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Piano Concerto - Forum pianoforte

Opinioni discordanti su Giovanni Allevi


stefano
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Innanzitutto chiedo scusa per i toni che ho usato; ero stanco, ho scritto tardi, e... va beh.

 

Il motivo per cui si attacca Allevi è l'essersi messo sullo stesso piano di Mozart o l'aver parlato di Beethoven come fosse suo cugino; e io, sulle critiche rivoltegli per queste ragioni, sono assolutamente d'accordo e anche a me ha dato molto fastidio quando per un anno intero RadioRai, ad ogni termine di trasmissione del giorno, trasmetteva "L'inno della Repubblica Italiana diretta dal maestro (sic!) Giovanni Allevi".

Quello che non condivido è il fatto che si faccia una gran confusione tirando in ballo al suo seguito musicisti molto diversi e gettandoli tutti nel calderone del "fanno musica per soldi", come se questo, poi, fosse un fatto esecrabile. Tutti i più grandi della musica hanno fatto musica anche per soldi, cioè per guadagnare la pagnotta.

Musicalmente parlando e a prescindere dalla qualità dei risultati, Allevi ha fatto musica di facile ascolto, ma anche no; nei primi due dischi ce n'è molta che non è affatto "easy". E però quei dischi non li ha venduti; e mi chiedo quanti di quelli che oggi criticano Allevi per le sue scelte successive si siano messi ad ascoltarli (lo stesso si può dire di Einaudi, che qui è stato preso a paragone: molti hanno ascoltato solo Le Onde o poco altro). Allevi non ha fatto scelte artistiche? Sarà vero, però quando ha provato a farne non se l'è filato nessuno.

Quanto al marketing, poi, si può solo dire che ha trovato gente che ci ha saputo fare e lui ci ha messo del suo; ma anche nel mondo della classica esiste il marketing, per quanto l'ambiente sia senz'altro più selettivo rispetto al pop sul piano del merito.

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Poi c'è la questione del "classica" o meno. In senso stretto, il Classicismo va da Sammartini ad Haydn. Prima di quella c'è il Barocco, e dopo c'è il Romanticismo. E questo lo sappiamo tutti. Ma, in senso più esteso, il termine può diventare equivoco: West Side Story è musica classica? ...E le Gymnopedie? ...E Rapsodia in Blue? ...E Star Wars? ...E Fur Alina? Nel senso comune, "classica" è la musica scritta suonata con strumenti classici (questo vale non solo per la cultura europea, tra l'altro: c'è anche una musica classica indiana, cinese, ecc.). Quindi, piaccia o meno, ormai è invalso l'uso secondo cui un compositore che scrive le proprie note e le esegue con strumenti classici fa il genere "classica". Certo, nel significato letterale del termine è un controsenso: un autore classico dovrebbe essere come minimo morto da un pezzo; e in altre arti, poi, nessuno direbbe "sono un poeta classico" o "un pittore classico". Ma è andata così, probabilmente anche per una questione di cataloghi commerciali. E quindi: Allevi fa musica classica? Nell'accezione comune senz'altro sì, per quanto questa possa non piacere. Era questo il senso del mio paragone provocatorio tra Al Chiaro di Luna e Il Nuotatore (che non era tra Beethoven e Allevi, Simone, ci mancherebbe). Chi oggi ascolta questi due brani da una propria playlist rilassato sul divano, lo fa prescindendo dal contesto che li ha prodotti, perché la fruizione odierna è diversa da quella dell'800; e, senza ombra di dubbio, può provare emozioni molto simili ascoltando l'uno e l'altro brano, considerando che Al Chiaro di Luna è non meno orecchiabile, semplice e ripetitivo de Il Nuotatore.

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Ma infatti la premessa del mio primo intervento è stata proprio questa... Se Allevi invece di sparar cazzate e paragonarsi a Mozart, come dici o dire che Beethoven non aveva ritmo, si fosse limitato a fare il suo, secondo me oggi nessuno avrebbe nulla di dire. Nella vita ci vuole anche un po' di umiltà specie quando sei un personaggio pubblico perché ci vuole veramente poco a rovinarsi ma soprattutto passare da imbecille. Poi mi dispiace dirlo ma i grandi, quelli veri, sono sempre persone estremamente umili.

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Più che di umiltà, con Allevi parlerei di mancanza di senso delle proporzioni e, soprattutto, del senso del rispetto e dell'educazione.

 

Essere educati non è parlare a voce bassa o comportarsi da eunuchi di corte.

 

 

In merito invece all'idea che "musica di non facile ascolto" (e bisogna anche capire cosa voglia dire...) significhi per forza musica seria e/o d'alto spessore artistico, mi concedo la libertà di dissentire sinceramente.

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Il fatto è che nella play list c'è la Pausini e Allevi, non Beethoven e Allevi. A intenditor, poche parole.

Ma va, scusa..! Sai benissimo che non è vero: la Pausini fa canzoni pop, mentre Allevi fa musica strumentale (sia anche in ambito pop, ma è proprio un altro genere e con strutture diverse dalla canzone). Scusa la franchezza, ma è il caso di dire che menti sapendo di mentire, e forse sei contento se stiamo qui a prenderci in giro e a raccontarci che Allevi fa lo stesso genere della Pausini. Ma la verità sul piano musicale è che l'una usa la forma canzone e fa canzoni, mentre all'altro non fega proprio niente della forma canzone (che tu dovresti conoscere ed aver studiato, se componi musica) ed adotta via via strutture diverse (spesso mutuate dal progressive anni '70, veramente). Io non conosco la tua esperienza e la tua competenza, ma penso che 'sta cosa che hai scritto non abbia veramente senso.

Vuoi dire che uno possa ascoltarsi indifferentemente, magari in auto, una canzone della Pausini e poi un brano di Allevi, come fossero un tutt'uno...? Boh, pensateci. Onestamente penso che chiunque non viva sulla Luna sappia che non è vero, allo stesso modo in cui negli anni '70 non si ascoltava Domenico Modugno insieme a Stephen Schlaks (faccio l'esempio perché l'interlocutore mi pare attempato almeno quanto me, con rispetto). Vogliamo dirci che "PIano Karate" somiglia alle canzoni della Pausini? Dai, cerchiamo di essere un tantino onesti, che diavolo...

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Sarebbe questa la musica difficile da ascoltare? 2 minuti e 40 secondi di note stropicciate qua e là su pseudo continuo sincopato?

 

Senza prendere in causa i jazzisti americani che non si fermerebbero neppure ad ascoltare, ma cose del genere (e di gran lunga migliori) i gruppi progressive anni '70 le facevano bendati, magari girati di schiena e senza bisogno di scriverle.

 

Allevi non ha inventato nulla. Ha solo colto l'occasione di un momento di folgorante impreparazione del pubblico.

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Sarebbe questa la musica difficile da ascoltare? 2 minuti e 40 secondi di note stropicciate qua e là su pseudo continuo sincopato?

 

... ma cose del genere (e di gran lunga migliori) i gruppi progressive anni '70 le facevano bendati, magari girati di schiena e senza bisogno di scriverle.

 

 

 

Non ho detto che sia bella, ma solo che è difficile da ascoltare (magari proprio perché è brutta, se vuoi) e che comunque non somiglia alle canzoni della Pausini. Contestavo il fatto che non c'è alcun bisogno di fare confronti che non stanno in piedi proprio sotto il punto di vista musicale; tra l'altro una è una canzone, l'altra "cosa" no...

Per il resto figurati, sono cresciuto a pane e Area.

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Era questo il senso del mio paragone provocatorio tra Al Chiaro di Luna e Il Nuotatore (che non era tra Beethoven e Allevi, Simone, ci mancherebbe). Chi oggi ascolta questi due brani da una propria playlist rilassato sul divano, lo fa prescindendo dal contesto che li ha prodotti, perché la fruizione odierna è diversa da quella dell'800; e, senza ombra di dubbio, può provare emozioni molto simili ascoltando l'uno e l'altro brano, considerando che Al Chiaro di Luna è non meno orecchiabile, semplice e ripetitivo de Il Nuotatore.

Questo mi sembra incontestabile, e del resto non è niente di nuovo: Adorno classificava i diversi tipi di ascoltatore, dall'esperto al buon ascoltatore al consumatore di cultura ... Che siamo d'accordo o meno con Adorno, e con i suoi giudizi di valore, dobbiamo riconoscere che si può ascoltare e apprezzare il primo movimento dell'op.27 n.2 di Beethoven pur senza essere in grado non dico di capire, ma di tradurre in concetto la sua identità (fatta ad esempio di un equilibrio fra le componenti della scrittura - basso, arpeggio, "melodia" - che trova davvero pochi paragoni negli altri compositori dell'epoca, e anche negli altri brani di Beethoven, e che magari può caratterizzare più tipicamente i movimenti lenti di Schubert): possiamo invece ascoltare e apprezzare questa musica perché - poniamo - ci immette in una atmosfera particolare, ci fa sognare ... ed evidentemente questo tipo di ascolto per alcuni potrà essere supportato tanto da Beethoven (questo Beethoven!) quanto da Allevi. Chiaramente chi ascolta Beethoven ha - in più - la gratificazione di fruire di Musica d'Arte doc.

 

Per chi è curioso a proposito degli ascoltatori descritti da Adorno in Introduzione alla sociologia della musica, ecco una sintesi di Raul Catalano. L'ascoltatore di Allevi potrebbe essere, se seguiamo Adorno, un particolare mix di consumatore di culturaascoltatore emotivo (mentre forse escluderei l'ascoltatore esclusivo di musica leggera).

http://dspace.unive.it/bitstream/handle/10579/1650/835717-1165937.pdf?sequence=2

Secondo Adorno si possono distinguere sei modelli di ascoltatori: il primo è quello dell’esperto che, generalmente, è un tutt’uno col musicista professionista. Esso è <colui che ascolta in modo perfettamente adeguato, è pienamente cosciente cui di norma non sfugge nulla e che in pari tempo sa rendersi conto di quello che ha ascoltato> .

Il secondo tipo consiste nel buon ascoltatore: ciò che lo contraddistingue è una discreta capacità di seguire la logica di composizioni complesse anche se non dispone di un notevole bagaglio di conoscenze tecniche e teoriche. Secondo Adorno esso <capisce la musica all’incirca come uno capisce la propria lingua anche se sa poco o niente della grammatica e della sintassi> .

Il terzo è invece il consumatore di cultura che rappresenta, agli occhi di Adorno, il primo sintomo del disfacimento in cui è caduta vittima la musica nella società contemporanea. <Il conformismo e il convenzionalismo – osserva il filosofo – definiscono sufficientemente il carattere sociale di questo tipo di ascoltatore> in quanto egli sente il bisogno di collezionare dischi e cimeli d’autore, di informarsi frequentemente sulle riviste specializzate per accrescere la propria cultura musicale ed è abbonato, “a scatola chiusa” e con grande entusiasmo, a qualsiasi stagione concertistica sia venuto a conoscenza.

Il quarto tipo consiste nell’ascoltatore emotivo, ovvero colui che utilizza la musica come tranquillante, come un diversivo per scaricare le tensioni accumulate quotidianamente e che, per questo, si disinteressa a qualsiasi ascolto che richieda la minima tensione o sforzo concettuale. Alla luce di simili premesse, questo ascoltatore predilige la musica leggera o popolare e, per questo, è su di lui che si rivolgono le premure dell’industria culturale.

Il quinto, ovvero l’ascoltatore risentito o astioso, si può ulteriormente distinguere in due sottospecie: l’amante della musica preromantica ed il fan del jazz. Il primo identifica nell’operato di Bach e Vivaldi l’apice della composizione musicale di tutti i tempi; perciò si rinchiude nel loro culto esclusivo. Il secondo è persuaso invece della superiorità del jazz rispetto a qualsiasi altro tipo di musica e, per questo, reagisce sdegnosamente a qualsiasi obiezione al suo credo musicale. Il fondamento della propria posizione è solitamente motivato su una tradizionale superiorità del jazz rispetto alla musica “commerciale” e su una sua maggiore immediatezza rispetto alla musica classica. Tuttavia, rileva Adorno, egli non si rende conto del fatto che anche <il jazz è incatenato alla musica commerciale> e che <il suo è un ascolto statico. Disprezza la vita musicale ufficiale in quanto slavata e illusoria, ma non sa spingersi oltre questa constatazione e si rifugia in epoche del passato che ritiene al sicuro dalla predominante mercificazione, dalla reificazione. Ma con la sua rigidità è tributario di quella stessa reificazione cui si oppone> . 

Il sesto tipo consiste, infine, nell’ascoltatore esclusivo di musica leggera che, per lui, rappresenta niente più che un passatempo. Questo è, secondo Adorno, il modello perfetto di ascoltatore di cui l’industria culturale ha un crescente bisogno, in quanto esso ascolta passivamente qualsiasi canzone gli venga impacchettata a dovere. Sebbene la facciata del suo modello di ascolto può essere riassunta con la sacrosanta richiesta di “essere lasciati in pace”, il suo è invece un ascolto “morboso” e, soprattutto, perfettamente strutturato dai bombardamenti pubblicitari dei mass-media. Per questo motivo, l’ascoltatore per passatempo è quello presente al massimo grado nella società occidentale. Per Adorno, inoltre, <risulta difficile collegarlo a un determinato gruppo sociale> o ad un <preciso profilo politico, in quanto si adegua – in campo musicale come anche nella realtà quotidiana – a qualsiasi forma di dominio che non pregiudichi troppo apertamente il suo standard di consumatore>.

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Pur ammirando l'Adorno e nonostante io sia per lo più di identiche vedute, devo tuttavia annotare che il filosofo dimostra d'appartenere ancora a quella vecchia concezione ontologica secondo la quale l'essere si identifica con la coscienza e che, di conseguenza, è l'agire secondo intelletto, attraverso la speculazione, il punto più alto dell'agire umano.

(tant'è vero che "l'ascoltatore emotivo" non è posto certo in risalto)

 

Niente di più sbagliato e di più lontano dalla realtà.

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Oh, finalmente! Bravo RedScharlach.

Io, diversamente da Celibidache, penso invece che siamo proprio al punto della questione: le modalità di fruizione della musica.

 

Non mi pare che l'ascolto emotivo sia trascurato; il fatto è che è relativo, perché dipende dalla propria cultura e dalle proprie abitudini. Non c'è un solo genere musicale per questo tipo di ascolto: anche la musica lounge, per dire, può rientrare nella specie descritta da Adorno; io invece ho un locale dove, come "tranquillante", uso musica barocca, pensa un po'... Possibile? Certo, perché cambia la fruizione: ha una dinamica costante rispetto ad altri generi e quindi, nel mio caso, funziona anche come musica "ambient". Se viaggio in auto, invece, posso sentire qualcosa che mi aiuti a contemplare il panorama (Einaudi va benissimo per fare un esempio, tanto è vero che il suo genere si usa anche molto nel cinema), oppure sfogarmi con un ascolto a palla del terzo concerto di Prokofiev con Abbado e Yuja Wang, che mi sono sparato proprio ieri in mezzo al traffico... Questo per dire che la fruizione cambia tutto e chi fa musica (nel senso che la compone) non può non confrontarsi con questo, mettendo nello stesso calderone ("astioso e risentito", come scrive Adorno) Allevi, Philip Glass e Mietta. L'unica cosa che restituisce un'oggettività di merito e che può farci ragionare sulla fruizione di un brano è il pensiero musicale "in sé", senza altre implicazioni; per questo dico e ribadisco che c'è più affinità tra l'Adagio al Chiaro di Luna e Il Nuotatore che tra il Nuotatore e Marco se n'è andato. 

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Sto riflettendo su questa classificazione:

Il secondo tipo consiste nel buon ascoltatore: ciò che lo contraddistingue è una discreta capacità di seguire la logica di composizioni complesse anche se non dispone di un notevole bagaglio di conoscenze tecniche e teoriche. Secondo Adorno esso capisce la musica all’incirca come uno capisce la propria lingua anche se sa poco o niente della grammatica e della sintassi> .

 

Proseguendo nel parallelismo,il buon ascoltatore sarebbe un bambino in età prescolare.Diciamo 5 anni?

 

Che ne dici Red (o che ne dite)? Da tutti i punti di vista (Allevi, in questa mia domanda, è marginale)

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Ragazzi, soono sei pagine che diciamo:

 

Il quarto tipo consiste nell’ascoltatore emotivo, ovvero colui che utilizza la musica come tranquillante, come un diversivo per scaricare le tensioni accumulate quotidianamente e che, per questo, si disinteressa a qualsiasi ascolto che richieda la minima tensione o sforzo concettuale. Alla luce di simili premesse, questo ascoltatore predilige la musica leggera o popolare e, per questo, è su di lui che si rivolgono le premure dell’industria culturale.

 

Allevi=musica leggera o popolare (diciamo pop?) ... e senza scomodare Adorno :)

 

Comunque bel post RedScharlach

 

 

Mi dispiace Croma, quelli che conosco io (diversi!) che ascoltano Allevi, nella chiavetta hanno tutt'altro che musica classica; a prescindere dalle affinità che puoi trovare fra il chiaro di luna (qualcuno l'ha analizzato dal punto di vista armonico e non solo melodico?) o non so quale canzone di Allevi. E' musica per chi "si disinteressa a qualsiasi ascolto che richieda la minima tensione o sforzo concettuale".

 

Per cui se in buon ascoltatore è analfabeta, pensa gli altri :)

 

Mi sembra anche questo un concetto già espresso senza scomodare (l'osannato) Adorno.

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Secondo me non è proprio così. Innanzitutto, la stessa persona può essere un ascoltatore emotivo oppure no a seconda di come gli va: io posso modestamente definirmi "esperto" come scrive Adorno, ma posso anche ascoltare Gino Paoli senza per questo sentirmi un ebete privo di tensioni emotive e sforzi concettuali.

 

Poi no, l'ho già scritto più su: secondo me la musica di Allevi viene logicamente percepita e intesa come "classica", perché è scritta (o almeno lo dice lui) ed è suonata con strumenti classici. Poi sul fatto che sia brutta musica classica possiamo anche essere d'accordo. Che i suoi ascoltatori non sappiano ascoltare di meglio, invece, penso sia spesso vero, ma anche no: ieri sono andato a casa di mio cognato, per dire, e aveva lo scaffale pieno di tutto un po' tra rock, classica, jazz e anche Allevi, il tutto da ascoltare con un eccellente impianto valvolare. Il mondo è anche pieno di gente che fruisce di musica in modi e momenti diversi.

 

Infine, noi del pop parliamo sempre in senso un po' dispregiativo e prendendo a riferimento la Pausini et similia, ma esiste anche del pop molto colto. Penso a un lavoro come Biophilia di Bjork, per esempio, che richiede sforzi concettuali eccome! Eppure è un'artista pop. Ma c'è persino tanta musica elettronica che richiede un ascolto da "esperto": visitate un sito come ektoplazm (www.ektoplazm.com) e vi renderete conto che, dietro certi generi che molti di noi sono abituati a snobbare, c'è una vera e propria cultura. Anche la musica "etnica" richiede un approccio colto, ed è un mondo immenso e vario.

Con tutto il rispetto, c'è tanto da analizzare oltre all'armonia dell'Adagio di Beethoven: certo che l'ho analizzata, Tiger, ma ho analizzato anche poliritmie di musica africana e ti assicuro che non c'è meno profondità e complessità rispetto a quella che noi chiamiamo "musica colta". Poi può non piacere ma, se abbiamo un confronto tra musicisti, certe cose prescindono dai gusti personali e non possono essere ignorate. Io, almeno, non posso permettermelo.

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il buon ascoltatore sarebbe un bambino in età prescolare.Diciamo 5 anni?

 

Non so se Adorno, alludendo alla conoscenza della lingua a prescindere da grammatica e sintassi, pensasse ai bambini. Però sono certo che, se vuoi comporre musica, la prima cosa da imparare è saper fare le canzoni per bambini: se a loro piacciono, puoi andare avanti. ;)

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Non so se Adorno, alludendo alla conoscenza della lingua a prescindere da grammatica e sintassi, pensasse ai bambini.

Uno può essere analfabeta (nel senso che non è mai andato a scuola) anche a trent anni. Mio nonno non era mai andato a scuola e mia nonna aveva la terza elementare. Oggi penso che mediamente uno è completamente analfabeta fino ai 5 anni, riferendomi al nostro contesto culturale.

 

 

> Però sono certo che, se vuoi comporre musica, la prima cosa da imparare è saper fare le canzoni per bambini: se a loro piacciono, puoi andare avanti.

... proverò ad usarlo come parametro di selezione per i miei allievi (i miei figli in giuria :) ). Tu dici che rischio di avere la classe vuota?

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Proseguendo nel parallelismo,il buon ascoltatore sarebbe un bambino in età prescolare.Diciamo 5 anni?

Non so se si può forzare l’analogia fino a questo punto ... Però ho verificato che a due anni o poco più un bimbo è in grado di comprendere semplici canzoncine (tipo Zecchino doro) accennando, a modo suo, ritmo e melodia.

Il caso di qui sotto, 3 anni, è forse eccezionale, ma dimostra che già a quelletà è possibile capire Beethoven – almeno a livello motorio, dinamico, e (in sintesi) a livello espressivo (immagino che questo discorso valga solo per alcuni brani, caratterizzati magari da una certa regolarità ritmica, non certo per tutti).

 

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Non so se si può forzare l’analogia fino a questo punto ... Però ho verificato che a due anni o poco più un bimbo è in grado di comprendere semplici canzoncine (tipo Zecchino doro) accennando, a modo suo, ritmo e melodia.

Il caso di qui sotto, 3 anni, è forse eccezionale, ma dimostra che già a quelletà è possibile capire Beethoven – almeno a livello motorio, dinamico, e (in sintesi) a livello espressivo (immagino che questo discorso valga solo per alcuni brani, caratterizzati magari da una certa regolarità ritmica, non certo per tutti).

 

Devo dire che i miei figli apprezzano pure l'ultimo Penderecki e visto che ci siamo spostati sull'emotività, già solo l'inizio di brani come Threnody porterebbe la loro fantasia in posti quanto meno "minacciosi" :)

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interessante discussione :)

 

vado ulteriormente OT non per un contributo ma per un suggerimento.

Qualcuno ha toccato il tema dell'ascolto della musica in auto. Beh, se c'è chi come me ha un auto non di ultima generazione, e dunque piuttosto rumorosa, indipendentemente dal genere musicale consiglio l'ascolto di musica prodotta da strumenti a corde.

è il tipo di suono che più di altri si staglia sopra il rombo del motore e altri del traffico.

pianoforte, liuto, chitarra, ma ... il cembalo sopra tutti. Provate e mi direte!

 

Ricordo ancora con amore-odio la mia alfa33 di 20 anni fa :rolleyes: ... io e mia moglie avevamo addirittura pensato di comprarci per parlare un dispositivo interfono tipo motociclisti tra un casco e l'altro :ph34r:

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