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II V I TONALE O MODALE?


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                                                 II-V-I     MODALE O TONALE  ?

 

Prendiamo come esempio il II-V-I: D-  GVII  C

Si tratta di un giro armonico tipico della armonia tonale ma esso può anche rientrare nella armonia modale. In effetti la cadenza della dominante primaria sulla triade di tonica, nel nostro caso GVII-C identifica indiscutibilmente un contesto tonale perché è la triade di tonica che definisce la tonalità del brano.

Ma cosa succede se lo stesso giro armonico D-  GVII  C non risolve sulla triade di tonica? La risposta è che ci troviamo in un contesto modale.

Se il giro armonico scelto viene estratto dalla scala C ionian ci troviamo in un “Concetto ionico della organizzazione tonale” e quindi il quinto grado di tale scala: GVII, risolve sul primo grado della stessa  scala: Cmaj, ovvero triade di tonica e quindi tonalità Cmaj.

Se invece entriamo nel “Concetto lydio della organizzazione tonale”, la scala di riferimento dalla quale estraiamo il giro armonico D-  GVII  C  è la scala F lydian, abbiamo cioè un VI  II  V, gli accordi sono sempre gli stessi ma il GVII non risolve sulla triade di tonica bensì sulla triade di C che è posta sul V grado. La conseguenza di tutto ciò è che il giro armonico D-  GVII—C non identifica più una tonalità perché in questo caso la tonalità è F.

E’ molto importante inoltre sapere che in un contesto tonale tutto ciò che precede e segue il giro D-  GVII  C segue le regole della gerarchia tonale invece in un contesto modale tutto ciò che precede e segue lo stesso giro armonico è completamente diverso dal punto di vista armonico perché segue le regole della armonia modale.

Credo di poter affermare, per finire, che non è tanto il giro armonico che determina l’attribuzione di tonale o modale ma il modo in cui esso è concepito.

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Non saprei, a me sembra proprio che II V I è l'essenza della tonalità è questo vale per tutti i brani che sono stati scritti da quando è nata a quanto è morta.

 

Ci sono migliaia di brani scritti in 2 secoli di musica su II V I ... ed è tutta musica tonale. La modalità - vedi sia quella rinascimentale sia quella novecentesca (che nasce più dalla tradizione e il folcrore popolare) - non fa uso di cadenze toanali.

 

Al massimo possiamo dire che la tonalità è compresa nella modalità perchè da li proviene, ma quella sintassi è l'incarnazione della tonalità, la sua essenza.

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Non è il "giro" armonico che definisce la tonalità o la modalità, è il contesto in cui tale giro armonico viene inserito che la definisce.

Voglio ricordarvi che nella armonia modale il II-V-I della armonia tonale( nel nostro caso D- GVII-C) diventa un VI  II   V della scala di F lydian, quindi non abbiamo una dominante primaria che risolve sulla triade di tonica e di conseguenza non si può parlare di tonalità. Il Modo F lydian in questo caso rappresenta il "modo prevalente" in cui si inserisce la sequenza accordale D-  GVII  C che quindi non potrà più essere considerato un giro armonico come invece avviene se esso è generato dala scala C ionian. E' un po come vedere la luna nel cielo o nel pozzo, nel primo caso è reale, nel secondo è identica ma è virtuale.

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Appunto, la domanda è: perchè applicare una cadenza tipica della tonalità ad un altro "linguaggio"? In altre parole, il II V I si fa perchè nella tonalità la dominante è un grado importante, la tonica è un grado importante, se qui non lo sono, o meglio , se qui sono diventati altri gradi (VI II V ) perchè fare questa sequenza? Non ce ne sono altre? O è importante la sequenza VI II V?

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Il mio è un articolo didattico volto a comprendere che non è la sequenza di accordi in questo caso D-  VII  C  che rende un brano tonale o modale ma è il modo in cui viene concepita. Questa sequenza tipicamente tonale non è affatto importante in armonia modale, ma volendo l'Autore può adoperarla ma è evidente che non ci troveremo nella tonalità di C maj bensì in un contesto modale ove il Modo prevalente è F lydian. Parlo di modo prevalente perchè nel concetto lydio cromatico della organizzazione tonale non si può parlare di tonalità perchè appunto manca una dominante primaria che risolva sulla triade di tonica. Esistono molte regole che ci permettono di costruire un brano tonale, queste regole sono completamente diverse da quelle che ci permettono di costruire un brano modale. Vorrei ricordare che comunque nella armonia tonale il II  V  I è un "giro armonico", nella armonia modale è semplicemente una sequenza di accordi perchè non ha potere tonale. Non è possibile pernsare alla armonia modale restando ancorati al concetto ionico della organizzazione tonale perchè quest'ultima contiene il II  V  I.

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Ne sono convinto, il problema sta nel fatto di vedere cosa c'è prima e cosa c'è dopo nel senso che al di la di questo giro armonico nel resto della composizione si seguono le regole gerarchiche della composizione tonale o le regole cromatiche della composizione modale? In altre parole esiste una "tonalità" oppure un "centro tonale" alimentato da un "modo prevalente" intorno al guale gravitano modi paralleli?

Credo possa esserti utile l'ascolto d qualche mia composizione per entrare meglio in questi concetti:

https://www.youtube.com/watch?v=9KBf3RzE4Es&list=PLUSRfoOcUe4YcylHOVxGJQW0JX1eIYm8e

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I gradi della scala diatonica nella armonia modale non hanno importanza nel senso che la loro disposizione scalare non è utile. Infatii spesso ai miei allievi consiglio di citare le note della scala in ordine casuale proprio per sottolineare questo. Ciò che importa sono le note che costituiscono il Modo il quale va considerato non più come costrutito su un a scala ma come costruito da un insieme di note che se vogliamo possono essere, ma solo per comodità e per convenzione, anche messe in scala, ma non è indispensabile. Il Modo va considerato nel suo complesso come un insieme autonomo entro il quale la tonalità, i turn around, le cadenze, i gradi diatonici e gli accordi non hanno nessuna importanza. Hai adoperato un termine cruciale:""concatenamenti armonici". In effetti l'armonia è fatta di concatenamenti armonici che esistono sempre soltanto che nella armonia tonale sono di un certo tipo e nella armonia modale sono di tutt'altro tipo.Ti invito a guardare l'articolo al seguente link e ti ringrazio per l'interesse dimostrato verso argomenti come questo che possono anche essere considerati marginali da un punto di vista superficiale, ma che a mio avviso sono le fondamenta culturali per coloro che vogliano entrare nel meraviglioso mondo della armonia e quindi della musica. In altre parole per eseguire e comporre bene in armonia modale bisogna conoscere l'armonia tonale e viceversa. La conoscenza dei vari aspetti di un qualsiasi fenomeno genera la cultura e la vera consapevolezza.

http://www.pianoconcerto.it/forum/index.php?/topic/4628-i-modi-tratto-dal-libro-armonia-funzionale/

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Suona un po' come dire, ora ti suono Do maggiore ma nel mio mondo non è un accordo quindi cerca di non sentirlo come se lo fosse, ci può stare ma è uno sforzo psicologico abbastanza grosso e mi chiedo se non sia meglio allora evitare concatenamenti fortemente connotati piuttosto che fingere di non riconoscerli

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Ho letto con interesse il thread, e devo dire che mi trovo abbastanza vicino alle posizioni di micamahler... essendo che per me la percezione (l'orecchio) viene prima delle definizioni, se sento un II V I lo identifico come una cadenza tonale, a prescindere da cosa veniva prima e cosa c'è dopo... sull'argomento "modale" poi vedo più di un possibile scenario (il mio è il punto di vista del jazzista).

1) composizione tonale ma che prende a prestito, su alcuni gradi, accordi appartenenti ad altri modi

2) composizione di fatto tonale ma che si fonda su un modo diverso da maggiore/minore

3) composizione con successioni armoniche prive di funzioni tonali, dove gli accordi sono accostati come pannelli di colore seguendo l'esclusivo gusto del compositore. In questo caso ogni accordo è un modo, nel senso che al basso ho la tonica del modo e sopra ogni combinazione di suoni appartenenti al modo è accettata. Il ritmo armonico tende ad essere più largo rispetto ai punti precedenti

4) composizione costruita su un unico modo, spesso basata su un basso ostinato. Ogni combinazione di suoni appartenenti al modo è accettata, come pure escursioni cromatiche

Questo per dire che, perlomeno in ambito jazz, non esiste un unico modo di interpretare la modalità...

 

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Tre note: do mi sol possiamo chiamarle come vogliamo come ad esempio  accordo di Cmaj, l'importante è la collocazione di queste tre note che in armonia tonale presuppongono che prima ci sia un GVII, in armonia modale no, o perlomeno se c'è non ha il significato di dominante primaria ma di modo mixolydian di G. Poi è importante la durata dei singoli accordi, infatti nel tonale in genere il GVII è subito seguito dal Cmaj perchè l'accordo dominate risolve verso la triade di tonica e lo vuole fare alla svelta altrimenti l'ascoltatore viene deluso e il musicista non crea il giro armonico. Nella armonia modale invece il Modo mixolydian di G può durare ad esempio 8 misure ed il modo C ionian altre otto, senza che vi sia alcuna sensazione cadenziale tra le due armonie. La percezione del giro armonico II  V  I è del tipo tonale quando la cadenza è rapida. Comunque alla fine è una questione di opinioni anche personali. Voglio chiarire anche che è lo spacing degli accordi che determina la sensazione cadenziale. Se in armonia modale eseguo il modo mixolydian di G senza enfatizzare le note dell'accordo GVII e cioè sol si re fa, e se eseguo le note del modo C ionian senza enfatizzare le note dell'accordo C maj, la tendenza risolutiva dei due modi è annullata perchè essa è dovuta alle note del tritono fa e si che risolvono su mi e do.. In armonia modale non possiamo parlare più di concatenazione di accordi nell'ambito di un a tonalità ma soltanto di concatenazione di Modi in base ad altre regole. Condivido appieno i punti 1), 2), 3), 4), di Crisantemi.

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