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Piano Concerto - Forum pianoforte

Giacinto Scelsi: Preludi per pianoforte, Serie II (1930/1940)


Frank
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Giacinto Scelsi: Preludi per pianoforte, Serie II (1930/1940)

https://www.youtube.com/watch?v=TQ3IntLRnxs

 

In occasione dell'anniversario di Giacinto Scelsi (9 gennaio 1905 - 9 agosto 1988), segnalo i Preludi per pianoforte n. 13-24 (scritti 1930-40, ma tuttora inediti), qui nell'interpretazione di Alessandra Maria Ammara

 

Bella musica, da conoscere e ascoltare
 

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  • 2 weeks later...

Scelsi è stato per anni bistrattato, suppongo, per via del suo percorso formativo.Compositore atipico e persino rifiutato inizialmente dalla cultura italiana (Vedi prima edizione della Garzantina).

 

Direi che invece è uno da tenere bene in considerazione. Per chi non lo conoscesse suggerisco di frequetare i suoi quartetti d'archi. Solo pochi nel '900 possono vantarsi di aver veramente fatto fare strada a questo consolidato organico, Scelsi è uno di questi.

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Niente di nuovo per gli habitué della musica del Novecento, ma forse curioso per gli altri: Scelsi – non “la musica di Scelsi”, bensì “Scelsi in quanto compositore” – è stato, e in fondo rimane, e probabilmente rimarrà, al centro di una polemica che ha qualche risvolto interessante sul piano ermeneutico (se mi passate la parola). Ora non riesco a descrivere tutta la faccenda come meriterebbe (ho un paio di brani in scadenza) ma, in breve, e magari esagerando un po’: Scelsi non ha scritto – nel senso di “messo su carta” – i suoi brani. Improvvisava su una specie di primitiva tastiera elettronica, in grado di produrre anche microtoni e glissandi, e poi faceva orchestrare a compositori di sua fiducia: fra di loro Vieri Tosatti, suo collaboratore per vari decenni, che alla morte di Scelsi pubblicò un articolo dove dichiarava “Scelsi sono io”.

 

Il tutto meriterebbe di essere raccontato meglio, ma mi limito a segnalare queste due pagine, e relative discussioni, perché rappresentano due prospettive differenti sul medesimo problema.

http://www.aldobrizzi.net/popup_press1_5.htm

http://www.maurograziani.org/wordpress/archives/1949

 

Per quanto mi riguarda aggiungo solo di conservare un ricordo memorabile di Anahit, sentito dal vivo: e ascoltandolo non potevo non pensare “una orchestrazione della Madonna” (anche perché nel corso del medesimo concerto facevano sentire la registrazione dell’improvvisazione di Scelsi dalla quale era tratta la versione per strumenti).

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L'affaire Scelsi mi turba sempre moltissimo. La lettura dei commenti al sito di Mauro Graziani è stata un calvario, soprattutto perché nessuno, da nessuna delle due "parti", ha parlato davvero delle composizioni oggetto del contendere, del risultato sonoro, delle ragioni del loro successo e apprezzamento.

 

La filologia musicale sfocia spesso in alte questioni filosofiche su cosa sia un'opera musicale, cosa sia un autore, di chi siano le responsabilità autoriali di una partitura etc. Di rado queste questioni vengono risolte con gli interventi a gamba tesa, più spesso si cerca di allargare le definizioni, renderle inclusive, in modo tale da capire tutti i possibili mondi musicali, senza istituire moralismi, regole non scritte, ostracismi. 

Alcune domande senza risposta, che possono dare spunti di riflessione a chi vuole riflettere:

John Cage ha scritto 4' 33''? 

Duchamp ha scolpito "Fontana"?

Ascoltando un'esecuzione di "Composition 1960 #10" di LaMonte Young si riesce a dare la responsabilità autoriale di quel pezzo a LaMonte Young? (Vi risparmio la ricerca: la partitura di "Composition 1960 #10" è costituita dalla frase "Draw a straight line and follow it").

In una mano ho il White Album dei Beatles e nell'altra mano ho lo spartito con le trascrizioni di quell'album, che mi permetterebbero di suonarlo e cantarlo con la mia cover band: qual è il testo originale del White Album, l'album o lo spartito che riporta le note suonate?

... Chi ha scritto l'Iliade e l'Odissea?

In merito alle composizioni attribuite a Scelsi, quali sono stati i ruoli creativi di Scelsi e dei trascrittori? Ci sono implicazioni etiche così forti? Le composizioni attribuite a Scelsi sono apprezzate per l'idea di fondo o per la realizzazione pratica? E' possibile, appunto, stabilire questa distinzione, tra idea di fondo e realizzazione pratica, e dare ai diversi elementi importanza estetica diversa?

 

Ripeto, non ci sono risposte univoche.

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Qualsiasi prodotto musicale può essere creato da team di musicisti, che collaborano per un risultato. In contesti meno colti esiste - non a caso - il termine "Feat".

 

Detto questo, tutta la musica da film è il prodotto di più musicisti ... con la griff di qualcuno, che ovviamente contribuisce attivamente e magari fa le scelte (e sicuramente supervisiona il risultato). Non ci vedo nulla di scandaloso. La sequenza III per voce é di Berio o della moglie? Secondo me se non ci fosse stata la moglie, il brano sarebbe stato diverso. Per galanteria verso Berio continuiamo a illuderci che sia al 100% sua. Vale lo stesso principio delle colonne sonore firmate  da Hans Zimmer.

 

Guarda caso questo discorso si può applicare anche per le sue Folk song...perchè per rendering? E sinfonia? ... etc.

 

Detto scherzosamente, ma plausibile, Scelsi potrebbe essere pure solo una firma o un'intuizione :)

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1. Il nome del compositore funziona come una specie di “logo”, o “sigillo di garanzia”, o “marchio di fabbrica”. La Sonatina del dodicenne Beethoven è un’altra cosa della Sonatina del trentenne Salieri, anche se le note sono le stesse: la ascoltiamo in modo diverso, le diamo significati differenti; il Trio in La maggiore è un capolavoro al pari – e forse più  degli altri tre di Brahms, ma la sua paternità è incerta, e quindi non lo si ascolta mai; e così via.

 

2. Fra tutti, Scelsi è il compositore meno toccato da questo problema. Del resto, il suono è: Scelsi si limita – come tutti i “veri compositori” – ad ascoltarlo, e a farcelo ascoltare. Scelsi Tosatti Beethoven Salieri Brahms ... cosa importa? Tutti sono – tutti siamo – manifestazioni temporali di ciò che è, fuori dal tempo.

 

3. Incontrare Scelsi è stata la più grande fortuna di Vieri Tosatti: un’opportunità unica, irripetibile, per esercitare il suo ingegno e la sua sensibilità, davvero sconfinati, su di un oggetto esterno, neutro, su qualcosa che poteva osservare in quanto distaccata da sé (perché quando facciamo la cose nostre, ne siamo schiavi, vero?). Da questo, una totale – invidiabile – libertà.

 

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