in realtà il vero sistema simile al coda non credo si riesca realizzare . In verità, sul coda tutto avviene per gravità e i ritorni della meccanica sono più reali. Nella verticalità, non so se sia così intuitivo, pesi e ritorni ( non tanto gli abbassamenti) agiscono con "verticalità", appunto, e le risultanti delle forze in atto sono piuttosto diagonali. Sul coda tutto si somma o verso l'alto o verso il basso!!!! Scusate la rozza spiegazione nell'intento che possa essere più comprensibile ( spero di esserci riuscito)

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Dipende dalla meccanica. Alcune simulano perfettamente quella dei coda. In altri lo scappamento è rappresentato da una levetta che sfugge da un'altra levetta. Praticamente solo un'illusione sensoriale, per utilizzare il tuo corretto lemma, che nulla ha a che fare con sistemi per facilitare la ripetizione di un evento nel caso di note ribattute o trilli. 

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Non credo che sia cosi semplice la cosa,ma mi pare di capire che si stiano percorrendo altre strade, un esempio ci viene dalla Casio con il  Celviano Grand Hybrid pensato in collaborazione con la Bechstein,  se ne parlò su questo forum  in un altro Topic un pò di tempo fà.

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Sul quel modello della casio infatti, come dice Giovanni, non hanno cercato di imitare il doppio scappamento ritenendolo superfluo visto l'ottimo ritorno del tasto ottenuto. Io mi chiedevo quanto la tecnologia dei digitali potesse "ispirare" nuove rivisitazioni dei verticali acustici. Fino ad ora è sempre stato il contrario cioè la tecnologia dei digitali che cerca di imitare l'acustico...ora forse è arrivato il momento che restituisca la tecnologia il favore.

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Ma nei digitali non basterebbe un "tasto nel tasto"? Cioè, abbassando un tasto, a fine corsa andrebbe ad azionare un secondo tasto con molla dando la sensazione dello scappamento. Detto nella mia totale ignoranza in materia...

 

Non è possibile adottare una soluzione del genere perché nel digitale abbiamo a che fare con la velocity, ovvero 128 livelli di dinamica (da 0 a 127). Con una corsa ridotta ad appena un millimetro sarebbe possibile elettronicamente calcolare un nuovo valore di velocity ma impossibile per il pianista calibrare la vera intenzione di dinamica. È già difficile ottenere una dinamica reale uguale a quella mentale con i 10mm di affondo del tasto, figuriamoci ridurre tutto a 1mm. Per simulare lo scappamento va implementato anche nella meccanica del digitale lo scappamento. Il roland V-Piano ne è un esempio. Adotta infatti la meccanica del pianoforte acustico a coda in legno ma la corda è sostituita da sensori che al contatto con il martello ne determinano la forza di salita e dunque l'intensità sonora. 

 

Sul quel modello della casio infatti, come dice Giovanni, non hanno cercato di imitare il doppio scappamento ritenendolo superfluo visto l'ottimo ritorno del tasto ottenuto. Io mi chiedevo quanto la tecnologia dei digitali potesse "ispirare" nuove rivisitazioni dei verticali acustici. Fino ad ora è sempre stato il contrario cioè la tecnologia dei digitali che cerca di imitare l'acustico...ora forse è arrivato il momento che restituisca la tecnologia il favore.

 

In realtà l'acustico è inarrivabile per il digitale. Mi spiego meglio... Se lo scopo è quello di simulare per mezzo della tecnologia una strumento acustico, allora l'obbiettivo è inarrivabile per definizione. Nel digitale siamo in campo discreto nell'acustico siamo in campo analogico (continuo). 

Se invece si vogliono sperimentare nuove soluzioni, e quando parlo di nuove mi riferisco a nuovi strumenti con nuove sonorità, allora è già stato inventato. Esiste la "Roli Seaboard", è una tastiera MIDI con Sinth VST che permette di modificare il livello di dinamica e la microintonazione rispettivamente premendo più forte sul tasto e spostando il dito più a sinistra per diminuire la frequenza o più a destra per aumentarla. In sostanza così facendo è possibile simulare il vibrato degli archi. Chiaramente avendo tutte queste possibilità apre anche lo spiraglio per lo studio di nuove tecniche e nuovi gesti pianistici. L'ho provata in un negozio di Roma, il software è veramente fantastico, ingegnerizzato ad hoc e le applicazioni infinite, ma qui siamo in un altro campo, quello dei sinth e dunque non la simulazione di strumenti acustici. 

 

Un breve video delle possibilità che offre questo strumento...

 

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Sì è vero questo è tutto un altro strumento e infatti lo suona in modo completamente diverso da come si suona una tastiera acustica.

Quindi se acustico e digitale sono su campi diversi non potrebbero mai mutarsi tecnologie e meccanismi per migliorarsi ulteriormente nelle loro rispettive prestazioni?!?

La mia paura è che l'acustico venga del tutto abbandonato e non ci si impegni più nel migliorarlo. Mi piacerebbe sapere se resisterà nella storia o se fra qualche tempo non si troverà più e avremo sotto le dita solo tecnologia digitale....sarebbe una grave perdita, ma ho l'impressione che si stia andando verso questa direzione...

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Ma guarda... Qui non volendo si torna di nuovo al discorso del mediocre. Il mediocre sceglie uno strumento digitale perché crede che sia migliore di un acustico. Chi conosce i processi di costruzione dell'uno e dell'altro anche in funzione dei limiti tecnologici non ha di questi problemi. Il digitale è stata un'invenzione incredibile sotto tanti punti di vista. Pensa solo che adesso dentro una pennetta USB della dimensione di un accendino puoi contenere tutti i libri dell'intera biblioteca vaticana e anche di più. Ma quando la cosa si applica al mondo del suono, allora c'è grossa limitazione. Se parliamo di simulazione di uno strumento acustico, purtroppo o forse, per fortuna, l'acustico è inarrivabile. La spiegazione è insita nella differenza tra analogico e digitale, ovvero nei loro rispettivi campi di esistenza. Si sta andando verso quella direzione perché il digitale costa meno e con la crisi è molto più probabile orientarsi su quello. Il mix di un brano lo fai anche con i plugin ma se lo fai con outboard analogico il senso cambia totalmente. Insomma, in molti contesti bisogna abbandonare l'idea di una qualità digitale in grado di oltrepassare l'acustico. 

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Io credo che flauto sta a strumento ad arco come pianoforte sta a strumento a corde percosse come tastiera sta a strumento elettronico. Cosa voglio dire? Che si tratta di differenti tipologie di strumenti musicali che possono evolversi soltanto se si distaccano dall'emularsi. Anche l'organo è nato per riprodurre in un certo modo l'orchestra,in alcuni esemplari romantici in modo impressionante, ma senza la pretesa "ossessiva". Rimane sempre uno strumento a sé, con un suo repertorio, con un suo carattere, con una sua tecnica eccetera. Così dovrebbe essere per lo strumento digitale. Pensate se, alla nascita del fortepiano, questo avesse dovuto a tutti i costi emulare il clavicembalo nel timbro, nel tocco, nella tecnica, con l'unica differenza di un maggior gradiente dinamico: non conosceremmo il pianoforte moderno, non conosceremmo Liszt, Chopin e tanti altri. Quindi lasciamo al pianoforte la sua unicità e diamo l'opportunità al pianoforte digitale di distaccarsi definitivamente dalla sua controparte acustica e di prendere il volo. Quindi anche sull'aspetto meccanico: se tanti accorgimenti hanno come risultato solo una sensazione più "pianistica" a chi la deve toccare, senza alcuna relazione sul lato sonoro, non hanno senso di esistere. Se suono il pianoforte, mi aspetto un certo tipo di tastiera e sensazioni (che variano dal verticale al coda), al clavicembalo esse sono diverse, come all'organo e come alo strumento digitale. Quando mi ritrovo a suonare una tastiera elettronica, mi vengono meno una serie di sensazioni che sono alla base del mio tocco "pianistico", non conosco tante funzioni e mi sento un incompetente, un dattilografo. Conosco persone bravissime a suonare la tastiera, che mi fanno davvero venire la pelle d'oca, ma, messe di fronte a un pianoforte, diventano sterili, senza minima cognizione di cosa sia il tocco, si sente che stanno suonando come farebbero su una tastiera. È normalissimo: sono strumento completamente diversi che in comune e hanno solo la disposizione dei tasti della tastiera.

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  • 2 months later...

Si, credo che siano campi di ricerca differenti anche se con numerosi punti d'incontro. Logicamente lo studio della produzione dei suoni da parte di macchinari elettrici o elettronici fonda le sue radici sull'ascolto del suono analogico e da questo fattore nasce proprio la sua "dipendenza" che ne spiega "l'imitazione" aprendo il campo a studi sulla produzione del suono digitalizzato, elettronico o comunque non acustico. Credo, seguendo quel che dice Simone, sull'incapacità umana nel gestire una dinamica troppo dettagliata e complessa per l'analisi del cervello umano (come messa in opera della stessa sulla tastiera) che un grande passo potrà esser fatto solo quando si riuscirà ad unire allo strumento elettronico la facoltà, non solo di calcolare l'abbassamento del tasto, la sua velocità o il suo rilascio con lo scopo di  produrre un suono, rendendo questo conforme alle caratteristiche di risonanza  timbrica, suoni armonici, ambience, decay, sustain...e chi più ne ha più ne metta. (tramite sensori etc) ma di applicare gli stessi identici sensori (naturalmente in modo non invasivo per il corpo ed i movimenti) a cervello, tendini, muscoli etc.

In questo modo sicuramente, il "ricreare" una certa vicinanza esecutivo/sonora, con gli strumenti acustici si affinerebbe molto, anche se rimango convinto che il rapporto tra strumentista e strumento digitale viaggi sempre sul piano in cui "l'uno debba assecondare l'altro"; questo nel piano acustico diviene invece costantemente un rapporto più intimo di amore e comprensione, atto ad una resa sonora finale.

Mi auguro sul serio che non accada quel che Nancy temeva potesse accadere in futuro...anche se le prospettive non sono delle migliori.

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