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Piano Concerto - Forum pianoforte

Quale armatura scegliere se ci sono molte alterazioni?


lewenok
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Salve,

 

sto componendo un pezzo che contiene moltissime alterazioni, un pezzo moderno.

Il dubbio che ho è sul tipo di ARMATURA da usare. All'inizio ho pensato a LA+ (3 diesis), ma ora ho scelto FA#+ (6 diesis). Il problema è che nella composizione uso molte alterazioni, diesis bequadri e poi di nuovo diesis, bemolli e via dicendo. Allora ho pensato che se non usavo nessuna armatura sarebbe stato meglio, così mi sarei risparmiato molti bequadri, ma ho notato che dove toglievo da una parte i bequadri, dovevo comunque aggiungere in altre battute tutti i diesis che l'armatura di FA#+ mi andava a coprire (il SI è l'unica nota che subisce solo sporadicamente qualche alterazione, per questo pensavo a FA#+).

 

Immagino però che non esista un modo per risparmiarsi la fatica. E poi... essendo una composizione contemporanea non ha nemmeno un carattere melodico definito, nel senso che inizia in RE- e finisce in SOL#+. Inoltre, inserire varie armature all'interno dello spartito sarebbe inutile... ogni battuta è una storia a sé... dovrei usare un'armatura diversa per ogni battuta.

 

Qualcuno di voi si è mai trovato in una situazione simile in fase di composizione?

 

Esistono esempi di spartiti anche di autori contemporanei, con molte alterazioni, così da rendermi conto che tipo di armatura scegliere?

 

GRAZIE

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sei incappato in una delle limitazioni del sistema di notazione tradizionale ma che puoi personalizzare con presupposti e segni grafici personali, adeguatamente descritti in una legenda.

le possibilità sono infinite, basta perderci un po' di tempo. sicuramente altri compositori avranno avuto a che fare con lo stesso problema. non saprei indicartene nessuno, ora. ma visto che si tratta di musica tua, sentiti libero di scriverla a tuo piacimento, libero anche da stereotipi notazionali. se descrivi dettagliatamente tutto in legenda, il gioco è fatto.

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Ogni segno in partitura deve essere utile, se il brano non è tonale non ha significato l'armatura in chiave. Capita in alcune partiture - sperimentali di un secolo fa - di trovare in chiave armature non convenzonali in quanto alcuni suoni erano sempre a quell'altezza o addirittura che davanti ad ogni nota ci sia sempre una prescrizione (#, b o bequadro), in questo caso era solo una questione estetica.

 

Ad oggi si indica ciò che è veramente utile, se il brano non è tonale (o modale), sostanzialmente l'armatura è inutile.

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Ora mi è chiaro.

Dunque posso scegliere un'armatura che non dia, come dire, un senso tonale al pezzo... oppure scegliere anche di non usare nessuna armatura, non cambierebbe molto dato che in effetti il pezzo non ha un senso melodico tonale. Ok.

 

ScalaQuaranta non saprei proprio da dove cominciare con i segni grafici personali, anche perché ho pochissimo tempo per finire il pezzo e spedirlo. Però sembra davvero interessante e utile ciò che dici. Esistono per caso dei testi di studio in merito? Oppure intendevi semplicemente consigliarmi con una personalizzazione amatoriale?

 

Frank hai detto una cosa che mi ha colpito:

 

...armature non convenzionali in quanto alcuni suoni erano sempre a quell'altezza...

 

...qui mi si apre un mondo. A questo non avevo mai pensato!

Ragionando in questo modo mi sento molto più sicuro nella scelta del tipo di armatura. Senza farmi troppi problemi.

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Frank hai detto una cosa che mi ha colpito:

 

 

...qui mi si apre un mondo. A questo non avevo mai pensato!

Ragionando in questo modo mi sento molto più sicuro nella scelta del tipo di armatura. Senza farmi troppi problemi.

Mi fa piacere, ma tieni presente che come dicevo erano partiture sperimentali che non hanno mai preso il volo, nel tempo si sono consolidate altre tecniche di notazione delle alterazioni...per cui mi sembra un binario abbastanza morto. Di fatto però esistono questi esempi nel repertorio.

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Per capire meglio le

altre tecniche di notazione delle alterazioni

 

Io non ho mai studiato composizione, ma ho solo le nozioni di base che mi permettono di comporre. A poco a poco studio, ma son tante le cose che non so. Per questo mi chiedevo se c'era qualche testo dove poter studiare  :)

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Qualche spunto lo puoi prendere da qui, comodo in quanto a parte la traduzione in 4 lingue diverse trovi anche i riferimenti ai brani, che puoi procurarti. Non c'è strada migliore che passare dall'ascolto con partitura alla mano

 

http://www.libreriauniversitaria.it/semiography-and-semiology-contemporary-music/libro/9788876656163

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Allora Frank,

 

oggi ho provato ad apportare alcune modifiche al mio pezzo. A un certo punto cambio armatura e la rendo atonale, cioè in DO+ e poi rimetto quella in FA#+. Non so se sia proprio bello stilisticamente però mi è molto funzionale. Infatti era questo il mio problema. Lo "stilisticamente bello". Ma non ha senso.

 

Mi pare di capire che l'uso della notazione musicale abbia in fondo lo scopo di rendere chiare le intenzioni del compositore. E io, fino ad oggi, ho sempre pensato che nella composizione vi fosse quasi l'obbligo di essere severi e molto inquadrati. Si inizia, chessò, in FA+ e si deve concludere in FA+ o RE-, cioè restando nell'armatura iniziale. Visione troppo classica e limitata.

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Mi intrometto in punta di piedi... Non sono un compositore ma per conoscenza delle partiture ho notato che la rigidità e la severità stilistica è roba antica. Nelle partiture moderne c'è molta più libertà. L'ho visto molto spesso in partiture di Xenakis, di Stockhausen ecc. che ti invito a consultare per capire fino a dove puoi spingerti. Stockhausen era solito inserire, specie per la musica elettronica anche una specie di prefazione, o libretto di istruzioni per l'esecutore quando la complessità lo richiedeva (In alcuni casi andavano preparati gli strumenti secondo le sue direttive, in altri casi posizionati impianti audio secondo uno schema ben definito). Capisci bene che all'aumentare delle complessità devono per forza di cose aumentare i simboli per rappresentarle. 

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Incredibile. Non avevo mai visto una cosa simile.

Grazie per il video.

Immagino che anche per il pianoforte vi siano simboli e notazioni che chi non ha studiato, come nel mio caso, potrebbero aiutare nel caso di composizioni contemporanee. Oltre al testo consigliatomi sopra, vedrò cos'altro posso trovare.

 

TheSimon non è che ci sarebbe su youtube qualche altro video però riferito a spartito per pianoforte? Cioè, intendo con notazioni moderne come il video di cui sopra?

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Simone, con la parola "antico" mi hai fatto venire in mente un amico che diceva sempre: "non si dice antico, si dice classico"

 

In effetti le partiture degli anni '60 ormai sono classicismo e un 'interprete deve saper leggere una partitura classica (tanto più antica, vogliamo parlare del tetragramma gregoriano con notazione in campo aperta? Molto attuale in alcune estetiche del '900) figuriamoci un compositore che di certo non può ignorare le note in quanto antiche e usate da secoli.

 

Noto che usi con ambiguità il termine "rigido", in realtà la partitura è l'unico tramite fra compositore ed interprete, in un mondo dove non esiste più una prassi esecutiva (anche se esistono corsi di prassi esecutiva contemporanea) , l'unico mezzo è la ricchezza di scrittura. Anche la scrittura più aleatoria ormai è molto controllata, per cui anche se le partiture appaiono più pulite, sono ricche di prescrizioni. Direi: informazioni sufficienti affinchè la partitura sia autosufficiente, ovvero deve funzionare anche in assenza del compositore.

 

 

Stockhausen è solo uno degli esempi (c'è anche la sua scrittura aleatoria) e in effetti non basta un'antologia ricca delle più svariate soluzioni dal punto di vista ritmico (anche se noon completa) al quale bisogna affiancate per forza un sacco di partiture. Vogliamo parlare seriamente di Messiaen?

 

Detto questo ho visto cadere musicisti sul 4 contro 3, non parliamo dello Scriabin di cui facevo cenno. Il musicista moderno non trascura nulla, non ignora quanto si deve sapere in ambito di teoria musicale. Nelle scuole americane pensate che non esiste il corso di composizione, questa riguarda solo la sfera creativa di quello che è la teoria, della quale invece esistono cattedre e corsi in abbondanza.

 

C'è solo una strada giusta, quella di studiare e fare il possiible - parlo per me - per ignorare sempre meno; purtroppo è una lotta impari :)

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TheSimon non è che ci sarebbe su youtube qualche altro video però riferito a spartito per pianoforte? Cioè, intendo con notazioni moderne come il video di cui sopra?

Come dicevo non sono moderne, sono classiche  (dopo mezzo secolo e internet di mezzo) :)

 

Ci sono testi che ne parlano ampiamente di semiografia e semiologia del '900 e qualsiasi interprete finito non ha difficoltà a leggere le sequenze di Berio, semmai a suonarle (o cantarle) in modo credibile; il da farsi è abbastanza chiaro.

 

Spesso bisogna avere i frontespizi delle opere per poter suonare correttamente quello che richiede il compositore e difficilmente oggi si inventano segni, avviene solo se strettamente necessario come ad esempio se in letteratura non ne esistono. Come si fa a sapere se è "lecito" inventare un simbolo? Ecco che si torna alla conoscenza approfondita della teoria, di quanto è stato fatto ed entrato nelle conoscenze comuni.

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Mi viene in mente che c'è anche una nuova disciplina che si occupa di studiare un fenomeno molto diffuso, capita che la scrittura non sia sufficiente a comunicare il desiderata, in questi casi vengono forniti supporti multimediali con il risultato sonoro e la richiesta di realizzarlo. Praticamente è il caso in cui non c'è un segno esaustivo in partitura e il risultato può essere garantito solo fornendo un preciso esempio. Youtube è ricco di esempi ....

 

Siamo un po' fuori dalla componente strettamente ritmica ma più attinente al suono, considera che alcuni suoni dipendono dalla velocità di attacco ed eseuzione che si potrebbe indicare in partitura ma ...serve un audio-video :)

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Concordo su tutta la linea. 

 

Ho utilizzato il termine "rigido" nel senso inteso da lewenok ovvero "legato alle regole della scrittura classica". 

Avevo inteso, ma il mondo classico ormai è un po' più ampio di come mediamente si pensa (dico in generale) e per forza di cose include roba di 50 anni fa. Ormai un grattato è storicizzato quanto un pizzicato compresa la sua notazione.

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Allora...

 

ho visto i video. Da ignorante in materia compositiva, sono rimasto sbalordito. Poi col senno di poi ho pensato che in effetti non ci si può buttare allo sbaraglio e pensare di comporre musica contemporanea ignorando l'esistenza della notazione contemporanea.

Le mie difficoltà sono legate proprio a questo. Cioè al fatto che vorrei esprimere certe cose col pianoforte, però lo faccio con ciò che conosco, cioè la notazione classica che tutto sommato è semplice a confronto, per quello che ho potuto vedere.

Ora mi chiedo se non stia sbagliando a partecipare ad un concorso di musica per pianoforte contemporaneo con uno spartito che è limitato dalla notazione classica, che è la sola che conosco.

Non credo però che sia obbligatorio utilizzare una notazione moderna, se il compositore che usa le regole classiche riesce comunque a esprimere su spartito ciò che desidera suonare.

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Un conto è la conoscenza della teoria musicale per poter leggere qualsiasi partitura e un altro è scrivere quello ce uno sente più vicino alla sua estetica. Se sei ispirato dal neoromanticismo, probabilmente userai solo una parte della semiografia e della semiologia. Questo non sposta di una virgola il concetto di cura del proprio pensiero musicale e conseguenze durante la scrittura in partitura. Estremizzando il discorso, persino il rallentando alla fine del brano può considerarsi prassi esecutiva; per cui ogni desiderata andrebbe indicato in partitura e soprattutto dopo Ravel, Debussy, Mahler come potrebbe essere diversamente?

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