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Piano Concerto - Forum pianoforte

Esternazione Emozioni


pianothor
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Ciao a tutti, studenti, Maestri, dilettanti e professionisti.. Oggi ho notato un dettaglio particolare di me stesso. Quando mi trovo solo (succede sempre quando sono da solo) e rifletto sulle emozioni che ultimamente mi travolgono (solitudine, ansia, rabbia ma anche allegria), la prima cosa a cui le collego sono parole, non note/suoni.

 

E' molto difficile spiegare questo, ma.. come dire, il più delle volte, mi viene quasi da scrivere una poesia che mettermi al piano e trasformarle in un idea musicale. Perchè? Anche voi vivete questi momenti? Qual è la vostra prima forma d'"esternazione emozionale"? 

 

Cercando di fare un'auto-diagnosi ho cercato di fare due ipotesi:

 

1: penso che io tenda ad associare emozioni prima alle parole perchè è ciò che ho studiato per molto più tempo della musica (la quale ho ricominciato da un solo anno)

2: quelli che noi chiamiamo "geni" musicali, abbiano il dono di associare direttamente musica alle loro emozioni, per poi passare alle parole. (ovviamente solo i grandi autori dall'800 in poi, trovo che la musica precedente tralasci un poco le emozioni per un'accurata ricerca della "perfezione musicale", ultima osservazione molto soggettiva)

 

 

 

Cosa pensate di tutto questo? Spero che qualcuno ci possa capire qualcosa :) grazie

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"Manca" una 3a "ipotesi": solitamente la musica arriva dove le parole non bastano, ma è altrettanto vero che le parole servono nel momento in cui chi fa musica, sente che quest'ultima non è altrettanto sufficiente ed è necessario qualcosa di più (sembra paradossale) diretto, ma che non viene percepito come "miglior" mezzo di comunicazione.

Schumann era solito scrivere pensieri oltre a comporre musica ed oltre a questo, portava avanti un "ruolo" fondamentale nella rivista da lui fondata.

Personalmente scrivere musica mi riesce più naturale ed immediato, però negli ultimi anni "ho scoperto" di essere più risoluto e (paradossalmente) di avere uno "stile" personale scrivendo (seppur dovendoli adattare per far si che risultassero più immediati) dei brevi testi, usando un linguaggio al tempo stesso ironico, sarcastico, ma sempre metaforico.

Scrivevo a cadenza settimanale per un sito che si occupava di design casalingo, ma in ogni testo accompagnato da un'immagine, tranne uno o due casi su circa 50, non ho mai nominato l'oggetto di cui stavo parlando, ma ho usato appunto metafore e collegamenti non scontati.

Tutto questo anche per una seconda motivazione e qui mi ricollego alle tue domande: anche per affrontare da un punto di vista differente alcuni miei stati d'animo, ma anche disagi ecc..in un certo senso sfruttando quella che poteva sembrare una descrizione onirica di un contesto o di un oggetto, facendo al tempo stesso una sorta di autoterapia mettendo assieme reale ed irreale, concretizzando tutto in un pensiero compiuto e funzionale, come un messaggio in codice destinato agli altri ma codificato per se stessi.

Le parole come sai possono essere potenti, ed in alcuni casi possono sostituire anche la musica, perché in certi casi sono (si rendono) necessarie.

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premesso che io di composizione non ne capisco niente (ho fatto solo il classico corso di armonia)

secondo me dipende dall'interlocutore a cui vuoi far conoscere i tuoi sentimenti......

e dalla intensità degli stessi.................

sentimenti semplici e immediati da comunicare (come la rabbia per es) ad un interlocutore che sai non essere comunicativo musicalmente mi verrebbe da usare la parola.

se voglio "approfondire" ed esprimere sentimenti intensi e complessi mi rivolgo alla musica (io che non compongo uso l' empatia....interpreto pezzi scritti da altri).....

 

comunque la musica è un linguaggio molto più complesso rispetto alle parole.....per strutturarsi ha bisogno di riflessione e non penso che i grandi compositori fossero sempre puramente istintivi e che le loro opere nascessero con la stessa immediatezza che si può avere nel parlare....

 

per cui musica e linguaggio sono due forme di comunicazione diverse....per contenuti diversi....

 

e utilizzare la parola perchè più immediata e di più facile comprensione per gli altri che ci stanno intorno non vuol dire non essere compositori....

a volte come diceva Piccinesco sono necessarie entrambe...musica e parole...

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Anche il fatto che la composizione non si "confeziona" nel momento in cui si consuma l'emozione contribuisce assai. Non è un problema di linguaggio ma di "tempo". In che senso?

 

Io inizio a scrivere questa mattina e lo finisco domani sera ...hai voglia ad emozioni. E sarebbe pure un po' schizzofrenico se inseguisse gli sbalzi umorali. Di fatto probabilmente incidono i sentitmenti o condizioni persistenti come ad esempio un periodo di malattia grave dove quello stato emotivo dura più dell'arrabbiatura di 10'.

E' anche vero che Mozart componeva un quartetto in poche ore, per cui questa relazione in lui poteva essere più diretta...ma oggi come oggi, tolta l'estemporaneità della performance e dell'improvvisazione, i brani sono molto costruiti per cui questa relazione (brano/emozione) è molto diluita nel tempo.

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Trovo molto interessante e misurato l'intervento di Nancy. Personalmente vivo la musica come fosse un amico con il quale dialogare apertamente e senza filtri sulle mie emozioni più profonde e intime (una sorta di terapia d'urto nei momenti difficili e allo stesso modo un amico con cui gioire dei regali della vita). Uso più spesso il linguaggio verbale con l'unico scopo di esprimere concetti, talvolta dettati dall'altalenarsi degli stati d'animo. È chiaro che le finalità sono diverse...

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  • 3 years later...
Guest eusebio72
On 9/10/2015 at 4:02 AM, Piccinesco said:

"Manca" una 3a "ipotesi": solitamente la musica arriva dove le parole non bastano, ma è altrettanto vero che le parole servono nel momento in cui chi fa musica, sente che quest'ultima non è altrettanto sufficiente ed è necessario qualcosa di più (sembra paradossale) diretto, ma che non viene percepito come "miglior" mezzo di comunicazione.

Schumann era solito scrivere pensieri oltre a comporre musica ed oltre a questo, portava avanti un "ruolo" fondamentale nella rivista da lui fondata.

Personalmente scrivere musica mi riesce più naturale ed immediato, però negli ultimi anni "ho scoperto" di essere più risoluto e (paradossalmente) di avere uno "stile" personale scrivendo (seppur dovendoli adattare per far si che risultassero più immediati) dei brevi testi, usando un linguaggio al tempo stesso ironico, sarcastico, ma sempre metaforico.

Scrivevo a cadenza settimanale per un sito che si occupava di design casalingo, ma in ogni testo accompagnato da un'immagine, tranne uno o due casi su circa 50, non ho mai nominato l'oggetto di cui stavo parlando, ma ho usato appunto metafore e collegamenti non scontati.

Tutto questo anche per una seconda motivazione e qui mi ricollego alle tue domande: anche per affrontare da un punto di vista differente alcuni miei stati d'animo, ma anche disagi ecc..in un certo senso sfruttando quella che poteva sembrare una descrizione onirica di un contesto o di un oggetto, facendo al tempo stesso una sorta di autoterapia mettendo assieme reale ed irreale, concretizzando tutto in un pensiero compiuto e funzionale, come un messaggio in codice destinato agli altri ma codificato per se stessi.

Le parole come sai possono essere potenti, ed in alcuni casi possono sostituire anche la musica, perché in certi casi sono (si rendono) necessarie.

Vorrei solo approfondire lo spunto da te dato su Schumann.E' vero: ha scritto molto tra diari, pensieri, lettere. Il suo modo di scrivere musica anticonvenzionale porta a fondere poesia (o se vogliamo racconti) in musica. Prendiamo ad esempio le Kinderszenen op. 15 dove la dolcezza del primo pezzo passa poi ad un sogno intimo per poi arrivare all'ultimo pezzo dove Il poeta parla (Der Dichter spricht) e tutti i pezzi sono dominati dallo stesso tema iniziale (ovviamente variato). Questa composizione a dispetto del titolo è tutt'altro che semplice, l'interpretazione poetica deve esplodere dal pianoforte.

Se poi vogliamo entrare in una ulteriore sottolineatura il tema del fanciullino tanto caro ai romantici è presente in modo ostinato nella vita di Schumann.

Consideriamo poi che Schumann ha dedicato alla letteratura ampio spazio, che puntualmente ha portato sul pianoforte. Kreisleriana op. 16 e Papiollons op. 2 sono i più importanti pezzi su questo tema, per poi arrivare alle Novelletten op. 21

Il pianoforte è stato il suo io e con la musica ha voluto esprimere la sua poesia propria.

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  • 5 weeks later...

Credo che il nostro cervello si esprima più direttamente e velocemente con quello che conosce e frequenta meglio ogni giorno. Logico che un musicista come Mozart poteva a suo modo "pensare in musica", visto che quella era stata il suo pane quotidiano fin dalla nascita. Se tu non sapessi parlare e ti avessero insegnato solo a suonare passeresti molto più tempo a "dire" o esternare emozioni al piano, visto che il tuo cervello non avrebbe altro serbatoio da cui pescare...a parte le urla spontaneamente biologiche, si intende.

Penso che un artista non debba porsi problemi riguardo al canale preferenziale di espressione che prende vita in un dato momento espressivo. Parliamo solo di "canali differenti"; in questo modo: musica, pittura, letteratura etc etc sono solo ambiti multipli con diverse grammatiche e convenzioni proprie. Alla fine sono fermamente convinto che quello che un artista deve dire o raccontare verrà fuori sempre in qualsiasi ambito o canale da lui imboccato, penso a Picasso e alle sue poesie, sculture, pitture, scenografie...molte forme d'arte differenti per il solito medesimo risultato, e come lui altri artisti a seguito.

In passato una mia cugina pittrice mi raccontò di aver avuto un periodo strano in cui ogni scena vista le appariva come suono, tutto quello che accadeva, in pratica le veniva da tradurlo in suono e non in immagine; momenti? Ambiti e direzioni diverse che il nostro cervello elabora? Chi può dirlo. Resta un mistero ma non credo sia un cruccio per nessuno.

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  • 5 weeks later...

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