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Piano Concerto - Forum pianoforte

Approfondimento sui Kawai


mattia00
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Ho letto da qualche parte che i nuovi kawai, k15 k300, k500, k600, ecc, quelli che sostituiscono i vecchi k3, k5, k6, vengono assemblati tutti in Giappone, mentre prima, fino al 2014 le serie più basse k15, k2 e k3 venivano assemblate in Indonesia mentre le serie di punta dal K500 in poi erano tutte assemblate in Giappone. Solo il k3 aveva due linee di produzione, una in Giappone destinata al mercato Stati Unti e l’altra in Indonesia destinata all’Europa. Che poi praticamente anche i K3 destinati al mercato americano venivano assemblati in Indonesia, poi spediti in Giappone solo per apporre la targhetta made in Japan. Ora la propaganda che fa Kawai e la seguente: dice che vengono tutti assemblati in Giappone, questo significa che le fabbriche in Indonesia sono chiuse? Io non ci credo, sono sicuro che li assemblano sempre in Indonesia e li mandano in Giappone per il collaudo finale e per dire che sono madè in Japan, almeno i K15, k200 e k 300. Resta inteso che le serie di punta K500, k600, k800 sono sempre assemblate in Giappone. Chi ne sa qualcosa in più?

Saluti.

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A volte le Case vogliono far parlare di se' e sottolineano queste vicende. Io personalmente credo che non abbia molta importanza dove viene assemblato un pianoforte. Purché il Tim di lavoro sappia bene cosa fare. Il mercato orientale non mi sembra improvvisarsi su un tema come questo. I materiali invece sono molto importanti ed importante è che le Case siano all'avanguardia o che almeno tengano la "guardia" molto alta. All'alta qualità occidentale, l'Oriente sta rispondendo con il carbonio(L'ultima mia visita alla Musikmesse di Francoforte è stata oggetto di questa osservazione). Stiletti e cavalletti superleggeri rendono una meccanica sempre più agile e anche i progetti di calcolo delle cordiere sono sempre più attenti e ottimizzati. Le tavole di risonanza...un poco troppo caricate per ottenere un maggior transiente di attacco del suono( anche martelliere più impregnate!). Tutto sembra, insomma, progredire verso una maggior facilità d'uso e un suono direi più "aggressivo". I pianisti stessi suonano modernamente in modo più aggressivo. Lang Lang, grande piccolo leone della tastiera ce ne da' un esempio. Il suono "romantico" e il dolce prolungamento più armonico del suono pianistico sembra ormai un ricordo del passato. Pianoforti con piccoli martelli e con tavole di risonanza poco caricate, con attacco più dolce, ma con transiente di estinzione più lungo oggi non se ne fanno più. Oggi il nostro strumento ha un suono più "frenato", più facile da pedalizzare e con maggior qualità di chiarezza nell'esecuzione di rapidi passaggi. Note ribattute e rapide ottave, ancora difficili da eseguire sui pianoforti da concerto del primo novecento, sono oggi di facile realizzazione sugli strumenti moderni. Anche la tecnica pianistica si è adeguata: la nuova "Scuola" suggerisce la non necessità di cambiarre dita sulle ribattute e poter suonare più aderenti alla tastiera. Un maggior buon rapporto tra peso di abbassamento e peso di ritorno concedono al pianista la possibilità di "affidarsi" sempre di più al proprio strumento invece di "sfidarlo"

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A volte le Case vogliono far parlare di se' e sottolineano queste vicende. Io personalmente credo che non abbia molta importanza dove viene assemblato un pianoforte. Purché il Tim di lavoro sappia bene cosa fare. Il mercato orientale non mi sembra improvvisarsi su un tema come questo. I materiali invece sono molto importanti ed importante è che le Case siano all'avanguardia o che almeno tengano la "guardia" molto alta. All'alta qualità occidentale, l'Oriente sta rispondendo con il carbonio(L'ultima mia visita alla Musikmesse di Francoforte è stata oggetto di questa osservazione). Stiletti e cavalletti superleggeri rendono una meccanica sempre più agile e anche i progetti di calcolo delle cordiere sono sempre più attenti e ottimizzati. Le tavole di risonanza...un poco troppo caricate per ottenere un maggior transiente di attacco del suono( anche martelliere più impregnate!). Tutto sembra, insomma, progredire verso una maggior facilità d'uso e un suono direi più "aggressivo". I pianisti stessi suonano modernamente in modo più aggressivo. Lang Lang, grande piccolo leone della tastiera ce ne da' un esempio. Il suono "romantico" e il dolce prolungamento più armonico del suono pianistico sembra ormai un ricordo del passato. Pianoforti con piccoli martelli e con tavole di risonanza poco caricate, con attacco più dolce, ma con transiente di estinzione più lungo oggi non se ne fanno più. Oggi il nostro strumento ha un suono più "frenato", più facile da pedalizzare e con maggior qualità di chiarezza nell'esecuzione di rapidi passaggi. Note ribattute e rapide ottave, ancora difficili da eseguire sui pianoforti da concerto del primo novecento, sono oggi di facile realizzazione sugli strumenti moderni. Anche la tecnica pianistica si è adeguata: la nuova "Scuola" suggerisce la non necessità di cambiarre dita sulle ribattute e poter suonare più aderenti alla tastiera. Un maggior buon rapporto tra peso di abbassamento e peso di ritorno concedono al pianista la possibilità di "affidarsi" sempre di più al proprio strumento invece di "sfidarlo"

Concordo al 100 % su tutto, infatti la cosa più importante non è dove viene assemblato un pianoforte, ma ai materiali utilizzati è inoltre ad un buon know-how che l’azienda madre deve trasmettere alla sua azienda secondaria, con controlli qualitativi fissi e costanti, inoltre con addestramento personale sempre in continuo aggiornamento. E sia Kawai che Yamaha questo ormai l’anno capito molto bene. L’unica cosa e che la maggior parte delle persone che acquistano ci tengono a vedere la targhetta apposta al piano madè in Japan.

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  • 2 weeks later...

Sono d'accordo con voi e, secondo me, lo sbaglio è nella convinzione che a maggiore pulizia corrisponda maggiore qualità del suono e/o artistica....
Mentre a mio parere è l'opposto...
Farei una nota sulle accordature, i vecchi pianoforti "tolleravano" più le scordature, anche per via del suono più corto, che davano origine a un'infinita gamma di simpatie e rendevano personali interpretazioni come quelle di Cortot...
Oggi purtroppo si va sempre di più sulla direzione del suono fermo, senza colore. Si è, in un certo senso, sempre più disposti a rendersi tutti uguali, a sottomettersi alla globalizzazione e alla volontà del marketing. L'arte risente della crisi dei valori dell'individualità di ogni uomo che si sposava con l'imitazione della natura...
Franz Mohr, l'accordatore di Horowitz, provando il pianoforte di Lang Lang prima di un concerto, espresse l'opinione che fosse accordato orribilmente...quindi in un certo senso non dipende solo dagli strumenti ma dalle mode e dal volere di chi suona.
La mia opinione è che l'arte non dovrebbe dipendere dalle mode, così come non si spoglia la facciata di un palazzo storico dei suoi fregi perché i tempi sono cambiati. Il patrimonio musicale, dal punto di vista interpretativo, dovrebbe essere un patrimonio di inestimabile valore che deve essere conservato nel tempo così come nei musei, che migliora sì al migliorare del mezzo, ma che non vengano applicate filosofie che ne alterino la matrice principlae... 

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