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Piano Concerto - Forum pianoforte

A cosa serve la musica (oggi)?


Frank
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Di fatto, come dice pianothor, non penso che nel contesto di questo topic uno faccia differenze fra musica colta o pop, semmai fra qualità della musica scritta e "suonata". Il gusto non centra, una canzone pop può essere di livello...e meno, dipende...e dipende da troppi fattori che non mi interessa neanche trattare.

 

Ma un compositore del XXI secolo, vista la VERA rivoluzione musicale dello scorso secolo, si trova (o non si trova?) a fare delle scelte artistiche e deve farsi bene i conti se vuole sopravvivere.

 

La riflesisone secondo me non si può estinguere valutando solo gli economics, il risultato di un compositore non può prescindere da quello che è. Si può fingere per poco, ma poi la propria natura emergerà. Il mestiere, il business può avere la meglio su questo? Questo può dipendere anche dal carattere, ma questo riporta al "quello che è il compositore".

 

Detto questo, avere ben chiara la funzione della musica, può meglio canalizzare gli sforzi. Del resto, in un mondo intricato come quello odierno, probabilmente il compositore alla lunga farà quello che gli è più congeniale o quello che gli riesce meglio. Se questo non coincide con il bacino di utenza (il mercato?), ha solo una possibilità: l'autoproduzione.

 

Ecco che l'inquietante riflesione, fare il compositore in libertà (intendo senza alcun vincolo tecnico, estetico, di mercato,etc. ...  forse ampliando la considerazione aristotelica) è una cosa da ricchi (economicamente). E quanti compositori sono ricchi veramente?

 

Per cui, se è tutto giusto, quanto è libero un comune (squattrinato), seppur stradotato, compositore?

 

...come sempre pensieri in libertà

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Ieri, 22:43

Quando ascoltai i primi brani musicali da bambino ne rimasi rapito e quella musica era in qualche modo dentro di me. Crescendo sentivo che questa musica composta in chissà quale tempo e da chissà quale compositore mi conosceva meglio di quanto io mi conoscessi parlando allo stesso tempo di me. Suonare per me è riappropriarsi di un'essenza che è in quello che si ascolta. Suonare quel brano significa in qualche modo ripappropriarsi di qualcosa che è sempre stato nostro comunicandolo finalmente con il nostro stesso spirito.

La musica dice qualcosa e serve per dire e declamare. È un flusso ininterrotto che comunica e commuove, scuote e sconvolge.

La musica al momento è ancora più grande di me e spesso sopraffatto da essa non riesco a contenere tutta questa bellezza.

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Ma un compositore del XXI secolo, vista la VERA rivoluzione musicale dello scorso secolo, si trova (o non si trova?) a fare delle scelte artistiche e deve farsi bene i conti se vuole sopravvivere.

 

 

Detto questo, avere ben chiara la funzione della musica, può meglio canalizzare gli sforzi. Del resto, in un mondo intricato come quello odierno, probabilmente il compositore alla lunga farà quello che gli è più congeniale o quello che gli riesce meglio. Se questo non coincide con il bacino di utenza (il mercato?), ha solo una possibilità: l'autoproduzione.

 

 

Ma la vera domanda era : a che cosa serve fare musica ( oggi) ? In generale mi sembra che si divaghi altrove

... e dunque la domanda reale che forse volevi fare Frank: è: serve ancora fare musica "colta" oggi?

 

E se la domanda fosse veramente questa - sempre nell'ambito dei pensieri e delle domande in libertà - non sarebbe opportuno, innanzi tutto, domandarsi se il perseverare da parte della maggioranza dei compositori contemporanei in ambiti esclusivamente atonali, non sia da mettere in discussone per cercare di recuperare il rapporto con quel pubblico che si riconosce nella tradizione classico - colta ?

 

E se si decidesse che questa è l'unica possibile strada: quale tipo di tonalità "colta" si potrebbe  proporre nel XXi° secolo?

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Come ieri, come domani e come per ogni altra attività umana semplicemente...

ad allontanare la noia.

...dipende "ieri", quanto va indietro. Ad esempio dubito che in una funzione religiosa la musica serva solo per allontanare la noia. Sicuramene è un ambito che riguarda la musica che ha la funzione di "intrattenimento", in senso nobile.

 

 

Ma la vera domanda era : a che cosa serve fare musica ( oggi) ?

 

Parafrasando

 

"Come ieri, come domani e come per ogni altra attività umana semplicemente..." a rispondere ad un'esigenza. Esigenza che sarà personale e come tale non iscrivibile in un perimetro.

 

Ma proprio per rispondere a Daniele:

 

serve ancora fare musica "colta" oggi?

... rispolvero il concetto di libertà; il compositore ha la sua coscienza e ha il diritto di tenerne conto. Un volta c'erano i mecenati e in realtà come gli USA queste figure ancora esistono. Li ci sono persone che se credono in un tuo progetto, senza troppi preamboli, te lo finanziano.

 

Come notate si trona sempre al solito discorso e come diceva mio nonno: "senza soldi non si cantano messe"...per cui, se un compositore vuole essere libero al 100%, al mondo d'oggi deve essere ricco o avere a disposizione uno ricco che gli da tutti i soldi che gli servono. Altrimenti il risultato sarà per forza "viziato"

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...dipende "ieri", quanto va indietro. Ad esempio dubito che in una funzione religiosa la musica serva solo per allontanare la noia. Sicuramene è un ambito che riguarda la musica che ha la funzione di "intrattenimento", in senso nobile.

 

 

Parafrasando

 

"Come ieri, come domani e come per ogni altra attività umana semplicemente..." a rispondere ad un'esigenza. Esigenza che sarà personale e come tale non iscrivibile in un perimetro.

 

^_^

già, ma anche la religione serve allo stesso scopo...

come dicevo, tutto serve a quello, anche se è un approccio tipicamente esistenzialista. Certo è la risposta più generale che si possa dare, ma anche la domanda lo è abbastanza.

Poi si può declinare quante volte vuoi, proprio perché lo scopo è di "allontanare la noia" e se ci si fermasse a questa semplice risposta sarebbe di per se un controsenso.

Ma come vedi, anche se parli di "intrattenimento in senso nobile" sempre di là parti: ti intrattieni per non annoiarti.

Poi si possono tirare in ballo anche altre emozioni basilari come la paura, oppure l'autoaffermazione ecc. Ma sempre lì intorno si gira.

 

In qualche modo insomma per avere una risposta declinata, bisogna anche declinare la domanda, come per esempio fa Daniele. Ma allora ricadiamo sempre nei soliti discorsi triti e ritriti.

 

La musica è una forma di comunicazione e serve quindi a comunicare. Si può comunicare in molti modi ed esistono molti linguaggi con cui farlo. La differenza tra essi sta nel fatto che ciascuno coglie parti della comunicazione che gli altri non colgono. E in questo senso i differenti modi di esprimere e comunicare non sono compenetrabili tra loro. Quindi, in questo senso, la musica serve a comunicare quello che con altri metodi non si può comunicare.

 

Anche questa però è una risposta abbastanza generale, che non dipende dall'oggi o dal domani, anche se più circostanziata. Quello che però mi sembra un indizio, nella tua domanda, è proprio il riferimento all'oggi, il che mi fa ritornare alla supposizione di Daniele.

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^_^

già, ma anche la religione serve allo stesso scopo...

come dicevo, tutto serve a quello, anche se è un approccio tipicamente esistenzialista. Certo è la risposta più generale che si possa dare, ma anche la domanda lo è abbastanza.

Poi si può declinare quante volte vuoi, proprio perché lo scopo è di "allontanare la noia" e se ci si fermasse a questa semplice risposta sarebbe di per se un controsenso.

Ma come vedi, anche se parli di "intrattenimento in senso nobile" sempre di là parti: ti intrattieni per non annoiarti.

Poi si possono tirare in ballo anche altre emozioni basilari come la paura, oppure l'autoaffermazione ecc. Ma sempre lì intorno si gira.

 

In qualche modo insomma per avere una risposta declinata, bisogna anche declinare la domanda, come per esempio fa Daniele. Ma allora ricadiamo sempre nei soliti discorsi triti e ritriti.

 

La musica è una forma di comunicazione e serve quindi a comunicare. Si può comunicare in molti modi ed esistono molti linguaggi con cui farlo. La differenza tra essi sta nel fatto che ciascuno coglie parti della comunicazione che gli altri non colgono. E in questo senso i differenti modi di esprimere e comunicare non sono compenetrabili tra loro. Quindi, in questo senso, la musica serve a comunicare quello che con altri metodi non si può comunicare.

 

Anche questa però è una risposta abbastanza generale, che non dipende dall'oggi o dal domani, anche se più circostanziata. Quello che però mi sembra un indizio, nella tua domanda, è proprio il riferimento all'oggi, il che mi fa ritornare alla supposizione di Daniele.

Sicuramente ero interessato alle declinazioni, che variano col variare dei tempi. La domanda di Daniele ci può stare e sarebbe frutto delle riflessioni che hanno seguito la domanda. Anche la declinazione "cultura" può variare al variare dei tempi. Lascio aperto il discorso. Comunque io la noia non la trovo alla base di tutto, torno alla carica con le esigenze :)...se ne può parlare

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La musica non è uno svago, un'evasione. La

musica che "diverte" è cattiva musica.

 

non vorrei essere sarcastica come micamahler, però forse sarebbe utile capire meglio almeno cosa si intende per noia. Ne parlava già Lucrezio nel De rerum natura (se hai un po' di tempo è comunque sempre una buona lettura), ne hanno trattato poi anche molti altri, e non da ultimo un certo Heidegger. In breve la noia è uno stato fondamentale dell'animo, non è semplicemente un'emozione che prova il perdigiorno.

Se ci pensi bene è un concetto (metafisico) che trova il suo corrispettivo in quello (fisico) dell'istinto di sopravvivenza.

La noia è una forza propulsiva che spinge dal vuoto all'azione e alla creazione.

 

Dire poi che qualcosa che "diverte" è cattivo... potrebbe far quasi paura :o

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La musica non è uno svago, un'evasione. La

musica che "diverte" è cattiva musica.

 

non vorrei essere sarcastica come micamahler, però forse sarebbe utile capire meglio almeno cosa si intende per noia. Ne parlava già Lucrezio nel De rerum natura (se hai un po' di tempo è comunque sempre una buona lettura), ne hanno trattato poi anche molti altri, e non da ultimo un certo Heidegger. In breve la noia è uno stato fondamentale dell'animo, non è semplicemente un'emozione che prova il perdigiorno.

Se ci pensi bene è un concetto (metafisico) che trova il suo corrispettivo in quello (fisico) dell'istinto di sopravvivenza.

La noia è una forza propulsiva che spinge dal vuoto all'azione e alla creazione.

 

Dire poi che qualcosa che "diverte" è cattivo... potrebbe far quasi paura :o

Cosa è la noia?

 

Cosa è il divertimento?

 

Cosa è la buona e la cattiva musica?

 

Cari amici, aldilà, dei trattati scientifici e filosofici  che, senza ombra alcuna , sarebbe sempre meglio non dimenticare, io penso che tutto sia assolutamente e soprattutto molto legato a quello che è la singola - la nostra - soggettività.

Ne consegue che ciò che è noia per me, ciò che è divertimento per me, ciò che è buona musica per me, non è assolutamente altrettanto per il mio prossimo più o meno vicino o distante.

 

Ieri sera ero a Imola dove ho assistito e ascoltato un concerto  dei Filarmonici dell'orchestra del Comunale di Bologna con Giorgio Zagnoni  flauto solista. Le musiche erano di Vivaldi e, posso dire, che l'atmosfera che si percepiva, sia fra noi del pubblico, sia fra gli esecutori era di massimo divertimento.

Sono però sicurissimo che quel divertimento era una prerogativa di persone che condividono, quel tipo di musica e quel tipo di ambiente. 

In altre parole non sarebbe stato tale - ma sarebbe stata noia o insofferenza - per chi prova divertimento ascoltando musica di tutt'altro genere. Ma il discorso sarebbe esattamente uguale al contrario.

 

La musica è divertimento nella misura in cui è tutto ciò che vorremmo e desidereremmo ascoltare nel nostro soggettivo personale. Il piacere, il diletto, il divertimento che io provo ascoltando musica di questo tipo è uguale  - o comunque simile - allo stesso che ogni altra persona prova ascoltano altra musica o altri generi musicali.

 

Ma anche nella erronea - almeno tale la ritengo - ipotesi che si volesse imporre - qualsiasi imposizione è sempre sbagliata - un concetto di supremazia nella musica, è bene tenere presente che anche fra gli ascoltatori -e anche tra gli stessi "addetti ai lavori" o quelli che Adorno mette nella sua prima categoria e su cui ci sarebbe molto da disquisire - di musica antica- classico- contemporanea colta, il diletto, le preferenze, il piacere e il divertimento è ben lungi dall'essere unanime e uguale, verso generi, epoche e compositori che - anche qui erroneamente - ci si ostina a volere tenere uniti sotto un unico tetto. 

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La musica che "diverte" è cattiva musica.

La cosa più difficile è dare un "valore" alla musica. L'amico Schumann la butta sul gusto

 

Non devi in alcun modo diffondere le composizioni brutte,

anzi devi contribuire con tutte le tue forze a tenerle

fuori dalla circolazione.

 

Le composizioni brutte non devi suonarle affatto, e

neppure ascoltarle, a meno che ti costringano a farlo.

 

Ma brutte secondo quali parametri?

 

L'aggettivo "cattiva" può essere assimilabile a "brutta"? Non so, brutta mi sa più di gusto, cattiva più di valutazione - ipoteticamente - oggettiva. E i parametri?

 

L'unica cosa che si può fare è valutare il modo in cui è scritto o costruito un brano, il grado di raffinatezza (in questo caso consapevoli che l'assenza di raffinatezza non è detto che sia un difetto), il livello di interesse che può suscitare, etc.

 

... e sul "divertire"? Insomma, un po' di opere buffe l'hanno scritte in tanti. Più o meno ben costruite, più o meno raffinate, etc. Ma si tratta di opere che hanno cavalcato secoli.

 

Mi è sembrata più convincente la Viola che diceva:

 

 

A creare un legame indissolubile con un altro essere.

 

Mi ha incuriosito molto. I due esseri sono l'ascoltatore e il compositore che entrano in contatto tramite QUEL brano di musica o due ascoltatori che si "legano" indissolubilmente ascoltando UNO stesso brano?

 

Ah, in questa catena l'interprete ha un ruolo? Per cui è quasi sempre una cosa a tre?

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La noia è una forza propulsiva che spinge dal vuoto all'azione e alla creazione.

Cara Biabca,se ben governata nessuna forza umana è più creativa della rabbia. Come la possiamo mettere?

 

La noia è, come per la rabbia, il frutto di una certa condizione. Se non si verificano queste ed altre condizioni, qual'è il motore?

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Esigenza trovo che sia il termine più appropriato per qualcuno, ma sicuramente non per tutti.

Sulle terminologie non discuto, ma l'uomo si relaziona ad altri solo per bisogno. Il bisogno ha tantissime facce , sfumature e forme. Un "sostantivo" di bisogno che mi piace è "esigenza" ... il resto non dipende da me e da te ma dalla natura umana che è fatta in un certo modo.

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Ieri, 22:43

Quando ascoltai i primi brani musicali da bambino ne rimasi rapito e quella musica era in qualche modo dentro di me. Crescendo sentivo che questa musica composta in chissà quale tempo e da chissà quale compositore mi conosceva meglio di quanto io mi conoscessi parlando allo stesso tempo di me. Suonare per me è riappropriarsi di un'essenza che è in quello che si ascolta. Suonare quel brano significa in qualche modo ripappropriarsi di qualcosa che è sempre stato nostro comunicandolo finalmente con il nostro stesso spirito.

La musica dice qualcosa e serve per dire e declamare. È un flusso ininterrotto che comunica e commuove, scuote e sconvolge.

La musica al momento è ancora più grande di me e spesso sopraffatto da essa non riesco a contenere tutta questa bellezza.

Nulla da dire se non che la musica viene composta anche oggi, per cui a parte la tua esperienza diretta, in qualche modo il discorso dovrebbe (secondo me) comprendere anche questo aspetto. Tanto più che si parla dell' oggi; si in senso lato ma un pensiero per quei poverracci che ancora decidono di mettere di fila 2 note su carta  andrebbe speso.

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Ieri, 22:43

Quando ascoltai i primi brani musicali da bambino ne rimasi rapito e quella musica era in qualche modo dentro di me.

Crescendo sentivo che questa musica composta in chissà quale tempo e da chissà quale compositore mi conosceva meglio di quanto io mi conoscessi parlando allo stesso tempo di me. Suonare per me è riappropriarsi di un'essenza che è in quello che si ascolta. Suonare quel brano significa in qualche modo ripappropriarsi di qualcosa che è sempre stato nostro comunicandolo finalmente con il nostro stesso spirito.

La musica dice qualcosa e serve per dire e declamare. È un flusso ininterrotto che comunica e commuove, scuote e sconvolge.

La musica al momento è ancora più grande di me e spesso sopraffatto da essa non riesco a contenere tutta questa bellezza.

Questa "confessione" mi è arrivata dritta al cuore.

 

"La musica al momento è ancora più grande di me".

Condivido il tuo sentimento. La musica è di un'essenza superiore alla vita e, beninteso, alla morte.

 

"e spesso sopraffatto da essa non riesco a contenere tutta questa bellezza"

La musica come suprema bellezza, bellezza infinita.

L'essenza stessa della musica è "l'infinito attuale, un nonsenso per la filosofia".

 

Inutile, a mio parere, ricorrere alla filosofia per descrivere la Musica. (Bianca)

 

A Daniele e Frank, che ringrazio, risponderò al calar della luce.

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Cara Biabca,se ben governata nessuna forza umana è più creativa della rabbia. Come la possiamo mettere?

 

La noia è, come per la rabbia, il frutto di una certa condizione. Se non si verificano queste ed altre condizioni, qual'è il motore?

 

 

Frank, quello che i signori di cui sopra intendono, è proprio che la noia è una delle condizioni "fondamentali" dell'esistenza. Ve ne sono altre, ma la rabbia non è tra esse. Possiamo essere d'accordo o meno, e io personalmente lo sono solo in parte. Però quello che spiegano non è così banale come l'accezione che il senso comune dà alla noia, e a mio parere varrebbe la pena approfondirlo (magari non qui, ma ognuno per se ;) ). La noia esistenziale non è uno stato in cui ci si trova perché non si sa cosa fare, ma è una condizione originaria, così come lo è l'angoscia, che è la paura di qualcosa di indeterminato.

 

Ho scelto, tra le tante, questa risposta alla domanda "a cosa serve la musica oggi" perché è una delle poche risposte fondate che si possono dare a una domanda così generale. Le obiezioni che si possono fare si basano solo su possibili fraintendimenti che si possono avere del concetto filosofico del termine noia.

 

Certamente questo non vuol dire che se mi chiedi: perché hai scritto quella determinata musica? io ti risponderò: "boh? ero annoiata, non sapevomcheffare..." ;)

 

 

 

Inutile, a mio parere, ricorrere alla filosofia per descrivere la Musica. (Bianca)

 

>Se non si verificano queste ed altre condizioni, qual'è il motore?

 

ma, per rispondere a una domanda come questa a cosa dovresti ricorrere scusa  ;) ?

 

Comunque, per la precisione, qui nessuno sta cercando di "descrivere" la musica, per la qual cosa dovresti ricorrere comunque ad un metalinguaggio (rispetto alla musica stessa) oppure presentare la totalità della musica possibile.

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