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Piano Concerto - Forum pianoforte

E' più difficile l'organo o il pianoforte?


pamela86
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Suono sia l'organo che il pianoforte.

Prima ho iniziato col pianoforte, poi, dopo qualche anno, sono passato all'organo, senza tuttavia abbandonare il pianoforte.

Si tratta di due strumenti molto diversi, difficile dire quale sia più "difficile".

La maggiore o minore difficoltà dipende poi dalle caratteristiche tecniche e stilistiche del pezzo che si studia,  ovviamente.

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Come Boesendorfer sono passato da entrambi gli strumenti. Anche se all'apparenza mostrano entrambi una tastiera, sono veramente due mondi molto differenti. Intanto asseconderei la propria inclinazione di gusto, sicuramente si può profondere più energie in una cosa che ci piace rispetto ad una che ci piace meno. Questa forza è il motore che ci fa superare le difficoltà che inevitabilmente si presenteranno, che sia pianoforte o organo.

 

Nonostante ciò, terrei in considerazione anche la propria attitudine nei confronti di uno o dell'altro strumento. Non è sempre detto che lo strumento che ci piace è quello per il quale siamo veramente portati per suonare. Ad esempio io sono convinto che avrei dovuto suonare il contrabbasso in una jazz band :)

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 io sono convinto che avrei dovuto suonare il contrabbasso in una jazz band :)

... che è certamente più difficile di pianoforte e organo B)

 

gli strumenti a tastiera sono i più facili da suonare di qualsiasi altra categoria (più facili da far suonare)

Perchè se l'accordatore o l'organaro hanno lavorato bene, il pianista il cembalista e l'organista si trovano davanti una bella  serie di note tutte belle intonate. il tastierista non deve far altro che abbassare il tasto (quello giusto, al momento giusto) ed ecco la nota bella intonata.

 

Non così per tutti gli altri strumenti dove l'esecutore deve anche intonare le note "in diretta" mentre esegue.

 

Una tastiera non è che un'interfaccia: un servo-strumento che semplifica la vita.

Questo è evidentissimo se si prova ad eseguire su una tastiera un passaggio anche dei più virtuosistici scritti per tromba (ad es.)

 

Se i brani della letteratura per gli strumenti a tastiera presentano spesso difficoltà notevoli, ciò è dato dal fatto che... visto che per te (tastierista) la vita è più facile.... ti diamo più lavoro! (scrittura polifonica, accordale, salti, rapidità...).

Da questo ne è venuta fuori la maggior complessità della letteratura per tali strumenti.

 

Un po' come quello che ha portato l'avvento dei computer

>>> Ti agevola? Ci metti un ventesimo del tempo per fare lo stesso lavoro!?...

Bene. Allora mi fai, nello stesso tempo, una mole di lavoro venti volte maggiore :Devil:

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Non sono molto d'accordo con quello che hai scritto Luca, se mi posso permettere. È evidente che ognuno tira l'acqua al proprio mulino in fatto di strumenti, o comunque al mulino che simpatizza.

Se chiediamo a 100 musicisti diversi qual'è lo strumento più difficile da suonare la maggior parte dirà il proprio strumento. 

Io farei un'analisi di quello che hai scritto se me lo concedi. 

 

È vero che nel pianoforte non c'è bisogno di intonare, cosa che si fa nel violino, ma anche negli strumenti a fiato che notoriamente soffrono sempre di problemi di intonazione che cambia a seconda dell'umidità e della temperatura dell'aria, ma nel pianoforte ci sono altri generi di complessità. 

Nel tempo che un violinista deve intonare una nota, il pianoforte potrebbe averne da suonare 10. Anche il tipo di lettura è molto diverso e sicuramente più stressante per non parlare del lavoro di ambo gli emisferi cerebrali sicuramente più complesso di quello di uno strumento ad arco o di uno strumento a fiato. 

 

Insomma, non sarà un caso se in tutti i programmi accademici ci infilano pianoforte complementare che resta antipatico a tutti. Forse le cose non stanno esattamente come dici. 

Per ultimo non capisco il discorso legato al fatto che siccome sei facilitato allora un compositore ti da più lavoro. Non dovrebbe essere il contrario ? Un compositore sfrutta le capacità di uno strumento e del musicista che lo suona. Su un violino è impossibile suonare un pezzo di repertorio pianistico di Rachmaninov perché al massimo con un'arcata si becca un bicordo mentre in R è spesso possibile trovare accordi anche a 12 note. Io non sono un grande pianista, mi diletto da autodidatta ma trovo sicuramente più facile suonare il contrabbasso che il pianoforte.

 

Inoltre il parallelo del computer non lo trovo molto calzante. Il computer processa dati con una velocità che dipende dalle sue risorse. Ma processare gli stessi dati con maggiore velocità equivarrebbe a suonare un brano più velocemente. Qui mi sembra più il caso di dire che bisogna fare più lavori contemporaneamente invece di uno per volta e questo fa crescere esponenzialmente la difficoltà.

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... beh mi pare ovvio che un compositore non dà più lavoro (più linee melodiche) con intenzioni "cattive". Come giustamente dici,

sfrutta lo strumento al pieno delle sue potenzialità.

Posto che per me emettere una nota ben intonata è un (1) lavoro, uno strumento a tastiera è in grado di svolgere contemporaneamente dieci lavori.

 

il parallelo tra computer e strumenti a tastiera è calzante... anche limitatamente al fatto di suonare la medesima linea melodica (1 lavoro) più velocemente. E' vero: «bisogna fare più lavori contemporaneamente invece di uno per volta».

Ma a parità di carico di lavoro sulla tastiera la vita (il lavoro) è più facile.

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Scusa se insisto, ma non mi sembrava che per te fosse tanto ovvio quando in queste due righe hai dato ad intendere l'esatto contrario. 

 

"Se i brani della letteratura per gli strumenti a tastiera presentano spesso difficoltà notevoli, ciò è dato dal fatto che... visto che per te (tastierista) la vita è più facile.... ti diamo più lavoro! (scrittura polifonica, accordale, salti, rapidità...).

Da questo ne è venuta fuori la maggior complessità della letteratura per tali strumenti."

 

Tornando al parallelo del computer quindi come dici "emettere una nota ben intonata è un lavoro", suonare una linea melodica un altro lavoro, mentre sul pianoforte bisogna fare 10 lavori contemporaneamente. Allora come si può dire che sia più difficile svolgere contemporaneamente 2 lavori anziché 10? Non mi è chiara la logica del tuo intervento. Anzi mi sembra quasi contraddittorio...

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Allora come si può dire che sia più difficile svolgere contemporaneamente 2 lavori anziché 10?

Perchè in realtà sul pianoforte quei dieci lavori di intonazione li ha fatti, a monte, l'accordatore.

(righe 3-5 del mio post del 27 gennaio)

 

Poi, rileggendo le mie righe che hai riportato, mi pare che esprimano ciò che volevo intendere.

Faccio però questa puntualizzazione:

 

Emettere una nota ben intonata è un lavoro (di una certa fatica) che il pianista non ha.

Suonare la nota giusta al momento giusto è un altro tipo di lavoro di cui, visto che il primo tipo è svolto automaticamente dallo strumento, il pianista se ne può sobbarcare anche dieci contemporaneamente.

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Se posso permettermi di dire qualcosina come semplice pianista anche se l'organo l'ho solo provato qualche volta....anche se per il pianoforte stiamo parlando di suoni già intonati non si può dimenticare che per ogni pezzo c'è comunque molto lavoro sulla ricerca del timbro giusto con variazioni di tocco non da poco...se bastasse mettere in fila i suoni si risparmierebbero ore di studio e notevoli difficoltà espressive. La difficoltà del pianoforte non sta solo in una letteratura più complessa ( dovuta al fatto che si tratta di uno strumento con enormi possibilità ) ma anche nella competenza necessaria per raggiungere le variazioni timbriche dei singoli suoni al fine di sfruttare completamente il suo potenziale espressivo.

Il discorso di Luca "forse" vale per le tastiere non pesate....tipo quella dei miei figli di 4 anni!

E comunque per rispondere al quesito iniziale, come altri hanno detto, per me organo e pianoforte sono due strumenti molto complessi con difficoltà notevoli entrambi..di diverso tipo.

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Il discorso di Luca "forse" vale per le tastiere non pesate....tipo quella dei miei figli di 4 anni!

 

no!... vale anche per il miglior pianoforte a coda. Perchè è innegabile che il pianista non deve intonare alcuna nota.

 

Tu allarghi il discorso alla ricerca timbrica (giustamente). Ma tale ricerca non è risparmiata a nessun strumentista, se non agli organisti e ai clavicembalisti che la svolgono "a tavolino" con la scelta della registrazione. Quindi ai fini della questione il discorso timbrico è una tara comune da cui si può prescindere.

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Molto bene così posso dire la mia. 

Innanzitutto la domanda mi sembra stupida, senza offesa per chi l'ha posta. Mi sembra stupida perché le difficoltà non possono essere intese in senso assoluto. Ognuno è naturalmente più portato per qualcosa quindi ciò che per me può essere ai limiti dell'impossibile per qualcun altro potrebbe essere una passeggiata di salute. Un esempio che mi viene lampante è quando all'università il primo scoglio era l'esame di analisi. Per alcuni era come bere un bicchiere d'acqua, mentre per altri non c'era verso di fargliela entrare in mente. Questo concetto si applica a qualsiasi cosa ovviamente quindi suonare il pianoforte o la tromba o il violino dipende solamente dall'inclinazione di una persona e tutto per lui diventa più facile. 

 

Riguardo il fatto che per un violoncellista intonare una nota sia un lavoro in più, forse è vero quando si trova agli inizi, con la pratica la cosa dovrebbe diventare automatica così come per un pianista è automatico beccare le note quando effettua un arpeggio, perché se dopo anni che suona quello strumento intonare una nota deve ancora essere considerato come un lavoro impegnativo al punto da far classificare il suo strumento come il più difficile in assoluto solo perché va intonato, allora forse dovrebbe tornare sui suoi passi e cambiare strumento. 

Direi piuttosto che gli strumenti ad arco hanno una variabile in più, ossia il diverso tipo di inviluppo del suono. Un arco può accrescere l'intensità sonora ed essere più espressivo di una chitarra o del pianoforte. Certamente comprendo anche il discorso di Stefano. Nel pianoforte la lettura, ma chiamiamola la quantità di eventi che il pianista deve processare contemporaneamente è molto ma molto più complessa di quella degli altri strumenti e questo lo rende molto difficile, a prescindere dal fatto che non si debba intonare... NB. Ho detto molto difficile, non il più difficile. Se analizziamo il discorso difficoltà del singolo lavoro vs. difficoltà di processare contemporaneamente diversi lavori, allora torniamo al discorso principale. Dipende dalle inclinazione della persona. C'è chi può trovare più difficile svolgere un solo lavoro più impegnativo che svolgere più lavori più semplici insieme ma potrebbe essere vero anche il contrario.  

 

Personalmente se oggi dovessi dire qual'è lo strumento più difficile da suonare non direi gli archi ma la batteria. Ho provato a suonarla qualche volta (mio padre è un batterista) e sembravo un cerebroleso che non riesce a coordinare i movimenti. Certamente non è il mio strumento ed ecco perché a me risulta così difficile, perfino più difficile del pianoforte o degli archi.

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Certo. Ma io preferisco intendere la domanda in senso assoluto, almeno si circoscrive l'ambito e si riescono a stabilire piccole certezze. Altrimenti ad ogni domanda si potrà sempre dare la risposta jolly :  «dipende»

[un amico mi ha addirittura suggerito di usare questa "parola magica" per prendere tempo quando non sai cosa rispondere]

 

E' chiaro Simone che anni e anni di esperienza portano un qualsiasi lavoratore - non solo i musicisti - a compiere con disinvoltura ed efficacia gesti che agli inizi richiedevano il massimo impegno.

E' chiaro anche che la passione per qualcosa fa superare con più grinta le difficoltà.

 

Anche io comprendo il discorso di Stefanus, ma solo sostituendo la parola «pianoforte» con «letteratura pianistica».

La letteratura pianistica (e organistica) ha sviluppato quella selva di difficoltà che tutti abbiamo ben presente, proprio perchè il lavoro sull'intonazione è già "risolto" dalla tecnologia intrinseca dello strumento.

 

         . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

 

Mi piacerebbe sapere - Pamela86 - se hai preso qualche decisione tra organo e pianoforte.

Se la tua domanda era posta per decidere di intraprendere lo studio di uno di questi due strumenti, a me verrebbe da risponderti che non ha importanza quale sia il più difficile.

Chiedi invece - a te stessa - quale è la letteratura musicale che più ti prende tra quella dell'organo e quella del piano. La scelta dello strumento sarà solo una conseguenza.

Insomma: lo strumento . . .  non è che uno 'strumento'.

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Ma come fai a circoscrivere una cosa personale in senso assoluto? Vogliamo metterla sui numeri? 

 

Per me suonare in un intervallo di tempo stabilito, ad esempio 5 secondi, 150 note saltando a destra e sinistra sulla tastiera del pianoforte senza steccare mi sembra assai più difficile di doverne suonare 20 su un violoncello intonandole, come mi sembra più difficile dover coordinare movimenti di 10 dita invece di 4, e non volendo ci ho messo in mezzo anche la letteratura visto che i dati reali rispecchiano nei casi più impegnativi di ciascuno dei due strumenti queste cifre.

 

Qui poi stiamo parlando di difficoltà che presenta lo strumento dovendolo suonare, non strimpellare. Se parliamo di un bambino che deve suonare la sua prima nota sul violoncello e sul pianoforte mi sembra ovvio che sia più difficile sul violoncello ma non capisco quale dovrebbe essere la valenza di questo esperimento. Una persona che vuole iniziare a suonare uno strumento e mi chiede quale sia il più difficile lo deve fare con la consapevolezza della letteratura che dovrà affrontare per quello strumento. 

 

 

 

Emettere una nota ben intonata è un lavoro (di una certa fatica) che il pianista non ha.

Suonare la nota giusta al momento giusto è un altro tipo di lavoro di cui, visto che il primo tipo è svolto automaticamente dallo strumento, il pianista se ne può sobbarcare anche dieci contemporaneamente.

 

Non si può circoscrivere in senso assoluto anche perché in questa riga hai postulato una cosa che non è affatto oggettiva. Qui praticamente stai dicendo che il lavoro di intonare le note è più difficile del lavoro di suonare di più e contemporaneamente... Come fai a dirlo ? Magari per te, ma non puoi dire che questo sia vero in senso oggettivo.

 

Torno comunque a dire che il "dipende" in questo specifico contesto non è un Jolly, è la mia risposta alla domanda... Non vedo come si possano dare risposte oggettive con quello che stiamo analizzando. Voglio dire qui non si sta discutendo se sia più difficile farla tutta dentro o fare la copia 1:1 del David dove la risposta, a meno che il soggetto non sia affetto da displasia peniena, è oggettivamente: "è più difficile fare il David". Qui si sta parlando delle difficoltà di suonare due strumenti molto diversi tra loro e per me la domanda non dovrebbe esistere perché in senso assoluto non esiste una risposta. L'unica che reputo accettabile è il "dipende", "dipende dalle doti naturali di chi si appresta a studiare quello specifico strumento", e dovendo usare ciò che tu chiami Jolly come unica risposta plausibile, mi viene da dire che dobbiamo risalire al passo precedente, ovvero alla domanda di partenza che non ha senso, e che torno a dire essere sciocca.

 

In ogni caso ho riscontrato che spesso, (non è il tuo caso né il mio a quanto pare), ognuno tira l'acqua al suo mulino quando si discute di queste cose. Motivo in più per non parlarne. 

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Se l'avessi saputo prima, avrei detto che "avrei dovuto suonare il FLAUTO in una jazz band".

 

Scherzi a parte, sicuramente lo studio degli archi richiede un lavoro preliminare sulla conquista dell'intonazione, problema comune anche ai cantanti che sono soggetti pure a malanni di stagione :). Chiaramente un bimbo di 4 anni in un ora è perettamente in grado di suonare al pianoforte Sol La Si Do Re con una o l'altra mano; il violinista ci mette qualche settimana. La sua prima conquista è proprio fare questo su ogni corda. Per capirci il modo maggiore Sol La Si Do Re, Re Mi Fa# Sol La, La Si Do# Re Mi, Mi fa# Sol# La si. Seconda conquista il modo minore :)

L'intonazione avviene perfettamente se perfetto è il suo orecchio; che non vuol dire che deve avere l'orecchio assoluto ma che volendo o volando probabilmente al violinista gli verrà...perchè nel suonare uno strumento ad arco, quello è il principale attore.

 

Fatti salvi i cantanti (e i cornisti? Qualcuno sa come funziona il corno? ) queste due capacità possono essere più o meno sviluppate in chi suona gli strumenti a tastiera. Questo è l'unico discorso che ha senso ma tutte le implicazioni sulla complessità che si vogliono far credere dipendere da questo un po' meno.

Esempino: Intonare due note a distanza di un quarto di tono è una cosa relativamente semplice per uno che suona archi ma ad un cantante non basta spostare un ditino sulla corda :)

 

Ecco che seguendo alcuni ragionamenti, cantare sarebbe più difficile che suonare il violino.

 

La verità è che ogni strumento richiede della capacità, non a caso scrivevo:

 

> Non è sempre detto che lo strumento che ci piace è quello per il quale siamo veramente portati per suonare.

 

... perchè?

 

Proprio perchè la tecnica e le implicazioni sono talmente diverse che la comparazione non può essere fatta per assoluti.

 

Ma, visto che a me piace fare l’avvocato del diavolo, voglio smentirmi e chiedere come mai ci sono strumenti che prevedono un percorso di studi decennale ed altri meno? E’ solo un problema di estensione del repertorio?

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Per me suonare in un intervallo di tempo stabilito, ad esempio 5 secondi, 150 note saltando a destra e sinistra sulla tastiera del pianoforte senza steccare mi sembra assai più difficile di doverne suonare 20 su un violoncello intonandole, come mi sembra più difficile dover coordinare movimenti di 10 dita invece di 4, e non volendo ci ho messo in mezzo anche la letteratura visto che i dati reali rispecchiano nei casi più impegnativi di ciascuno dei due strumenti queste cifre.

 

Non solo per te, anche per me.  In altre parole, concordo in pieno.

Ma, ribadisco,  è  il dato di fatto che il pianista parte con il vantaggio di ottantotto suoni tutti già ben intonati, ad aver permesso alla letteratura pianistica di evolvere a quelle altezze che tu dici (arpeggi, salti, passaggi di ottave...).

 

Insomma: un repertorio di cui la complessità (ben più dell'estensione)

1) rende irrisorio quel vantaggio intrinseco che io non faccio che evidenziare.

2) rende necessario un percorso di studi più che decennale

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Senza entrare nel merito delle ragioni o dei torti perché non ne ho le competenze per farlo, mi preme di dire che io penso che la domanda di Pamela non sia affatto stupida.

Pamela non ha chiesto se è più difficile suonare il pianoforte o il contrabbasso, o il violino, o il flauto, o la tromba, o la batteria...

No! Ha chiesto se è più facile il pianoforte o l'organo e cioè a dire, due strumenti che nella loro grande differenza hanno certamente in comune, una tastiera per produrre musica. Il che potrebbe voler dire che - forse, visto che non sappiamo (o voi lo sapete?) cosa fa o vorrebbe fare - Pamela è attirata da uno strumento a tastiera, e dal pianoforte e l'organo in particolare, e si è domandata quale sarà il più difficile da imparare a suonare. Non sapendo rispondersi ha chiesto a qualcuno se poteva aiutarla in questo quesito.

Ne consegue che tutta la discussione innescata da Luca in avanti, seppur certamente interessante, è fuorviante rispetto alla domanda fatta da Pamela.

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Ne consegue che tutta la discussione innescata da Luca in avanti, seppur certamente interessante, è fuorviante rispetto alla domanda fatta da Pamela.

 

Sì, è vero. Però a un certo punto me ne sono reso conto, e - se hai letto - ho cercato di dare una risposta a Pamela.

 

Poi puoi anche dirmi che la mia risposta puntava più sul genere di musica che sullo strumento, ma era una risposta sincera.

Ognuno tira fuori quello che ha dentro e, per me, la musica viene prima dello strumento.

Ma è anche vero che spesso ci può essere il fascino dello strumento come fattore preponderante per la scelta.

E anche questa è una cosa più che lecita.

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